Sposati... per
caso!
La lunga fila
di persone sembrava non cessare mai. Sporgevo lo sguardo ogni tanto,
chiedendomi quando sarebbe stato il nostro turno. Le figure imponenti
dei body guard controllavano le carte d'identità con aria
piuttosto
seria, ispezionandone ogni minimo particolare.
Sospirai in modo
seccato, per l'ennesima volta, prendendo dalla borsa argentata il
cellulare e controllandone l'ora . Eravamo lì da un'ora...
Diamine!
"Sana!
Calmati... Fra poco sarà il nostro turno!"
Eccola. La
mia migliore amica di sempre. Aya Sugita. Una ragazza davvero
deliziosa, dai modi educati e la grazia di una principessa.
Una brava
ragazza, insomma. E oltretutto anche molto carina. Quella sera si era
acconciata in modo davvero... Sexy, in una parola!
La minigonna
a balze nere le sfiorava appena il sedere, mostrando le gambe in
tutta la loro bellezza e una grazioso top scintillante le dava un
tocco davvero spiritoso. Era semplicemente... Perfetta. Un evidente
imbarazzo, non era nuovo sulle sue gote. Più volte quella
sera aveva
indugiato se mettere qualcosa di più
“composto”, ma alla fine
sotto i miei sacrosanti consigli, era uscita da timida ragazzina qual
era... Una bomba di carica sensuale per gli uomini.
Era
incredibile come fossimo diverse. In tutto e per tutto. Eppure
eravamo amiche. Non lo credevo assolutamente possibile umanamente,
eppure avevo avuto una prova schiacciante. La mia amicizia con Aya
durava da lunghissimi anni, non saprei dire esattamente quanti. Mi
sembrava un tempo infinitamente lungo e, al contempo, era passato in
un lampo. Eravamo cresciute insieme, scambiandoci idee e opinioni
comuni. E ora era al mio fianco, a sorridermi teneramente.
"Aya! è
un ora che pazientiamo! Uffa!"
Borbottai
annoiata, scorgendo ancora decine e decine di persone. Chi me l'aveva
fatto fare di venire a visitare la discoteca più discussa
del
Giappone? C'era ogni tipo di lusso e, in più, godeva di
fama... Ma
per entrare avevamo fatto i salti mortali.
"Ecco...
Il nostro turno!"
Sorrise
Aya. I due uomini ci squadrarono dall'alto in basso, mentre
controllavano i due documenti. Avevano un aria a dir poco
terrificante, incutevano un certo timore e altrettanta soggezione.
"Passate",
mugugnò uno dei due, con un gesto della mano, che aveva ben
poco di
cortese.
Non badammo
alla galanteria degli uomini in nero, quando entrammo però
ci parve
di vedere un altro mondo. Luci, colori, suoni. Tutto così
perfetto,
sembrava far roteare la testa, mettere a dura prova i nostri nervi
saldi, i cocktail che ci offrivano i camerieri sopra pretenziosi
servizi d'argenteria e qualche stuzzichino che si poteva assaggiare
grazie all'uso di un ombrellino-stuzzicadenti, doveva fungere da
forchetta. Non me lo feci ripetere due volte: presi quel bicchierino
tutto per me, buttandolo giù tutto d'un sorso. La gola
bruciava, ma
la sensazione di euforia che avrei sentito immediatamente dopo ne
valeva la pena. Aya mi stava guardando smarrita e preoccupata e
iniziò a ricordarmi le regole, a cui dovevo essere
assolutamente
ligia.
"Sei
sicura di reggerlo?"
"Certo!"
Affermai con enfasi.
Il mio
sguardo correva verso la fila di ragazzi che stavano dando prova del
loro esibizionismo in quella vasta platea. Un coro di voci l'una
mischiata all'altra affondava nei miei timpani, ogni rumore pareva
essere amplificato con un megafono, le mie orecchie non riuscivano a
reggere. Poi, spostai lo sguardo. Il bar serviva qualunque liquido
alcolico, i barman erano dei gentili signori sulla trentina, con dei
sorrisi stampati in volto. Ora però c'era qualcosa di
diverso nel
mio sguardo... Avevo appena visto qualcosa che avrei preferito
ignorare, dovevo inghiottire il boccone amaro e rendere conto alla
realtà. Sorrisi, ma di quel sorriso falso e turbato che
mostravo
solamente quando non volevo cadere in commiserazione.
"Oh...
Aya... Ti dispiace se vado a ballare?"
Avevo appena
sentito una musica abbastanza ballabile e volevo gettarmi in pista.
Al mio fianco c'era un ragazzo dai capelli castani che già
mi stava
facendo fare qualche piroetta. Uno di quei ragazzi da palestra, alti
e muscolosi... Uno da
una botta e via.
"Certo"
aggiunse, dopo un attimo di silenzio "... Sana?"
Mi chiamò,
squillante. Mi girai, captando gli occhi della mia amica. "...Tutto
bene?"
"Non
potrei stare meglio!"
Feci,
mostrando il miglior sorriso che potessi fabbricare. Aya
sospirò,
dopo che mi fui voltata, così decise di prendere qualcosa
anche lei.
Sfilò dalla borsetta qualche yen, rovistando tra le varie
cose che
vi erano dentro, quali cellulare e documenti.
I suoi occhi
incontrarono la figura elegante di Naozumi Kamura.
Sgranò le
iridi, trovandosi a stringere la borsa, in una presa molto
più
forte. Stava conversando con una ragazza.
Conversando,
effettivamente, era un termine poco appropriato, dato che le sue mani
si adagiavano coraggiose sulle cosce della bionda, coperta solamente
da un mini vestito di raso, appena sotto il sedere. Le mani
esploravano coraggiose la pelle e, mentre parlavano, ogni tanto
tirava indietro un ciuffo ribelle e mostrava il suo miglior sorriso.
La donna
beveva di tanto in tanto, aveva tutta l'aria di essere sul punto di
ubriacarsi.
Aya strinse i
pugni. Quello era lo stesso uomo che avevo amato per ben cinque anni.
Colui per il quale avevo pianto la notte – lacrime amare
sulla
spalla di Aya – , con Naozumi avevo condiviso ogni tipo di
emozione. Ci eravamo lasciati da un mese, forse un po' di meno. E lui
già se la spassava con la prima oca di turno.
Aya sapeva di
non doversi intromettere nella situazione, ma in qualità di
migliore
amica le dava tremendamente fastidio quel comportamento. In fondo,
era come aver sentito sulla pelle le stesse cose, quando le raccontavo
di Naozumi, sembrava quasi sull'orlo di un precipizio. E
Aya non poteva che essermi vicina, abbracciarmi e consolarmi, per
quanto possibile. Per quel motivo, nonostante l'ira crescente,
strinse le nocche e fece dietrofront, gettando lo sguardo verso di
me, che stavo ballando audacemente, presa dal brivido del
momento.
Eppure, sotto quello sguardo così radioso... Fingevo.
Fingevo che
tutto andasse per il verso giusto. Avevo visto quella scena e
probabilmente il mio cuore aveva perso un battito.
Aya si
trovava da sola in quel momento, non aveva mai avuto una grande
opinione per quanto riguardava quel genere di balli, indi si trovava
a commentare la pista da ballo e le modeste proporzioni dell'ambiente
in tutta solitudine, con il suo cocktail in mano.
"Ahia"
Le
scappò, quando capì di essere sbattuta contro
qualcuno. Le luci dei
riflettori si accendevano e si spegnevano, mostrando i colori
più
vivaci. Denotò solo allora la figura di un ragazzo:
indossava una
camicia chiara e dei semplici jeans. Nulla di estremamente
vistoso.
Si trovò ad arrossire come una liceale al primo
appuntamento.
"Scusami!"
Disse,
colpevole di chissà quale reato.
"D-Di
niente!"
Rispose lui,
balbuziente.
Imbarazzata e
presa da un'improvvisa vampata di calore chiese la cosa più
semplice
e naturale possibile: "Sei con qualcuno?"
Il ragazzo le
indicò un punto indefinito e seguendo la direzione, Aya si
accorse
di un uomo dai capelli dorati, da quello che poteva scorgere da
quella prospettiva, il quale stava ballando proprio con Sana.
Sembravano
veramente affiatati. I loro corpi fremevano e si toccavano, gli
sguardi incatenati tra loro e la voglia di ballare che sembrava non
avere fine.
"Oh...
Quella vicina è la mia amica!"
"Capisco...
Piuttosto audace"
La buttò
sullo scherzoso.
Aya mugugnò
un: "Già", cercando di capire se Sana fosse già
ubriaca
oppure se era l'effetto del biondino.
"Tu non
balli?" le chiese ad un certo punto.
"Ehm...
No. Non amo molto la discoteca, più che altro ci vengo per
Sana...
La mia amica."
"Oh...
Ti capisco benissimo . Anche Akito, il ragazzo, l'ho accompagnato
qua, per fargli levare dalla testa un'altra ragazza"
Si portò una
mano alla testa.
"Wow. La
stessa cosa!. Solo Sana con un ragazzo!"
Oddio.
Sentiva di aver detto una cosa stupida. Le guance s'imporporarono
quando videro il ragazzo portarsi una mano dietro la nuca e ridere
convulsamente.
"Beh
certo... Mi sembra ovvio!"
Avvampò
all'istante.
Poteva
cancellare gli ultimi dieci secondi di conversazione?
La serata
trascorse in modo piacevole, Aya scoprì che il misterioso
ragazzo si chiamava Tsuyoshi . Era un po' timido ma le sembrava leale
e generoso. Esattamente come lei.
Rise ancora
una volta, allargando vistosamente la bocca. I suoi occhi si
gettarono verso l'immenso spazio dove ballavano tutti. Non vedeva
più
né l'ombra di Sana, né quella del ragazzo... Che
fossero fuggiti
insieme?
Continua
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