Burning

di AresEris
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Burnt
 
Il rumore assordante di una scarpa caduta a terra mi riscuote dal torpore del sonno. Sbatto le palpebre svogliato, cercando di mettere a fuoco il soffitto bianco della stanza, il lampadario blu e soprattutto i ricordi della sera prima – un bar, una chiacchierata tra amici che non si vedono da anni, un bacio rubato -, sorridendo. Mi volto verso i fruscii insistenti al mio fianco, posando lo sguardo sulla schiena nuda della ragazza, coperta solo dalla banda del reggiseno nero, e sollevandolo fino al collo, dove i ciuffi scuri fanno la loro comparsa.
«Scusa se ti ho svegliato.» la sento mormorare divertita «Non era mia intenzione. Volevo sgattaiolare via per la passerella della vergogna, ma mi servivano le scarpe per farlo.» si volta a rivolgermi un sorriso prima di infilarsi la maglietta e le osservo i fianchi sparire sotto quel tessuto, ricordandone la morbidezza sotto le mie mani.
«Sgattaiolare via? E’ un modo carino per dirmi che ho fatto così schifo?» scherzo con voce ancora impastata dal sonno, sbadigliando l’attimo dopo. La sento sbuffare una risata mentre si alza per infilarsi i jeans, dandomi piena visuale del suo fondoschiena coperto da un paio di slip rossi e riportando a galla altri ricordi.
«E’ un modo carino per dire che volevo sgattaiolare via.» risponde passandosi poi una mano tra i capelli, ravvivandoli poco. Si china ad infilarsi le scarpe, sparendo oltre il letto: mi sollevo sull’avambraccio per non perderla di vista, seduta sul pavimento a lottare contro le scarpette di tela e i lacci, un’espressione concentrata in viso. Sorrido.
«Sai, potremmo sempre rifarlo qualche volta. Uno squillo quando la voglia prende e di nuovo sotto le coperte.» le propongo con un sorriso sghembo.
«Amici di letto, dici?» solleva lo sguardo, divertita, distraendosi solo un attimo dall’allacciarsi le scarpe «Non che la notte passata non sia stata… come dire… wow… ma non credo sia il caso.»
Aggrotto la fronte alle sue parole, incerto, mettendomi a sedere. Se è stata così wow perché non ripetere, allora?
«In che senso non è il caso?»
«Nel senso che queste cose non vanno mai come programmate.» si sistema la seconda scarpa prima di rialzarsi, iniziando a girare per la stanza alla ricerca di qualcosa «Uno di noi, prima o poi, si brucerebbe.» afferma mentre solleva una giacca da terra, lo sguardo soddisfatto «E sono sicura che sarei io a scottarmi.» mi sorride allegra, avviandosi verso la porta.
«E non potrei essere io quello a scottarsi?» domando curioso, mentre afferra la borsa sul pavimento vicino lo stipite. La vedo arricciare il naso, scettica, sollevando poi un angolo della bocca e voltandosi a guardarmi.
«Io sono io.» sorride mesta, lo sguardo triste «Nessuno si innamora mai di me.»
La osservo uscire dalla stanza, la porta di ingresso aperta e poi chiusa senza ripensamenti, attonito.
Qualcuno si era già bruciato.



 
N/A (Ares)
Come detto nell'introduzione, questa storia era già stata pubblicata dalla sottoscritta come one-shot, ma una lettrice mi ha convinto a continuare e avevo voglia e ispirazione di farlo, quindi ta-dan! Ho già pronto la maggior parte dei capitoli, ne avrà meno di 10, quindi pubblicherò un capitolo alla settimana. Come dissi anche nelle note originali: so che non puo' fregarvene di meno, ma io amo comunque voi comunità di Efp, quindi il peso da sopportare è solo il vostro. Lapidatemi u_u
Ares <3

 




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