Lineamenti
del passato
Teddy si alzò dal letto il più silenziosamente possibile e uscì dalla
stanza in punta dei piedi, avviandosi su per le scale.
Si sentiva un po’ in colpa a sgattaiolare sopra di nascosto, ma
pregustava quel momento da quando Harry gli aveva proposto di passare
il weekend a Londra con loro.
Ovviamente non era l’unica ragione per cui aveva accettato l’invito:
considerava i Potter come la sua seconda famiglia, e Harry come il
padre che non aveva mai avuto – la persona che meglio di chiunque altro
era in grado di comprendere cosa significasse una vita da orfano. Con
lui aveva cavalcato una scopa per la prima volta, insieme a lui aveva
compiuto la prima magia accidentale che non contemplasse trasformazioni
del suo corpo, lui voleva al proprio fianco insieme alla nonna a ogni
compleanno, per colmare un vuoto che a volte era difficile ignorare.
Quella notte era una di quelle volte, e anche se il senso di colpa fece
di nuovo capolino mentre oltrepassava a passi felpati la stanza di Harry e Ginny, fu facile metterlo di nuovo a tacere quando arrivò davanti alla vecchia stanza di Sirius.
Teddy fece un profondo respiro e aprì con cautela la porta, che con suo sollievo non cigolò. Entrato nella camera da letto, Teddy si diresse a colpo sicuro verso l’unica foto magica appesa alla parete, quella in cui quattro studenti di Hogwarts ridevano divertiti, abbracciati tra loro.
Teddy aveva in qualche modo sempre saputo che suo papà era un lupo
mannaro e che era stato un grande amico del papà e del padrino di
Harry, ma era davanti a quella foto che Harry gli aveva raccontato la
vera storia dei Malandrini, della loro amicizia, della loro abilità,
dei loro scherzi, del loro coraggio. Era lì che gli aveva detto di come
gli altri Malandrini non solo avevano accettato che suo padre era un
lupo mannaro, ma avevano anche trovare un modo per fargli compagnia
durante le trasformazioni.
Era lì che gli aveva spiegato perché nessuno dei Malandrini c’era più.
Teddy scrutò la foto a partire dal ragazzo più a destra, basso e
grassoccio. Sapeva che Peter Minus non si era comportato bene con i
suoi migliori amici e che per colpa sua Sirius era stato dodici anni ad
Azkaban, ma Harry gli aveva anche raccontato che era morto per
salvargli la vita, proprio come James e Sirius.
Quest’ultimo aveva i capelli neri e un viso bello che gli ricordava
vagamente quello di sua nonna da giovane, ma Teddy si sentiva sempre un
po’ a disagio a guardarlo, perché gli ricordava che anche i padrini
possono morire, e l’idea che potesse succedere qualcosa a Harry era
semplicemente impensabile.
Teddy scacciò quel brutto pensiero e spostò lo sguardo su James. Lui e
Harry sarebbero stati praticamente identici, se non fosse stato per gli
occhi, e a Teddy sembrava sempre di guardare una versione un po’ più
giovane e spensierata del suo padrino.
Solo dopo aver studiato quei tre ragazzi per l’ennesima volta osò
infine posare gli occhi sulla figura a sinistra, quella di un giovane
che aveva dei vestiti un po’ vecchi, ma felice.
Da quando aveva visto quella foto per la prima volta Teddy era stato a
Grimmauld Place solo di sfuggita durante il giorno, ed era riuscito a
ritagliarsi al massimo pochi minuti per osservarlo.
Questa volta, però, aveva tutta la notte davanti.
***
Harry – la bacchetta tesa davanti a sé per farsi luce – stava scendendo
a prendere un bicchiere d’acqua fresca per Ginny quando passò davanti
alla camera dove dormiva Teddy, la stessa che avevano occupato Hermione
e Ginny durante la loro prima estate a Grimmauld Place. La porta era
ben più aperta di come ricordava di averla lasciata, così si affacciò a
controllare che fosse tutto a posto – se non avesse appena visto James
ronfare pacifico, avrebbe sospettato che suo figlio avesse di nuovo
trovato il modo per scavalcare le sbarre del lettino e raggiungere
Teddy.
L’ultima cosa che si sarebbe aspettato, però, era di trovare il letto
vuoto.
“Homenum revelio” disse
all’istante, lo stomaco annodato da una morsa di paura. Provò un
immediato moto di sollievo quando percepì quattro cuori battere a ritmi
diversi sopra di lui. Mentre saliva le scale con passi leggeri i
battiti si fecero più forti, anche se uno rimaneva più tenue degli
altri, suggerendo che fosse più distante. Quando passò davanti alla
propria stanza, Harry spense la scia placida di Ginny e quella più
frenetica del bimbo che stavano aspettando, quindi fece lo stesso con
la scia di James, che dormiva beato nella stanza accanto. Ora che
l’aveva isolato, divenne ancora più chiaro che il battito di Teddy
venisse da ancora più in alto, così Harry continuò a salite,
cominciando a farsi un’idea piuttosto precisa di dove l’avrebbe trovato.
Entrò nella stanza di Sirius in silenzio. Teddy era seduto sul letto di
spalle alla porta, i capelli color castano chiaro anziché azzurri come
al solito, e davanti a lui c’era l’unica immagine in movimento della
parete.
“Ehi” mormorò Harry.
Aveva parlato a voce bassa per non spaventarlo, ma Teddy trasalì lo
stesso, girandosi di scatto verso di lui e lasciandolo interdetto.
Harry aveva davanti a sé Remus Lupin, con i suoi occhi stanchi ma
caldi, la sua espressione dolce e i tratti da ragazzo. Il corpo, però,
era quello di un bambino.
Harry sentì pungergli gli occhi e dovette sbatterli più volte per
mantenere un certo contegno. Si chiese se Teddy si fosse trasformato in
suo padre di proposito, o se avesse copiato inconsciamente l’immagine
che aveva davanti.
Deglutì, incapace di articolare parole di senso compiuto. Posò la
bacchetta ancora accesa su di una cassettiera e andò a sedersi affianco
a lui, avvolgendogli un braccio sulle spalle per poi stringerlo forte a
sé.
Teddy ricambiò l’abbraccio, aggrappandosi a lui come se fosse la sua
unica ancora di salvezza. Harry lo cullò tra le braccia, e quando le
lacrime di Teddy cominciarono a bagnargli la maglietta del pigiama non
se ne curò. Tenne gli occhi fissi sul volto allegro di suo padre, e
solo quando sentì le proprie labbra bagnarsi capì di star piangendo
anche lui.
“Non è giusto” mormorò Teddy dopo un po’.
Harry lo strinse forte un ultima volta e sciolse l’abbraccio,
sollevandogli il mento per guardarlo negli occhi arrossati – identici a
quelli di Remus. “No, non lo è” gli disse, asciugandogli naso e viso
con una manica del pigiama e resistendo alla tentazione di chiedergli
di tornare subito al suo solito aspetto. “E lo so che sarebbe bello
restare qui tutta la notte a guardarli mentre ci sorridono, lo so
benissimo, ma… ma la verità è che potremmo stare qui un’intera vita e
comunque non basterebbe a farli tornare indietro.”
Teddy abbassò lo sguardo, ma annuì piano. “Tu… tu non ci pensi mai, a
come sarebbe se… se fossero ancora vivi?”
Harry sospirò. “Più spesso di quanto tu non creda.”
“Davvero?”
“Davvero. Non sai quanto mi piacerebbe potergli raccontare del bimbo che arriverà, o presentargli James, o dirgli quanto voglio bene al mio figlioccio, però… loro non vorrebbero mai che noi ci rifugiassimo nei sogni, dimenticando di vivere.”
Gli occhi di Teddy tornarono per un attimo sull’immagine di Remus,
prima di fissarsi a terra. Harry non era certo che Teddy fosse
abbastanza grande da capire quelle parole, ma sapeva che in fondo un
po’ le stava ripetendo anche a se stesso.
“Mi dispiace che sono salito di nascosto” sussurrò Teddy dopo un po’.
“Non importa.”
“No, lo so che non dovevo, ma… ma non riuscivo a dormire… continuavo a
pensare… a pensare che volevo vederli che sorridevano tutti insieme…”
Teddy sospirò e cominciò a dondolare i piedi, che pendevano dal bordo
del letto senza toccare terra, e Harry sentì il cuore stringerglisi.
“Stavo pensando… Ti andrebbe di fare un patto?” gli chiese allora.
Teddy alzò subito lo sguardo su di lui, curioso. “Un patto?”
“Esatto” annuì Harry, sforzandosi di sorridere con aria complice. “Un
patto solo tra noi due.”
Teddy lo guardava a bocca aperta. “Dici sul serio?”
“Certo” disse Harry, e questa volta non fu difficile riuscire a
sorridere. Alzò un mignolo in aria, e Teddy colse l’invito all’istante.
“Io, Harry James Potter, e il qui presente Edward Remus Lupin giuriamo
solennemente che ogni volta che verremo a Grimmauld Place passeremo qui
a salutare i Malandrini, ma che lo faremo solo e soltanto insieme.”
“Giuro!” gli fece eco Teddy, che finalmente sorrideva a sua volta.
“Be’, è fatta, allora” disse Harry con tono soddisfatto. “Ora che ne
diresti di riprendere il tuo solito aspetto, così possiamo tornare a
dormire?”
Teddy annuì con aria seria, e quando strizzò gli occhi i suoi capelli
divennero azzurri, mentre i suoi lineamenti ritornarono quelli di un
bambino, mantenendo qualche tratto di Remus nella forma del volto e nel
taglio degli occhi.
“Harry…”
“Sì?”
“Ogni tanto… ogni tanto, se mi va, posso farmi i capelli come te e
James?”
Harry dovette lottare contro il groppo che gli venne alla gola, prima
di rispondergli con voce incrinata.
“Ma certo, Teddy. Tutte le volte che vuoi.”
***
Il giorno dopo Teddy andò in giro per l’intera mattinata londinese con
un ammasso di disordinati capelli neri e un paio di splendenti occhi
smeraldo.
*************
Note:
- Che
l’incanto Homenum revelio funzioni facendo percepire il battito delle
persone nelle vicinanze è un’idea che ho preso in prestito a Floreat
Castellum (autrice inglese che potrete trovare su Ao3 e tumblr e che vi
consiglio assolutamente!). È invece una mia aggiunta il fatto che si
possano ‘spegnere’ alcune scie a piacimento (però mi piace pensate che
non siano tutti in grado di farlo!).
- La frase
di Harry sul non dimenticarsi di vivere per seguire i sogni è
liberamente citata da Harry Potter e la Pietra Filosofale - Se ti è piaciuta questa storia, allora potrebbe interessarti che ha una specie di sequel, ‘Quello che loro vorrebbero’, che fa parte della stessa serie ^^
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