kdisj
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Bound
[L'insostenibile
leggerezza della nostalgia di casa]
Infarto. Arresto
cardiaco.
Stiles
cercò queste definizioni su Wikipedia alle tre del mattino,
seduto su una scomoda sedia di plastica all'aeroporto, il laptop sulle
ginocchia. A volte l'infarto portava alla morte. Suo padre
aveva avuto un infarto. Suo padre era stato vicino alla morte. Col respiro
affannoso chiuse il pc di scatto, facendo svegliare la ragazza accanto
a sè. Le chiese scusa con lo sguardo e deglutì
due volte, prima di riprendersi.
Quante volte gli aveva detto di non mangiare fritti più di
due volte al mese? Doveva fare attività fisica salutare,
dannazione, magari andare a correre! E mentre suo padre veniva portato
di corsa all'ospedale, lui dov'era? Ad una stupida, molto stupida festa
di confraternita. Come se non si sentisse già abbastanza in
colpa per averlo mollato a Beacon Hills da un giorno all'altro. Eppure
lo sceriffo era stato così felice di vederlo partire per il
college e allontanarsi da quella dannata città fantasma - ne
era stato felice anche Stiles, che vedeva negli occhi di tutti l'ombra
di sè stesso posseduto. Non l'aveva mai superata, forse non
l'avrebbe fatto mai. Aveva ucciso una sua amica, delle persone
innocenti e, sebbene non fosse effettivamente lui, ricordava ogni singolo rantolo. Nemmeno
Scott aveva mosso un dito, quando si era trasferito dall'altra parte
del paese. "Te lo meriti" aveva detto "salvati almeno tu" aveva riso,
ma si vedeva che lo intendeva sul serio.
C'erano state tante lacrime, tre anni prima, tante promesse. Stiles non
ne aveva mantenuta nemmeno una: vedeva e sentiva solo suo padre con
regolarità (che fossero i troppi viaggi la causa
dell'infarto?), il resto del branco se l'era lasciato alle spalle.
Scott gli scriveva solo qualche sms durante le feste, per assicurargli
di non dover tornare per nessun funerale. A Stiles quello bastava.
Isaac era tornato, sempre a detta di un sms sporadico. Non era riuscito
a rifarsi una vita in Francia ed era tornato a casa, bisognoso di
recuperare almeno una parvenza di quotidianità - meglio,
Scott aveva bisogno di qualcuno al suo fianco. Anche Lydia si era
iscritta al college, ma in California, per rimanere nelle vicinanze, i
suoi poteri non ne volevano sapere di quietarsi. Anche Kira tornava a
casa ogni weekend.
I primi tempi, in verità, Stiles si era sentito in colpa.
Tutti i suoi amici erano rimasti in California per il branco, lui era
scappato per lo stesso motivo a New York. E adesso stava tornando a
casa, perchè suo padre aveva avuto un infarto.
Fammi sapere quando arrivi,
bimbo. Respira e non farti prendere dall'ansia :(
Stiles sorrise al cellulare e si massaggiò gli
occhi. Di positivo c'era che al college si era fatto degli amici, aveva
una vita più o meno regolare e non si era mai pentito di
aver scelto di andarsene.
Certo. L'aereo parte tra 40
minuti. Ti chiamo direttamente domani, ok? Giù le mani dai
dvd di Star Trek <3
Urgh, mi hai beccato. QUESTO
POSTO NON E' NIENTE SENZA TE.
LOOOL torno presto, tranquillo.
Non ti abbandono.
Ecco, bravo, torna presto. Il tuo sederino richiede la mia attenzione!
XOXO
Sebastian
era diventato la sua nuova àncora di salvezza. Aveva capito
la sua bisessualità in circa dieci secondi netti, quando
aveva superato la porta della loro camera, fradicio per il viaggio e
confuso per la nuova sistemazione. La camera 221 era grande, ma non
abbastanza per lui che aveva sempre vissuto da solo.
Sebastian era... come si può dire? Invadente. Stiles i primi
tempi se lo ritrovava anche in bagno - "Siamo due uomini, bimbo, poco
importa se a tutti e due piace il pene. Non ti salterò
addosso, a meno che tu non lo voglia. Lo vuoi?" - e lo costringeva ad
andare a feste, in palestra, in caffetteria.
Si era abituato, alla fine. Sebastian era un fottuto maniaco, ma gli
voleva bene. Ci aveva anche pensato, ad avere una relazione con lui. Si
erano baciati. Erano scoppiati a ridere. Non era più
successo.
Sebastian era anche l'unico a sapere di Beacon Hills (non ci aveva
messo molto a fargli credere ai lupi mannari, perchè sua
nonna era una medium. Stiles, dopo tre anni, ancora stentava a
crederci).
Gli mancavano i suoi compagni del college. Si domandò quando
avesse smesso di sentire Beacon Hills come casa sua.
"Stiles! Stiles!"
Il ragazzo vide una mano sventolare in sua direzione, all'uscita del
gate. Stiles allungò il collo, ancora un po' dolorante dal
viaggio, e vide Scott sorridergli con commozione, accanto ad un
silenzioso Isaac - non erano cambiati per niente.
"Ehi" gracchiò lui, schiarendosi la voce. Non fece in tempo
a chiedere nulla che Scott gli saltò addosso e Stiles
morì un po' dentro - era semi sparito per tre anni e questa
era l'accoglienza che riceveva; aveva pensato ad un pugno in faccia, o
una brutta litigata tanto per cominciare bene.
"Finalmente ti vedo" Scott tirò su col naso e lo fece girare
su sè stesso. "Sei... diverso" balbettò.
E Stiles diverso lo era davvero. Si era irrobustito, portava vestiti
meno larghi, i capelli avevano una piega umana. Sebastian
l'aveva chiamata "la trasformazione dell'omosessuale emancipato", ma
lui l'aveva tradotto con "finalmente posso prendermi cura di me stesso
senza aver paura di morire il giorno dopo".
"Si, uhm" ridacchiò e si massaggiò la nuca.
"Faccio tanto esercizio al college e corro sempre avanti e indietro"
salutò Isaac con un cenno della testa. "Come... come sta
papà?" mormorò.
"Bene" Scott gli sorrise. "Mamma se n'è accorta in tempo,
erano insieme al cinema. Deve solo fare controlli annuali e mangiare
sano. Gli hanno già dato una nuova dieta che lui odia a
morte"
Stiles alzò gli occhi al cielo, ma un grosso peso dal cuore
gli scivolò via. "E' un cretino. Gli ho sempre detto di
stare attento"
"Che ci vuoi fare" Scott fece spallucce. "Andiamo, ti porto
direttamente lì. Non vede l'ora di vederti"
Il viaggio verso l'ospedale fu relativamente silenzioso, da parte sua.
Scott non fece altro che parlare per aggiornarlo su vecchi compagni di
scuola e Isaac interveniva ogni tanto per correggerlo, divertito.
Stiles vide con rammarico che aveva preso il suo posto - ma andava
bene. Lui se n'era andato. Ascoltò con piacere le mille
avventure di Lydia, realizzando che anche lei si era rifatta una vita -
non nominarono mai Derek e, arrivati a destinazione, Stiles
realizzò il perchè.
Quando era entrato in camera di suo padre, l'aveva trovato tutto
contento a parlare col Sourwolf, che gli stava porgendo qualcosa.
"Ma che cazz -" borbottò.
"Stiles" suo padre aprì le braccia, contento, e lui corse ad
abbracciarlo.
Oh, papà. Aveva
sempre lo stesso profumo. Forse sapeva che lo tranquillizzava da
morire. "Brutto vecchiaccio, hai fatto venire a me, un infarto" si
ritrovò a commuoversi improvvisamente, tutti i sentimenti
che venivano fuori in mezzo secondo. Suo padre gli accarezzò
la schiena, commentando la sua forma fisica, e Stiles rise contro il
suo camice.
"Ciao" sussurrò Derek.
"Ciao" Stiles lo guardò con un sopracciglio alzato. "Che,
mh... vuoi... tu..." indicò suo padre. "Che mi sto perdendo?"
"Derek lavora con noi, sai" lo sceriffo battè una mano sul
lenzuolo accanto a lui e si sedette. "Mi serve qualcuno che ne capisca
di soprannaturale, lui ha un'aria abbastanza rassicurante e un lavoro
serve sempre, anche se si è ricchi sfondati" gli
lanciò un'occhiata divertita e Derek abbozzò un
sorriso. Quello sconvolse Stiles più del dovuto - Derek aveva contatti umani con
gente normale?
"Certo, ma..." e guardò male Derek. "Non mi
sembra il caso di lavorare adesso" e indicò i documenti che
il lupo aveva tra le mani. "Devi riposare, papà"
Lo sceriffo alzò gli occhi al cielo, ma annuì.
"Dimmi un po', come vanno gli esami?"
"Bene, ho una media buona. Anche per quest'anno, la borsa di studio
è salva e forse mi laureo entro l'anno" si grattò
la testa. "Il lavoro va bene. Cioè, è una
biblioteca. Molto silenzio"
"E Sebastian come sta?"
Stiles vide, con la coda dell'occhio, che Derek fingeva di dare una
sistemata ai mille fogli che aveva tra le mani. Pessimo attore. "Tutto
bene. Lo sai com'è fatto. Ti manda i suoi saluti, a
proposito. Dio, dovrei chiamarlo. Sono scappato alle due del mattino"
Suo padre fece una smorfia. "Stiles, sto bene. Non serviva che venissi
fin qui"
"Scherzi?" strillò. "Hai avuto un dannato infarto!"
"Arresto cardiaco lieve" borbottò Derek.
Stiles si irrigidì. "Cos'è, sei il suo nuovo
figlio, ora? So perfettamente cosa ha avuto mio padre, grazie mille"
"Stiles!" lo richiamò bonariamente lo sceriffo. "Lascialo in
pace"
"Ma che!" spalancò la bocca. "Me ne vado per un po' e Isaac
è diventato me, tu hai praticamente adottato Derek... che
altro deve succedere, scusate? Perchè nessuno mi dice mai
niente?!" urlò.
"Perchè te ne sei andato" disse Derek, guardandolo negli
occhi. "Ecco perchè"
L'ultima cosa che i due uomini videro fu la schiena di Stiles che
usciva dalla stanza.
"Stiles?
Ehi!"
"Seb" Stiles tirò su col naso e si sedette sul marciapiede.
"Scusa per la chiamata, che ore sono lì?"
"Lascia
perdere" sentì un paio di fruscii. "Dimmi tutto,
bimbo. Tuo padre sta bene?"
"Oh, benissimo" disse ironicamente.
"Che
è successo?"
"Derek Hale. Lavora con lui, sono tipo culo e camicia. Il mio amico
Scott? Beh, mi ha sostituito anche lui. Questa dannata
città, lo sapevo che non dovevo..."
"Bimbo.
Sinceramente... credevi che non fosse cambiato nulla?"
La risatina di Sebastian lo fece stranire. "No, è che..."
"Speravi
di tornare e vedere i tuoi amici in lacrime per te? Così
come tuo padre?"
"Certo che no, ma... Lydia non è nemmeno venuta in
aeroporto. Aveva lezione"
"Stai
esagerando" Sebastian sbadigliò.
"E' questa città" mormorò, passandosi una mano
nei capelli. "La odio a morte"
"Pensa
che qui c'è il tuo sexy compagno di stanza che ti aspetta.
Anche Sonja non vede l'ora di vederti tornare a lavoro, sai?"
risero. "Ascoltami,
bimbo. Che tu lo voglia o no, quella è casa tua e quelle
persone sono la tua famiglia, ok? Mi vedi stra felice quando torno dai
miei a Seattle? No. Però torno sempre con uno spirito nuovo.
Se non ti levi questo dente, non potrai mai andare avanti. Cerca solo
di accettare i cambiamenti e prenderli come vengono"
"Seb?" Stiles tirò su col naso. "Ti amo da morire" rise.
"Lo
so, lo so, ti amo anche io! Adesso torno a dormire, se no domani vado
in palestra con le occhiaie e non posso rimorchiare. A dopo!"
Stiles chiuse la telefonata e sospirò. "Guarda che so che
sei lì" si girò lentamente e Derek
arricciò le labbra, per essere stato scoperto. "Non ho
più sedici anni, Sourwolf. Mi spavento raramente" rispose ad
un sms della sua amica Sonja, mentre l'uomo si sedeva accanto a lui.
"Nessuno ha preso il tuo posto" si sentì dire. "Tuo padre,
lui... aveva bisogno di aiuto. Scott è troppo giovane e sa
troppe poche cose. Inoltre, è l'Alpha. Mi ha chiesto aiuto,
non potevo dire di no. Mi... piace, lo Sceriffo" ammise. "E avere un
lavoro, anche solo di consulenza, evita che le persone mi guardino
male. Per quanto riguarda Scott, gli manchi tantissimo. Davvero. Non fa
altro che parlare di te, di come ti sei realizzato, ci fa vedere le tue
foto su Facebook, col tuo ragazzo, le feste... Lydia dice sempre che
verrà a trovarti, ma sappiamo tutti che non lo fa per non
destabilizzarti. Nessuno ti ha dimenticato, solo che sei quello che ha
più ferite, Stiles, ti abbiamo solo lasciato il tempo di
guarire. Non... volevo farti piangere" si accigliò Derek,
quando lo vide in lacrime.
"E'... è solo che..." scosse la testa e si prese la testa
tra le mani. "Mi dispiace"
"E' ok. Ce la siamo cavata" si passò le mani sui jeans.
"Non ti ho mai sentito dire tante parole tutte insieme"
"Vivo a stretto contatto con tuo padre, che parla almeno quanto te. Che
pretendi?" ridacchiarono all'unisono.
"E, uhm... non ho un ragazzo" si asciugò gli occhi.
"Probabilmente nelle foto avete visto Sebastian. Lui non è
il mio ragazzo"
Derek fece spallucce.
"Già, immagino non sia la notizia principale..." prese un
respiro. "Mi sono fatto un tatuaggio"
"Sul serio?" Derek si voltò verso di lui, le sopracciglia
aggrottate.
"Sì" Stiles si alzò lievemente una maglietta e
gli mostrò un triskele che faceva bella mostra di
sè sul fondo della schiena.
Derek lo guardò con occhi spalancati.
"The sun, the moon, the
truth" recitò Stiles, ironico, per poi
abbassare la maglietta. "Tutti avete pensato che mi fossi lasciato
questa città alle spalle, ma non è vero. Ci
tenevo ad avere un memorandum fisso che mi ricordasse chi sono stato"
Derek annuì tra sè e sè. Non aggiunse
nient'altro.
Lo sceriffo chiese a Derek di riaccompagnare Stiles a casa e la sua
sfuriata di poco prima non venne più menzionata.
"Fatti una doccia, che puzzi" gli diede una pacca sulla spalla. "Poi
torni qui, ok?" si voltò verso Derek. "Per te va bene?"
"Certo, chiamo Parrish e gli dico che oggi non vado in ufficio"
Stiles provò a ribadire che poteva farcela benissimo da
solo, ma suo padre non volle sentire ragioni.
Casa Stilinski era sempre la stessa e, quando si accorse di non avere
le chiavi, si sentì un po' in colpa. Derek si fece avanti e
aprì la porta (lui ce le aveva, le chiavi?), sembrava
più a suo agio di Stiles. Lasciò la giacca sul
divano e gli disse di andare in camera sua, mentre preparava un
caffè.
Poteva essere più sconvolto? Forse no.
Camera sua era semi-vuota, fu l'unica cosa a non stupirlo. Tre anni
prima aveva portato via tutto, lasciando solo il letto, la scrivania e
qualche mensola. Si sentiva improvvisamente esausto, come dopo
un'intera nottata a tenere la fronte di Sebastian che vomitava, e non
sapeva dove mettere le mani. Si lavò in fretta,
perchè Derek era
nella sua cucina a fare chissà cosa. Quando
tornò al piano di sotto, vestito di una tuta comoda (ma era
davvero sua? Gli stava lunga), trovò il lupo a litigare con
il tostapane. Era l'ora di pranzo, ricordò.
"Sourwolf?" rise Stiles. "Lascia perdere, okay? Cucino io"
"E' che tuo padre fa i panini, quando mangiamo qui" ringhiò.
"Durante un caso" si corresse. "Non vivo qui"
"Va bene" fece spallucce, spostandolo con un braccio.
Riscaldò il pane e prese prosciutto e pomodorini dal
frigorifero. "Alla fine, mh, sono felice che copri le spalle a mio
padre. Insomma, sei Iron Man, puoi sempre essere utile"
"Già" fece Derek, incrociando le braccia. "Ho fatto il
caffè"
"Vedo" biascicò Stiles. "Ascolta... si sente solo?" gli
porse un panino. "Cioè, sta bene?"
"Sì, sta bene. E' molto fiero di te" Derek diede un morso e
si sedette al tavolo della cucina. "Mi ha detto che hai buonissimi voti"
Solo in quel momento Stiles realizzò che stava pranzando con
Derek Hale nella sua cucina. "Sì, me la cavo"
"Hai idea di cosa fare dopo la laurea?" il lupo alzò lo
sguardo verso di lui.
"Ancora no. Non so nemmeno se intendo rimanere a New York o..." si
bloccò, mentre tagliava un pomodorino. "Davvero, non lo so"
"Sei giovane. Va bene" Derek si schiarì la voce. "Non ti
sentire in debito, non devi tornare qui se non vuoi"
"Lo so"
Come va, bimbo? :3
Stranamente bene. Chiamami appena hai un buco libero, così
ti aggiorno!
Magari avessi un buco libero............ *coffcoff*
MANIACO AHAHHAHAHAHAHAHAHAAHA
Lydia, quello schiaffo che lui si aspettava,
gliel'aveva dato davvero. Poi l'aveva abbracciato. Kira era scoppiata a
ridere, così come Scott - evidentemente avevano sopportato
le sfuriate della ragazza per secoli. "Sei un bastardo, Stilinski, ma
mi sei mancato da morire" gli sussurrò contro il collo. "Non
farlo più"
Stiles la strinse forte. "Mi farò vedere più
spesso, te lo prometto"
"Ti piace il mio nuovo taglio?" gli chiese subito. Stiles non vedeva
molta differenza da quello di prima, ma Kira gli fece un paio di segni
e lui annuì con forza. "Mooolto fashion, Lyds. Complimenti.
A New York ne vedo tante così!"
La ragazza arricciò le labbra soddisfatta.
Anche il loft di Derek era cambiato, adeguandosi alle esigenze di un
branco di adolescenti. C'erano più cuscini, una XBox, cibo
d'asporto un po' dappertutto, tanti libri che lui non ricordava di aver
portato, una parete era stata dipinta per metà. Si stavano
risollevando e l'avevano fatto senza di lui. Era stato narcisista a
pensare di tornare a casa e trovare anche le rovine che si era lasciato
dietro? Probabilmente sì, perchè davanti a
sè aveva solo degli amici felici di averlo a casa.
Derek era una presenza costante. Gli stava sempre dietro (Stiles
sospettava che lo sceriffo gli avesse chiesto di tenerlo d'occhio - o
meglio, ne era quasi certo) e parlava di tanto in tanto. Era meno
crucciato di quanto ricordasse, più rilassato.
"Raccontami, com'è la tua vita a New York?" lo
tirò sul divano accanto a lei, mentre gli altri si
aggiornavano sulle ultime notizie.
"Oh, uhm, lo sai. Libri e feste" sorrise di traverso. "Il mio amico
Sebastian ti piacerebbe"
"Beh, dalle foto sembra un gran bel pezzo di ragazzo. State insieme?"
si morse il labbro inferiore, curiosa. A Beacon Hills sapevano un po'
tutti che usciva anche con
dei ragazzi, tramite suo padre, perciò non si
stupì più di tanto. Oltretutto, aveva avuto una
relazione più o meno stabile con un suo compagno, al
college, testimoniata largamente dai social network. Nessuno gli aveva
fatto pesare la cosa, Isaac ne era addirittura divertito.
"No, mi palpa solo il sedere nei periodi di magra" rise Stiles.
"Hai un bel sedere, infatti! Non te l'ho mai detto per paura che
potessi svenirmi davanti" gli tirò una guancia.
"Sei felice, Lyds?" le domandò piano. Il loft si
bloccò lievemente. Sapeva che gli altri avevano sentito.
Lydia lo guardò per qualche secondo. "Sì, Stiles.
Sono felice"
"Ti va di accompagnarmi in un paio di posti?"
Derek posò la rivista che aveva sulle gambe. "Sì,
dove?"
Stiles chiuse la camera di suo padre dietro di sè. "Dal
fioraio, per prima cosa"
Il lupo alzò un sopracciglio, poi lo seguì fuori
dall'ospedale.
Stiles comprò ciclamini e margherite in gran
quantità, aiutato anche da Derek. La seconda tappa fu il
cimitero e il lupo si chiese perchè non ci aveva pensato
prima. Era a Beacon Hills da almeno una settimana e non aveva mai
chiesto di andare a fare visita a sua madre, o ad Allison. Derek aveva
deciso di restare in macchina, ma Stiles lo invitò a
seguirlo tirandolo per la maglietta.
Lasciò le margherite a sua madre, raccontandole della sua
vita a New York e scusandosi per l'assenza.
Ad Allison lasciò i ciclamini, ma Derek non lo
sentì dire nulla. Si limitò ad accarezzare la
foto.
"Ci pensi mai?" gli domandò, mentre guidavano verso casa
Stilinski.
"A cosa?"
"A... quello che è successo. Il Nogitsune. Le morti"
"Continuamente" disse Derek. "Sto imparando a non farmi schiacciare dai
ricordi"
Stiles annuì tra sè e sè. "Lo so,
insomma... io ci penso tutte le mattine quando mi sveglio e tutte le
sere quando mi addormento"
"Non devi sentirti colpevole"
"Non mi sento colpevole" Stiles scivolò lungo il sedile
della Camaro. "Mi sento colpevole quando non ci penso, come
se me le stessi lasciando dietro, capisci? Come se avessero smesso di
essere importanti, ma non è vero" sentì lo strano
bisogno di abbracciare Derek. Non lo fece, sarebbe stato imbarazzante.
Suo padre era tornato a casa e Stiles decise di prendersi un'altra
settimana per fargli compagnia. Subito capì che non ce n'era
davvero bisogno, Derek era sempre lì e lo aiutava
più di quanto facesse lui; Derek sapeva dov'erano le
stoviglie, Derek sapeva come prendeva adesso il caffè, Derek
ricordava la sua dieta, Derek gli porgeva le pasticche per il cuore.
Stiles era solo uno spettatore esterno, a tratti divertito, a tratti
logorato dalla gelosia.
Una sera accompagnò suo padre a letto, anche se questi
insisteva che non ne aveva bisogno.
"Smettila di fare l'uomo forzuto, ok?" Stiles gli rimboccò
le coperte e gli porse l'antibiotico. Suo padre lo prese velocemente e
lo guardò di sottecchi. "Che c'è?"
"Non essere geloso di Derek"
"Non lo sono" incrociò le braccia. "E' solo strano, sai. Me
ne sono andato che lui era ancora il nipote di Satana" (Peter, che fine
aveva fatto?)
Lo sceriffo ridacchiò. "Si, beh, è stato un
grosso aiuto per me. Ma più che altro, lo sono io per lui"
"Che intendi?"
"Intendo dire..." si inumidì le labbra. "Tu sei stato
fortunato, hai sempre avuto me. Derek non ha avuto nessuno, dopo la
morte di sua sorella, sono convinto che stare con me gli dia la
sensazione di avere una famiglia"
Stiles fece una smorfia. "Sai che sta ascoltando, vero? E' solo al
piano di sotto"
Lo sceriffo rise. "Oh, lo so. Ne abbiamo parlato qualche volta, non mi
risponde mai. Forse tu farai miracoli. Buonanotte, figliolo"
Stiles trovò Derek che stava per andare via.
"Dove vai?"
"Al loft"
"No, aspetta" lo fermò con un cenno della mano e gli
indicò la cucina. "Ho comprato del gelato. Ti va di
dividerlo?"
Per un momento, Derek non vide i nuovi muscoli di Stiles, i capelli
cresciuti, il tatuaggio. Vide un ragazzino dalla testa rasata che aveva
bisogno di compagnia.
"Ok"
Bimbo, ti fai sentire sempre
meno :( Devo dedurre che le cose stanno andando bene?
Molto bene :3 Però ti penso sempre, eh. Torno fra qualche
giorno
Questa camera aspetta solo te!
(Ho incontrato un figo!)
Immagino <.< (anche io!)
RACCONTA.
Uhm, domani. Forse. Ciao, Seb <3
<3
Con
Derek era cominciata col gelato, in effetti. La mattina Stiles
studiava, si prendeva cura di suo padre, mentre Derek aiutava Parrish
in ufficio. Il pomeriggio usciva con Scott, o gli altri. La sera era
solo loro, invece: che fosse il gelato, o un film, o una partita di
baseball; a volte parlavano e basta, seduti sul divano. Era bello e
Stiles sentiva finalmente di aver trovato un posto nella nuova Beacon
Hills.
New York gli mancava sempre meno e la voglia di tornare al college
diminuiva col passare dei giorni. Lo disse a Derek, mentre facevano i
popcorn.
"Lo sai che tuo padre non vede l'ora di venire alla tua laurea"
commentò lui. "Non puoi mollare tutto perchè
senti nostalgia di casa a scoppio ritardato" si portò alla
bocca una manciata di popcorn.
"Non ho intenzione di abbandonare il college" fece spallucce. "Ti ho
raccontato di Seb, no? Non sopravvive senza di me. Però,
voglio dire... mi mancherete. Proverò a tornare una volta al
mese" annunciò, fiero di sè stesso. "Ho dei
soldini da parte, in fondo"
"Qualche volte potremmo venire noi" propose Derek. "Insomma, una gita
per i cuccioli"
Stiles scoppiò a ridere. "Divertente. Poveretti, si vede che
li teniamo molto in considerazione" lanciò uno sguardo a
Derek. "Posso ospitare una persona, volendo. Sai, ho un letto
abbastanza ampio"
"L'hai già testato, quindi"
Stiles arrossì. "Uhm, si. Dico solo che, volendo, si
potrebbe fare" Derek annuì. "Torno al college fra quattro
giorni, comunque. Ho fatto il biglietto stamattina"
Derek gli era stranamente vicino, e la mano del ragazzo
tremò mentre prendeva la seconda busta di popcorn dal forno
a microonde.
"Mi mancherai" gracchiò Stiles, rosso in viso.
"Stiles?"
"Mh?"
Gli accarezzò una guancia, il naso, la bocca semi aperta.
Stiles era già stato baciato, ma mai da uno come Derek Hale.
La barba non gli dava fastidio, il suo naso era così morbido,
le sue mani sembravano stringerlo dappertutto e la sua bocca: poteva
una bocca essere dolce? Doveva chiederlo a Sebastian, forse.
"Stai per avere un attacco di panico?" gli sussurrò sulle
labbra.
"No" gli mordicchiò il labbro inferiore.
"Hai la tachicardia"
"Forse perchè mi stai baciando, Sourwolf?"
Derek abbozzò un sorriso.
"Nessuno ti ha detto di fermarti, comunque" lo tirò verso di
sè.
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Una sveglia
sconosciuta lo colse impreparato e Stiles allungò un braccio
per gettarla a terra, non trovando nulla. Sentì Sebastian
ridere e, quando alzò lo sguardo per vedere il suo
coinquilino, lo vide davanti allo specchio che si sistemava il ciuffo.
"Che ci fai qui? E perchè diavolo hai messo la sveglia?"
biascicò.
"Senti, mi fa piacere dormire da Hunter, ma a lungo andare potrebbe
pensare che stiamo assieme. Dio non voglia" fece una smorfia schifata.
"Sono solo tornato per prendermi un blazer, me ne vado, stai
tranquillo. Ciao Derek!"
Un mugugno si sentì dalle coperte e Sebastian rise.
"Scommetto fosse una parolaccia. Vabbè, vado. Ti aspetto a
lezione, bimbo!, non fare tardi come ieri"
Stiles gli tirò una ciabatta e tornò ad
accoccolarsi contro il petto di Derek. "Der, tra un'ora ho Matematica
III. Devo alzarmi"
Derek gli baciò il lobo dell'orecchio e annuì, ma
non si alzò. "Derek Hale. Alzati" rise Stiles.
"La prossima volta non tenermi sveglio fino alle due"
"Come se ti fosse dispiaciuto"
Stiles viveva a New York, frequentava ancora il college, lavorava
ancora in biblioteca, ma la sua vita era cambiata. Faceva
più turni possibili per tornare a Beacon Hills almeno un
weekend al mese, era più che motivato a laurearsi nei tempi
previsti - nel frattempo, cercava di non farsi beccare quando il suo
ragazzo veniva a trovarlo dalla California: non era affatto semplice, i
controlli delle stanze erano a orari assurdi, e il
responsabile del suo piano lo odiava a morte. Fargli trovare uno
sconosciuto gli sarebbe costato caro, ma non intendeva mandare Derek in
un albergo.
Il branco veniva a trovarlo spesso - soprattutto Lydia, che ne
approfittava per fare shopping. Suo padre non aveva questo permesso,
perchè "devi rimetterti in forze, evita gli aerei per
favore".
"Devi andarci per forza a lezione?" biascicò Derek. "Tra due
giorni riparto"
"Non ricordarmelo" Stiles lo baciò, stavolta a lungo. "Devo
mandare un sms a Seb"
"Come mai?" Derek gli massaggiò la nuca.
"Devo chiedergli di prendere appunti anche per me" sorrise. "Mi sa che
oggi salto"
Fine.
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