Autore: AintAfraidToDie
Titolo: Snow &
Fire
Genere: Introspettivo;
Romantico
Avvertimenti: LongFic;
Shonen-Ai
Raiting: Giallo
Personaggi: The GazettE
Pairing: ReitaxRuki
Trama: Sono la tua neve,
Ryo.
Riuscirai a sciogliermi
ancora?
Dedicata ad
Amalia, aka BlackAngel.
“
Snow & Fire “
Capitolo Uno
“ Pensandoci adesso, a
mente fredda, sono sempre stato all’oscuro di cosa
nascondesse il mio cuore al suo interno.
L’amore. Quel
sentimento che tanto decantavo dentro le mie canzoni in
realtà era per me un grosso quesito.
Che cos’è
l’amore? Mi chiedevo, continuamente.
Ma quando ti guardavo,
un pensiero si affacciava alla mia mente: questo, è
l’amore.
Ryo, è
l’amore.”
- Taka?
Va tutto bene? – una mano cominciò a muoversi
velocemente davanti al mio volto, scostandomi dai miei viaggi mentali.
Erano momenti di distacco dall’ambiente circostante, che
potevano anche durare ore. Fortunatamente per me, c’era
sempre qualcuno che si prendeva la briga di farmi tornare nel mondo
reale.
Con uno scatto, mi alzai dalla sedia in cui il mio cervello si era
momentaneamente
assopito.
I muscoli delle gambe mi si erano fastidiosamente intorpiditi,
regalandomi forti formicolii per tutta la coscia.
In realtà, mi domandavo spesso da dove venisse quella mia
totale mancanza di deconcentrazione. Quando pensavo a qualcosa, mi
soffermavo così tanto su di essa che ero incapace di fare
altro.
Pensare, pensare,
pensare. Ma quando arrivava il momento di agire, non ero
mai totalmente pronto.
- Sì,
Ryo. Grazie, tutto okay – sussurrai, mentre mi
appostavo di fronte allo specchio a muro che era riposto davanti a me,
cominciando a ispezionare accuratamente la mia capigliatura.
Se i miei capelli si fossero scompigliati, Yumi avrebbe sicuramente
dato di matto.
Già me la immaginavo, armata di forbici affilate e lucenti,
con un apposito phon infuocato.
“ Se anche
oggi riesci a rovinare la perfetta acconciatura che ti ho fatto in due
ore di duro lavoro, giuro che ti ucciderò e ti
farò rinascere più volte, solo per il gusto di
ammazzarti nuovamente!”
Sue testuali parole.
- Ennesimo viaggio tra i tuoi fitti
pensieri? – sbuffò lui, appoggiandosi stancamente
al bordo del tavolo da trucco – Non ti preoccupare, capelli
apposto. Yumi non ti scannerà vivo –
continuò poi, soffocando una mezza risata, accorgendosi
dell’espressione preoccupata che si faceva strada sul mio
volto.
Annuii vigorosamente con la testa.
- Hairstyler più pazza no, eh?
– mi girai finalmente verso la sua figura, portandomi una
mano adornata di anelli a scuotere il ciuffo nero che mi copriva quasi
del tutto gli occhi.
- Beh, perfetta per i Gaze, ne?
–
- Hai,
hai - sbuffai sonoramente, rimanendo a debita distanza da
lui.
Lo guardai. Era così cambiato fisicamente, da quando era
bambino.
La sua immagine di ragazzino sottopeso si sovrappose in un attimo al
suo attuale fisico possente.
Eppure il suo sorriso smagliante era rimasto. Sì, era il solito
Ryo.
[Ma perché in quel
momento mi sembrava in qualche modo diverso?]
Sorrisi in maniera falsa e cominciai a scrocchiarmi nervosamente le
dita delle mani.
Cosa dovevo dire?
[Di solito era lui, a
parlare.
Io mi limitavo ad ascoltare.]
Mi guardava in silenzio, aspettando non so che cosa. Eretto in tutta la
sua ammaliante bellezza, serio e composto.
“ Ti prego,
dì qualcosa. Qualsiasi cosa“, mi
ritrovai a pensare.
- Uhm, Taka. Cosa
c’è che non va? – sussurrò,
puntando il suo sguardo direttamente nei miei occhi.
Io indietreggiai inconsapevolmente di un passo, andando ad accostare la
mia schiena al freddo specchio dietro di me. Cos’era,
quell’espressione così dura?
Il suo volto, incorniciato da corti capelli biondi, mi apparve per un
attimo estraneo.
- No, Ryo. Sto bene, davvero –
borbottai, puntando la mia attenzione sulla punta dei miei mocassini
neri.
Lui mi squadrò, assumendo un sorriso ironico e alquanto
scocciato.
- Allora perché mi stai
evitando? –
In un attimo riportai il mio sguardo su di lui. Battei le palpebre
più volte, incredulo di fronte alle sua parole.
- Ma che stai dicendo? Ryo, non è affatto vero –
- Non sono scemo, Takanori. E ti conosco bene. Forse troppo. A volte,
vorrei non far caso a tutti gli infiniti particolari della tua persona
– sussurrò, guardandomi male.
L’avevo forse
ferito?
In verità, ero un egoista.
Perché ero così totalmente preso da
me stesso, dalle mie paure e dai miei bisogni, che non mi accorgevo mai
dei sentimenti degli altri.
Esistevo solo io. Il
resto del mondo non era niente.
E lo sapevo. Ero al corrente del fatto che fossi una persona veramente
disgustosa.
Pensavo sempre, ricolmo d’odio, a quanto la gente potesse
essere cattiva nei miei confronti. A quanto il mondo circostante
potesse ferirmi, senza averne un valido motivo. E non mi accorgevo di
fare completamente parte, di quella categoria di persone.
Di quelle persone odiose, che rendono impossibile la vita agli altri.
Che nemmeno si rendono
conto, del dolore che provocano.
[E inconsapevolmente mi ritrovavo
a pensare che se le persone a me circondanti stavano male, se lo
meritavano. ]
Che essere spregevole,
vero?
Eppure avevo pregato per tanto tempo, che Ryo non se ne accorgesse. Avevo pregato, sì.
Il mondo poteva pure odiarmi e vedermi per la persona marcia che ero,
ma Ryo no.
Lui doveva starmi accanto e pensarmi ancora come il bambino casto e
innocente che aveva conosciuto nella sua infanzia.
Il bambino che era morto
da tanto, tanto tempo.
[In verità, non avrei
mai voluto crescere, pur di rimanere amato da lui.]
Ryo sbuffò, guardandomi.
- Ryo, io… - soffocai, mentre
ancora le sue precedenti parole rimbombavano nella mia testa.
[Avrebbe preferito non conoscermi?
Che
male, al petto. ]
- Zitto, ti prego. Risparmiami le tue
scuse, non me le devi proprio. Vorrei solo che mi dicessi
cosa ti è successo – sospirò, indeciso
sul da farsi – Io ti voglio bene, Taka. Però... tu
non ti fidi più di me, vero? –
Sorrise tristemente, prima di uscire dalla stanza, in completo
silenzio. Non mi
degnò di uno sguardo.
Nello stesso momento in cui lui varcò la soglia del nostro
camerino, io mi accasciai a terra.
Le mie gambe cedettero, facendomi scivolare lentamente disteso sul
freddo marmo bianco che pavimentava la stanza.
Non lo inseguii. Le sue parole mi avevano fatto fin troppo male.
“ Ah, ecco di nuovo il
Ruki egoista.”
Sussurrò una
voce, nella mia testa.
Ma cosa potevo fare, io?
[Dimmi la
verità: non
ti piacevo più, Ryo?]
E poi mi aveva chiamato Takanori.
Non lo faceva mai.
Per lui chiamarmi in quella maniera era come dire “dobbiamo parlare di
qualcosa di serio”.
L’ultima volta che l’aveva fatto era stato quel giorno. Quel
giorno, di tanti anni fa.
Molto probabilmente lui nemmeno se lo ricordava.
Forse l’aveva archiviato dalla sua memoria.
Molto probabilmente era vero. Era sempre e solo stato un
terribile sbaglio.
Eppure a me, quel
giorno aveva cambiato l’esistenza.
[Anche se adesso mi
chiedo se in meglio, o in peggio.
Mi hai mai amato
veramente, Ryo?]
Note:
Storia scritta qualche secolo fa; se qualcuno si chiedeva se io fossi
morta, non lo sono affattoxD. Semplicemente mi sono appassionata molto
ad altri fandom, ma non ho nessuna intenzione di abbandonare lo
stupendo mondo del Jrock.
Chiedo semplicemente venia *-*.
Beh, questa fan fiction è dedicata a lei.
Perché anche se è da tempo che non la sento,
rimane comunque nel mio cuore. Te l’avevo promessa, vero
tesoro? Non so se mai la leggerai, ma spero che ti possa piacere e che
io non abbia deluso le tue aspettative. Sappi che ti voglio veramente
bene, e non vedo l’ora di vederti al concerto degli LM.C
♥
Che dire a proposito di questo scritto? La coppia RukixReita
è assolutamente la mia preferita nei Gaze; e per chi non lo
sapesse Ryo è il vero nome di Reita. Dopo tante ricerche ne
ho avuto la conferma, anche se preferivo di gran lunga
l’appellativo Akira U-U.
Sarà di soli tre capitoli, incluso questo *-*. Corta ma
abbastanza soddisfacente xD.
Fate contenta questa patetica autrice e lasciate un commentino, susu
*-*. Mi farebbe tantissimo piacere >.<
Al prossimo capitolo!
AintAfraidToDie
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