Appoggio
la fronte contro il vetro freddo della corriera. Alzo lo sguardo per
dare un'occhiata al mio viso ma il mio riflesso si confonde con le
sporche goccioline condensatesi sul vetro. Anche se non posso vedere
il mio volto scommetto che è stravolto e il mio sguardo urla
“che
palle!”. Quanto tempo della mia vita spreco su questo
catorcio a
quattro ruote? Ci impiega quaranta minuti per trascinarmi a scuola e
altrettanti minuti per riportarmi a casa. Tutto questo
perché vivo
in un cesso di paese di nome “Fiorino”. Per quanto
riguarda
l'istruzione fiorino offre solamente una scuola materna e una
elementare, tra l'altro diroccata. Dicono che presto
chiuderà per
essere ristrutturata.
Ogni santa mattina mi tocca alzarmi alle
sei, correre alla fermata entro le 6.45 trascinare le mie chiappe
stanche sopra questo coso e godermi quaranta minuti magici.
La mia
testa è ancora sotto le coperte che riposa beatamente, il
mio
corpicino sente la mancanza delle soffice lenzuola di flanella che
mamma ha comprato un mese fa
“Vedi
sono costate poco però non hanno niente da invidiare a
quelle che
vende quella ladra della Patti”.
Disse
mamma tutta fiera mentre le sistemava sul materasso.
Patti è la
proprietaria di un negozietto situato nel paese dove si possono
acquistare tende, tovaglie, trapunte e altre stronzate varie. La
mamma ce l'ha a morte con lei perchè, sostiene che vende la
stessa
merce del mercato a prezzi esorbitanti.
Il mio corpo infreddolito
sogna quelle lenzuola che
“costate-poco-però-non-hanno-niente-da
-invidiare-a-quelle-che-vende-quella-ladra-della-Patti” . Mi
sento
sempre una merda quando mi alzo eppure sembra uno stato d'animo non
condiviso. Vedo le mie compaesane che chiacchierano allegramente,
seppure con la voce leggermente impastata dal sonno ma purtroppo sono
abbastanza forti da poterle udire.
<<
Hai presente Francesco? Mi piace >>
<< Davvero? E'
cicciotello, come può piacerti? >>
Non
mi interessano i drammi amorosi , quelli me li racconta mia sorella
fino allo sfinimento. Aguzzo l'orecchio alla mia sinistra, magari le
ragazze sedute ai seggiolini accanto hanno qualcosa di più
interessante …
<<
Ti piace lo smalto? >>
<< Bello!!! E' color corallo?
>>
<< No è color … >>
Ci rinuncio. Meglio
affondare la testa nella giacca e non sentire niente. Le chiacchiere
di prima mattina mi danno la nausea, a dire il vero tutto di prima
mattina mi stomaca, persino la colazione. Mamma ogni volta s'impegna
a prepararmi una bella colazione, per esempio stamattina si
è alzata
all'alba per cucinare una torta di mele.
“ Mamma
perchè non rimani a letto? Non è necessario che
ti alzi per
prepararmi la colazione”
“ Lo
faccio con piacere. E poi se non te la preparo tu non mangi. “
Ogni
volta mi siedo al tavolo e per farla contenta mi metto in bocca
qualche boccone. Lei mi sorride soddisfatta e nel momento in cui
mostra la schiena per lavare qualche utensile nel lavandino, sputo il
cibo nel tovagliolo di carta che nascondo dentro la tasca dei
pantaloni . Mia sorella seppure accanto a me, non se ne accorge,
affonda la testa nella scodella di latte e non guarda in faccia
nessuno. Credo che anche lei al mattino si senta una merda.
Quando
posso alzarmi, mi dirigo in bagno dove butto nel cesso il
fazzolettino, lo sciacquone elimina la prova del reato. Odio la
colazione.
Sono
arrivata. Che gioia ora mi tocca aspettare che la campanella suoni.
Fa un freddo cane, è una terribile mattina di febbraio. Le
mie
guance bianche saranno diventate rossicce. Gli alunni che passano
probabilmente pensano che sono sul procinto di piangere, Il freddo
è
talmente pungente che gli occhi sono umidi ma i passanti si sbagliano
di grosso, io non piango mai. Piangere è da deboli e io non
lo
sono.
Accidenti! Un pizzicore mi sale lungo le cavità del naso.
Se starnutisco è la fine, non potrò trattenere i
goccioloni
intrappolati nelle palpebre. Questa è una di quelle rare
mattine in
cui vorrei essere in classe, ci sarà comunque freddo e
sarò
costretta ad indossare il piumino, perchè la scuola non
può
permettersi di sostenere una spesa così grande come il
riscaldamento. Non può nemmeno permettersi il rifornimento
di carta
igienica e di sapone nei bagni. Onestamente non so cosa può
permettersi l'istituto. No giusto, lo so! Ieri nel porta gessi della
lavagna, era presente un cancellino nuovo di zecca che la
professoressa Leone elogiò. Sembrava molto felice, noi ai
banchi un
po meno, preferivamo un grande rotolo di carta igienica.
Tiro su
col naso. Sono scampata al terrore dello starnuto in compenso ora
devo lottare contro il disgustoso moccolo che vuole scendere
giù dal
naso. Uffa! Ogni volta che necessito di un fazzoletto non lo trovo
mai nello zaino, colpa mia che faccio lo zaino sempre al mattino in
fretta e furia, dimentico sempre qualcosa. No non è colpa
mia se mi
trovo in questa situazione. È colpa di Maria e del suo
fidanzato.
In
una bella mattina primaverile Maria e il fidanzato deciseo che fare
sesso in macchina o nella cameretta da letto non era abbastanza
eccitante, così s'intrattenerono in un coito, su un banco
della
classe B. Anche Cecilia, una bidella della scuola, quella splendida
mattina di primavera si alzò con una bella idea: dare una
lavata al
pavimento della classe B prima dell'inizio delle lezioni. Fu
così
che Cecilia, con il mocho tra le mani sorprese i due. Quello che
successe è scontato, ovviamente la bidella
avvertì immediatamente
la preside che espulse i fidanzatini per due settimane.
Per
intere mattinate le discussioni degli studenti erano incentrati su
questo argomento. Si sa tutti gli episodi sconcertanti vengono poi
ingigantiti dalla fantasie dei chiacchieroni.
<<
Sai Clara? Quella pettegola del quinto anno mi ha detto che Cecilia,
prima di avvisare la preside si è divertita insieme ai due
... >>
Mi
disse Diana durante l'intervallo tutta divertita. Una balla
clamorosa, se si fosse unita in un menage a trois, perché
diamine
avrebbe dovuto avvisare la preside? Maria avrebbe potuta ricattarla
“
se lo dici a qualcuno noi facciamo la spia, ti rovinino la
vita e
diciamo a tutti quanto sei pervertita”. E poi
Cecilia non è un
grande bellezza, dubito che Maria, una delle più carine
della
scuola, desiderasse avere una esperienza sessuale con una vecchia
rugosa come lei. Diana sembrava esserne convinta quindi, non volendo
fare la guastafeste mi limitai a ridere assieme a lei.
Di tutta
questa vicenda la cosa che più mi sconcerta è la
“ bidella che va
a pulire una classe”.
Lo
scorso settembre, appena suonò la campanella seduta sulla
sedia del
mio banco, mi affrettai a bere la lattina di the che avevo acquistato
al bar. La professoressa Leone non tollerava che qualche suo alunno
bevesse durante le sue “importantissime lezioni”.
“ Noi
siamo a scuola, non al bar! Al massimo posso tollerare la
bottiglietta d'acqua sopra al banco”
Sentenziò con
quella sua vocetta stridula. Che senso ha questa regola non lo so!
Alla professoressa Leone cambia la vita se anziché la
bottiglietta
d'acqua, sul banco appoggio una lattina di the? Forse ha qualche
problema con le lattine? Magari se sul banco lascio una bottiglietta
di plastica di the non la disturba. Non rischiai, bastava un niente
per farla ruggire.
Per non beccarmi una sfuriata,
imprigionai tra le labbra la latta, reclinai la testa all'indietro
per ingurgitare il liquido in un unico sorso. Diana al mio fianco
rise prendendomi in giro, interruppe la delicata operazione. Non
riuscii a trattenere la risata e quello che successe fu inevitabile:
tossii furiosamente con il the piantato in mezzo alla gola, misi una
mano sulla bocca per evitare di sparpagliarlo per terra con il
classico risultato : mi sbrodolai tutta la t-shirt azzurra e persino
una parte dei jeans. Una scena disgustosa. Ovviamente dalle dita
scivolò la lattina e si formò una piccola
pozzanghera giallina sul
pavimento. Diana rideva come una scema, bella amica! Io stavo morendo
soffocata e questa rideva . Con il viso tutto paonazzo e le lacrime
al volto mi allungò un pacchetto di fazzoletti
“ Asciuga
per terra , poi puliranno le bidelle”
Alla bene meglio
asciugai il pavimento ma rimase una chiazza appiccicaticcia dal
colore trasparente.
I
giorni passarono e la macchia divenne color giallino, dopo un mese
gialla e ora è marrone. Credo stia raggiungendo lo stadio
della
decomposizione. Perché Cecilia non si alza una bella mattina
con
l'intenzione di pulire la nostra aula? E magari scrosta anche quella
benedetta macchia vecchia di cinque mesi.
Dopo il fattaccio la
preside decise, per evitare episodi analoghi, che le porte
dell'edificio si sarebbero aperte solo dopo il suono della campana,
alle ore 8.00 in punto.
Vorrei tanto andare dalla preside e dirle:
“ signora di mattina a malapena riesco a vestirmi, non mi
verrebbe
mai in mente d'intrattenermi in un passionale coito. Per favore mi
lasci entrare”
“ vattene, esci da qui o ti
espello” probabilmente risponderebbe
così vista la sua
fama di “donna acida”
Appena
entro in classe la mia vicina di banco mi saluta
<<
Buongiorno >> la voce di Diana è allegra. Lei
è sempre
allegra anche di prima mattina.
<< Ciao >> per quanto
mi sforzi la mia voce è bassa e roca. Proprio non riesco a
essere
frizzante e gioiosa. Butto l'occhio per terra, magari Cecilia
è
venuta a pulire il zozzo pavimento. E no! La macchia è
ancora lì!
Oggi sembra ancora più scura di ieri. Non mi resta che dare
il
buongiorno anche a te piccola pozzanghera, ormai sei la mia seconda
compagna di banco e credo che passeremo insieme questo anno
scolastico. Cecilia non arriverà mai quindi posso
affezionarmi oh!
La professoressa di francese è arrivata. Bene durante questa
ora
penserò a come chiamarti.
La
campanella suona, l'intervallo comincia. Tutte le mie compagne di
classe si alzano contente. Contente di cosa non lo so, tanto fra
dieci dieci minuti torneremo qua a marcire sul banco. Anche Diana
è
contenta ma per un motivo specifico: l'ora dell'intervallo per lei
equivale “all'ora in cui sbavo dietro a Dennis”, un
ragazzo
dell'ultimo anno per cui Diana si è presa una sbandata.
<<
Andiamo! >> mi afferra il braccio
<< Sì >>
meglio che mi muova altrimenti questa mi trascina di peso.
Ci
ritroviamo nel piccolo cortile della scuola, poggiate alla rete
mentre ci fumiamo una sigaretta. La parola
“cortile” non si
s'addice al posto in cui ci troviamo, sotto ai nostri piedi
c'è solo
cemento eroso dagli anni . Nemmeno un filo d'erba o un alberello
colora questo spiazzo grigio, solamente tanti piccoli mozziconi
arancioni di sigaretta decorano questo triste grigiore. L'unica
parola per definirlo è “triste” ma a
Diana non importa perché
tutti i colori sono racchiusi nel ragazzo che, a pochi metri da noi,
pomicia appassionatamente con la sua fidanzatina.
Non so come fa,
se a me piacesse un ragazzo non riuscirei mai a fissarlo ogni giorno
mentre pomicia con una. Inoltre Diana non si limita a pedinarlo
durante gli orari scolastici, attraverso Facebook s'informa dove
trascorre i week end e trova sempre un modo per raggiungerlo e
fissarlo mentre limona.
Un giorno gli esposi il dubbio ma lei con
tutta tranquillità rispose:
“prima
o poi si lasceranno”
Fino a quando non scaricherà la tipa ,
continuerà a perseguitarlo come un'agente segreto.
Dopo
lunghi spionaggi, Diana si è tinta i capelli di biondo, con
un
radicale taglio di caschetto diventando una piccola copia della
ragazza di Dennis
“ A Dennis piacciono così” ,
rispose lisciandosi con le mani il caschetto platinato
Hilary
mi aveva prestato i suoi appunti di francese. Hilary è una
deliziosa
ragazza che frequenta il mio stesso anno ma in una sezione diversa.
Ci eravamo conosciute in prima superiore durante l'intervallo, mentre
facevamo la fila per usufruire del bagno, ma questa è
un'altra
storia.
Prima che arrivi la professoressa Leone acchiappo il libro
dalla borsa, esco dalla stanza. mi getto nel corridoio e utilizzo la
forza dei gomiti per farmi strada nella calca di alunni che
disperati, cercano di arrivare nella propria classe.
Finalmente ci
sono! La chioma bionda di Hilary affonda su un massiccio libro. Senza
dire una parola piano piano, poso il quaderno accanto al librone, non
voglio distoglierla dal suo affannatissimo ripasso. Lei si accorge
della mia presenza, alza gli occhi e mi ringrazia con un sorriso.
Hilary ha un bellissimo sorriso forse è per questo che gli
uomini
cadono ai suoi piedi. Quando sorride è meravigliosa, anche
se per
pochi istanti riesce a trasmettermi una dolce serenità. Per
pochi
attimi mi sento talmente serena che mi pare che Buddha sia sceso in
terra a proclamare la dottrina della pace. Hilary non assomiglia
affatto a quel panzone di Buddha ma a un piccolo angelo accompagnato
dal dolce suono dell'arpa. Perché i suoi genitori non
l'hanno
chiamata Angelica? O Angela? Sarebbe stato un nome azzeccatissimo.
Timidamente ricambio il sorriso, so che il mio non potrà mai
trasmettere la stessa dolcezza.
Proprio nel momento in cui sto
varcando la porta.
<< Cosa hai fatto all'occhio? >> mi
volto verso la voce stridula e mi ritrovo davanti una biondina
platinata, truccata quanto una prostituta. La domanda che
più temo e
tormenta ogni maledetto giorno della mia vita. Oggi mi ero
dimenticata di avere una grandissimo nevo che si estende dalla fronte
sinistra, percorre la palpebra fino allo zigomo, ma per fortuna a
questo mondo c'è sempre qualcuno pronto a ricordarmelo. I
medici lo
chiamano *Nevo di Ota, io la chiamo “ macchia
scocciante”
La
sua voce è talmente allarmata che tutti gli occhi della
stanza sono
posanti su di me.
“Non sono cazzi tuoi!
Tua madre non ti ha insegnato l'educazione? Se vedi una sconosciuta
senza un braccio tu gli chiedi che diamine ha fatto? Anziché
preoccuparti per la mia faccia, sarebbe meglio se ti preoccupassi
della tua! Sei truccata come una puttana che fa sesso in macchina per
30 euro, mi vergognerei come una matta a girare conciata in quel
modo”.
Vorrei
tanto rispondergli così e magari mollargli anche un teatrale
ceffone. La tipa a quel punto si metterebbe a piangere, copiose
lacrime scenderanno lungo le gote segnando delle profonde strisce
nere (indossa troppo mascara). A quel punto la professoressa sarebbe
entrata in classe e sconcertata dal pianto della ragazza, mi avrebbe
cacciato dalla preside.
<<
Il trucco si è sbavato >> rispondo
semplicemente. Purtroppo
mia madre mi ha insegnato a comportarmi educatamente
Imbarazzata
dai quaranta occhi che mi fissano, esco dalla stanza a testa bassa.
Perché devo sentirmi in imbarazzo? E' lei che deve
vergognarsi per
aver umiliato così una persona che neanche conosce,
è lei la
cretina della situazione. Allora perché sono io quella che
scappa
dalla classe imbarazzata?
Per
fortuna arrivo pochi secondi prima della prof. Quando appoggia il
sederone sulla sedia, abbassa gli occhiali facendoli scendere fino
alla punta del naso. I suo occhi sono ridotti in due arcigne fessure,
ci scrutano con profondo odio.
Se ci odia così tanto, perché
accidenti ha deciso di fare l'insegnante? Ci sono così tanti
mestieri, come per esempio la professione del becchino. Sì
sì,ce la
vedo a sistemare i cadaveri dentro alle bare, i morti non parlano e
non possono decisamente disturbarla a differenza di noi.
Mentre la
professoressa Leone ci ordina di aprire il libro l'occhio cade sulla
chiazza che giace per terra. Non gli ho ancora dato un nome,
però mi
disgusta e la trovo fastidiosa. Forse la gente pensa questo di me.
Finalmente
sono fuori, anche oggi è andata!
Saluto frettolosamente Hilary e
Diana. Hilary sicuramente avrebbe tirato fuori quello che successe
poche ore fa, nella sua classe chiedendomi “stai
bene?”. Lo
avrebbe fatto in buona fede, si sarebbe comportata come un' amica
esemplare . Nella mia testolina si delineano i contorni del volto di
Hilary deformati dalla preoccupazione, gli occhi velati di
pietà.
Odio quello sguardo, sono cresciuta con quegli sguardi pietosi che
urlano “povera ragazza”. In genere sono gli adulti
a guardarmi
così, invece i coetanei, mi fissano schifati e nel contempo
curiosi.
Odio con tutta me stessa quegli sguardi.
Anziché
dirigermi come al solito, alla fermata del bus, la evito e imbocco la
strada principale che mi conduce a una piccola piazza circolare
costeggiata da negozi. Principalmente si trattano di negozi di
vestiario fatta eccezione per una libreria e un negozio di fumetti.
Quest'ultimo è la mia meta. Ho a disposizione solamente 15
minuti
per andare afferrare il manga, cacciare i soldi sul banco e fuggire
verso la fermata. Correndo ce la posso fare, ho calcolato che in
media per percorrerla a piedi a passo cauto, sono necessari trenta
minuti. Seppure lo zaino pesa sulla schiena ce la posso fare, anzi
devo farcela. Visto il minuzioso calcolo è evidente che non
è la
prima volta che mi reco alla bottega, anzi quello è il mio
posto
preferito in cui trascorrere del tempo.
Attendo quel volume da
mesi.
Ogni
giorno ,dopo la scuola mi recavo nel negozio chiedendo al commesso
che placido placido, si leggeva una rivista con la sigaretta pendente
all'angolo della bocca
“ E' arrivato Saiyuki volume
1? “
“No”
“Quando arriva?”
“Non
lo so”
Nei precedenti tre mesi abbiamo intrattenuto questa
conversazione , ogni giorno. Il proprietario non è molto
loquace
anzi, è evidente che gli scoccia parlare.
Dopo
due mesi appena apro la porta il commesso poggiò il giornale
sul
banco e per la prima volta mi guardò .
<< Domani arriva
>>
<< Davvero?! >>
<< Sì, ora vattene
>>
Continuo
a camminare a passo deciso mentre il vento mi sputa in faccia il
freddo e la cartella sbatte contro le scapole. Niente può
fermarmi,
anche se la schiena strilla di dolore e ho perso sensibilità
al
viso. Se mi ritrovo in questa situazione è tutta colpa di
Valeria.
Un
bel giorno mi balenò nella testa l'idea di rileggere un
vecchio
manga così mi arrampicai sulla mensola alla ricerca
dell'amatissimo
saiyuki volume 1. Disperata rovistai tra i libri, spalancai i
cassetti, l'armadio e dopo tanta ricerca giunsi a una conclusione :
qualcuno si era intrufolato in camera e lo aveva gettato. Incazzata
nera scesi i gradini che mi portarono al piano terra.
<<
Mamma, hai buttato via un mio manga? >>
<< No Sofia,
lo sai che non butto via niente senza il tuo consenso >>
<<
Allora dove diamine è? >>
<< Cosa ? >>
Senza
risponderle ripercorsi le scale per dirigermi nella camera di mia
sorella. Spalancai la porta lei urlò coprendosi il seno.
Valeria ha
un seno generoso, lunghi capelli biondi e un fisico slanciato che fa
impazzire i ragazzi.
<< Valeria hai buttato via un mio
manga? >>
<< Si bussa prima di entrare >>
<<
Valeria?! >>
<< Sì, ne ho preso uno a casaccio e l'ho
messo nel pattume >>
<< Perché? >>
Valeria
s'infilò una t-shirt che stava sul copriletto. Era molto
aderente e
due grandi capezzoli spuntarono sotto la maglietta. Valeria doveva
avere un grande freddo.
<< Mi avevi fatto incazzare! Non
avresti dovuto indossare la mia camicia di Calvin klain. L'hai
impuzzolentita di sudore e non l'ho potuta indossare alla festa di
Clara! >>
Due capezzoli ritti sotto la maglietta verde mi
fissavano, non riuscivo a distogliere gli occhi da loro. Mia sorella
ha due meloni belli grossi ma da chi diamine li aveva ereditati? Mia
madre ha un seno normale, porterà un seconda e il mio
è quasi
inesistente. Pensai un attimo alle nonne ma nessuna possedeva
mammelle così generose. Boh?!
<< Però io non l'ho buttata
nel pattume la camicia >>
<< Chissene frega!!!! E'
come se l'avessi fatto visto che puzzava non l'ho potuta indossare
>>
Mia sorella si stava riscaldando e presto avrebbe
cominciato ad urlare. Mia madre corse al piano di sopra sentendo il
tono minaccioso della voce di Valeria
<< Che succede
ragazze? >>
<< Niente, sono affari nostri >> mia
sorella risponde sempre male alla mamma, soprattutto quando ha una
dannata voglia di litigare. Per evitare che mia madre s' incazzasse
con Valeria, liquidai la faccenda << mamma non
è niente, è
tutto a posto >>
Se
avessi comunicato a mamma quello che la bella tettona aveva commesso,
sarebbe andata finire male.
“
Perché hai buttato via il manga ? Lo sai quanto Sofia ci
tiene”
“
Chissene frega mi aveva fatto incazzare “
“ Questo ti pare un
valido motivo per buttare via le cose di tua sorella?”
“
Vaffanculo!!! Nessuno mi capisce in questa casa, me ne vado!!!
“
Avrebbe indossato un paio di jeans e sarebbe uscita di casa
con la schiena ritta e i suoi capezzoli dritti dritti. Quando si
arrabbia mia sorella irrigidisce i muscoli, spesso li vedo guizzare
sotto i vestiti. Mia sorella ha sempre i muscoli rigidi.
Valeria
avrebbe sbattuto violentemente la porta di casa e mia madre si
sarebbe seduta sul letto di mia sorella
“ Perché è così
cattiva? “ avrebbe cominciato a piangere. Io sarei rimasta
lì in
piedi a fissarla. Odio terribilmente vedere piangere mia madre, non
so mai cosa fare per consolarla.
Quel
giorno ritenni giusto non fare la spia, però è
colpa di Valeria se
oggi devo correre come una forsennata.
Finalmente sono arrivata!
Il commesso è lì al bancone con la sigaretta in
bocca, la rivista
tra le dita e con la sua perenne espressione annoiata. Da quando in
qua è permesso fumare in un negozio? Se lui fuma posso
accendermi
anche io una paglia? Sarebbe una figata passare ore qui dentro,
rovistare fumetti e fumacciare. Scommetto che a quello non andrebbe
molto a genio e mi direbbe
“ Vattene fuori a fumare “
Che
ingiustizia. Come può fumarmi in faccia in quel modo? Anche
se
fumare lì dentro pare pericoloso, insomma la merce del
negozio è
carta, l'inchiostro nero con cui stampano i fumetti è
altamente
infiammabile. Merda! Se un giorno quello stupido mentre riordina gli
scaffali, la sigaretta cade dalle labbra su una pila di manga?
Fuuuuuuuuuuum … l'unico negozio di fumetti nel raggio di
miglia
svanisce fra le fiamme!!! Non dovrebbe fumare qua dentro.
Gli
passo davanti ma quello neanche mi saluta. Mi ha visto
perché ha
leggermente scostato la rivista ma non saluta. Non credo che sia un
fatto personale, lui non saluta proprio nessuno, la cortesia neanche
la conosce ma in fondo non m'importa.
Lo vedo SAIYUKI VOLUME 1 è
sullo scaffale, nessuno mi può fermare!!!
La mia piccola e tenace
manina lo sta per acchiappare, un coro immaginario immerge le mie
orecchie
“ alleluia
….
Ci sono quasi voglio godermi questo trionfo, cauta
cauta avvicino la mano
“alleluia
...”
Il coro nella testa si arresta immediatamente.
Vedo una mano furtiva che si posa sul volume, d'istinto la schiaccio
impedendogli d'estrarre il manga dallo scaffale.. Purtroppo il
proprietario della mano si trova a destra, il mio occhio destro
è
praticamente cieco quindi non riesco a vederlo. Mia madre mi
raccontò
che quando ero piccola, sono caduta dal seggiolone. l'impatto contro
il pavimento fu talmente violento che da quel giorno, l'occhio vede
solo ombre scure. In compenso l'occhio sinistro funziona alla grande
e non mi tradirà mai. Vabhè questa è
un'altra storia, ora devo
capire chi diamine vuole rovinare il mio grande momento
vittorioso!
Volto la testa e vedo un ragazzo. La prima cosa che
salta all'occhio sono i suoi grandi occhiali da vista dietro ai quali
si mostrano due occhi limpidi , che mi fissano intensamente. Non ho
alcuna intenzione di distogliere lo sguardo, guardami quanto ti pare
ma il manga non lo mollo. Le lenti dei suoi occhiali sono spesse,
sembrano dei fondi di bottiglia, forse è messo male quanto
me.
Chissene frega! Non mi commuovi, Saiyuki non te lo do neanche se mi
minacci!!! Le sue sopracciglia biondissime si contraggono e i grandi
occhi azzurri si riducono in due fessure, vuole intimorirmi? Sai
stupido ignorante anche io sono brava a fare questo gioco, adesso ti
mostro uno sguardo cattivissimo.
Ok, adesso? Entrambi abbiamo le
fronti corrucciate, ci guardiamo negli occhi come due predatori ma
nessuno dei due ha l'intenzione di mollare la presa sul manga. Forse
questa si tratta di una prova di resistenza, vince chi prima molla la
presa. Accidenti, se dovessimo stare qui per ore? Merda devo fare
pipì! Perché non sono andata al bagno durante
l'intervallo? I bagni
della scuola fanno schifo! Gli ottimisti affermano che viene pulito
una volta a settimana. Ah adesso mi ricordo, mentre fissavamo Dannis
e la sua fiamma amoreggiare ...
“
Diana
vado un secondo al bagno “
“ No per favore, mi vergogno a
stare qua da sola “
“ok “
OK
UN CAVOLO! Ora sono qui a stringere il dorso della mano di uno
sconosciuto, mi scappa la pipì e sto contorcendo la fronte
così
violentemente che mi fa male. Scommetto che lui ha la vescica vuota,
probabilmente è andato al bagno poco fa ed è in
perfetta forma.
Magari ha pensato “mi svuoto la vescica e visto che ci sono
mangio
anche qualcosa, così sarò in grado di sostenere
una lunga prova di
resistenza”. Diamine! Ora la mia mano è sopra alla
sua, solo le
mie dita sfiorano la carta del volume. Affondo le dita dentro la
carta del manga, così gli faccio intendere che non ho alcuna
intenzione di mollare la presa. Cavolo ma se è andato al
bagno si
sarà lavato le mani? Le mie amiche dicono che i ragazzi dopo
essere
stati al bagno non si lavano mai le mani, anche mia sorella l'ha
confermato. Qualche mese fa stava con un certo Antonio, Valeria mi
disse che dopo fatto pipì, se lo rimetteva nei pantaloni e
tranquillamente spazzava le mani sui jeans. Bleah!
Per fortuna
questo è un problema che si può risolvere, mia
madre mi ha infilato
nella borsa l' amucchina tascabile.
“Sofia
bisogna combattere i germi “ mamma
e la sua continua lotta con i germi!
Bene, dopo le immergerò in
quello schifoso gel
<< E' mio >>
Il signorino
finalmente si è deciso ad aprire bocca anche se ha detto
un'enorme
sciocchezza
NOTE :
Un
grande grazie all'autrice SelenaK che mi ha ispirata e incoraggiata a scrivere questa fiction, questa storia non sarebbe mai nata se non avessi letto le sue appassionanti fiction.
Fiction
Le
ubicazioni nei quali si svolgono le vicende della fiction sono
inventate, non esistono. Nonostante ciò, i personaggi vivono
nell'epoca contemporanea, perciò saranno presenti continui
riferimenti a opere,artisti, scrittori. Ogni
riferimento a fatti e persone realmente esistenti o esistite
è senza
alcuno scopo di lucro, sono posti solo e unicamente come chiave
di lettura.
Anche i personaggi della fiction sono inventati,
provengono dalla mia testolina di conseguenza anche le vicende che
racconterò sono fittizie.
*la
patologia seppure Sofia è un personaggio fittizio, esiste
realmente,
se volete informarmi ecco un link
utile
http://www.skindoctors.it/nevo-di-ota-ito/
Se qualche
lettore si ritrova affetto da questa patologia e si senta offeso
dalla Fiction chiedo scusa in anticipo. Non è mia intenzione
offendere, la malattia di Sofia è posta come chiave di
lettura, come
critica nei confronti di una società che emargina e
etichetta i
“diversi”.
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