Ringrazio anche solo chi legge.
Norman
deglutì guardando le pareti bianche dell'edificio davanti a
lui, i
muri ellittici e gli angoli spigolosi. Inspirò ed
espirò osservando
il proprio riflesso nelle pareti a vetri. Si premette gli occhiali da
sole contro il viso e raggiunse la porta, bussando.
Il
rumore delle onde che colpivano la scogliera a picco e della risacca
risuonava tutt'intorno.
Norman
si passò le mani tra i capelli mori, le ciocche della
parrucca gli
arrivavano fino alle spalle.
Suonò
il campanello e fece sbattere la punta delle scarpe a vicenda.
Uno
scanner lo vagliò dalla testa ai piedi due volte, le porte
scattarono automaticamente e tre armature all'ingresso si fecero
avanti.
“Non
compriamo niente da agenti governativi” disse quella
centrale.
“L'orario
di consulenza per gli Avengers è dalle nove alle sedici a
giovedì
alterni” spiegò quella sulla sinistra.
“E qui si sta cercando di
lavorare” concluse quella a destra.
Norman
si guardò la mano, osservò il simbolo impresso
nel palmo e strinse
i denti.
"Devo
parlare con il signor Stark, le nostre compagnie sono socie da
generazioni. Sarebbe un peccato sciogliere dei trattati commerciali
così utili" sussurrò con voce rauca.
Le
tre armature si allontanarono dall'entrata. Ci fu il suono di passi e
Tony, a petto nudo e strofinando le mani su una pezza, salì
gli
ultimi scalini. Guardò l'uomo, aggrottò la fronte
e gettò la pezza
sporca sul tavolo.
“Norman?”
chiese. Gli indicò il divano, muovendosi a piedi nudi per la
stanza.
“Non
sai che per parlare di affari si prendono appuntamenti in
ufficio?”.
Osborn
annuì e raggiunse il divano, si sedette, piegò la
schiena in avanti
chinando il capo e mise le mani sulle ginocchia.
"Dovevo
vederti" sussurrò con voce rauca.
Tony
allargò le braccia.
“Già.
È a quello che servono gli appuntamenti” fece
notare. Si sedette
sul tavolino a forma di otto, incrociò le braccia al petto
sudato e
abbassò il capo.
“Ma
ormai sei qui. Cosa posso fare per un ex super-cattivo al servizio
del governo, nonché socio della mia industria dalla quale
copia
tutte le sue idee?”.
Norman
si portò una mano alla parrucca e se la tolse, facendola
cadere
sulle sue ginocchia.
"Saluto
un amico di università" mormorò. Si mise una mano
in tasca e
gli lanciò un sacchettino di raso azzurro con dentro dei
confetti.
Lo guardò prenderlo al volo e si leccò le labbra,
sentendo sapore
di veleno.
"Sono
diventato padre" biascicò.
Corrugò
la fronte e strinse gli occhi.
"Sono
in ritardo di qualche anno per invitarti al battesimo" disse
ironico.
Tony
sciolse il sacchetto e mise in bocca un confetto, si leccò
le
labbra.
“Sono
al caffè!” esclamò. Ne
mangiò un altro, poggiò il sacchetto sul
tavolo.
“Ok.
Non ricordo di aver fatto il college con te, ma se mi porti dei
confetti al caffè sei ufficialmente il benvenuto”
sancì. Si chinò
su di lui, gli toccò la mano e arricciò il
labbro.
“E
comunque, hai bisogno di cure mediche urgenti. Mutazione genetica,
no? Stadio avanzato. Bisogna intervenire a livello
biomolecolare”.
Socchiuse gli occhi, si alzò.
“In
laboratorio. Ai battesimi si fanno i regali, vediamo che posso
fare”.
Norman
si alzò in piedi e sentì una fitta al cuore, gli
occhi gli
divennero liquidi.
"Non
sono venuto per farmi curare" bisbigliò. Avanzò
di un paio di
passi, rivoli di sudore gli colavano lungo il viso.
"Però
se non ti ricordi quegli anni insieme, vuol dire che non eravamo
così
amici. Anche se più volte all'epoca mi hai coperto quando
massacravo
di pugni Hammer".
Tony
sbuffò, roteò gli occhi e gli afferrò
il polso.
“Non
ho una buona memoria. Non per gli esseri viventi, comunque”.
Fischiò, le tre armature si avvicinarono e spinsero Norman
fino al
laboratorio. Lo fecero stendere su un lettino, Tony si sedette su una
sedia con le ruote.
“Hai
bisogno di cure, puoi dirmi cosa volevi anche mentre lavoro”
disse,
duro. Attivò degli schermi olografici, li osservò
ed iniziò a
digitare velocemente.
“Sì,
so di avere problemi di memoria. Me lo dicono tutti. Il punto
è che
se il tuo cervello cancella più o meno quindici anni della
tua vita,
forse avrà i suoi motivi”.
Norman
si abbandonò sul lettino, ansimando e strinse gli occhi.
"Tra
qualche anno sarò morto comunque, ho una malattia genetica.
E non
voglio essere un mostro per gli ultimi anni della mia vita"
mormorò.
Si
voltò verso Tony e si slanciò i pantaloni.
"Volevo
solo sapere se ti andava di fare un ... un ultimo giro con me"
spiegò. Si tolse gli occhiali da sole e li lasciò
cadere a terra,
facendo vedere i suoi occhi arrossati.
Tony
sgranò gli occhi, gli schermi si spensero automaticamente e
si alzò.
Aggrottò la fronte, carezzò il volto dell'uomo e
ne sfiorò le
labbra.
Il
giovane gli strinse le spalle, i capelli rossi aderivano al volto
sudato, gli occhi arrossati erano socchiusi. “Un ultimo
giro”
supplicò, a tono basso. Tony ridacchiò, gli
carezzò le natiche.
“Perché l'ultimo?” domandò.
Il giovane gli sorrise, le iridi
erano liquide. “Nessun futuro, giusto?”
mormorò.
Tony
deglutì, scese a carezzare il petto dell'uomo, ne
sentì il battito
accelerato sotto il palmo. “Nessun futuro, giusto?”
mormorò.
Sentì la gola secca, si morse il labbro.
“Non
ci credo”.
"Avverto
il peso della morte da quando sono nato. Nella mia famiglia non
c'è
e mai ci sarà un futuro davvero. E questo ha avvelenato la
mente di
mio figlio" spiegò Norman con voce bassa e roca. Mise la
mano
su quella di Tony e chiuse gli occhi, avvertendola calda sotto le
dita sudate.
Tony
gli strinse la mano con forza.
“E
tu in vista della morte sei venuto a cercare me per un ultimo
giro?”
chiese. Sfregò i denti tra loro, chiuse gli occhi con forza
fino a
sentire la testa dolere ed espirò riaprendoli.
“Perché?
Posso trovare una soluzione, e tu sai che posso, mi conosci.
Perché
chiedermi solo di venire a letto con te, soprattutto dopo che ti ho
detto di non ricordare chi sei?” domandò.
"Ti
conosco e so che non vai contro natura. Il mio cuore sta diventando
sempre più grosso, è destinato a uccidermi"
rispose Norman. Si
mise seduto sul lettino e si sporse, sfiorando le labbra dello Stark
con le proprie.
Tony
gli morse il labbro inferiore, sfilò la mano da quella di
Norman.
“Potrei trovare qualcos'altro. Non prendermi in giro, tu non
vuoi
nemmeno provare a chiedermelo”. Lo spinse steso, salendogli a
cavalcioni.
“Non
ti importa se non mi ricordo?” domandò. Si morse
il labbro,
carezzando le spalle dell'altro.
<
Anche se in realtà appena hai detto quella frase, mi sei
venuto in
mente subito. Altro che memoria selettiva > si disse.
Norman
sporse in avanti il bacino, gli afferrò le mani e se le mise
sui
fianchi.
"Il
contrario, spero di essere dimenticato il primo possibile. Lo
sappiamo tutti e due quale necrologio avrò, qualcosa di
pericolosamente simile a una delle tue presentazioni ai premi".
Tony
fremette, espirò carezzandogli i fianchi.
“Questo
ti renderà decisamente felice” disse, ironico. Si
chinò,
baciandolo sulle labbra.
<
Posso pensare ad una soluzione mentre lo accontento, così mi
permetterà di lavorare senza rimpianti > decise.
"Sì,
mi renderebbe felice morire come l'unico normale del gruppo. Norman
il normale fino all'ultimo" rispose seducente Osborn. Gli
accarezzò il viso con le mani, passandogli i pollici
circolarmente
intorno al pizzetto.
Tony
gli passò le mani sui fianchi, scese lungo le gambe
massaggiando la
pelle accaldata.
“Ti
renderà felice avere come elogio funebre qualcosa che sembra
copiato
da me” lo corresse. Gli prese in bocca le dita, le
leccò
socchiudendo gli occhi seducente.
<
Deve essere una malformazione degli organi interni, se davvero si
stanno allargando a dismisura vuol dire che fisicamente dovrebbe
tendere ad una forma più grossa di questa >
pensò. Si strusciò
su di lui, passandogli le mani sui boxer.
<
Se fosse una malattia non avrebbe il marchio sulla mano, è
più
probabilmente una mutazione o una maledizione. Posso occuparmi di
entrambe le cose >.
Norman
gorgogliò ed iniziò a slacciarsi i bottoni della
camicia che
indossava.
Tony
gli sfilò la camicia, gli baciò il petto
strofinandosi su di lui.
Mugolò, gli leccò i capezzoli e
sospirò.
“Di
solito mi faccio pregare più a lungo, se si tratta di
uomini”
sussurrò, seducente. Gli abbassò i boxer, si
leccò le labbra.
<
Proviene da qualcosa di interno, sul corpo non ci sono segni a parte
il marchio. Dovrò partire da quello per analizzare la
struttura e
poi modificarla in modo da adattare l'organismo alla mutazione >
pensò.
Norman
accarezzò il petto di Tony, passandogli le dita tra gli
addominali,
lasciandogli una scia umida di sudore.
Tony
sfiorò il proprio orologio attivando la scansione
olografica, gli
succhiò un capezzolo sfregandosi su di lui.
“Scansione
olografica completata. Rilevate modifiche a livello submolecolare.
Consigliato abbattimento del soggetto” disse JARVIS,
all'auricolare. Tony risalì, morse il labbro di Norman.
“Quindi
hai una modifica a livello submolecolare. La tua non è una
malattia,
è una mutazione incontrollata. Posso stabilizzarla, a
prescindere da
cosa diventerai” mormorò. Sfilò i boxer
di Norman, si slacciò i
pantaloni e si leccò le labbra.
"Non
voglio diventare niente. Sono già stato solo abbastanza"
mormorò Norman. Abbassò i pantaloni a Tony e gli
infilò le mani
nei boxer, accarezzandogli il membro.
Tony
gemette, lo baciò e gli diede un morsetto sulla lingua.
“Se resti
in vita, sarò io a darti un futuro” promise, roco.
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