A dispetto di quello che sembra...non è una storia
sovrannaturale...
AMARE UN FANTASMA
Siamo seduti io e te, qui, uno davanti all’altra.
Mi guardi con quegli occhi che mi hanno sempre fatto male,
quello sguardo accusatore che mi ha sempre fatto capire che qualcosa, fra noi,
forse non avrebbe mai funzionato.
Beh, forse è sempre stata solo una mia fantasia, ma qualcosa mi
diceva che invece eri anche tu a volerlo.
Rimango immobile, mentre tu mi guardi forse un po’ stupita. Hai
ragione, portarti via dal centro in questo modo, a quest’ora forse è un po’
troppo.
Mormori solo poche parole.
"Papà mi starà aspettando a casa".
Si, lo so. Eppure tu non ti muovi e io non ho intenzione di
prendere le chiavi dell’auto per riportarti da lui.
Stiamo qui a fissarci negli occhi, nessuno dei due sa cosa
dirsi...o meglio saresti tu a dovermi fare qualche domanda eppure nulla, neppure
un fiato.
Io mi appoggio con la testa sul morbido rivestimento della mia
poltrona, mi rilasso sentendo dentro di me i ricordi di quei giorni lontani in
cui ti ero accanto senza che tu sapessi nulla di me.
Avevi dieci anni, come dimenticarmelo. E io ne avevo
quattordici .
Mostruosamente più grande a quell’epoca; tu ragionavi ancora
come una bambinetta, forse perché lo eri, e io ero straordinariamente cosciente
di quello che mi stava succedendo, ne avevo paura.
Mi stavo innamorando di te.
Sorrisi ricordando quella sensazione di amara vittoria quando
lo compresi finalmente. Mi sentii male, mi crogiolai nel dolore per un’intera
notte...e all’alba ti vidi, con quello splendido abitino di pizzo, candido come
te.
Mi sorrisi e mi indicasti l’alba, io ti sorrisi e seguì
lentamente il tuo ditino. Si, mi sentivo bene in quel momento.
Il buio mi aveva sempre fatto quell’impressione, le angosce e i
tormenti riaffioravano senza darmi pace e ogni notte non capivo perché, avevo
paura di starti accanto.
Ma ogni alba, ad ogni sorgere del sole quella paura scompariva
e sapevo di avere te dalla mia parte, ignara di cosa uno stupido ragazzo
provasse per una bimba dolce e gentile.
Passarono anni in questo modo, molto tempo. All’età di dodici
anni trovasti un fidanzatino.
Dio, come avrei voluto anche solo minacciarlo di andarsene, ma
i tuoi lo trovavano terribilmente adorabile.
Basta, non potevo più fare nulla per frenarmi, due anni senza
poter vedere che te, mentre altre ragazze mi ronzavano intorno come api alla
ricerca del miele.
Così decisi, lo avrei detto a tuo padre. Da uomo a uomo, faccia
a faccia.
Ebbene ci riuscì, ma non andò come pensai. Mi bandì da casa
tua, mi urlò che non avrei mai più dovuto vederti che, se solo avessi tentato di
toccarti o di sorriderti, me l’avrebbe fatta pagare lui di persona.
A quel ricordo scoppio a ridere e tu mi guardi con stupore. Non
ci faccio caso e torno a pensare ristendendomi beato sulla sedia.
Quel vecchio, come sarebbe cambiato di lì a poco, come avrebbe
potuto credere che IO avrei mantenuto una promessa.
A sedici anni si cambia...e io ero diventato un totale
bastardo.
Certo, non ero uno stinco di santo, e ben presto scappai di
casa per fare il modello, visto che il mio fisico me lo consentiva. Si, mi
guadagnavo da vivere da solo, lontano da quella cagna di mia madre e da quello
stupido alcolista di mio padre.
Ti guardo e mi sembra che il paragone perfetto per noi due
sarebbe la principessina e lo sbandato.
Dopo qualche mese di duro lavoro riuscii a sbancare con le mie
prime foto, riuscì a farmi conoscere nel campo della moda, seppur fossi così
piccolo già sapevo come le cose girassero in quel mondo.
Ne passai di tutti i colori, ma niente mi permetteva di
dimenticare il mio più grande errore: essermene andato senza salutarti.
Anche se ora sapevo che tu mi conoscevi, mi vedevi, non sapevo
se tu ti ricordavi di me.
Tentai di rincontrarti, ma nulla mi permise ciò.
Solo ora, a distanza di quattro anni riesco a rivederti con
calma, parlare faccia a faccia con te.
Alzò i miei profondi occhi verdi su di te e apro la bocca come
per parlare. Tu mi fissi forse speranzosa di qualcosa.
Mi piace vederti così in ansia, mi piace vendicarmi su di
te...seppur ti ami così tanto.
"Cosa mi racconti di quel tipo?".
Mi guardi strana e non mi rispondi, ti sistemi sulla sedia
tirandoti su la maglietta scollata; si, lo so che ti da fastidio farti vedere
così da me.
"Di chi parli?" mi chiedi quasi infastidita.
Io mi sporgo verso di te e mi avvicino. So che effetto faccio
alle donne e, si, sono un totale bastardo, lo so.
"Ma come di chi...sto parlando di quel tipo con cui stavi in
seconda media...mi sono perso tante cose da quando sono andato via...".
Improvvisamente sollevi gli occhi da terra, lo sguardo
infuocato, eppure il tuo volto è in fiamme.
"Non sarebbe meglio parlare del perché te ne sei andato?" poi
scandisci bene con le tue labbra perfette poche sillabe. "Non sarebbe
meglio?".
Ti guardo e sorrido, il mio sguardo faceva ben poco effetto su
di te. Beh, avrei preso un'altra strada.
Tiro fuori un pacchetto di sigarette, ma tu mugoli, ti guardo e
capisco.
Odi il fumo come odi tuo padre.
Allora butto via le sigarette e ti guardo, sta volta serio.
"Cosa vuoi che faccia?" la mia voce è profonda.
Sembri quasi volerti arrampicare sulla sedia. Sorrido
beffardo.
"Ah...non pensavo fossi così matura...".
Tu scuoti la testa e arrossisci ancora di più. Ti aggrappi
senza poter fare nulla alla sedia e mi dici con tono falso.
"Portami a casa".
Sbuffo.
"Non è ciò che vuoi".
Mi guardi ancora e rimani senza fiato.
"Ti stupisce tanto che lo sappia?" dico deluso, ti ricordavo
più sveglia.
Tu ti mordi un labbro e smetti di arrampicarti, cerchi di
rilassarti e io non faccio nulla per metterti a tuo agio.
...si, sono proprio un bastardo...
"Sei stato via per tanto tempo, troppo. Te ne sei andato senza
salutare, come se...se..." non concludi la frase e mi fissi.
"Come se mi avessi fatto qualcosa?" chiedo io. so che nei miei
occhi trovi già la risposta e per questo rimani basita dal ragazzo che ti trovi
davanti.
"Che cosa avrei fatto, allora?" mi chiedi quasi in preda ad una
crisi.
Io ci penso e ci ripenso. Non trovo altra risposta se non una
terribile verità.
"Non mi hai mai guardato come se fossi un ragazzo. Ero sempre e
solo come un fratello".
Vedo che il tuo respiro si mozza, prendi coscienza di chissà
quale segreto che non riuscivi a spiegarti.
Inclino la testa e parte dei miei capelli scuri mi ricadono
sugli occhi. Ti osservo, lo sguardo perso, le tue mani delicate che vanno a
coprire lentamente la tua bocca, tremanti, trepidanti.
Mentre alzi gli occhi verso di me, riesco ad intuire che pensi
che ci sia qualcosa di sbagliato. Qualcosa di assai stupido in tutto quello.
"Non hai mai capito nulla" mi dici.
Questo non me lo sarei aspettato da te. Mai. Infatti rimango a
bocca aperta ascoltando le tue parole riecheggiare nella mia mente.
...ok, ora sarei io lo stupido.
Corrugo le sopracciglia, la voce non mi esce, tanto rimango
stupito. Il calore improvviso mi fece capire di essere arrossito.
Tu sorridi spavalda.
Ora le parti si sono invertite? La cosa non mi piace. Comunque
sto ad ascoltarti, la cosa mi interessa.
"Quando avevo undici anni tu mi dissi che ti piaceva una
ragazza. Una certa Lisa". Mi guardi per trovare conferma.
Io sorrido come uno scemo. Lisa! Mi ero completamente
dimenticato di lei!.
Lisa era una ragazza della mia età che saltava all’occhio nella
sua stretta cerchia di amicizie. La fissavo spesso e molti avevano
frainteso.
Anche tu...
"No" la corressi riprendendo il mio bastardo buon umore. "Io ti
avevo detto che una ragazza così mi ispirava. Era un modella per molte ragazze,
una tipa sobria, ma con certo fascino non troppo spiccato...non ho mai detto che
mi piaceva".
Ti vedo impallidire, ma comunque ti esorto ad andare
avanti.
"Beh...non so cosa sia successo...quando...quando tu me lo
dissi...No ma davvero, sei sicuro che non ti piacesse?!" mi guarda scioccata.
"Era davvero, davvero bella!".
Sbuffo.
"Sicuro...vai avanti".
Ora ti blocchi, fissi il pavimento cercando le parole. Io
attendo, sono tutto orecchi.
"Beh...quando...quando tu mi dissi di Lisa...io mi sono
sentita...come soffocare, una strana sensazione al petto".
"Come se il tuo cuore smettesse di battere e cadesse in un
baratro profondo" dico io atono, fissando i tuoi splendidi occhi blu.
Tu annuisci e alzi le spalle.
"E allora ho cominciato a chiedermi...è giusto? Cosa vuol dire
questo dolore? Perché?" ti stringi in te stessa. "E sono arrivata alla
conclusione che...forse...".
Non aspetto più, non resisto più, mi alzo dalla sedia e mi paro
davanti a te, le mani sugli appoggi della tua, il viso a poco spazio dal
tuo.
Le tue labbra tremano, mentre i miei occhi cercano i tuoi.
"Che grandissima fregatura, allora" dico avvicinandomi ancora
di più, il tono un sussurro. "Potevi essere mia già da anni...e invece mi sono
limitato ad amare un fantasma".
Tu, forse inconsciamente, ti avvicini ancora di più, le nostre
labbra si sfiorano.
"Amare un fantasma?" mi chiedi persa.
Io sorrido prendendoti il mento con le dita.
"Questi quattro anni lontani da te, ma rimanevi sempre nei miei
pensieri. Ho pensato a te anche quando sapevo che eravamo troppo lontani, quando
sapevo che non dovevo farlo" sfioro le tue labbra con un dito, mentre mi
avvicino al tuo orecchio.
"Ogni donna che ho baciato...pensavo a te, al momento in cui
sarebbe diventata realtà".
Tu mi cerchi con lo sguardo.
"Cosa?".
Io ridacchio.
"La mia storia con te, ho sognato per lungo tempo questo
momento".
Tu sorridi arrossendo. Io ti guardo un ultima volta in viso e
poi entrambi chiudiamo gli occhi.
Le nostre labbra si toccano, il tuo sapore finalmente in me. Ed
è come ho sempre pensato, ed è come ho sempre voluto.
Bellissimo.
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