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Saku
Buonasera a tutti!
Sarò molto concisa su questa descrizione, dopotutto lo
è pure il capitolo, perchè non credo ci sia
bisogno di tanti fronzoli in questo caso.
Non penso assolutamente di avere le capacità necessarie per
trattare approfonditamente tematiche come quella che affronto qui,
appunto per questo, per farlo, ho deciso di utilizzare un'unica, grande
metafora.
Tutto ciò nasce da una mia particolare esperienza che, pur
non avendomi colpita direttamente, mi ha segnata in modo profondo.
Un bacio a tutti voi,
giropizza
A N.
Di
occhi, capelli e bellissimi gesti
A Sakura piacevano due cose in particolare: Sasuke Uchiha e la propria
cascata di capelli rosa. La storia del come e del
perchè esse andassero strettamente a braccetto poi,
è davvero molto interessante.
Ricordava alla perfezione il giorno in cui un
bimbo pallido e dai
grandi occhi neri era entrato a far parte della loro classe, il terzo
anno delle scuole elementari.
Era basso e mingherlino rispetto alla sua età, tanto che
l'enorme zaino blu gli creava più di qualche impedimento nel
camminare.
Il primo pensiero di Sakura su di lui fu che sembrava tanto una
bambina, infatti a differenza dei suoi colleghi maschi era
incredibilmente tranquillo, educato e gentile.
Il suo banco era sempre
immacolato e, durante le lezioni, vi posava sopra solo il piccolo
astuccio rosso, il quaderno e il libro pertinenti alla materia; usava
poi poggiare sul lato sinistro una penna nera a sfera e un bianchetto
liquido. Era mancino.
A ricreazione, quando le giornate lo permettevano, si spostava su una
panchina in giardino sotto ad un bel ciliegio a gustarsi il propriobento - Risultati di Yahoo Search Results Yahoo Italia
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bento
lontano da chiacchiericci infantili mentre, in caso di brutto
tempo, si sedeva sul bordo del primo scalino della rampa che portava al
secondo piano.
Curava i propri quaderni con attenzione quasi maniacale ed eccelleva in
tutte le materie, eppure interveniva solo se interpellato, rispondendo
però in modo impeccabile. Aveva un tono di voce dolce e
abbastanza basso ma comunque deciso, rispecchiava molto la sua
personalità secondo l'impressione di Sakura.
Se ne stava per lo più per conto proprio anche se era sempre
ben
disposto a dialogare qualora qualcuno lo cercasse. Dava risposte brevi,
concise ed eloquenti ma mai irrispettose.
Le piaceva davvero molto.
Soprattutto le piacevano i suoi capelli, di un nero brillante quasi
irreale e così lisci da ricordarle le lastre di ghiaccio
sulle
quali amava pattinare in inverno.
A dire il vero li invidiava un poco perchè erano molto
più belli di quanto non lo fossero i suoi e non trovava
affatto giusto che un maschietto avesse una chioma migliore di quella
di una bambina.
Tutti non facevano che ripeterle che i suoi capelli erano meravigliosi:
folti, morbidi, setosi e robusti. Ma a lei il loro anonimo color biondo
cenere proprio non piaceva e di proposito li teneva corti, fin sopra le
spalle, in modo che si notassero di meno.
Passava le proprie giornate scolastiche ad ammirare quei fili color
ebano,
quella pelle bianca come la porcellana più pura e a volte
quasi
le sembrava di trovarsi in presenza di Biancaneve.
Tra di loro non vi fu mai un vero e proprio contatto; capitava che ogni
tanto i loro occhi si incrociassero ma lei si affrettava a distogliere
lo sguardo, arrossendo violentemente e sprofondando nell'imbarazzo.
A
parte questi piccoli episodi non vi fu mai niente che li
unì,
almeno apparentemente.
Sasuke riscuoteva molto successo con le bambine della sua
età e queste avevano preso a fare a gara per conquistarlo.
Lui non le degnava di molta considerazione perchè, fu subito
chiaro - almeno a Sakura -, non
amava stare al centro dell'attenzione e, soprattutto, non amava chi
l'attirava prepotentemente su di sé.
Questo cozzava leggermente col fatto che sembrasse aver stretto un
legame particolare con Naruto Namikaze, il bambino più
egocentrico, petulante, chiassoso e molesto che si fosse mai visto.
Il biondino era l'unico ad avere il fegato di imporgli la propria
compagnia e, anche se inizialmente Sasuke non ne sembrava entusiasta,
alla fine si videro stare sempre insieme. Dov'era l'uno era l'altro,
quello che faceva l'uno lo faceva anche l'altro e soprattutto Naruto
sembrava dipendere in tutto e per tutto dalla presenza dell'amico.
Sakura non capiva cosa ci trovasse un bambino così
tranquillo e
diligente in una creatura simile. Era fastidioso, impertinente,
insistente e spesse volte anche imbarazzante, non si poteva trarre
alcun tipo di giovamento dallo stringere amicizia con lui e sperava non
influenzasse negativamente Sasuke, sarebbe stato un gran peccato.
Tutta questa antipatia da parte sua nei confronti di Naruto,
però, era dovuta soprattutto al fatto che le sarebbe
piaciuto
assomigliargli e quindi avere il coraggio di parlare all'Uchiha, di
imporgli la propria presenza.
Pare che fu proprio lui a mettere in circolo la voce che a Sasuke
piacessero le bambine con i capelli lunghi, qualche mese dopo il suo
trasferimento.
Ovviamente la notizia iniziò a girare velocemente, mettendo
più che in subbuglio gli spiriti delle esponenti del gentil
sesso, le quali iniziarono a fare le congetture più assurde
sui
motivi per cui avesse questo tipo di preferenze. Nessuna sembrava aver
intenzione di archiviare la questione appellandosi ad un semplice,
quanto azzeccato: de gustibus non disputandum est...
Fortuna volle che avessero più o meno tutte quante delle
chiome
abbastanza lunghe e quindi iniziarono a litigare tra di loro,
contendendosi il premio di capelli più morbidi e lucenti, e
domandandosi se Sasuke preferisse le ricce piuttosto delle lisce, o le
more piuttosto delle bionde. Questo non gli era dato sapere.
Sakura, che ostentava un tronfio atteggiamento di
superiorità e
si diceva del tutto indifferente rispetto l'argomento, in segreto
cominciò a covare un forte risentimento perchè
era chiaro
che le cose stavano macchinando contro di lei. I suoi capelli erano
insignificanti a all'Uchiha non sarebbe mai piaciuta.
Un pomeriggio prima delle vacanze di fine anno, al termine delle
lezioni, Sakura aspettava che la madre arrivasse a prenderla, poggiata
con la spalla al cancello d'entrata. Come al solito era in ritardo e la
bambina, palesemente seccata, tamburellava infastidita il piede a
terra, scoccando sguardi biechi a chiunque si trovasse nelle sue
vicinanze.
Il giardino della scuola era ormai quasi completamente vuoto ma in
lontananza si udivano ancora i chiacchiericci di alcuni studenti, che a
passi rilenti procedevano verso le rispettive case.
Sakura diede una fugace occhiata all'orologio da polso e la fronte le
si corrugò pericolosamente quando realizzò che
ore
fossero. A quel punto le venne il dubbio che sua madre si fosse
scordata di doverla riaccompagnare quel giorno.
Mentre meditava sul da farsi però, Sasuke Uchiha la
superò a testa bassa e si fermò sul ciglio del
marciapiede, ad un paio di metri di distanza da lei.
Teneva strette tra le mani le brettelle di quell'enorme zaino che
sembrava sbilanciarlo all'indietro e lo sguardo rivolto a destra, verso
la fine della strada. Osservava quel punto con estrema
intensità
perchè mai una sola volta, nei minuti che seguirono,
concentrò la propria attenzione in un'altra direzione.
Poi una macchina scura comparve alla loro vista, come se fosse stato
lui a farla apparire, procedendo a moderata velocità, e
accostò proprio difronte al bambino, che a passi svelti fece
il
giro per raggiungere la portiera del passeggero.
- Tesoro, hai bisogno di un passaggio?
Il finestrino dalla parte del guidatore si era abbassato e Sakura
potè vedere con chiarezza il viso di una bellissima donna
sorriderle.
- N-non si preoccupi, Signora. A m-momenti mia m-madre sarà
qui.- rispose arrossendo e stringendo il piccolo capo tra le spalle,
come faceva sempre quando si sentiva in imbarazzo.
La madre di Sasuke si concesse qualche secondo per riflettere,
portandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie e guardandola con
un'espressione pensosa e assorta.
- L'aspetterei con te.- disse con tono mortificato - Ma purtroppo ho
una serie di questioni che richiedono la mia presenza.
- Non si preoccupi, davvero. Però la ringrazio molto!
La bambina si agitò un poco perchè la donna
sembrava
seriamente dispiaciuta di non poterle fare compagnia e all'intera scena
stava assistendo anche Sasuke.
Chissà cos'avrebbero pensato! Di
certo, una bambina abbandonata a se stessa in mezzo ad una strada non
poteva fare questa gran impressione e la cosa la infastidì
immensamente, fomentando ancora di più la rabbia nei
confronti di sua madre. Infine
l'auto ripartì, dopo che la signora si fu scusata e l'ebbe
salutata con un altro gran
sorriso dipinto sulle labbra, lasiandola lì e Sakura la
seguì con lo sguardo
finchè non scomparve alla sua vista.
Le sue amiche avevano fantasticato tanto sul perchè a quel
bambino così ambito piacessero i capelli lunghi. Le risposte
a
tale quesito erano state molteplici e andavano dal "probabilmente ama
fare le trecce e con i suoi non può" al "pensa che tenerli
corti
sia una cosa da maschi".
Per mesi l'aveva terrorizzata l'idea che quell'ultima constatazione
potesse essere esatta, se fosse stato davvero così lei si
sarebbe trovata in una situazione di immenso svantaggio, ma le era
bastato vedere la Signora Uchiha, e i suoi lunghi capelli
neri
come l'ebano abbracciarle le spalle ed il petto, per capire tutto.
Quanto erano stupide e superficiali le sue compagne. E soprattutto,
quanto erano lontane dalla verità.
Le venne quasi da ridere, consapevole di essere a conoscenza del
piccolo e tenero segreto di Sasuke. Ovviamente non poteva essere certa
di aver azzeccato ma qualcosa nel profondo, se pensava a lui e a quanto
fosse diverso da tutti gli altri, le diceva che era proprio quello il
motivo.
Quel giorno Sakura Haruno, a scapito di tutto ciò che aveva
pensato fino ad allora, decise di farsi crescere i capelli.
Finite le scuole elementari le classi vennero rimescolate e Sakura e
Sasuke furono smistati in sezioni differenti.
Inizialmente la cosa l'aveva indispettita, e non poco, ma col passare
del tempo ci aveva fatto l'abitudine, anche se non smise mai di
fantasticare su quel bambino che giorno dopo giorno si faceva sempre
più ometto.
Nel corso delle vacanze estive era cresciuto davvero molto e le spalle,
fino ad allora ossute e sottili, si erano allargate ed irrobustite. I
lineamenti del viso s'erano leggermente induriti, il naso era un poco
più lungo ed appuntito e gli zigomi più
pronunciati, ma restavano comunque delicati e quasi femminili.
I capelli invece erano sempre gli stessi, forse appena appena
più lunghi, e il nero era ancora brillante come quello della
notte.
Quel primo giorno alle scuole medie e in una nuova classe, Sakura
camminava sola lungo i corridoi dell'istitituto, durante la pausa
pranzo.
Era una meravigliosa giornata, constatò mentre procedeva a
passo spedito guardando al di là del vetro delle finestre
poste alla sua sinistra, ma non riusciva a sentirsi completamente
rilassata per quanto ci provasse. Non era certo l'ansia per l'inizio di
quella nuova avventura a metterla in agitazione, questo era poco ma
sicuro, piuttosto era il fatto che ancora non fosse riuscita a
incrociare Sasuke a distanza ravvicinata.
Nonostante i vari anni passati nella stessa classe non avevano parlato
una sola volta e perciò non si era creato alcun tipo di
rapporto, ed ora si chiedeva come avrebbe dovuto comportarsi non appena
lo avesse avuto vicino. Le sembrava inutile tentare un approccio, dal
momento che non c'era mai stato nemmeno quando lo aveva avuto ad un
piao di metri ogni giorno, ma non le sembrava nemmeno il caso di
ignorarlo, poichè comunque qualcosa - seppur effimero -, lo
avevano condiviso.
Arricciò il naso infastidita perchè di certo
tutti questi problemi era lei l'unica a farseli e sapeva che Sasuke non
avrebbe esitato a superarla senza degnarla di un solo sguardo. Non per
maleducazione o altro, ma semplicemente perchè nemmeno si
sarebbe accorto di lei. Ed era inutile continuare a disperarsi per la
propria mediocrità e inconsistenza, doveva agire e basta.
Aveva smesso da tempo di covare rancore verso le sue vecchie compagne,
lui non aveva mai dato segno di apprezzarle più di quanto
apprezzasse la cioccolata che Naruto gli offriva costantemente e che
costantemente rifiutava, quindi era perlopiù tranquilla ma
si trovava nella loro stessa situazione, dopotutto. Con una sola
differenza, ovvero che non avendolo mai stressato o corteggiato
probabilmente non l'aveva bollata come soggetto indesiderato ma non
poteva esserne sicura, questa era una conclusione alla quale era giunta
lei e nemmeno troppo perspicacemente.
In qualche modo doveva muoversi o sarebbe finito col dimenticarsi di
averla conosciuta, sempre se ne era mai reso conto, e a quel punto la
sua vita non avrebbe più avuto senso.
Gironzolava per i lunghi corridoi guardandosi attorno, in attesa di
vedere una sola cosa: Sasuke Uchiha.
E alla fine se lo ricordò.
Con una così bella giornata non avrebbe mai potuto trovarlo
all'interno di quelle mura e quindi, quasi correndo, si diresse verso
il giardino.
Quando uscì all'aperto una fresca folata d'aria la
colpì in viso facendola rabbrividire e si strinse nelle
spalle, passandosi con foga le mani sulle braccia, per riscaldarle.
Lo stomaco le si contorse e non solo per l'agitazione che ora l'aveva
pervasa del tutto, ma anche perchè, tutta presa com'era
dalla ricerca del ragazzo, si era scordata di mettere qualcosa sotto i
denti.
Iniziò a gettare occhiate tutt'intorno ma non vide
nessun gruppo di studenti dove avrebbe potuto trovare Sasuke,
così decise di andarsene in perlustrazione. Avrebbe fatto il
giro di tutta la scuola se fosse stato necessario!
Lo trovò dopo qualche minuto, con i fianchi poggiati ad un
muretto vicino la palestra, mentre mangiava il suo solito bento.
Teneva un piede davanti all'altro in una posa disinvolta, da modello, e
Sakura si chiese perchè mai non vi si fosse seduto sopra
quel cumulo ordinato di mattoni, era abbastanza altro da potervi salire
senza difficoltà.
Il venticello fresco gli spettinava i capelli e gli alzava i bordi
della camicia, lasciando intravedere la striscia di pelle bianca che
copriva.
Ritmicamente, come se seguisse delle battute musicali, si portava alla
bocca il pranzo, afferrandolo con le bacchette, senza mai distogliere
lo sguardo dal contenitore azzurro che sosteneva con la mano destra.
La ragazza, che inizialmente si era fermata per osservarlo, si fece
coraggio e riprese ad avanzare lentamente, le braccia incrociate al
petto e la testa rivolta verso il basso. Finse così di star
facendo una semplice passeggiata immersa nei propri pensieri e, man
mano che gli si avvicinava, si sentiva sempre più avvampare
per l'imbarazzo. Quando fu più o meno in corrispondenza
della sua figura alzò lo sguardo, cercando di colorire il
proprio viso con l'espressione distratta e innocua di chi si
è appena ridestato dalle proprie riflessioni, cercando
l'incontro con quello di Sasuke.
Lui la guardava, le labbra leggermente schiuse e un boccone di bento
ancora sulle bacchette di legno nere ferme a metà strada.
Sakura liberò una mano e l'alzò a mezz'aria
muovendo su e giù le dita, per salutarlo, completamente
incapace di pensare, di respirare.
Il ragazzo, d'altro canto, sembrò avere un lieve sussulto
che fece scivolare di nuovo il bento che aveva raccolto nella ciotola e
ne seguì il movimento con gli occhi, restando per qualche
secondo impalato ad osservare il proprio pranzo.
Quando tornò a guardarla i suoi occhi sembravano sorriderle
e alzò il mento in un cenno che voleva ricambiare il saluto.
Si incontrarono ogni giorno a scuola, negli anni successivi,
incrociandosi nei corridoi, nel parco, in palestra durante le assemblee
ed ogni giorno si scambiarono quel semplice saluto, sempre nella stessa
maniera, niente di più, niente di meno.
Il tempo passava velocemente ed entrambi crescevano a vista d'occhio.
Sasuke era sempre più bello e, di conseguenza, desiderato.
Il corpo di bambino aveva completamente lasciato posto a quello di un
giovane adulto; le braccia si erano ingrossate, così come le
gambe ed il petto ma, nonostante questo, restava sempre aggraziato e
delicato come i fiori che Sakura coglieva in primavera nel giardino
della nonna.
In realtà però non cambiò solo il suo
corpo.
Inizialmente fu quasi impercettibile ma pian piano qualcosa nello
sguardo, nella posa delle sopracciglia e delle labbra mutò,
rendendo la sua espressione dura, strafottente e seccata. Se ne rese
conto anche dal modo in cui la salutava, modo che giorno dopo giorno
divenne sempre più freddo ed annoiato.
Anche le altre studentesse se ne accorsero ed iniziarono a parlarne,
confabulando a gruppetti e lanciandosi sguardi fugaci alle spalle,
spaventate dall'idea che potesse coglierle in fallo.
Si diceva che fosse diventato burbero ed arrogante, che se gli si
parlava o ti mandava a quel paese o non ti rispondeva proprio,
che durante le lezioni si stravaccasse sulla sedia, a braccia conserte
e guardando fuori dalla finestra, che non fosse più il
bambino gentile ed educato che era stato un tempo.
Nonostante le voci Sakura continuò a guardarlo sempre nello
stesso modo, domandandosi quanto vi fosse di vero in tutto
ciò che si raccontava e cosa avesse causato quel lento, ma
inesorabile, cambiamento.
All'inizio del secondo semestre del primo anno di liceo, con grande
gioia, apprese di essere stata collocata nella stessa sezione
dell'Uchiha.
In quei primi mesi, la nuova reputazione del ragazzo si era fatta
ancora più temibile ed era stato definitivamente etichettato
come "figo tenebroso e brontolone" dalle spasimanti di un tempo.
Esse a quel punto lo scocciavano molto di meno, anche perchè
erano divenute epiche alcune scenate che lo avevano visto spingerle via
poco carinamente ed apostrofarle con epiteti che sarebbe meglio non
ripetere, ma quando passava, mani in tasca e sguardo contrariato, i
coretti civettuoli non mancavano mai.
Una degli ultimi scoop che avevano preso a circolare riguardava il suo
recente litigio con un certo Deidara, uno studente che si sarebbe
dovuto diplomare un centinaio di anni prima ma che, per qualche
ragione, ancora bazzicava tra quei corridoi atteggiandosi da gangster
della Yakuza. Sembrava che questi avesse importunato una ragazza al
tempo nella sua stessa classe, Hinata Hyuuga se non ricordava male, e
che Naruto Namikaze si fosse erso come paladino della situazione per
trarla in salvo, dopodichè la situazione era degenerata ed
era stato necessario l'intervento di Sasuke che, sembrava, senza
giungere alle mani aveva dato una bella lezione al bulletto,
umiliandolo difronte ad un gruppo piuttosto folto di persone.
Deidara non era uno di quei ragazzi che è prudente
inimicarsi e tutti attendevano con entusiasmo le ripercussioni che ci
sarebbero state, tutti eccetto Sakura che invece era davvero
preoccupata.
Sasuke non era però l'unico ad essere tanto cresciuto in
quegli anni.
La bambina che era stata, riservata ed insicura, se n'era andata ed era
stata sostituita da una giovane donna con gambe lunghe, fianchi rotondi
e labbra rosa.
Il cambiamento più radicale però lo avevano
subito i suoi capelli, talmente lunghi che le punte ora le sfioravano
il sedere. Ci aveva aggiunto anche qualche extension, così
da renderli più folti, e li sfoggiava con spudorata
soddisfazione perchè non c'era nessuna che li avesse belli
quanto i suoi.
Passava almeno un paio d'ore al giorno ad occuparsi di loro,
spazzolandoli con cura dalla radice e passando tra le ciocche le dita
unte di olii rigeneranti, per non parlare della maniacalità
che impiegava per lavarli, usando prodotti costosissimi con soli
estratti vegetali.
Eppure non era il fatto che fossero lunghissimi, o così
lucenti da riflettere il Sole, ad attirare tanto l'attenzione. Quello
che costringeva la gente a voltarsi a guardarli era il loro colore, di
un rosa accesissimo.
E che la tonalità di quel rosa fosse la stessa dei fiori che
sbocciavano in primavera sul ciliegio, sotto il quale Sasuke usava
consumare il proprio pranzo, non era una coincidenza.
Un Sabato, due settimane dopo l'inizio del terzo semestre, Sakura
arrivò a scuola in anticipo, semplicemente perchè
quella mattina non aveva voglia di passare troppo tempo allo specchio;
aveva risolto la questione raccogliendo i capelli in una crocchia alta
sulla testa, cosa che faceva di rado.
Nonostante fosse di nuovo nella stessa sezione di Sasuke, tra loro non
c'era stato alcun tipo di avvicinamento e le cose erano rimaste tali e
quali: lei lo salutava con un gesto della mano e lui ricambiava un
cenno del capo. L'unica novità fu che potè
finalmente constatare di persona se le voci sul suo conto fossero
effettivamente vere; con suo rammarico, lo erano.
A dire il vero, in concreto, non faceva nulla di particolare ma erano
l'atteggiamento, l'aria da sbruffone e l'arroganza con le quali
guardava chiunque ad innervosirla. Il bambino che tanto le piaceva non
era nemmeno lontanamente paragonabile a quell'essere tracotante che
occupava un banco in ultima fila in 1H.
Iniziava a seccarsi e, presto o tardi, non sarebbe più
riuscita a trattenersi dall'offrirsi come volontaria per togliergli
quell'espressione di sufficienza dalla faccia.
Si sedette ad uno dei tavoli disposti nel parco della scuola e, in
attesa del suono della campanella, controllò il proprio
profilo Facebook tramite lo smartphone. Ne approffittò anche
per dare un'occhiata a quello dell'Uchiha perchè, per quanto
lo trovasse un presuntuoso, ne era comunque cotta.
Poi alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere Sasuke
superare i cancelli ed addentrarsi lungo il cortile, con la solita aria
seccata e da padrone della galassia.
Portava degli occhiali da sole neri perciò non
riuscì a capire se la stesse guardando così,
parecchio in imbarazzo, finse di tornare a farsi i cavoli propri sul
telefono, sbirciandolo di tanto in tanto di sottecchi.
Abbandonò qualsiasi discrezione però quando,
dietro di lui, scorse un'esile figura procedere a passo svelto per
raggiungerlo, e raddrizzò la schiena puntando gli occhi
nella sua direzione.
- Sas'ke!- chiamò ad alta voce la donna, che
sembrava abbastanza affaticata, continuando a camminare.
Il ragazzo si voltò e, non appena si rese conto di chi
fosse, si affrettò a coprire i metri di distanza che li
separavano.
Sakura non potè udire la conversazione ma quando Sasuke
salutò la donna, tornando a dirigersi verso l'edificio,
reggeva un contenitore azzurro tra le mani e le sembrò meno
tronfio, meno sicuro di sé.
Lo seguì con lo sguardo finchè non ebbe raggiunto
la scalinata all'ingresso, dopodichè si alzò e
quasi correndo, per non perderlo di vista, salì i gradini.
Il ragazzo si stava apprestando ad entrare quando un'altra voce
attirò la sua attenzione, e anche quella di Sakura,
chiamandolo.
- Uchiha, aspetta!
Sasuke prima girò solo la testa, dando una fugace occhiata
alla proprie spalle, e infine si voltò del tutto, le mani in
tasca e la sua classica espressione ristabilitasi del tutto. Sakura in
quel momento ebbe l'impressione, anzi ne era assolutamente convinta,
che si fosse soffermato più di qualche secondo a guardarla.
Si voltò anche lei per vedere chi avesse urlato e quello che
si trovò davanti non le piacque per niente. Deidara stava in
piedi ad un paio di metri da lei, accompagnato da alcuni dei suoi amici
e con un ghigno non troppo promettente stampato sul volto.
- Non credi sia ridicolo che tu mi venga a dire che assomiglio ad una
donna...- iniziò avanzando di qualche passo - Quando tua
madre, con quei capelli, rischia di essere scambiata per tuo padre?
Sakura spalancò la bocca sconvolta, dinanzi a tanta
ignoranza. Dinanzi a tanta ignoranza e cattiveria.
Da un elemento del genere era chiaro che non ci si potesse aspettare
più di tanto ma che attaccasse un ragazzo con il quale aveva
una disputa, utilizzando come capro espiatorio un argomento tanto
delicato era una cosa disumana. Ai suoi occhi Deidara apparve per
quello che era, un essere abominevole senza la minima traccia di
ritegno, rispetto ed educazione.
La madre di Sasuke era malata, l'aveva capito non appena l'aveva vista
e non sapeva cosa sarebbe stato peggio: che quel figlio di puttana non
ci fosse arrivato o che avesse di proposito sproloquiato su una cosa
del genere.
Sentì un enorme rabbia montarle dentro e il desiderio di
spaccargli la faccia.
Si può scherzare ed essere insensibili su un sacco di cose.
Ma non sul cancro.
Sakura aveva già proteso il busto in avanti, pronta a
sputargli addosso tutti i peggiori insulti dei quali era a conoscenza,
ma venne preceduta da Sasuke che, senza darle il tempo di accorgersene,
si era fiondato su di lui col pugno teso.
Le nocche si scontrarono sul naso di Deidara con una tale potenza che
le sembrò di sentirlo andare in frantumi. La forza dell'urto
lo sbilanciò, facendolo cadere a terra e subito si
portò le mani al volto, guardandole terrorizzato quando
queste si ricoprirono di sangue. La faccia era già una
maschera rossa e le gocce colavano grosse e copiose fino al mento,
macchiando poi la maglia che indossava. Era uno spettacolo penoso e
Sakura non riuscì ad essere dispiaciuta, ne
pensò, neanche per un attimo, di soccorrerlo.
Aveva avuto ciò che meritava!
La gente attorno assisteva alla scena allibita e nessuno ebbe il
coraggio di emettere un solo suono. Di certo non avrebbero mai creduto
che Sasuke Uchiha sarebbe giunto a tanto, riducendo in brandelli il
setto nasale del bullo della scuola.
Rimase a guardarlo per alcuni secondi, immobile, senza dire una parola
e con il pugno ancora stretto, così stretto che Sakura vide
le vene rigonfie, sul punto di esplodere, pulsare sul dorso della mano.
Lo guardò e Sakura non vide che disprezzo nei suoi occhi, e
dovette averlo visto anche Deidara perchè vigliaccamente
abbassò lo sguardo e non ebbe più il coraggio di
far nulla.
Poi Sasuke si ricompose, distendendo le dita ed assumendo una posa meno
rigida, ma lei lo vide tremare mentre la superava e si chinava a
raccogliere il contenitore del pranzo che poco prima aveva gettato a
terra.
Con la mano spolverò via lo sporco che vi era finito sopra e
si assicurò che fosse ancora ben chiuso. Lo fece con
così tanta cura, e così sommessamente, che a
Sakura sembrò che si sentisse in colpa per aver trattato a
quel modo l'oggetto che sua madre, poco prima, si era affrettata a
riportargli.
Sembrava piangesse.
Ma non come piangono tutti gli essere umani.
Qualcosa, nella lentezza dei suoi movimenti e nel modo in cui aveva
chino il capo, le disse che dentro di lui erano molte le cose ad essere
state rotte e che, in quel momento, qualcuno glielo aveva ricordato
calpestandone i cocci.
Sapeva bene che, il Lunedì seguente, gli sguardi sarebbero
stati tutti puntati su di lei.
Il suo incedere per i corridoi della scuola, verso la propria aula, fu
accompagnato dai bisbiglii e dalle confabulazioni poco discrete di
tutti.
Gli ignorò semplicemente e a testa alta, con fierezza,
procedette per la sua strada.
Non si era mai sentita così bella.
Il suo gesto era stato estremo ma nessuna titubanza, nessuna incertezza
la colpì, ne prima ne dopo. Ciò che aveva fatto
le era sembrato quanto di più naturale al mondo, come se
fosse scritto da qualche parte che lei, Sakura Haruno, poteva nel suo
piccolo fare la differenza, compiere un'azione che testimoniasse
qualcosa, che portasse un messaggio.
E non per egocentrismo, stavolta no.
Stavolta c'era in ballo qualcosa di molto più grande e lo
avrebbe fatto per solidarietà.
E per amore.
Anche i professori la guardavano allibiti, increduli. La guardavano
come se fosse un'aliena, come se non fosse più lei eppure
non si era mai stata così consapevole di sé.
Non era mai stata se stessa più di così.
Quando entrò nell'aula le teste dei suoi compagni erano
tutte voltate verso la porta, in attesa. Evidentemente la notizia era
circolata parecchio in fretta.
Ino le si avvicinò con aria costernata, le mani a coprirle
la bocca, come se stesse assistendo alla messa in scena di una tragedia
greca.
- Sakura, cos'è successo?- mormorò affranta,
abbassando le braccia e parandolesi difronte.
- Cos'è successo?- rispose alzando un sopracciglio con aria
di scherno.
La bionda non ebbe il coraggio di dire nulla e non la fermò
quando la superò, dirigendosi al proprio banco.
La stanza era immersa nel silenzio più totale e dopotutto le
sembrava ridicolo che si comportassero come se fossero stati in lutto,
quindi alzò lo sguardo stando ben attentta ad evitarne uno
soltanto.
- E allora?- chiese incrociando le braccia al petto - Qual è
il problema? Non vi piaccio?
- No, Sakura!- si affrettò a dire Ino, allarmata - Solo
che... Cos'è capitato? Un errore della parrucchiera, ti
è finito qualcosa tra i capelli,...?
Di riflesso Sakura portò la mano destra a stringersi la nuca
e con le dita accarezzò la peluria ispida, che quasi le fece
il solletico.
Non sapeva ben dire cosa l'avesse spinta a farlo, forse
perchè in realtà non l'avevano spinta per nulla.
Non c'era stato un momento preciso in cui si era convinta,
semplicemente lo aveva fatto e non se ne pentiva.
Parecchi anni prima aveva deciso di non tagliarsi più i
capelli, a meno finchè non fossero divenuti lunghissimi.
A lei piaceva Sasuke e a Sasuke piacevano i capelli lunghi
perchè gli ricordavano la madre, quindi lei sarebbe
cambiata, per lui e per assomigliare un po' di più a lei.
Ora le sembrava quasi doveroso che quella sua drastica decisione
dipendesse nuovamente da loro.
Anche se avesse aspettato tutta la vita non sarebbe mai giunta una
motivazione altrettanto forte, una causa altrettanto giusta.
- Ho sempre creduto che i capelli lunghi fossero simbolo di
femminilità e di eleganza.- iniziò a dire
guardando un punto indefinito sopra la testa dei compagni - Ma l'altro
giorno ho capito che mi sbagliavo. Ho potuto vedere una donna quasi
completamente rasata, come sono lo io ora, a causa di una grave
malattia eppure era molto più donna di quanto io non
sarò mai. Ed era bellissima. Non m'importa più di
essere femminile o elegante, io voglio essere forte e la
nobiltà d'animo non mi sarà mai data da
un'acconciatura o da un bel vestito.-
Sasuke Uchiha le era sempre piaciuto per un centinaio di motivi diversi
ma non si era mai soffermata più di tanto sui suoi occhi.
Si era resa conto di quanto essi fossero belli e profondi solo il primo
giorno delle scuole medie, quando si erano scambiati quel lungo sguardo
e quel timido saluto. E le era mancato immensamente quando lui si era
trasformato in uno stronzetto arrogante e lo aveva sostituito con
occhiate fredde e seccate.
Ma quando, dopo aver parlato, Sakura alzò gli occhi,
incrociando i suoi, lo rivide.
Rivide lo stesso sguardo del ragazzino che, poggiato ad un muretto, si
gustava il suo bento.
E credetemi, lei era felice così.