Fandom: RPF - Cast Skyfall
(Spectre)
Genere: romantico
Tipo: one shot
Personaggi: Ben Whishaw,
Daniel Craig, Andrew Scott
Coppia: slash
Rating: PG, verde, K
PoV: seconda
persona
Disclaimers: Ben Whishaw, Daniel Craig e Andrew Scott non
mi appartengono. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati
senza scopo di lucro per il puro gusto di scrivere.
Mani fredde, cuore caldo
di Bombay
L’aria
fredda ti sferza il viso caldo, ti scompiglia i capelli. Ispiri una boccata di
fumo, la trattieni per un lungo momento e poi la esalti lentamente, solitamente
quello ti rilassa ora invece non serve a niente. Nemmeno lo splendido paesaggio
montano che ti si staglia davanti agli occhi serve a distendere i tuoi nervi
tesi, se non fossi così impegnato sul set del nuovo film di Bond, ne
approfitteresti per sciare, lanciarti giù dal pendio a folle velocità con gli
sci ai piedi, quello forse ti impedirebbe di
continuare a pensare.
Sobbalzi
quando qualcuno ti posa sulle spalle il giaccone pesante.
“Fa
un po’ troppo freddo per stare fuori solo con il maglione, non trovi?”
La
voce di Daniel ti accarezza i timpani e un lungo brivido ti corre lungo la
schiena e sai che non è per il freddo.
Il
tuo collega ti si accosta, ti sta guardando intensamente con quegli occhi
azzurri, anzi no, ti sta sondando in cerca di riposte.
“C’è
qualcosa che non va, Benjamin?”
Aspiri
ancora una boccata di fumo distogliendo lo sguardo: Daniel è l’unico, oltre a
madre, che ti chiama così perché, ti ha confidato, lui detesta i nomignoli.
“No,
perché?”
“Oggi
abbiamo dovuto ripetere una scena molto semplice dieci volte.”
Ti
stringi nelle spalle, già hai fatto una gran bella figura quel pomeriggio.
Il
tuo cervello è andato in black-out quando Daniel ti ha poggiato la mano sul
braccio. Dovevi solo rispondere con una riga di copione e sorridere niente di impegnativo.
Era
stato un momento molto imbarazzante, non ti è mai successo prima d’ora, hai
declamato monologhi in teatro senza intoppi, il problema è che la vicinanza di
Daniel ti ha mandato in pappa il cervello.
Ha
tristemente ragione, avete ripetuto quella scena dieci volte. L’undicesima con
uno scusate sommesso, sei scappato dal set: proprio un
comportamento professionale.
“Non
ti capita mai la giornata no?” domandi senza guardarlo negli occhi, ma risuona
anche alle tue orecchie come una scusa patetica ed
infatti lo sentì ridere sommessamente
“Sono
più che convinto che ci sia qualcos’altro sotto, ma se non ne vuoi parlare, non
sarò certo io a forzarti.”
Spegni
la sigaretta e la getti nel posacenere poco distante, continuando a guardare
davanti a te afferrando la ringhiera stringendola forte: è ghiacciata.
“Rientriamo?”
ti propone con un cenno del capo verso la porta.
Scuoti
la testa concentrandoti sul freddo metallo sotto le tue dita “Vorrei restare
qui ancora un po’.”
Lui
annuisce senza porti ulteriori domande e ti lascia
solo.
Osservi
il cielo stellato, limpido e gelido.
La
verità è che hai preso una bella sbandata per Daniel. Lavorare a stretto
contatto con lui è bello e terribile allo stesso momento.
Il
regista ha rimandato le vostre scene al giorno dopo,
ma temi che non servirà a niente.
Eri
convinto di essere sceso a patti con te stesso ed
invece, appena lo hai incontrato, il tuo cuore ha preso a galoppare a mille.
Sei
così assorto nei tuoi pensieri che non ti accorgi di Andrew fino a quando
questi non parla.
“Se
fossi nella tua situazione, gli direi quello che provo.”
Ti
volti con gli occhi e la bocca spalancata.
“O
domani saremo punto e a capo” aggiunge fissandoti negli occhi.
“C-come?”
Un sorriso furbo si allarga sulle labbra di Andrew e
si gratta la testa pensieroso “Come si può dire? Dai… è palese!”
Sbatti
le palpebre e deglutisci un paio di volte. Credevi di essere stato abbastanza
bravo a celare al resto del cast quello che covavi nel profondo del tuo cuore,
ma a quanto pare non è così.
“Non
posso” bisbigli riconoscendo la tua voce a stento.
“Di
cosa hai paura?”
“Di
rovinare l’amicizia che c’è tra noi.”
Andrew
sbuffa scuotendo la testa “Rischi molto di più non dicendogli niente” detto ciò
ti augura la buona notte e sparisce all’interno
dell’albergo.
***
Fissi
la porta bianca, indeciso sul da farsi. Andrew ha
ragione continuando a mentirgli non andrete da nessuna parte.
Tiri
un respiro profondo e bussi, pochi istanti dopo la porta scatta e lui ti appare
davanti.
“Benjamin?”
mormora sorpreso, inarcando un sopracciglio.
Non
riesci a mettere insieme una frase coerente resti solo ad
osservarlo.
Indossa
un paio di canzoni di una tuta ed una maglietta grigia
è scalzo e ti ritrovi a pensare una volta di più che sia bellissimo.
“Entra”
ti invita facendosi di lato, visto che tu non accenni
a parlare.
Fai
qualche passo all’interno e ti guardi intorno.
“Accomodati” suggerisce sedendosi lui stesso sul divanetto.
Prendi
posto al suo fianco “Stai ripassando il copione” mormori giusto per dire
qualcosa e spezzare quel silenzio ed è una cosa che dovresti fare anche tu.
“Benjamin
stai bene?” ti interroga ignorando la tua frase e tu
stringi la stoffa dei pantaloni e scuoti piano il capo. Ora che sei lì non
riesci a trovare le parole giuste.
È
lui che agisce ancora prima di te, posando la sua mano calda sulla tua gelida e
sudata e tu sobbalzi, voltandoti di scatto portando i tuoi occhi sul suo viso:
è chiaramente preoccupato.
“Mani fredde, cuore caldo” mormora con un sorriso
rassicurante, forse come Andrew anche lui ha intuito cosa ti passa per la
testa.
“Io…”
inizi ma la voce ti viene meno, giri la mano e stringi la sua… guardando le
vostre dita che si sfiorano.
“Tu
mi piaci Daniel credo… di essermi preso una cotta per te” confessi pianissimo
continuando a guardare le vostre dita intrecciate, non allontana
la mano però lo sentì sospirare.
“Guardami”
ti sprona dolce e tu obbedisci, faresti qualunque cosa lui ti dicesse.
“Immaginavo
e temevo fosse questo il motivo del tuo insolito comportamento.”
“Non
sei, che so… arrabbiato?” lo interrompi confuso e Daniel ride scuotendo testa.
“Arrabbiato?
Perché mai? No. Sono solo dispiaciuto perché io non posso ricambiare quello che
tu provi per me e so che questo inevitabilmente ti farà soffrire.”
Un
groppo ti serra dolorosamente la gola e gli occhi ti pungono. Sapevi che ci
sarebbe stato un rifiuto ne eri conscio fin dall’inizio questo, però, non ti fa
stare meglio anzi fa male comunque.
Daniel
coglie il tuo turbamento e ti attira a sé in un abbraccio caldo. Ti lasci
andare contro di lui con gli occhi chiusi inalando il suo odore.
“Grazie
di avermelo detto di essere starò sincero con me.”
Ti
scosti da lui e lo fissi: è calmo e rilassato a differenza di qualche ora prima
che era chiaramente teso.
Sorridi
appena era giusto così, non potevi restare sospeso nell’incertezza e non volevi
nemmeno che si creassero spiacevoli incomprensioni o equivoci.
Sospiri
piano sentendoti stranamente leggero, vorresti restare ancora con lui a
parlare, goderti semplicemente la sua presenza al di fuori del ritmo serrato del set, ma si stava facendo tardi.
“È
meglio che vada…” dici alzandoti.
“Aspetta!”
ti richiama quando sei già sulla porta. Ti volti scoprendo che ha il copione in
mano.
“Che
ne dici se ripassiamo la parte, Q?”
“Con
piacere double-oh-seven!”
---
Note dell’autrice: Sono pazza lo so, non chiedetemi come mi sia venuta
fuori questa storia perché sinceramente non lo so.
Ma avevo voglia di scrivere qualcosa su questi due e l’ho fatto.
Beh grazie a chi è arrivato fino a qui.