Oltre la Soglia

di ss55
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Flauti stonati neniano raccapriccianti melodie. Corpi blasfemi si contorcono in figure assurde. Occhi allucinati spalancano palpebre attonite, mentre tragici sorrisi sbattono le fauci al ritmo assordante di una musica orribilmente deforme. Al suono di note putrefatte danzano bestemmie e stridono di dolore i denti spezzati di mille sorrisi insani. 
Guardaci cantare. Guardaci urlare. Guardaci strappare la veritą, bruciare il mondo e ingollare, ingordi, la ragione.
Aspettiamo alla Soglia, contando i secondi, i minuti, le ore, che tutte insieme creano l'Istante, lo stesso Istante in cui ogni spazio converge e collassa su sč stesso.
Da qui osserviamo il tutto agitarsi inerme; vediamo le stelle accendersi per il semplice capriccio di apparire, i pianeti decidere quale girotondo ricalcare all'infinito, le comete sfrecciare dove pił garba loro; e vediamo te.
T'č preso, d'un tratto, il ghiribizzo di nascere, ed eccoti qui, pronta a vagare per una manciata di anni si un fazzoletto di terra. 
Inizi a parlare, e noi ridiamo; impari a scrivere il tuo nome, e non possiamo che sghignazzare; incontri il tuo primo amore, e noi ululiamo dalle risate; insegui i tuoi progetti, e ancora noi ci sgoliamo. 
In un attimo non sei che polvere, e noi irrighiamo le nostre labbra ghignanti di lacrime.
Non odi la nostra dolorosa ilaritą? Non senti il nostro cuore singhiozzare, tra le risa? Non vedi i nostri occhi insultare le nostre voci?
Guardaci. Abbracciaci. Amaci. Siamo solo nessuno. 
Sai, anche il nulla, a volte, ha bisogno di una spalla su cui piangere.




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