Swans draumar
Racconto d’inverno
[I piuma.]
Hyoga
ha gli occhi grandi. Grandi e azzurri come quelli della mama. E li
ama, i suoi occhi azzurri (come la mama), grandi e un po’ allungati.
Anche se mama
li occhi li aveva solo grandi.
Hyoga
ama i suoi occhi. Ed è curioso.
Tanto curioso.
[II piuma.]
La mama lo diceva sempre: Hyoga è un bambino sveglio; e gli piace
guardare. E Hyoga ha guardato tanto, nella sua vita. Cose belle; ma anche cose brutte. Brutte brutte;
e le ha viste che era ancora un bambino. E allora gli occhi (che sono grandi)
erano pieni di lacrime.
Hyoga
ha imparato due cose, quando era ancora un bambino: la prima è che ci sono
tante cose da vedere nel mondo; e che non tutte sono belle. Lo
ha imparato mentre piangeva e la mama era sempre più lontana e lui non la raggiungeva.
[III piuma.]
Hyoga
ha imparato a piangere, da bambino.
Mentre mama diventava azzurra (ma era un azzurro
freddo) e c’era tanto tumore. Mentre
il ghiaccio era pesante e cattivo e
la mama
gliela faceva vedere, ma non gliela lasciava toccare. Mentre uchityep’ gli diceva: dimentica. Ma Hyoga
non voleva dimenticare. Perché dalla mama voleva andarci, Hyoga (anche
se il mare non gliela lasciava toccare).
Uchityep’ gli diceva dimentica,
ma sapeva che Hyoga non lo avrebbe fatto. Perché Hyoga ha gli occhi grandi e vuole vedere. Anche se ha già visto tante cose brutte.
Hyoga
vuole vedere, perché mama
diceva sempre che era un bambino curioso.
E Hyoga si è accorto che poteva vedere anche
attraverso le lacrime. E il mondo è strano, visto con gli occhi offuscati. Perché c’è mama, in quel
mondo. E tanti colori dove c’è solo la neve bianca. Anche uchityep’ è diverso, attraverso quegli occhi. E non sembra più severo e lontano.
Hyoga
ha imparato a piangere da bambino.
Perché il mondo cambia, quando piangi. E anche se uchityep’ diceva: smettila e dimentica, Hyoga non lo
faceva. Perché uchityep’ (che è severo) era lontano, ma Hyoga
aveva scoperto di poterlo toccare. E
aveva deciso che avrebbe toccato anche mama. E il mare (che è azzurro come mama) non lo avrebbe fermato.
Hyoga
aveva deciso e il mondo (che voleva guardare)
lo aveva lasciato sfumare. E aveva detto a se stesso: impara ad aspettare. Perché il mare non se ne va; e la neve, anche
in Siberia, piano piano diventa acqua e vince il mare.
Perché nel mare (pesante e cattivo)
ci entrava, la neve. E del mare rideva e rideva. E il
mondo, nel mare, e come quando piangi: tante chiazze che ti sorprendono.
Hyoga
aveva deciso.
E le lacrime (per vedere un altro mondo) le aveva
dimenticate.
[IV piuma.]
Frejia
ha gli occhi verdi.
E a Hyoga
quegli occhi piacciono tanto. Gli ricordano le betulle. In Siberia le betulle
non ci sono, ma Hyoga le aveva viste prima, quando era piccolo e viveva
lontano dal mare. E mama
gli raccontava di una strega cattiva che aveva fatto uccidere una donna; ma la donna in cielo non era andata ed era rimasta con sua figlia
e le aveva fatto conoscere un bel principe, sotto i rami bianchi e verdi di una
betulla.
Frejia
ha gli occhi verdi come una betulla. E non ha mai visto il mondo.
Hyoga
il mondo lo ha visto; e ci sono tante cose brutte, nel
suo mondo. Ma
Frejia il mondo di Hyoga
non lo conosce. Ma lo vuole guardare.
Perché anche Frejia
ha visto cose brutte nel suo mondo. E
non avrebbe voluto guardare. E il
rosso e il caldo erano chiazze pesanti e facevano male. Nel suo mondo, Frejia aveva visto tutto sciogliersi; anche se Hyoga la guardava.
Ed era triste; ma le lacrime Hyoga le aveva lasciate.
Frejia
ha visto cose brutte, nel suo mondo. Ed è stato Hyoga
a fargliele vedere (ma non lo voleva).
Ma Frejia vuole ancora
guardare. Anche se il mondo di Hyoga è brutto, lo vuole conoscere.
[V piuma]
Hyoga è
ancora curioso.
E il mondo (che è brutto) continua a guardarlo. Perché Frejia sorride anche se le ha
fatto male. Frejia con gli occhi verdi (come la betulla), la luce fra i capelli e il vestito bianco.
Hyoga è
curioso, e Frejia
vuole guardare.
Perché il mondo di Hyoga è curioso.
Non c’è il Re Quercia e il ceppo nel camino; e il
bisogna stare attenti al vischio, nelle case. Perché sotto il vischio devi dare un bacio. Non imprigiona il
sole, il vischio. Ma prende te. E Frejia ha capito.
C’è Hyòl nel mondo di Frejia; la ruota che gira e brucia e Hilda
disegna berkana e inguz. E
c’è festa, perché il sole ritorna e si ferma ogni giorno un po’ di più. Hyoga ha una croce al colle, ma Luciadagen non lo
ha mai festeggiato e nemmeno il ritorno del sole. Hyoga
festeggiava Svyatki
quando c’era mama;
solo Svyatki
e il giorno della Resurrezione. Ma uchityep’ gli aveva insegnato altre feste (anche se uchityep’ una croce al collo non la portava, ma a modo suo credeva alla vecchia religione).
A Frejia
quel mondo diverso piace; e ha gli
occhi grandi e asciutti. Hyoga non capisce; ma è curioso
e vorrebbe vedere anche lui il suo mondo bello
come Frejia; e invece è bello solo attraverso le lacrime.
Ma Hyoga ha promesso: non
piangerò.
Lo ha
promesso a uchityep’ e lo ha visto diverso (e non era solo per il pianto).
Lo ha promesso a mama che è nel mare (e lui non la
può toccare). E Hyoga
ha promesso; anche se il mare è cattivo.
Ma per Frejia no, il mare è buono.
Perché è swan-rād e le ha portato Hyoga. E Hyoga
è diverso (anche se le ha fatto male).
[VI piuma]
Hyoga
ha gli occhi azzurri (come mama) e vuole guardare.
Perché Frejia
è curiosa e lui deve insegnare. Ma non le dice: dimentica
come uchityep’. Perché Hyoga,
quella lezione, non l’ha mai voluta imparare.
Hyoga
non lo dice, perché a Frejia ha fatto male. E quella volta il mondo (che è brutto) Hyoga
lo ha fissato. Ma le lacrime
non ci sono state. Perché il male era
grande e Frejia piangeva.
A Frejia
Hyoga non dice dimentica,
perché non è un bravo insegnante e quella lezione uchityep’ non è mai riuscito a fargliela imparare.
Ma le dice guarda.
Perché Frejia è curiosa
come lui, ma le lacrime non le vuole usare.
[VII piuma]
Hyoga vuole
scoprire.
La luce di Frejia e il mondo senza bagnato. E vuole insegnare; perché il
mondo (con tante cose brutte) non è solo cattivo.
E Frejia il suo mondo bianco e freddo e diverso lo vuole vedere.
E Hyoga
è curioso del mondo che rinasce negli
occhi verdi (come una betulla) di Frejia. Perché (forse) è un mondo bello. Anche se non ci
sono lacrime a cambiarlo. La lezione
di uchityep’ non la imparerà mai; ma quella di mama la tiene
stretta.
E gli occhi di Hyoga (azzurri e grandi e un po’ allungati) sono curiosi.
Considerando
Una one-shot;
un nonsense (sempre che abbia veramente capito cosa voglia dire,
questa definizione). Un regalo per festeggiare Santa Lucia. Qui, in questo fandome, perché Inuyasha è prenotato per Natale. E allora…[puntini!] meglio non appesantire
troppo.
Partendo dall’inizio.
Il titolo non è un mio errore di
inglese (va bene: lo conoscerò poco- niente; ma tento di non sbagliare, quando lo uso). La lingua è l’antico
norreno (assonante con l’inglese); Swans draumar significa Sogni
del cigno ed è
chiaro il perché.
Ho scelto il norreno e non il russo perché la
storia si intreccia con il mondo di Asgardh, e con Frejia in
particolare.
Non so. Li ho sempre visti come coppia, ma estremamente
complessa perché provengono da due mondi e da due universi molto distanti. Quasi opposti, ma non incompenetrabili.
Lo sfondo è la festa di Santa Lucia in Svezia. E
Frejia, sfuggita
ad Asgardh, la vedrebbe per la prima volta. Con Hyoga come guida d’eccezione.
Una ovvietà che è comunque estranea a entrambi: per Frejia
ci sarebbe la festa di Hyòl
per celebrare il solstizio d’inverno e la rinascita del sole; per Hyoga c’è il Natale (святки
[Svyatki])
prima e le feste di Grecia dopo.
Ah, naturalmente uchityep’ (учитель=
maestro) è Camus.
Alla vostra gentilezza.