The Guardian

di Griselda
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Il pomeriggio sembrava non finire mai, anzi l'intera giornata sembrava non voler finire. Era strano come le persone odiassero il dolore e la sofferenza, ma quando questi gli si presentavano dinanzi non facevano che pensarci e ripensarci. La mente cercava inevitabilmente di evitare quel pensiero, ma no, eccolo, insistente, pronto ad uccidere ogni secondo della giornata.

Sola nella sua stanza Valentina pensava alla sua vita, a come tutto fosse cambiato da quando uno straordinario avvenimento l'aveva sconvolta. Aveva deciso di leggere qualcosa per distrarsi, ma le fitte parole della pagina sembravano scomparire nel momento stesso in cui prendevano forma nella sua mente. Decise quindi di rinunciare ed iniziare a ragionare razionalmente su ciò che stava accadendo: ciò sembrava essere la soluzione migliore. Si stese sul morbido letto, mise le cuffiette e subito partì una delle sue canzoni preferite: Muscle Museum.
Incredibile come quella canzone fosse perfetta per tutto quello che le stava accadendo. Il ritornello era la descrizione di ciò che sentiva:  si sentiva sola ed insicura, ma nonostante tutto combattiva.
Aveva promesso a se stessa di farcela in un modo o nell'altro, di riuscirci a tutti i costi, con o senza aiuto. La musica l'aveva sempre aiutata: era stata fondamentale per farla uscire dall'oscurità che ogni tanto la invadeva, era essenziale per aiutarla a pensare ed essa faceva da colonna sonora a gran parte della sua vita. Decise di iniziare a far ordine nella sua mente, ma come poteva far ordine nella sua mente senza prima aver fatto chiarezza nel suo cuore. Castiel aveva deciso di abbandonarla e lui era diventato un tassello importante e assolutamente fondamentale della sua vita. Castiel era il suo angelo custode, non per modo di dire, ma letteralmente lui le era stato assegnato al momento della nascita e da allora c'era sempre stato. L'aveva consolata, l'aveva fatta ridere e aveva condiviso con lei tutto. Ecco perché la decisione di lasciarla le appariva come una pugnalata al cuore. Non aveva avuto alcun preavviso, era stata una notizia del tutto inaspettata e come una tempesta aveva devastato tutto, lasciando a lei il compito di raccogliere i pezzi. Lui c'era sempre stato e d'ora in avanti avrebbe dovuto cavarsela da sola, avrebbe dovuto abituarsi alla sua assenza e in caso avesse avuto bisogno d'aiuto avrebbe dovuto rivolgersi al nuovo custode Mikael.
C'era solo un problema: Mikael non era lui.
Cas era tutto per lei e non poteva, anzi non voleva fare a meno di lui. Perderlo significava perdere l'unica persona che realmente riusciva a capirla. Aveva bisogno di un confronto, perché se veramente quella fosse stata la sua ultima decisione, allora avrebbe dovuto dirglielo guardandola dritta negli occhi e non nascondendosi dietro alle parole di Mikael, che già si era presentato e si accingeva ormai a prendere il suo posto.
Si mise a sedere sul letto e si tolse le cuffie. Il silenzio assordante prima dell'ultimo scontro era inquietante, ma non le fece cambiare idea, era determinata,in realtà lo era sempre stata, tutto ciò che voleva l'aveva sempre ottenuto. "Cas" chiamò. La stanza rimase fredda e vuota e dentro di lei sentì l'oscurità minacciare di inghiottirla di nuovo. Per un secondo il dubbio invase la sua mente, ma subito dopo riacquistò coraggio.
"Cas" chiamò più forte.
Una mano le si posò sulla spalla si girò e lo vide, avvolto da quell'aura  che le piaceva tanto e che la faceva sentire protetta. La stanza in quel momento sembrò più calda e meno vuota perché il suo tutto si era materializzato in quel momento.




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