LA PREFERITA DI PAPA’
Fino a quel
momento, per Clarisse era stata La Giornata Perfetta.
Era tornata
a casa, ma la cosa figa è che era tornata assieme a Chris,
che avrebbe passato qualche giorno con lei e sua madre. Dopotutto,
insomma, la doveva ancora ringraziare per essere stata così
gentile con lui quando stava male, no?
Quando in
mattinata sua madre era uscita per il suo turno di lavoro, le aveva
strizzato l’occhio e le aveva detto –Ci sono dei
preservativi, nel cassetto del mio comodino.
-Mamma!-,
aveva protestato Clarisse, ma lei si era limitata a sorridere e darle
un bacio. Ormai si doveva alzare sulle punte dei piedi per arrivare
alla sua guancia.
Il punto era
che nessuno riusciva a fare fessa Sam La Rue. Non c’era
riuscito nemmeno Ares, tanti anni prima. Il punto era che Clarisse
aveva in testa esattamente quell’idea
lì.
Non che non
avesse combinato niente, al Campo. C’erano stati un sacco di
baci, e mani dappertutto, e persino le prove generali, solo che non
c’era mai abbastanza tempo e abbastanza calma per arrivare
fino in fondo, non per la sua prima volta. Clarisse sapeva che in ogni
momento avrebbe potuto buttare fuori dalla cabina tutti i suoi fratelli
e intimargli di non farsi vedere in giro per almeno due ore pena la morte, ma
poi le sue intenzioni sarebbero state lampanti e tutto il Campo
l’avrebbe saputo prima ancora che lei e Chris fossero nudi.
Quindi niente, il piano non era attuabile.
Un giorno
Clarisse si era ritrovata a parlarne con Annabeth.
-Sempre
tutto il culo a Percy. Avete una cabina tutta per voi, senza nessuno
che rompa i coglioni, senza seccature…
Annabeth era
arrossita. –Clarisse, ma mica ci siamo arrivati, a quel
punto. Non so, ci siamo appena messi insieme…
A quel punto
Clarisse aveva sbottato. –E cosa aspettate, la prossima
Apocalisse? È proprio vero che chi ha il pane non ha i
denti, stupido Percy Jackson.
La
verità era che lei non vedeva l’ora. E Chris
nemmeno. E quindi Sam La Rue non era uscita di casa nemmeno da cinque
minuti, che già Clarisse aveva aperto il famigerato cassetto
del comodino.
Il tutto,
per Clarisse, era proseguito come se si trovasse in un altro mondo. Era
perfetto. Era felice. Non era lontanamente come l’aveva
immaginato, era mille volte meglio.
Quando sua
madre era rientrata prima di cena, con una bella cassa di birra, le era
bastata un occhiata. Si era messa a ridere, e Clarisse aveva reagito
con una specie di ringhio, ma poi era andata a mettere in fresco le
birre.
Chris si era
messo ai fornelli, l’aveva convinta ad aiutarlo a
fare il chili con la frase –Jessy! Andiamo a cucinare!-, e
poi aveva cantato per tutto il tempo la canzone dei mariachi di
“Breaking Bad”. Clarisse impazziva quando lo
sentiva parlare in spagnolo, tanto che gli aveva detto due volte di
smetterla, ma lui aveva interrotto due minuti poi aveva continuato. Sam
continuava a ridere sotto i baffi in modo esasperante, ma Clarisse non
riusciva a essere arrabbiata. Non in quel giorno che era perfetto.
Fino a quel
momento.
Chris era
arrivato a “Ese
compa ya está muerto/ nomás no le han
avisado”, la tavola era
pronta e il chili fatto, quando avevano sentito il rombo di una moto.
Per la
precisione, il rombo di quella
moto.
Gli occhi di
Sam si accesero come fanali, mentre Clarisse sperò che la
terra si spalancasse e una voragine la inghiottisse, trasportandola
nell’Ade.
Chris le
guardò con aria interrogativa. –Mio padre-,
ringhiò Clarisse.
Sua madre
andò alla porta e si mise ad aspettare l’ospite
con le mani sui fianchi. Che non si fece attendere.
-Sam!-,
disse la voce roboante di suo padre –Cazzo, ma non invecchi
mai? Sei immortale e non me l’hai mai detto?
Lei rise.
–Ma vai a cagare, Ares!
Chris
fissò Clarisse, gli occhi spalancati come piattini da
tè. Clarisse si limitò a scuotere la testa.
–Non dire niente-, ringhiò, mentre sulla soglia
suo padre salutava Sam usando un po’troppa lingua rispetto a
quella che ci si aspetta per un saluto normale.
-Clarisse,
su, prendi una birra a tuo padre. Ares, siediti, stavamo per metterci a
tavola. Chris ci è andato giù di brutto col
peperoncino, quindi dovrebbe piacerti… se non ti piace, a
due miglia da qui c’è la tavola calda.
-Sai cosa mi
piace di te, Sam? L’ospitalità. Allora, Clarisse,
come va?
-Ecco la
birra, papà-. Chris intuì che Clarisse avrebbe
potuto anche stappargliela con i denti, in quel momento, quindi le
passò il cavatappi. Poi, per non stare fermo, si mise a
riempire i piatti di tutti.
-Non mi
presenti il tuo amico?
A Chris
rischiò di cadere il piatto. Recuperò il
controllo e lo posò davanti ad Ares, con un sorriso.
-Mi chiamo
Chris Rodriguez, signore. Frequento il Campo con Clarisse. Io
l’ho già vista, ma di sicuro lei non si ricorda di
me; è un onore incontrarla di nuovo.
Ares si
tolse gli occhiali per vederlo meglio. Aveva gli occhi come fuoco; tipo
Clarisse,
si ritrovò a pensare Chris, solo
che per lei è più che altro una metafora.
-Sei uno di
quelli di Hermes, vero? Avete tutti la stessa faccia da cazzo.
Chris si
sarebbe anche arrabbiato, se non avesse visto Clarisse stringere i
pugni e farsi gonfiare la vena del collo. Le mise una mano sulla spalla
per dirle che non importava, andava tutto bene, ma ci pensò
Sam a risolvere la situazione. Dando
uno scappellotto in testa al dio della guerra.
-Ma porca
troia, Ares, datti una regolata, c’è bisogno di
fare sempre lo stronzo, nella vita?
Lui le
afferrò il polso, poi le guardò i tatuaggi.
–Questo qui è nuovo, Sam? Non l’avevi,
l’ultima volta.
Lei fece un
sorriso malizioso. –Oh, Ares, ne ho un
sacco di
nuovi, sai. Sono sparsi un po’in tutto il corpo.
-E allora buon
appetito-,
sbottò Clarisse, affondando la forchetta nel suo chili. A
Chris sarebbe venuto da ridere, se solo il dio della guerra avesse
smesso di fissarlo.
-Sai
perché sono passato, Clarisse?
-No. Per
contare i tatuaggi della mamma?
-Sei
insolente. Hai fegato. Comunque no. Sono passato perché,
proprio stamattina, un uccellino mi ha detto “tesoro, ma che
cosa bellissima! La tua bambina preferita ha appena fatto
l’amore per la prima volta!”.
Clarisse,
che stava bevendo, sputò tutta la birra e si mise a tossire.
Chris rimase col sorriso congelato tipo paresi facciale. Solo Sam
sembrava divertirsi un mondo.
Clarisse si
girò a guardare la madre, che alzò le mani.
–Ehi, mica sono stata io!
Ares rise.
–Ma ti pare, Clarisse? Tua madre mica è un
uccellino, è un maledetto condor.
-Sì,
e mangio le carogne, quindi stai attento a te!
-Ok-,
Clarisse sembrava pericolosamente calma, adesso, -E quindi chi devo
uccidere?
-Afrodite-,
farfugliò Chris. Avrebbe voluto pensarlo, ma lo disse ad
alta voce.
-Hai fatto
un bingo! Non ti consiglio di provare a ucciderla, però,
Clarisse. Non credo che ci riusciresti.
-Si dice
solo “bingo”, papà.
-L’avete
fatto apposta? Perché è come la scena di
“Bastardi senza gloria” e… no, eh?-
Chris tacque, sotto lo sguardo di fuoco incrociato di padre e figlia.
-Senti un
po’, figlio di Hermes.
-Papà!
-Silenzio,
Clarisse. Devo fare un discorso al tuo ragazzo, da uomo a uomo.
-L’ascolto,
signore.- Chris lo fissò negli occhi, con lo sguardo serio.
Clarisse dovette riconoscere che aveva fegato.
-Clarisse
è mia figlia. La figlia di Ares, il dio della guerra, ed
è quella che finora si è resa più
degna di questo nome, tra tutti i miei figli ancora in vita. Per questo
io ti terrò d’occhio, ragazzo, perché
se non sarai alla sua altezza, dovrai vedertela con me. Sono stato
chiaro?
Chris
deglutì, ma non abbassò lo sguardo.
-Sì…
Sissignore. Ricevuto, signore. Non la deluderò, signore.
-Sei proprio
tu, John Wayne?-, li interruppe Sam.
-Cazzo, Sam.
Non ti mettere in mezzo. È di mia figlia che…
-È
anche figlia mia, Ares. Anzi, è soprattutto figlia
mia. Sei stato molto chiaro, Chris ha capito. Vero che hai capito,
Chris? Adesso mangiamo. Non mi piace il chili freddo.
Lui gli fece
il segno che lo teneva d’occhio, poi cominciò a
mangiare. Clarisse guardò la madre e le mimò un
“grazie” con le labbra.
Mangiarono
senza ulteriori intoppi. Alla fine della cena, Ares si rivolse di nuovo
a Chris.
-Buono,
ragazzo. Bello piccante come piace a me. Che film è quello
che dicevi, bastardi…
-Grazie,
signore. Il film è “Bastardi senza
gloria”, signore.
-Ed
è un bel film?
Sam
sorrideva, mentre mangiava la cheesecake che aveva portato dal lavoro.
Chris e Clarisse si guardarono in faccia.
-Un sacco di
sangue, papà.
-E scalpi di
nazisti.
-E lo stallo
alla messicana.
-Esplosioni.
-Mitragliate.
-Gente che
spacca teste con una mazza da baseball.
-Secondo me
potrebbe piacerti.
Lui rise,
una bella risata, roboante.
-Lo
guarderò, allora.
Sam si
alzò e andò a prendere il whisky. Ares non la
fece sedere, ma se la tirò in braccio, passandole una mano
sotto la canottiera e prendendo la bottiglia con l’altra.
-Non fare lo
scemo, ci sono i ragazzi.
-I ragazzi
adesso devono andare al cinema, visto che gli piacciono i film. Vero,
Clarisse?
-Mamma,
dì qualcosa, per favore!
-Prendete i
soldi dal mio portafoglio, ragazzi. E non fate economia sui pop-corn.
All’espressione
allibita di Clarisse, Sam si limitò a rispondere con un
occhiolino. –Mica puoi divertirti solo tu, in questa casa!
Chris
scattò in piedi. –Dai, andiamo. Sarà
divertente.
Clarisse
mugugnò qualcosa che suonava come “dammi un motivo
per non fare una strage”. Prese i soldi e uscì,
lasciandosi indietro Chris che salutava educatamente.
Quando
tornarono, dopo il film e un buon numero di baci che avevano un
po’riequilibrato la giornata verso un piacevole
“Quasi Perfetta”, in cortile c’era solo
la moto di Sam. Suo padre se n’era già andato.
Sam li
aspettava in veranda, fumando una sigaretta, con
l’espressione rilassata. Chiese com’era andata la
serata. Clarisse le domandò com’era andata la sua.
-Molto bene.
Ho fatto vedere a tuo padre la mia collezione di tatuaggi.
-Porca.
Chris
annunciò che andava a lavarsi i denti, se loro non avevano
nulla in contrario. Loro non l’avevano.
-Andava
tutto così bene. Se Chris mi pianta, è colpa tua
e dovrò ucciderti, mamma. Lo sai, vero?
Le si
sedette di fianco, sul pavimento della veranda. Sam le
accarezzò i capelli.
-Non ti
pianta. Quel ragazzo vede solo te, non te ne sei accorta?
Clarisse
sbuffò.
-Io lo
odio.
Mi ignora per anni, poi salta fuori per tentare di rovinarmi la vita.
Cosa cazzo ha nella testa?
Sua madre
sorrise, e diede un altro tiro alla sigaretta.
-Non te la
devi prendere, Clarisse. Per una volta che tuo padre è stato
normale.
-Normale?
Cioè, tu questa serata la definisci normale?
Sam
continuò ad accarezzarle i capelli, come faceva quando era
una bambina, per calmarla. –Tesoro, tutti i papà
del mondo si preoccupano quando la loro bambina si fidanza. Anche se
è bella e forte e spacca i culi. Vuole solo assicurarsi che
Chris non ti faccia soffrire, e lo fa a modo suo. È il suo
modo di dirti che ti vuole bene.
-Che culo.
Certo che tu uno normale no, eh?
-Ma con uno
normale non avrei avuto te, Clarisse. E che vita monotona sarebbe stata
senza i mostri in veranda e il tuo professore con la mazza da baseball?
Clarisse
sorrise. Sua madre la abbracciò, poi spense la sigaretta.
-A letto,
dai. Veloce.
Chris era
nella stanza che aveva occupato dopo il Labirinto. Solo che stavolta
era sano, bello come il sole e sorrideva. E la guardava, aveva ragione
sua madre, la guardava sempre, come se non ne avesse mai abbastanza di
averla nelle pupille.
-Ti chiedo
scusa per il lato paterno della mia famiglia.
-Wow, tuo
padre terrorizza, sul serio. Se mai vedrai il mio, la cosa
più pericolosa saranno George e Martha.
-Chi?
-Lascia
perdere. Vieni qui.
Clarisse gli
si sedette accanto. Lui la baciò, passandole la mano sotto
la maglia del pigiama.
-Smettila.
C’è mia madre. Domani… Domani. Ok?
Lui la
baciò sul collo, senza togliere la mano. Le toccò
il seno.
-Cazzo,
Chris! Ti ho detto che c’è mia madre.
Lui sorrise.
-No
sé si puedo esperar hasta mañana.
Lo spagnolo.
Cazzo, se gioca duro, pensò Clarisse baciandolo con foga.
A salvarla
fu il rumore dei passi di sua madre sulle scale. Si
allontanò da lui di scatto.
-Domani,
Chris. Te lo giuro sullo Stige.
Lui
sbuffò. –Ma non potremmo mandarci anche tua madre,
al cinema?
Note: Partendo dal presupposto che
tutti i papà sono gelosi delle loro bambine, cosa succede se
la bambina è Clarisse e il padre è Ares? Mi sono
divertita un sacco a scrivere questa scenetta, non so come sia venuta
ma per me è stato bello, ecco!
La storia per me
è ambientata in un momento imprecisato dopo Crono e prima
che Percy scomparisse dal Campo. Siccome negli “Eroi
dell’Olimpo” tutti sembravano andare abbastanza coi
piedi di piombo per quanto riguarda i rapporti sessuali (dopotutto son
libri per ragazzi, dai XD) ho immaginato che Percy e Annabeth se la
prendessero molto calma, a differenza di Clarisse che è
più impetuosa e soprattutto è anche morosa da
più tempo. Alla fine ha avuto ragione lei, hanno dovuto
aspettare la prossima Apocalisse!
Sam La Rue, madre di
Clarisse, l’ho completamente inventata, dato che non mi
risulta si sappia nulla di lei. È una tamarra tatuata, e mi
piacerebbe scrivere qualcosa di come ha conosciuto Ares, in futuro.
Immagino che mescolare i suoi geni e quelli di Ares sia stato un
po’come mescolare salnitro e zolfo, visti i risultati della
loro unione. Immagino che fosse abbastanza giovane quando è
nata Clarisse, e per questo abbia ancora un aspetto giovanile strafigo. Per
quanto riguarda i tatuaggi, quelli sono una mia fissazione! Sam fa bere
birra ai minorenni perché A) qui sono in casa mia e quindi
regole mie, e B) questi sono grandi, grossi e combattono i mostri, che
danno può fargli un po’di birra?
Ho immaginato che
Afrodite sapesse di Clarisse perché è la dea
dell'amore: come Dioniso può manifestarsi alle feste o Ares
durante le battaglie, lei si manifesta quando la gente si ama. In
questo caso, è stata anche un bel po'pettegola!
Angolo telefilm e film
consigliati: sia le prime serie di “Breaking Bad”
sia “Bastardi senza gloria” erano usciti ai tempi
di questa storia. “Breaking Bad” penso che possa
piacere molto ai semidei (“Jessy, andiamo a
cucinare” è una specie di frase culto del
protagonista, che cucina metanfetamine e non chili); la canzone che
canta Chris potete ascoltarla qui.
Per quanto riguarda “Bastardi senza gloria”,
beh… è di Tarantino e ci sono tutte le cose
elencate. E anche di più. Per quanto riguarda la frase
“Sei proprio tu, John Wayne?”…
l’avete visto tutti “Full
Metal Jacket”, no? Nel mio headcanon, Ares quando
è in guerra è una specie di sergente Hartman. Che
però non muore.
Un altro simile al
sergente Hartman è il professore con la mazza da baseball di
Clarisse, che è ovviamente il coach Hedge.
Clarisse, sempre nel
mio headcanon, è affetta da una forma particolarmente acuta
della cosiddetta “sindrome di Gomez”. Presente
Gomez Addams che perde la testa quando Morticia parla in francese?
Ecco, stessa cosa, ma con lo spagnolo. Siccome Chris si chiama
“Rodriguez” immagino che abbia origini messicane, e
quindi che parli spagnolo; dato che però io non lo parlo, la
frase l’ho tradotta con google traduttore. Se è
sbagliata, quindi, correggetemi pure.
Per questa storia
ringrazio vannagio,
la mia beta-che-non-conosce-il-fandom, che però ha letto e
ha commentato “Come mai Afrodite parla come zia
Mame?”. È stato inconsapevole, giuro!
Bene, mi pare di aver detto tutto… ah, no: adoro Chris e
Clarisse! <3
Ecco, ora ho detto
tutto. Se vi siete divertiti a leggere la metà di quanto mi
sono divertita io a scrivere, vi ringrazio già tantissimo!
Ciao a tutti!
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