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di njaalls
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Capitolo 9 — Over
 
Non vedi che sono tuo?
Quindi sarai il mio sostegno vitale?
 
La casa tipicamente inglese di Nina è l'esatto opposto rispetto a quella di Niall. Non è una castello, ma è abbastanza grande da avere due bagni e tre camere compresa quella per gli ospiti, ci sono due giardini che la circondano e hanno il camino in soggiorno.
Il padre di Nina è un banchiere, mentre la madre fa l'insegnate d'arte alle secondarie e il pomeriggio tiene dei corsi di disegno e pittura con un'associazione situata in un appartamentino del centro. Economicamente gli Evans stanno bene e Nina non può proprio lamentarsi. Le vogliono bene, suo padre è quello con cui va più d'accordo, ma forse anche quello con cui litiga di più, mentre sua madre è una di quelle belle donne un po' svitate che vestono con abiti etnici e se ne infischiano della moda e degli ultimi trend.
Quando ancora le cose con Emma andavano bene e Nina attraversava uno di quei momenti in cui era invidiosa dell'eleganza e del modo di apparire perfetto dell'amica, l'unica via che aveva per tirarsi su era andare da sua madre e guardala.
Sono semplicemente identiche, non esteticamente, ma molto di più nel carattere, nel sorriso allegro e nel modo di presentarsi. Perché entrambe amano una vecchia gonna colorata e lunga fino ai piedi o una mini di jeans —molto anni 90— ad degli shorts praticamente inguinali, o dei pendenti fatti con i turchesi, anziché un ciondolo Tiffany. Che poi si è sempre domandata, Nina, cosa ci sia di bello in un banalissimo e frivolo cuore d'argento.
Quando apre la porta d'ingresso si mette da parte in un gesto cortese nei confronti di Niall che entra un po' titubante, le mani in tasca e le sopracciglia aggrottate.
Nina accende la luce e si muove per casa, iniziando ad aprire le finestre in modo da far entrare più luce, poi torna al ragazzo a cui ha detto di tranquillizzarsi, perché non lo mangerà nessuno, e gli sorride incoraggiante.
«Hai una bella casa» afferma, mentre lei gli fa cenno di seguirla al piano di sopra.
«Grazie. Anche la tua lo è» risponde di rimando la ragazza con sincerità. Camminano lentamente sui gradini come se fosse un po' spaventi, ma lo sguardo che Nina sente sul proprio fondoschiena smorza un poco la tensione. Sorride al vuoto e «Alza quegli occhi».
Lo sente ridere e allora ride anche lei, quando la afferra per i fianchi che si muovono ad ogni scalino. Percorrono il corridoio scuro e Nina al primo interruttore accende la luce, intanto che Niall la segue e studia le tele appese sui muri.
«Li ha fatti tua madre?» chiede il biondo, perdendo qualche secondo davanti a quelli che lo catturano di più. «Merda, ma questa sei tu!» afferma ad un certo punto ridendo, ma se il dipinto ritrae alla perfezione i lineamenti spigolosi di Nina con armonia, quello sulla porta della camera —nel senso letterale del termine— è cento volte più impressionante.
«Dove li mettiamo?» domanda la ragazza distraendolo, apre la borsa e ne estrae il libro che le ha passato davanti a suo fratello. Niall si volta alzando le sopracciglia e, quando nota che aspetta solo lui, la raggiunge con un po' di coraggio e smettendo di sorridere.
«Ne sei sicura?» chiede, Nina si siede sul letto e la segue. Il materasso è morbido e il piumone con una fantastica floreale stappata su uno sfondo blu scuro copre il mobile, Niall si guarda intorno e c'è un arazzo appeso come testata, ci sono delle mensole piene di libri e cd al fianco di una libreria in legno e poi c'è un armadio, accostato alla scrivania sotto la finestra, con le ante leggermente aperte.
«No-» risponde Nina, ma poi si allunga verso il suo viso e allora gli lascia un bacio sulla guancia che tronca i pensieri e le parole con cui il ragazzo vorrebbe ribattere. Non è necessario, crede, e non sa nemmeno lui perché le ha chiesto quel favore, ma lei lo interrompe delicatamente e allora chiude la bocca. «Ma lo farò. Perché mi piaci davvero»
Niall indugia e abbassa lo sguardo colpito. «Non voglio metterti nei guai»
«Non succederà» afferma Nina, mentre fa scivolare una mano in quella di Niall e l'altra è chiusa saldamente intorno alla busta bianca. Si toccano per poco, qualche secondo, poi la mora si alza lentamente e si ferma davanti all'armadio in legno che occupa metà parete. Sulle ante ci sono delle foto appiccicate con dello scotch, biglietti di treni e aerei, post-it e adesivi, c'è una fotografia scattata per il diciassettesimo compleanno di Nina, dove si regge in piedi a due sorridenti Ron ed Emma. Stavano per cadere giù e Laila Evans aveva immortalato la scena prima che precipitassero, che Liam smettesse di mettersi in pose discutibili alle loro spalle e Zayn decidesse appena scostato dalle tre, che il momento delle smorfie fosse giunto al termine. Nina ha più copie di quella foto: una è sull'anta dell'armadio, una in mezzo al diario che ha sempre in borsa e l'ultima incorniciata vicino al camino e alle foto di famiglia.
Si abbassa sulle ginocchia e allunga la mano verso il muro coperto da una carta da parati beige, tra questa e il piede del mobile incastra la busta con i soldi, cercando di non farla notare troppo.
«Si vede?» domanda a Niall, mentre rimane per terra pronta ad aggiustare il proprio operato. Lo sente alzarsi e camminare avanti e indietro per la camera.
«Spingila un po' verso l'interno» suggerisce poi, fermando il rumore di passi sul parquet. Nina fa come consigliato finché tutti gli angoli della carta non spariscono dietro il legno scuro dell'armadio. «Sicura che non li troverà nessuno lì?»
«Certo che no» risponde allora, alzandosi. «Sono io che mi occupo della mia camera»
Quando cerca lo sguardo di Niall, Nina lo trova rivolto a tutt'altro. Non ha bisogno di alzare troppo la testa per leggere i titoli degli album poggiati sulle mensole, fa scorrere il proprio sguardo sulle custodie in ordine d'artista, ma non tocca attentamente nulla.
«C'è di tutto» commenta ad un certo punto. Nina, che è rimasta immobile a studiare il modo indifferente in cui osserva ciò che lo circonda, le mani nelle tasche dei jeans e i capelli scombinati, lo raggiunge e si poggia al muro con un sorriso.
«Mi piace tutto» si giustifica facendo spallucce. Lui la guarda e poi, senza preavviso, la bacia.
Le labbra tremano e allora hanno bisogno di tempo per metabolizzare il gesto, le dita del ragazzo stringono ora il maglione di Nina, finché le loro bocche sono ancora una sopra l'altra e non si capisce bene chi conduca cosa. Nina è spigliata con le parole, ma a volte meno con i gesti, mentre Niall è il contrario e anche nei gesti forse è carente.
Le sua mani indugiano sui fianchi della ragazza che invece preme le proprie sulle spalle di un Niall sicuro e  poi prende fiato, tornando a baciarlo subito dopo.
Nina e Niall non parlano di cosa sono, di cosa fanno e in che direzione vanno, ma ora il petto di Niall spinge quello di Nina, mettendola spalle al muro, quindi rimangono in silenzio e possono anche non pensarci per un po'. Niall inverte la situazione e la spinge verso il centro della camera, fino al letto, lei lo asseconda e non ha nemmeno la testa e la mente per riflettere, se c'è il cuore che pensa un po' a tutto.
Niall si siede sul letto, Nina lo spinge indietro e punta le ginocchia sul materasso. Affonda il viso contro il collo caldo di Niall che le pizzica le guance per quel principio di barbetta che le fa perdere la ragione. Anche se forse, la ragione, non l'ha e basta quando si tratta di Niall, perché tutto la affascina, dai sorrisi storti alle parolacce masticate, fino alle imprecazioni costanti.
«Nina» ansima tra un bacio ed un morso sulla pelle bianca, si impunta sui gomiti e resiste all'abbandonarsi completamente sul materasso perché a quel punto, la conosce, lo prenderebbe come un invito e prima devono capire dove vogliono arrivare. «Nina» la richiama.
Lei allontanata il viso spigoloso dal collo del ragazzo e sgrana gli occhi con un'innocenza che un po' cozza con i capelli scombinati e il sopracciglio alzato, le gambe accanto ai fianchi di Niall. Lascia cadere il bacino e gli si siede sopra, piegando poi leggermente il capo. «Mi piaci» afferma.
«Potresti ripensarci»
«No»
«No?»
Annuisce per confermare la propria risposta e incastra lo sguardo in quello di un Niall un po' confuso. Nina capisce che sono arrivati insieme allo stesso punto, che sono lì e devono solo trovarsi nel buio, accertarsi entrambi della presenza dell'altro. «Voglio dire... No, non ci ripenserò» e allora lo bacia di nuovo e, staccandosi, poi aggiunge come illuminata all'ultimo secondo «Potrai essere il più lunatico del mondo, avrai sempre quella ruga tra le sopracciglia e guidi con una sicurezza arrogante, ma mi piace arrivare a scuola e scoprire di chi umore sei, se ti vedrò ridere o aggrottare la fronte e in auto, con te, mi sento comunque sicura perché anche se ti distrai facilmente provi lo stesso a concentrarti sulla strada. Sei Niall Horan, Gesù, imprechi dalla mattina alla sera e mi hai un po' contaggiata, certo che non ci ripenserò! Tu ci ripenserai?»
Nina sorride e Niall scoppia a ridere: si chiede come ci sia finito lì in mezzo, tra le braccia e le gambe di una ragazza del genere. Troppo allegra, troppo bella e troppo tutto.
Niall è un gran casino e lo è, un casino, anche Nina che ora preme le sue labbra su quelle sottili del biondo. D'altro canto, Niall non ha intenzioni di metterle i bastoni tra le ruote, non vuole e non può, quindi chiude gli occhi mentre i denti di lei affondano pian piano nel suo collo e poi gli si stringe contro con le gambe, le braccia e il viso preme sulla sua guancia.
Entrambe le mani di Niall premono sulle cosce di Nina, la solleva e la fa stendere sul materasso che si abbassa sotto il loro peso. La tocca in posti dove Nina non può dire che non l'abbia mai toccata nessuno, perché sarebbe una bugia, ma che la fanno sentire come se fosse la prima, di volta. Chiude gli occhi e allora la bacia ancora.
La forza di Niall è delicata, in qualche modo e Nina non se lo ricordava così bello, né Niall stesso, né il sentirsi impotente sotto mani esperte e ruvide di qualcuno.
Le sfila il maglione giallo e poi tira lo scollo della maglietta più in basso sfiorandole più volte il petto con le labbra sottili e facendola sospirare, Niall ridacchia ogni volta e allora Nina scoppia a ridere accarezzandogli la nuca bionda. Nina divarica le gambe e lascia che Niall si accomodi tra queste afferrandola dai fianchi.
La presa è salda e sta lì, su di lei, come se la stesse quasi proteggendo un po' da tutti e da tutto, perché le sue ossa sono fragili, quindi lui para i colpi e la bacia ancora. Gli sfila la maglietta poi, perché hanno abbastanza tempo, ma hanno comunque fretta. I gesti sono disperati e a volto lenti, quasi incerti, quindi Niall l'aiuta a togliere anche la sua, di maglietta, interrompendo il contatto.
Gioca con il reggiseno di Nina, abbassa prima una e poi l'altra spallina e allora lei ride ancora quando le fa il solletico e Niall potrebbe anche rimanere digiuno tutta la vita e sentirla semplicemente ridere e guardarla abbandonata sul letto con gli occhi chiusi e le mani tra i suoi capelli. Poi giura che i jeans sono mai stati così stretti e allora Nina incrina la schiena e strizza gli occhi, mentre le parte un brivido anormale alla pancia, fino a quando Niall la lascia respirare di nuovo, allontanando il capo tra le sue gambe e leccandosi le labbra. Si allunga sul corpo di lei che lo abbraccia di slancio, per afferrare il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni che ha gettato via chissà dove. Quando trova ciò che cerca, Nina gli stritola una mano e allora lui gliele prende entrambe. Prova ad infonderle coraggio baciandogliele.
«Hey» Nina annuisce automaticamente. Fa piano, Niall, la guarda completamente nuda piegare la schiena e poi la bacia con le fronti imperlate di sudore. Si piega su di lei e la abbraccia, provando a farle meno male possibile. Gioca con i suoi seni e poi le bacia i polpastrelli.
«Mi piaci anche tu» sussurra alla fine, quando hanno raggiunto il culmine si sono trovati nel buio. Si abbandona sfinito al suo fianco e le dà un bacio sulla tempia.
 
 
 
 
Nina non avrebbe mai pensato di poter sentire il fiato di Niall Horan soffiare contro il proprio orecchio, o poter stringersi a lui con le coperte incastrate tra le gambe e il viso sul suo braccio teso. Con la mano libera le accarezza i capelli castani, cullandola quasi come una ninna nanna interminabile e piacevole, mentre le sue dita entrano ed escono da quella criniera scura che gli solletica il petto.
Il respiro di Nina colpisce l'avambraccio di Niall che usa come un cuscino, gli procura un solletico costante ormai da un po', ma non la fa spostare e prova a non muoversi perché sennò lei farebbe altrettanto è l'ultima cosa che vuole è vederla distante.
Nina ogni tanto abbassa le palpebre, prima di riaprirle, vorrebbe dire qualcosa, ma rimane in silenzio e sorride. Sorride per i loro corpi accaldati e per le mani di Niall su di lei, per gli abbracci e i baci costanti ma non sottovalutati, per i respiri pesanti e poi gli occhi stanchi. Sorride anche per i mi piaci che si sono reciprocamente detti e per la voglia di sentirsi vicini, insieme e pronti a tutto.
Si gira su un fianco all'improvviso e Niall smette di accarezzarle i capelli, guardandola con le sopracciglia aggrottate. Lei abbozza un sorrisetto storto, prima di abbracciarlo e sentire un po' di confusione da parte sua, che la stringe solo dopo qualche breve istante di esitazione.
«Potrei anche abituarmici» afferma Nina di slancio, ma Niall non risponde, non fiata, perché si arriva alla fine della rampa un passo alla volta o si rischia di cadere. Semplicemente rimane in silenzio e non vuole che ci si abitui perché significherebbe corre più veloce e hanno già fatto abbastanza, si sono catapultati senza pensarci due volte una situazione strana, un po' border line in cui devono ancora scegliere da che parte stare. Quando Nina si scosta un po' dal suo corpo caldo, lo scruta prima di sorridere un po' nervosa. «Ma non sei della stessa idea, lo so. Scherzavo, comunque»
Trattiene un sospiro e sa che Nina non scherzava davvero, che era seria e che non vuole nessuna storia pretenziosa, ma qualcuno che le voglia bene sì, quindi semplicemente la abbraccia ed evita di rispondere perché non la vuole ferire. Non sa cosa provi, perché Nina le piace e si è affezionato, inutile negarlo, ma ora è presto per vedersi insieme come un'abitudine. Significherebbe essere associati uno al nome dell'altro, rendere conto di sentimenti sconosciuti e Niall proprio non ce la può fare. Non ora almeno.
La bacia sulla fronte e Nina chiude gli occhi. «Devo andare» la informa con un'espressione stralunata in volto, si mette a sedere e si gratta la nuca. «Ti aiuto a sistemare qui-»
Ma Nina lo interrompe e «Di già?» chiede seguendo il suo esempio e scostando la schiena nuda dal materasso caldo e impregnato dei loro corpi.
«Sì» risponde Niall secco, poi la guarda e il suo sguardo si addolcisce, trasformandosi quasi in un sorriso. «Devo andare in un posto»
«Okay—» ma la bacia di nuovo e un po' lei si tranquillizza, mentre la attira al proprio corpo e poi Niall le afferra le cosce. Il seno nudo di Nina si poggia al suo petto e allora gli cinge le spalle con entrambe le braccia. Quando le loro labbra non si toccano più, lo abbraccia e Niall ha capito quanto il contatto per Nina sia fondamentale, quando abbia sempre bisogno di sentire sotto le proprie mani ciò di cui necessita. Il modo migliore con cui manifesta questa necessità impellente sono gli abbracci e Niall ne è spesso lusingato, quindi la regge e non gli dispiace.
«Devi andare» ripete la mora, sentendosi quasi in difetto per l'affermazione che si è fatta precedentemente scappare e prova ad imprimente bene in mente che lei è Nina e Niall è solo Niall, insieme sono due persone con due vite diverse e parallele. Ancora non si sono realmente incontrati e non sono un'abitudine. Nina chiude gli occhi, poggiata alla sua spalla e quando li riapre, lo lascia andare, mettendosi in piedi.
Prende a camminare, tira sul materasso il piumone un po' penzoloni e cerca gli slip, poi apre l'armadio, cercando nella cassettiera interna qualcosa da mettere. Si infila una canottiera nera di fretta, quasi come se andasse davvero di corsa, quando in realtà ha tutto il tempo che vuole per ordinare la camera e riprendersi dalle attenzioni più che sentite da parte di Niall. O lo spera, almeno questo.
«Nina» la chiama, ancora seduto sul bordo del letto. La mora sembra non potersi fermare più, i piedi scalzi che camminano veloci sul parquet e i capelli scombinati che le ondeggiano sulle spalle, apre le tende e spalanca la finestra permettendo all'aria di cambiare, anche se lì dentro si sentono ancora i loro corpi e i loro sospiri e non vorrebbe proprio lasciarli andare. Quando si volta a guardarlo, sembra voglia dire qualcosa, ma lei lo precede sorridendo quasi esageratamente e «Posso fumare qui?» chiede solo Niall.
Nina annuisce. «Vicino alla finestra»
Mentre lui si alza e cerca il pacchetto di sigarette nelle tasche del giubbotto, lei tira il piumone, cercando di rifare il letto come meglio può. Liscia nervosamente la federa e spera di sentirci l'odore di Niall, così potrà chiudere gli occhi e avere la certezza che è stato lì con lei.
«Nina» la richiama e allora sospira e lei lascia le coperte piegate e stese più o me e bene sul materasso, cercando di placare la voglia di muoversi, camminare e fare qualcosa —qualsiasi cosa— dirigendosi piano verso chi la chiama. È poggiato alla scrivania, la mano con la sigaretta sul davanzale della finestra e il petto nudo. Lo affianca e gli sorride. «Mi dispiace»
Nina annuisce e lo sa, lo sa che gli dispiace. «Non avrei dovuto dirlo» si giustifica però la mora. «Scusami tu»
«Perché ti dai la colpa per tutto?» domanda allora Niall e in circostanza diverse aspirerebbe dalla sigaretta, ma ora è troppo concentrato su Nina per occuparsi della cenere che cade e dei proprio polmoni già bellamente danneggiati. Le porta i capelli dietro l'orecchio e poi le accarezza la guancia.
«Io—» Nina osserva il ragazzo e nota dalla riga tra le sopracciglia che è quasi arrabbiato, più che dispiaciuto per l'addossarsi sempre tutte le colpe, crede. «Lo faccio senza pensarci»
«Non mi piace» risponde e le sfiora appena un braccio quando lei si stringe nelle spalle, silenziosa.
«Hai presente quando vieni rimproverato dai tuoi genitori, o da un insegnate, e devi per forza chiedere scusa o abbassare la testa, perché hanno quell'autorità che ti fa sentire un gradino più in basso?» chiede retoricamente Nina, piegando la testa per guardarlo.
Niall ride e scuote la testa. «Domanda sbagliata alla persona sbagliata» poi si fa più serio e «Scusami, non volevo», ma Nina ridacchia già a sua volta e gli da un leggero colpo alla spalla.
«Era per rendere l'idea» dice. «È come se gli altri fossero un gradino più in su, ecco, quindi chiedo scusa per principio» spiega, ammutolendosi subito dopo.
Restano in silenzio e poi Niall porta la sigaretta alle labbra, aspirando il fumo e le guance verso l'interno. Ci sono i loro gomiti che si toccano, la finestra aperta e due corpi seminudi che si stanno riempiendo di pelle d'oca. Le gambe scoperte di Nina sono ruvide, così come le braccia e anche quelle di Niall.
«Mi fai fare un tiro?»
«Certo» Nina prende le sigaretta che le dita del ragazzo le offrono e smettere definitivamente di fumare è più complicato del previsto, si porta i capelli, che le sono scivolati di nuovo in avanti, dietro le orecchie e i polmoni le bruciano un po'. «Non sei in basso rispetto a nessuno, comunque» precisa Niall.
Nina rimane in silenzio e serra le labbra, mentre gli occhi chiari del ragazzo si piantano sui suoi lineamenti e non le danno via di fuga. Rimangono in silenzio fino a sigaretta finita.
 
 
 
 
Quando scendono le scale, sono completamente vestiti anche se le labbra di Nina sono gonfie e i capelli un po' scombinati, Niall l'ha baciata di nuovo e non ha resistito
La casa al piano terra è semi illuminata, con le serrande alzate e le tende che lasciano trapelare una luce stupida e fioca. Si muovono senza far rumore, come se potessero disturbare solo respirando, quindi provano ad essere più innocui possibili e a compiere solo i movimenti strettamente necessari senza un reale motivo, perché tanto in casa ci sono solo loro.
Quando scendono l'ultimo gradino, Niall fissa prima le proprie consumate e sporche Vans nere, che seguono i piedi di Nina coperti da un paio di calze rosse e spesse, poi il corpo della ragazza.
Si è messa un maglione dello stesso colore, un po' largo, ma non troppo lungo, e un pantalone di tuta nero che le fascia le cosce e il fondoschiena in maniera quasi esagerata.
Quando in camera le ha detto che era troppo stretto e che si vedeva tutto —e con tutto Niall intendeva letteralmente ogni cosa, della forma degli slip ad ogni curva del suo corpo— lei ha fatto spallucce e «È allora?» ha chiesto, mettendosi a ridere.
Non c'è più niente che ormai Niall non abbia visto o toccato, dal seno alle gambe nude, ogni centimetro di pelle scoperta e l'interno delle cosce, ma ora semplicemente afferra i lembi del maglione e lo tira più giù, coprendole il sedere. Quando Nina lo sente dietro di sé intento a mantenere il tessuto rosso al posto giusto, lo allontana con un sorriso facendo tornare automaticamente il capo al proprio posto e vedendolo ridere, lei si abbandona ad una risata fragorosa.
La affianca, Niall, ormai all'ingresso.
«Ci vediamo domani?» domanda Nina, tornando più seria, lui in risposta la bacia per un lungo istante contro il muro del corridoio e sorride sulle sue labbra.
Quando finalmente la fronte di Niall si scosta da quella di Nina, lei afferra la maniglia e i suoi occhi nella penombra si scontrano con gli altri muti e sorridenti.
Non se ne accorgono nemmeno della terza presenza, finché la porta non è completamente aperta e le labbra di Niall si abbassano all'istante in una linea infastidita. Piega la testa di lato e Nina segue il suo sguardo verso l'esterno: quando si accorge di Emma aggrotta le sopracciglia e irrigidisce la mascella.
«Ciao» sussurra solo, confusa. Niall al suo fianco non si muove di un millimetro, se non per ficcare le mani nelle tasche dei jeans.
«Hey—» risponde l'altra imbarazzata, abbassando lo sguardo e stringendosi nel giubbotto. Si sente fuori posto perché è a casa di Nina dopo averla ricoperta di insulti, ma la sensazione peggiore è quella che le scaturisce Niall. La fa sentire stupida e orribile, le fa provare vergogna e non merita Nina e forse non l'ha mai meritata perché schietta e sfacciata, c'è sempre stata e lei le ha voltato le spalle per un ragazzo. «Stavo per bussare... Non volevo disturbare» dice poi frettolosamente.
Emma non ammette le proprie debolezze e per questo non dirà mai che le dispiace, che la sua migliore amica aveva ragione riguardo tante e troppe cose e che ha passato le settimane peggiori a voltarle le spalle continuamente e a piangere quando nessuno la vedeva. Cuce le labbra e dopo un istante, alza la testa per guardare prima Nina e subito dopo la sua compagnia.
«Ti devo parlare» aggiunge prima che uno dei due posso anticiparla e usa tutta l'urgenza che è in grado di trasmettere, voltandosi verso la mora senza più distogliere lo sguardo. «È importante»
Nina potrebbe rifiutarsi, chiudere la porta e cacciarla, invece le sorride e annuisce una volta. «Certo»
Si volta verso Niall e rimane in silenzio, mentre con uno sguardo gli dice qualcosa e lui fa una smorfia.
«Sicura?» domanda con un sussurro, piegandosi appena verso Nina. Questa fa sì con un cenno del capo e allora lui la saluta con un gesto che obbliga Emma a spostare i propri occhi su altro che non siano loro, intanto che si sente sempre più stanca e insolitamente insicura.
Non si scambiano un bacio sulla guancia, né sulle labbra, semplicemente Niall alza una mano e accarezza con delicatezza la nuca spettinata di Nina, prima di sfiorarle con il pollice una guancia fino all'angolo del labbro inferiore. Le sorride e quando lei ricambia, Niall si imbatte in un'Emma che prova a fare l'indiscreta: è involontario per lei sostenere lo sguardo carico di diffidenza che le rivolge. Un cenno del capo e la supera senza fiatare.
Aspettano che i passi di Niall scompaiano tra i rumori udibili, che salga in auto e sparisca un po' titubante, ma non c'è un istante in cui Nina si perda a guardarlo perché i suoi occhi sorridono all'ultima arrivata e non indugiano affatto sulla figura bionda che è appena uscita di scena.
Emma è spaventata, ma non lo dà a vedere. Sente l'agitazione crescerle dentro e la sensazione di essere fuori posto che la stringe, come se la collanina con il ciondolo a forma di sole che le ha regalato Nina diversi anni prima la stesse soffocando.
«Entra» si fa da parte ed Emma gioca nervosa con gli anelli che porta alle dita, poi scuote la testa e non accenna ad entrare. Quando incastra i suoi occhi in quelli di Nina capisce che deve prendere coraggio e farsi avanti.
«Domani parto» sbotta, poi prende un respiro profondo mentre quello di Nina viene a mancare. «A mio padre è stato offerto un posto per la stessa società, ma a Londra. Ci trasferiamo. E mi dispiace, Nina, per tutto» ha gli occhi lucidi e la palle pallida gelata, si trattiene dal non scoppiare in un pianto senza precedenti e lei ed è Emma e non piange davanti a nessuno. «Mi spiace per tutte le stronzate che ho fatto, per queste scuse come i codardi all'ultimo minuto. Ma lo sono. Esattamente come lo sono stata per tutti questi anni con te, Ron, o Zayn»
Nina non fiata e rimane poggiata alla porta, le labbra gonfie e ora un poco rovinate. Abbassa lo sguardo e «Glielo hai detto?» chiede solo. «A Zayn»
Emma scuote la testa. «No, lo scoprirà domani. Parto stasera»
Nina non versa nemmeno una lacrima.
 
 
 
 
Deheheeheh.
Questo capitolo è un po' la continuazione di quello precedente (si ringrazia chi ha recensito, tanto amore <3): stesso giorno, stessi protagonisti e qualche novità in più.
Per le scene di "sesso" (se così lo possiamo chiamare, perchè probabilmente è troppo per ciò che ho scritto lol), ho provato ad usare tutto il tatto e l'eleganza possibile, anche perchè non mi piacciono molto quelle storie dove tutto è raccontato senza filtri.
Nina e Niall, è chiaro, si piacciono e si vogliono, ma nessuno dei due (più o meno) va per una storia impegnativa al momento, quindi godono l'uno dell'altra e ogni tanto -Nina!- si lasciano illudere da qualcosa che è ancora presto per ottenere. Infatti, spero si sia capito, Nina non vuole una storia impegnativa, ma qualche attenzione in più ed intima non le dispiacerebbe.
Anyway, si scoprirà nei prossimi capitoli l'evolversi della storia, della coppia, dei pensieri di Nina e dei casini di cui si circonda.
Andiamo ad Emma. Per quanto ho potuto capire, è il personaggio che piace meno, ma non per questo ho deciso di farla andare via: avevo già scelto, prima ancora di leggere i vostri commenti qui, su fb o per messaggi privati. E' un tipo, uno di quelli che bisogna prendere sempre dal lato giusto, o potresti ritrovarti con un braccio mozzato o un orecchio in meno. E' stata la fredda e la diffidente per tutti i capitoli in cui è comparsa, qui esce allo scoperto anche come codarda e, sì, alla fine lo è. Ma non perchè abbia deciso di fare armi e bagagli, ma più che altro per il modo in cui sparisce.
Non ho idea se ritornerà. Anzi, se dovessi attenermi alla trama iniziale allora saprei che fine farebbe, ma siccome spesso cambio qualcosa, delle scene, dei dialoghi e dei dettagli, non voglio pronunciarmi.
Adesso stacco, che sono entrata solo per voi e perchè sono troppo pigra e devo vincere io, e ringrazio chiunque abbia recensito (pochi) durante la pubblicazione di questi capitoli (tanti).
Oh, la citazione all'inizio è tratta da Life Support di Sam Smith.
Njaalls





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