We go together {I’m not coming}
«Keep her safe from the enemy.»
Cortana era sempre stata brillante, precisa nelle
informazioni, diretta nel dare soluzioni. Master Chief aveva nutrito istintiva
fiducia nei suoi confronti, che poi lei si era guadagnata col tempo.
Anche se non combatteva, anche se era una macchina che
trasmetteva dati, Cortana aveva la tempra di un soldato e la vivacità di un
essere umano.
Gli avevano dato il compito di proteggerla e ad esso lui
si sarebbe attenuto, perché quello era il suo dovere.
«You trust Cortana that much?»
Pur consapevole che gli ordini dei superiori non andavano
discussi, Master Chief sapeva che quel messaggio di Cortana era veritiero.
Anche nel ragionevole dubbio che tutti gli ponevano, – la
sua mente poteva essere stata soggiogata, quel messaggio poteva non essere
della vera Cortana – lui si fidava di lei nel modo più incondizionato.
Avrebbe seguito le istruzioni di Cortana e poi l’avrebbe
trovata, perché aveva una promessa da mantenere.
«Don't make a girl a promise if you know you
can’t keep it.»
Master Chief vorrebbe risponderle che, come ha mantenuto
la sua precedente promessa, manterrà anche questa. Non permetterà che si
deteriori e la dottoressa, così come l’ha creata, la può aggiustare.
Eppure lei non crede alle sue parole e il suo sguardo è
pieno di tristezza.
Cortana è cambiata.
Master Chief se ne rende lentamente conto, pensando
all’AI che era quando l’ha incontrata e fissando l’umana che gli sta chiedendo
di capire chi di loro due sia la macchina.
Non lei, sicuramente.
Lui? Fisicamente no, è un umano. Ma è un soldato. Esegue
i compiti che gli vengono ordinati, il suo bene primario è la salvezza della
Terra e dell’umanità. Non c’è spazio per altro, non sente nulla di quello che
vede in Cortana, perché ormai è lui ad essere diventato una macchina.
«Bentornato a casa, John.»
La Terra.
L’umanità da proteggere.
È questo il mio dovere di soldato.
L’ho fatto e lo continuerò a fare, sino al mio ultimo
respiro.
Mentre vago nello spazio, tra milioni di frammenti di
metallo, so che sei dispersa in essi e mi sembra quasi di sentire la tua voce
che mi sprona.
Ma non c’è nulla. Il silenzio nello spazio è quasi
irreale, per quanto sia profondo.
Ho la risposta che cercavi, Cortana. L’ho trovata quando
sei scomparsa e tutto intorno a me ha iniziato a crollare, esattamente come
stava accadendo dentro di me.
Nessuno di noi due era una macchina, altrimenti io non mi
sarei sentito perduto quando sei svanita di fronte a me e tu non avresti
sofferto nello scomparire.
Ho protetto l’umanità, ma non ti ho protetta, Cortana.
E ora che galleggio così vicino alla Terra, sento solo un
forte senso di nostalgia e di vuoto, perché non mi è mai sembrato di essere
così lontano da casa.
Fine.
Nonostante la saga di Halo
sia lunga e complessa, ho riscoperto da poco questo capolavoro e ho deciso di
fare un piccolo tributo cartaceo (dovrei dire telematico) a Cortana e Master
Chief.
La loro evoluzione nei
giochi è semplicemente bellissima e tristissima, come la scena finale in Halo
4, dove l’immagine di John, fermo e con le macerie che cadono intorno, metafora
del suo stato d’animo, è di incredibile poesia, fragilità e tristezza.
Unita poi a quella
meravigliosa musica: Green and Blue
di Neil Davidge, che ha composto tutta la colonna sonora di Halo 4 (motivo per
cui ho messo nel titolo il verde e il blu).
Le citazioni in corsivo
provengono da Halo 1, le altre due da Halo 3 e l’ultima, ovviamente, da Halo 4.
Che altro dire, una coppia
che mi ha davvero emozionato, così tragica eppure così umana. È evidente il
cambiamento di Cortana durante i giochi, nato proprio per l’amore che prova
verso Chief ed è anche evidente che lui, sempre protetto dal suo casco, vagava
nell’universo sentendosi completamente solo.
Spero vi piaccia e spero
vogliate lasciarmi un commentino, per farmi conoscere la vostra opinione.
Un bacione,
EclipseOfHeart