Note: scusate
per l'attesa :) ecco
la parte quindicesima della serie Presso
fuochi di campo...
praticamente tutto fluff e humor!
La
prossima la trovate già sul mio AO3
tutto pregnant smut, huhu, a breve
la editerò un pochino per meglio adattarla alla serie
com'è sviluppata ora.
Spero
vi piaccia. Alla prossima <3
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XV
Persone
che crescono
I
Una mano di Thor gli carezza il ventre
dallo sterno al bacino, lenta, leggera. Il palmo calloso si sofferma
spesso sulla Linea d'Oro e sui marchi del kýn.
Un pollice solletica il suo ombelico. Calore fermo sul suo grembo.
Loki guarda quella mano muoversi con la
coda dell'occhio, guancia contro il cuscino, profondamente rilassato.
Di tanto in tanto i suoi muscoli guizzano, rispondendo al contatto.
«Quanto dureranno?» mormora Thor.
«Svaniranno abbastanza presto»
risponde, distratto. «Invecchiata la magia, i minerali si
sfoglieranno a contatto con gli elementi.»
Quasi involontariamente, la sua bocca
s'incurva; al momento la prospettiva gli sembra eccitante. E'
possibile che sia un po' ubriaco. (Ormoni.)
«Ma non prima che la Linea si noti in
modo prominente.»
Thor alza gli occhi e sorride come se
non ci fosse un domani.
Quando smettono di baciarsi Loki lascia
che continui a toccarlo, trovando conforto nel contatto. Si sente
diverso, e non solo perché il suo desiderio è
quiescente. Si
sente... equilibrato. Pieno di vita. Non credeva
che l'avrebbe
percepito così presto (si illudeva di poter fingere ancora
per un
po'), ma non ha dubbi: c'è qualcosa dentro di lui ora.
Qualcuno.
Norne, pensa, e poi cerca di non
pensarci più.
Sopra di loro le galassie ruotano,
corpi astrali tremolano sospesi fra realtà e sogno.
L'interno
dell'Osservatorio è delineato dalla loro vaga luminescenza,
come una
stanza buia affacciata su una strada. Nell'eco che riverbera dentro
il loro rifugio segreto, Loki riconosce note familiari.
«Non aspettarti che venga spesso ad
Asgard» sospira. «Il clima non sarà dei
migliori.»
Non parla solo delle
temperature, e Thor sembra saperlo.
«Ci lavoreremo»
dice, sicuro.
II
Tornano la sera
dopo, per farlo un'ultima volta nella vasca e collassare bagnati sul
letto.
La mattina dopo Loki distrae Thor
abbastanza a lungo da arrivare tardi a colazione. Quando scendono, la
sala è gremita e le sbronze della festa celebrativa
smaltite. Solo
davanti a quella folla sempre più silenziosa Thor si rende
conto,
fisicamente, del fatto che oltre a un sorrisetto Loki indossa il
solito kjálta con mantello e
nient'altro. La maniera in cui è
conciato è in bella mostra, soprattutto agli occhi degli
Jötnar.
E Thor è la persona che gli sta
accanto.
Inutile dirlo, fanno sensazione.
Quando si siedono Loki incontra lo
sguardo malizioso di sua madre, ride e inizia a scambiare battute
ironiche con Sif, che sembra perplessa e un po'
esasperata. Poi
il significato della pittura lascia le bocche esterrefatte dei
hrimthurs, incontra le orecchie degli Aesir e varca
i limiti
del palazzo a furor di pettegolezzo. A quel punto, nel suo stile
migliore, Loki parte in missione.
«Dove vai?»
Sorride, innocente. «Faccio un giretto
diplomatico per la città. E' davvero troppo che lo
rimando.»
Thor apre bocca per sconsigliarglielo –
dopo la bravata del matrimonio a sorpresa il minimo sarebbe un
annuncio ufficiale – poi ci ripensa. Frigga appare felice e
tranquilla, lui non vuole litigare con Loki. Bene, allora. E' grato
di non dover accompagnare quel circo.
Almeno finché non scorge nel corridoio
del suo studio il Concilio, attruppato a fissarlo con colorito
apoplettico.
Gli formicolano i palmi.
Ripensandoci, non sarebbe stata una
cattiva idea accompagnare Loki. A quanto pare il suo consorte si
premura di rivelare chi ha i palmi dorati dalla sua pittura a ogni
capannello di conoscenze, impiccioni, postulanti e servitori. Non in
altrettante parole ma, oh, Loki è un maestro
dell'insinuazione, e
nessuna musica cade meglio nelle orecchie dei curiosi. Ora non
c'è
anima viva che non guardi le mani di Thor.
Dopo un po' smette di essere fastidioso
e diventa divertente. Gli altri indossano un anello, lui ha di
meglio.
Anche se una seconda cerimonia
asgardiana appare sempre più obbligata.
«Doppia luna di miele, allora» dice
ai suoi noiosissimi consiglieri, buttando sulle loro schiene lavoro
extra con un sorriso.
Si occuperanno dei mali necessari,
ovvero le scartoffie, mentre sua madre si divertirà a
organizzare il
matrimonio del millennio. Le sembra già di vederla. Immagina
aspettasse questo momento da... meglio non immaginarlo. In fondo
glielo devono. E, se deve essere sincero, inevitabili rituali a
parte, gli piace l'idea di celebrare pubblicamente la sua unione.
Non tutti sono
contenti, naturalmente. Alcuni l'accettano con indifferenza, troppo
presi dalle proprie vite, altri la disapprovano. Per la prima volta
dall'incoronazione di Loki e dall'aperta alleanza fra
Jötunheim ed
Asgard, si assiste a una recrudescenza di commenti sgradevoli,
insulti e segni irrispettosi sia nei confronti degli Jötnar
sia
degli Aesir.
Thor li tiene sotto controllo ma non
punisce nessuno. Ognuno ha diritto alle proprie opinioni,
finché non
si fa male nessuno. E sa già che, quando lui e Loki si
presenteranno
ai popoli stringendo fra le braccia il loro bambino, la vista di una
nuova vita felice farà miracoli politici. Sarà un
buon padre – ma
non è uno sprovveduto.
Loki resta allerta come lui, aiutato
dalle sue spie, e nel frattempo si gode la luna di miele. Condurre
l'intrigo e stuzzicare Thor sono sempre stati i suoi piaceri
più
grandi.
Gli mostra il ventre
nudo, sempre il ventre nudo. Non un dito sotto la culla del bacino,
spesso non un dito sopra l'ultima costola; come se Thor non
conoscesse il resto.
Eppure funziona. Non
si tratta di familiarità col corpo, ma di esaltazione di un
simbolo:
il ventre è promessa di vita e di sesso. La seduzione del
futuro.
Quello di Loki poi è tonico e ampio, e Thor lo ama in
particolar
modo, soprattutto quando può stringerne i fianchi e ammirare
il
contrasto tra la vita stretta e il busto da guerriero.
È una seduzione cui cede volentieri.
III
Aspettare un figlio è come immaginava
e anche l'esatto contrario. Loki non soffre di nausee,
perché la
fisiologia degli Jötnar ne è immune,
però il suo appetito è
comunque un disastro: alcuni giorni vuole solo alghe e carne cruda,
altri solo arrosti e dolci, altri ancora nessuno dei due oppure
entrambi, mescolati in modi che il suo cervello trova disgustosi ma
che fanno cantare le sue papille gustative. Ha sbalzi umorali che
ricordano un po' troppo quelli dei tempi di Manhattan e dell'Etere. E
nel caldo di Asgard le sue gambe tendono a gonfiarsi, mentre a
Jötunheim sente più freddo, cosa che lo preoccupa
non poco, visto
che suo figlio è per metà Aesir. Comincia a non
sapere più dove
stare e cosa fare.
Ma non tutti i cambiamenti sono
discutibili. Anzi. Alcuni compensano ampiamente le seccature. Ad
esempio – soprattutto – non ha mai fatto sesso
più soddisfacente
di quello che sta facendo ora.
È più sensibile, sempre un po'
gonfio, sempre bagnato. In qualsiasi momento Thor gli metta la mano
fra le gambe le sue dita scivolano ed entrano con facilità,
per
tornare indietro grondanti, accompagnate da un gemito. I sorrisi
ferali di Thor si sprecano (e anche le scopate frenetiche negli
angoli bui). E poi Thor è estremamente sollecito anche in
cure,
dolcezza e massaggi.
Loki prende tutto e chiede anche di
più. È consumato dalla voglia del suo consorte,
bello, virile e oh
così accomodante. Se deve partorire con dolore alla fine di
quest'anno, che almeno sia un anno di fuochi artificiali.
E se non li riceve... collaboratori
levatrici mariti mogli e chiunque sia nel suo raggio d'azione
impareranno cosa significa sentirsi doloranti e infastiditi in dolce
attesa. Niente cura la sofferenza più del diffonderla in
giro.
IV
Loki è a Jötunheim quando suo figlio
si muove per la prima volta.
Thor è con lui. È notte fonda, senza
lune, e stanno dormendo nella camera reale – o cercando di
dormire.
Thor ha freddo, quindi si è sepolto sotto una montagna di
pellicce;
e per stringere Loki fra le braccia come è sua abitudine, ha
sepolto
anche lui. Il suo corpo è un muro di fuoco che preme contro
spalle,
schiena, cosce, ginocchia, senza contare il braccio pesante con cui
gli cinge la vita. La mano attaccata a quel braccio è aperta
sull'addome di Loki, a irradiare altro calore.
Per Loki, già stranamente irrequieto,
l'afa e l'impossibilità di muoversi rendono la situazione
insopportabile. Non appena Thor gli è strisciato addosso ha
smesso
di sonnecchiare e iniziato ad agitarsi. La parte irrazionale di lui
non vuole allontanarlo: il contatto in quel nido lo fa sentire
protetto. Ma presto arriva al punto di chiedersi perché Thor
non
capisca l'antifona e non si levi dalle scatole.
Sta per assestargli una gomitata, anche
a costo di litigare, quando una sensazione lo blocca. Un movimento
leggero sotto la mano di Thor, nella sua pancia.
Si irrigidisce, trattenendo il fiato.
Anche Thor l'ha sentito. Deve, non può
non essere sveglio dopo tutto il suo dimenarsi. Loki non può
esserselo immaginato.
E infatti sta continuando e, oh, le
dita di Thor si muovono, premono leggermente. Un respiro pieno
di meraviglia.
Piano, Loki muove il braccio e posa la
mano accanto alla sua. Il loro bambino è vivo, pieno di
energia. Si
muove come una farfalla dentro di lui.
Le dita di Thor scivolano tra le sue.
Loki pensa a tutte le esperienze che hanno vissuto e sa di non averne
mai condivisa una più intima. Si accorge di piangere.
«Loki?»
Scuote la testa, strizzando gli occhi.
Thor si solleva un poco per baciargli la tempia e tenerlo
più
vicino.
«Stai bene?»
Risponde con un assenso.
«È» la sua voce si spezza,
«è la
prima volta?»
Un altro assenso. Norne.
«Parlami...»
«Ho paura» sussurra.
Thor sposta la mano che teneva sulla
sua pancia e gliela posa su una guancia. Loki nasconde il viso contro
il suo palmo.
«Anch'io» confessa. «Nessuno è
mai
pronto... però saremo insieme. Andrà tutto
bene.»
Non puoi saperlo, vorrebbe
ribattere Loki, ma ha la gola chiusa. E Thor ha avuto ragione molte
altre volte.
«L'amore e la perseveranza saranno
nostre alleate» gli viene detto all'orecchio.
Sono parole di Frigga, saggia e
benevola come sempre. Avranno anche lei a guidarli.
Thor gli bacia la tempia, la fronte,
ovunque riesca ad arrivare. Gli passa le dita fra i capelli e gli
brillano gli occhi.
«Avremo un figlio» dice, pieno di
gioia e meraviglia.
Lentamente, le lacrime si asciugano.
Poi Loki sorride e non riesce più a smettere.
V
Neanche un mese dopo
Loki si tocca e corruga la fronte, inquieto. C'è qualcosa
che non
va. C'è qualcosa di strano.
Come sempre quando ha bisogno di
consiglio e consolazione, va da sua madre, che tesse intorno al suo
corpo magie perfezionate da lei ed Eir per le sale di guarigione.
Quando è tutto finito, Frigga gli dà una pacca
leggera sul dorso
della mano, stringendogli le dita con fare rassicurante.
«Tranquillo» dice, «tutto bene,
tutto regolare. Nessuna anomalia.»
«Oh.»
«...Considerati i genitori.»
Loki la guarda storto. «Grazie,
madre.»
«Prego» ride lei. «Ah. E sono
gemelli.»
Loki, che stava per ribattere con una
certa dose di sarcasmo, la fissa con uno scatto della testa. Poi
spalanca gli occhi, e la bocca. Gemelli?
Gemelli?
Sua madre interpreta il suo silenzio e
annuisce.
«Solo due, spero» gracchia Loki.
Non ammetterà mai di aver emesso quel
suono, mai.
A lei scappa il sorriso che cercava di
trattenere. «Sì, tesoro. Direi che per stavolta
possono bastare.»
«Per stavolta?» fa Loki,
indignato. «Per sempre! Se tu e Thor sperate di vederne altri
siete
pazzi–mi ha messo le mani addosso una
volta nel periodo
sbagliato e guarda... guarda–» s'interrompe,
boccheggiando per
l'enormità della rivelazione, occhi fissi nel vuoto. Di
colpo si
sgonfia. «Non posso crederci. Mi ha riempito di due
gemelli» geme.
«Due. Due.»
Quel mantra gli bolle e ribolle in
testa finché Frigga non si schiarisce gentilmente la gola. A
quel
punto, Loki è abbastanza furioso da aver superato lo shock.
«È proprio da lui divertirsi e
lasciarmi le gatte da pelare. Ma la vedrà. Oh, se la
vedrà.»
VI
«Come li
chiameremo?» chiede. «Hai già pensato a
qualcosa?»
Thor respira profondamente, terminando
in un mugolio. «Ho provato. Non ho la più pallida
idea. E ho paura
di chiedere a Volstagg.»
Loki si gira su un fianco per vederlo
meglio, guancia appoggiata nell'incavo del braccio destro.
«Non sai quali sono le tradizioni dei
reali di Asgard?» fa, un po' canzonatorio.
«E tu?»
Deve sorridere. Beccato. «No... ma in
fondo non sono io il campione della Casa di Odino.»
Thor gli fa una smorfia, petto nudo e
muscoloso che si alza e abbassa col respiro alla luce della lanterna.
La peluria bionda definisce colline e avvallamenti.
«Campione o no, lo studioso sei sempre
stato tu, principe cadetto.» Ingentilisce
il riferimento con
una carezza al ventre di Loki.
Lui alza una spalla. «Nomi dei nonni?»
«Vorresti davvero chiamarli–»
«I nostri nonni.»
«Ugh, Bor e Fyörginn? O Bestla e...
come si chiamava la mamma della mamma? Sono nomi usciti dalle saghe,
comunque, i tempi sono cambiati.»
Loki corruga la fronte, si tira un po'
su. «Non penserai di chiamarli John o Jack o, o
Tony–»
rabbrividisce.
Thor scoppia a ridere. «Credevo che
queste cose si decidessero in due!»
«...Hm. Finché ne sei consapevole.»
Thor lo guarda con occhi azzurri e
onesti. «Non vuoi dare loro nomi Jötun? O anche
nomi Jötun?
In fondo non saranno solo principi di Asgard.»
Loki sembra poco entusiasta all'idea.
«La seconda potrebbe essere una buona idea.»
S'interrompe, distratto, e i cinque
minuti successivi li trascorrono rilassati sul materasso, ad
ascoltare i loro bambini che scalciano. Quando i movimenti sono
cessati Loki gira la testa sul cuscino e guarda Thor.
«Perché non Moði
e Magni?»
Thor inarca le sopracciglia, scuote la
testa sorridendo. Sempre con Loki tutto è una prova.
«Questi sono i primi figli che mi
dai... e saranno unici in tutto.»
«Ah.» Piacere, divertimento. La bocca
di Loki si curva. «Sembra che tu abbia imparato qualcosa in
questi
secoli.» Rotola su se stesso e gli si preme contro il fianco.
«E io
neppure me ne ero accorto...»
«Bugiardo.»
Al compimento dei sette mesi piantano
due germogli di frassini nei giardini di Frigga, perché
crescano nei
secoli insieme a Yggdrasil e ai loro figli.
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