Era tutto pronto.
Stava per passare alla storia.
Il primo uomo sullo
spazio.
Yuri si sistemò nella posizione più comoda per
lui nella Vostok.
Tutto avrebbe potuto immaginare, meno che proprio lui, quel figlio di
contadini di Klusino, sarebbe rimasto negli annali
dell’Unione Sovietica.
Aveva incominciato ad interessarsi ai velivoli verso la fine del liceo,
ma aveva dovuto aspettare il 1955 per realizzare il suo sogno. Si
iscrisse ad un aeroclub, e fece il suo primo volo con uno Yak-18. E fu
proprio da lì, che partì la sua avventura
aeronautica. Proprio quando, nel 1957, i russi stavano mettendo le basi
per riuscire a mandare l’uomo nello spazio. Nel frattempo,
all’accademia aeronautica sovietica, il giovane Yuri si stava
distinguendo per la sua bravura, garantendosi la fiducia e la stima dei
suoi superiori. Da lì, venne mandato a fare i provini per
diventare il primo uomo sullo spazio. Riuscì a superarli e
vincere il concorso.
Ed ora eccolo lì, con la tuta bianca, milioni di fili
attaccati, il casco con la scritta CCCP, dentro quella navicella di 4.7
tonnellate.
– Ci siamo, Kedr. E’ giunto il tuo
momento! - .
La torre di controllo stava annunciando l’imminente decollo.
Yuri si emozionò nel sentire il soprannome che si era
affibbiato, ovvero Cedro.
– 15. 14. 13. 12. 11. 10. 9. 8. 7. 6. 5. 4. 3. 2. 1. 0. - .
Appena il conto alla rovescia cessò, i razzi si accesero.
– Pojechali!
– urlò Yuri dall’emozione. (trad.
Andiamo!)
La Vostok prese velocità, e dopo qualche minuto di continui
tremori, causati dal contatto della navicella con
l’atmosfera, il cosmonauta si trovò nel grande
blu.
- Tutto a posto, Kedr? - domandò la base spaziale.
Yuri si toccò addosso e constatò che era ancora
vivo.
- Affermativo. Vivo e vegeto. - confermò Yuri.
- Guarda fuori dall'oblò. Com'è la Terra, vista
dallo spazio? - .
Yuri guardò fuori. Per qualche secondo il respiro del
cosmonauta si bloccò.
–
Kedr, cosa vedi? Ti piace? – chiese Mosca.
Nessuno aveva
mai visto la Terra dallo spazio, prima d’ora. Vide il blu dei
mari dominare sulle terre emerse. Vide la Grande Madre Russia
estendersi per tutta l’Asia. E vide Paesi, continenti, che
aveva studiato solo nei libri di geografia.
–
Mosca, ai miei occhi viene proposto uno spettacolo meraviglioso!
– annunciò Yuri entusiasta. – La Terra
è blu. La Terra è blu, Mosca. Che meraviglia.
E’ incredibile. - .
Il russo
continuò a guardare stupefatto quel globo, casa di 6
miliardi di esseri umani, come un bambino osserva estasiato qualcosa
che non aveva mai visto prima. Non esistevano, e non esitono tuttora,
parole per descrivere la
gioia e lo stupore di quell’uomo. Per interminabili minuti,
se ne
stette in silenzio a guardare fuori dal finestrino della Vostok.
Silenzio interrotto solo dalle conferme di vita richieste da Mosca.
Dopo una quarantina di minuti, riuscì a vedere il continente
americano.
–
Quanto sono vicini a noi! – esclamò tra
sé e sé Yuri. – Chissà come
la prenderanno i cosmonauti a stelle e strisce. - .
Infatti, era
in corso la Guerra fredda. Il mondo era diviso tra
l’Occidente americano e l’Oriente sovietico.
Cercò
di accantonare i problemi politici del mondo e continuò a
guardare con quei occhi pieni di meraviglia la Terra.
Una volta
giunto, mezz’ora dopo, di nuovo sopra il suolo russo, Mosca
annunciò: - Goditi gli ultimi istanti sullo spazio, Kedr. Si
ritorna a casa! - .
Yuri si
guardò intorno, rise fra sé e sé e
disse: - Mosca, manda un telegramma al Papa: non vedo
nessun Dio quassù. - .
Mosca rise,
insieme al cosmonauta. Passati quegli ultimi dieci minuti a godersi le
ultime immagini della Terra, i retrorazzi della Vostok si accesero, e
qualche minuto dopo atterrò a sud di Engels. Uscì
dalla navicella, alzò le mani al cielo e sorrise.
Era lui il
primo uomo nello spazio. Yuri Gagarin.
Si
alzò, ed andò incontro a dei contadini che lo
stavano raggiungendo. Presto sarebbe arrivato il momento di festeggiare
la conquista spaziale.
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La storia
è arrivata 13ma al contest "Storie
già raccontate...per essere riascoltate!" di _wilia.
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