Ars
***Ars Fascinandi***
Capitolo Primo
Serata al Pub
La ragazza camminava
lentamente, al riparo dalla pioggia sotto quel suo ombrellino nero con
i bordini bianchi. Quel giorno, così uggioso, era solitamente
tranquillo e calmo. Per le strade della città ormai poca gente
girava a piedi. Le piccole folle che vi erano di pomeriggio si erano
dileguate con l'arrivo delle gocce che cadevano picchiettando su vetri
e macchine, che creavano un piacevole rumore cadendo su quel piccolo
ombrello. Quello stesso ombrello era stato il regalo forse più
prezioso che le fosse mai stato fatto. Fu l'ultimo regalo che sua madre
le aveva donato, prima di morire.
Ciò ormai non
scalfiva quasi più la ragazza che a passo leggero e delicato
camminava sul marciapiede. Alle orecchie, le cuffie le infondevano una
melodiosa canzone che, a volume alto, le riempiva la mente, le dominava
la coscienza. Una canzone, dalle note semplici e tristi, si spandeva
melodicamente, lasciando Kagome sognare ad occhi aperti, mentre al suo
fianco i negozi iniziavano a chiudere.
"I can be your hero baby" canticchiò lentamente.
Quella canzone, di vecchia data ormai, si trovava su quel mp3 da molto tempo, ma Kagome non si era mai stancata di ascoltarla.
La città ora
assumeva quella sua solita vivacità che era solita assumere
verso quell'ora. Persone che rincasavano dal lavoro, altre che uscivano
per trovarsi con amici, altre ancora che camminavano per la
città. Il momento di quiete in cui si era trovata Kagome fino a
pochi istanti prima finì.
Mestamente, la sua
mente tornò alla realtà, risvegliandosi da quella miriade
di pensieri, di idee, di sogni. Benchè avesse solamente 20 anni,
era stata costretta ad iniziare a lavorare, per poter mantenere il
nonno e il fratellino che abitavano con lei in quell'antica casa. Il
nonno anche se aveva una grandissima forza di volontà, non aveva
abbastanza forza fisica per sostenere un lavoro che lo occupava ben 8
ore al giorno, ma faceva solo piccole commissioni o lavori che gli
occupavano abitualmente mezza giornata. Il fratellino invece, Sota,
aveva solamente 12 anni, quasi 13, e la stessa Kagoma gli vietava di
aiutarla nei lavori, ma di godersi l'infanzia, ormai agli sgoccioli.
La madre, che li aveva lasciati così prematuramente, era stato il cardine di quella famiglia.
Kagome non
rammentava alcun ricordo dell'uomo che doveva esser stato suo padre,
forse anche per il fatto che la madre non ebbe mai voglia di
raccontarle la sua storia.
Era cresciuta
così, in una famiglia semplice, di umili origine, ma con una
grande determinazione. Aveva tutto quello che le era necessario, senza
eccessi. ppure era contenta. Contenta della sua vita, della sua
famiglia. Anche se la figura della madre si risentiva molto, lei aveva
saputo assumersi il carico di mantenerla, di portare del cibo, di far
crescere un fratello.
La canzone si
concluse lentamente e Kagome, tirando fuori la mano dal suo cappottino,
rimise la stessa melodia che partì ugualmente dolce.
"Let me be your hero Baby"
Quella sera, una
delle poche, si concesse un po' di libertà, duramente
guadagnata. La sua vita, organizzata tra lavoro e casa, sembrava quella
di una mamma, ma Kagome non si lamentò mai di questa condizione.
L'unica cosa che forse rammentava maggiormente era la mancanza di una
persona al suo fianco, un uomo che la sapesse prendere fra le braccia,
farla sentire al caldo e al sicuro. Le mancava quell'amore che aveva
dovuto sempre rifuggire per poter consentire al piccolo fratello la
stessa educazione che lei aveva avuto il pregio e la fortuna di
ricevere.
Certo, la famiglia non era totalmente povera, si poteva definire una classe intermedia, ma con un difetto: la vita di Kagome.
Molte, troppe volte,
la sua migliore amica Sango le aveva detto di staccare, che l'avrebbe
aiutata lei economicamente, ma lei ebbe sempre rinunciato a tali
proposte. Amava la sua famiglia, amava aiutarla e dedicarsi ad essa.
"Would you cry if you saw me crying?"
Amaramente
ripensò a quel verso e si pose la stessa domanda, non trovando
risposta. Ma, mentre entrava nel pub con lo stesso passo leggiadro,
spense l'mp3 che l'aveva accompagnata per quel breve tragitto. Era in
perfetto orario, come sempre. La cosa che forse più amava di
quel piccolo pub-ristorante era il fatto che molto spesso si esibivano
nuove 'star' e solitamente Kagome apprezzava molto le loro esibizioni.
Lei non era il tipo di ragazza che beveva o andava in discoteca. Amava
la semplicità, la stessa semplicità con cui era stata
educata.
Non appena
aprì la porta, lasciando che suonasse il campanellino, fu
investita da quell'insieme di odori gradevoli che ogni volta
l'avvolgeva, sempre accompagnato da quel tepore e vivacità che
quel posto era solito avere.
Quando
attraversò l'ingresso, lasciando che tutto il corpo potesse
essere avvolto da quel calduccio molto accogliente, molte persone la
salutarono e lei rispose sorridendo, contenta di essere sempre la
benvenuta. Lo stesso barista, un uomo abbastanza bene messo, amico di
famiglia, l'accolse calorosamente, accarezzandole una guancia. Sapeva
il perchè di tutte quelle attenzioni: provavano pietà e
rispetto per quella ragazza che non poteva avere una vera vita. Kagome,
ovviamente non la pensava così, ma era ugualmente felice di
sapere che molte persone la stimassero. Si ricordava ancora bene il
giorno di quel triste, straziante funerale. Molta gente era venuta per
assistere alla celebrazione. Quando poi le fu riconsegnata l'urna
contenente le ceneri della cara madre, erano giunte tante altre
persone, alcune sconosciute, che le fecero le condoglianze.
Non era sicura che
tutti gli sguardi che le venissero rivolti fossero sinceri, ma a lei
non importava. Lei amava la sua vita, benchè Sango non la
chiamasse vita.
A volte, era vero,
lei invidiava la sua migliore amica. Invidiava il fatto che lei avesse
un uomo che l'amasse, che avesse una madre, un padre, che potesse
sempre uscire e divertirsi, ma era anche orgogliosa di avere un'amica
così dolce e preoccupata per lei.
- Come stai Kagome? Tutto a posto, cara?
La ragazza si girò lentamente e quando vide una sua cara amica di famiglia, la signora Izayoi, sorrise amorevolmente.
- Izayoi! Salve, è sempre un piacere enorme poterla vedere! Io sto bene grazie, e lei?
Kagome, lo aveva
chiesto così, senza pensarci, mordendosi la lingua non appena
vide la donna abbassare leggermente lo sguardo. Quella donna bellissima
indossava un'uguale bellissima maschera. Il dolore che provava per la
perdita del marito, le procurava un dolore enorme e Kagome si
sentì male per la cara donna che aveva davanti agli occhi.
Lentamente abbassò anch'ella lo sguardò e le chiese di
scusarla.
Benchè Izayoi
soffrisse intensamente per la perdita del marito, Kagome non voleva di
certo ferirla e questo la donna lo capì subito. Cercò di
farglielo capire con l'accarezzarle la guancia. Kagome, a quel
gesto così dolce, così materno, capì che la
bellissima donna che si trovava di fronte a lei non aveva preso quella
domanda come presa in giro o altro. Alzò timidamente lo sguardo
e le sorrise alquanto sorpresa e felice.
Cercando di cambiare
discorso e quell'aria divenuta così triste, le domandò
cortesemente per quale motivo era uscita.
- Gioia mia, come
tua madre io sono stata sempre un bel tipetto! Non lo sai, ma amavamo
uscire la sera e soprattutto oggi perchè ci sarà un
magnifico evento, che ti farò vedere poi!
La donna sorrise sinceramente alla ragazza che si mise a ridacchiare, coprendosi la bocca con la mano.
- Mi farà molto piacere! Ora vado a metter giù il cappotto, poi vi raggiungo!
Non appena concluse
di parlare andò vicino all'appendiabiti togliendosi il bel
cappotto che si era comprata tempo prima con i soldi che si era
guadagnata duramente, lavorando in quell'ufficio. Mentre rimaneva
coperta da quel bel vestitino, corto, ma completato da quei
pantacollant neri, una voce iniziò a parlare, che a sua memoria,
non ricordava aver mai sentito.
- Buonasera a tutti. Questa sera vi intratterrò io e spero possa dilettarvi.
Kagome si
girò quasi curiosa di scoprire a chi appartenesse quella
bellissima voce. Rimase abbastanza sorpresa non appena vide un ragazzo
bellissimo prendere posto su di uno sgabellino posto davanti al
microfono e iniziare a maneggiare la chitarra. Partirono note
inconfondibili all'orecchio di Kagome.
"Let me your hero baby
Would you dance if I asked you to dance?
Would you run and never look back
Would you cry if you saw me crying
Would you save my soul tonight?"
Sorpresa, ma allo
stesso tempo emozionata da quella meravigliosa voce, si era persa
nell'ascoltare quel bellissimo giovane che suonava e cantava la sua
canzone preferita. Le vennerò i brividi e chiuse gli occhi per
vivere più a fondo quelle meravigliose note.
"Would you tramble if I touched your lips?
Tutto ciò che
Kagome desiderava era sentire e risentire quella bellissima canzone,
suonata da un ugual bellissimo ragazzo. Quando riaprì gli occhi,
si accorse di Izayoi e velocemente la raggiunse, mentre il suo orecchio
non abbandonava mai il melodioso e magnifico canto di quel misterioso
ragazzo dai capelli neri e ribelli. Quando raggiunse la cara donna,
notò che anche lei ascoltava ad occhi chiusi quel fantastico
suono.
- E' bravissimo, non trovate? Poi questa è la mia canzone preferita!
Izayoi si
girò sorridendo verso la ragazza, facendole notare qanto fosse
enigmatico quel gesto. Kagome alzò un sopracciglio, facendo sorridere la
donna che aveva a fianco, ritornando ad ascoltare il ragazzo che
suonava e cantava ad occhi chiusi sul palco.
"I can be your hero baby
I can kiss away the pain
I will stand by you forever
You can take my breath away"
Sperava
solo che quella canzone non finisse mai. Nello stesso istante, il
giovane, che aveva aperto gli occhi, guardò per un attimo
Kagome, e sempre cantando, delineò un dolce sorriso che
però dovette reprimere per riuscire a cantare giustamente. Tutto
era perfetto quella sera. La musica, la gente, la temperatura,
l'ambiente.
"You can take my breath away
I can be your hero baby."
Aveva pronunciato l'ultima strofa
guardando la giovane, che era lievemente arrossita. Distolse lo
sguardo, cercando di non essere notata ma Izayoi, ridacchiò,
accarezzandole i capelli e mentre un enorme applauso si levava, il
ragazzo saltò giù dal palco, dopo aver ringraziato i
presenti per il tempo e l'attenzione che gli erano stati prestati.
Mentre lui si prese qualcosa da bere, Izayoi domandò sempre
sorridente alla ragazza di fianco a lei se trovasse quel ragazzo carino
e lei diventò ancora più rossa, mugugnando un molto.
All'improvviso, mentre teneva ancora lo sguardo basso, sentì una
presenza dietro di sè e quando vide i suoi occhi vicinissimi, a
poco più di trenta centimentri dai suoi non riuscì a
trattenero un 'oh'. E Izayoi non si perse neanche una scena, sorridendo
amorevolmente ai due.
- Buonasera, madre.
E Kagome perse un battito mentre il ragazzo si rivolse alla cara donna
a cui si trovava vicino, la quale lo salutò baciandogli la
guancia, felice della bellissima prestazione. Poi, notando lo sconvolto
sguardo di Kagome per la nuova rivelazione, si rivolse nuovamente a
lei.
- Cara, questo è mio figlio Inuyasha, non penso vi siate mai conosciuti.
Se avesse potuto essere un struzzo, pensò, avrebbe sicuramente
nascosto la testa sotto la sabbia e se fosse stata invisibile sarebbe
scappata. Come aveva potuto non conoscere mai quel bellissimo, ma che
diceva, magnifico ragazzo che aveva davanti agli occhi?
***
Lo so VIVAMENTE che devo finire circa
un centinaio di ff... ma avevo tanta voglia di scrivere una fanfiction
dolce, che sapesse esprimere ciò che forse desidererei di
più... =) Spero vi possa piacere e incuriosire. Per qualsiasi
critica, non esitate a lasciarne! Mi fa piacere trovare modo e consigli
per poter migliorare. Un grazie di cuore!
Monik
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