1-Ice flowers

di Biggi2001
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NOTE DELL'AUTRICE:
Storia partecipante al contest La Lirica Della Coppia Felice
Titolo: Ice flowers
Generi: romantico, introspettivo, malinconico
Avvertimenti: missing moments
Risultato del contest: prima! E aggiungo un sentito ringraziamento a MIKI
Note: nessuna
Nda: Io amo la Leo/Chione! Son la mia OTP *sospira come un innamorata*. Questa è la prima di una serie di one shot dedicate appunto a questa coppia. Dato che dovevo rimanere IC, devo far sembrare Chione un po' fredda (capirete poi).
Ora vi augurò solamente buona lettura!

1-Ice flowers
    Cos'è che arde e non consuma? L'amore.
    Quando siamo innamorati si brucia, si arde,
     ma non si consuma. (Roberto Benigni) 

    Il giardino della dea della neve. Un pizzo di fiori di ghiaccio, che risplendono come gemme alla luce del pallido sole del Quebec. Ornati da una timida brina, erano la gioia e l’orgoglio della loro regina.
Nei rari momenti in cui aveva bisogno di riordinare pensieri confusi, la regina di ghiaccio amava passeggiare per i viottoli innevati, osservando i gigli glaciali, che erano uguali e immobili da cento anni o poco più.
Quella mattina il sole aveva fatto capolino all’orizzonte da una manciata di minuti, e si udiva nel giardino l’eco dei passi di Chione. Le vesti eteree, l’espressione indecifrabile non tradivano il caos e le sensazioni che la opprimevano.
Il motivo di tanta confusione aveva un nome e un cognome, che suo malgrado Chione ricordava perfettamente, nonostante si fossero incontrati quasi un anno prima: 
Leo Valdez

Quando lui e i suoi amici erano ancora a più di un chilometro di distanza, sentiva una presenza estranea a quel paradiso di ghiaccio. Un semidio particolare, un figlio del fuoco.
E nel momento in cui fece il suo ingresso il giovane Leo Valdez, fu alla sua natura ostile che Chione diede la colpa per lo strano calore che la invadeva. Si sentiva spaesata da quel volto ispanico e quegli occhi profondi.
Occhi caldi, di un calore che le provocavano un mix confuso di emozioni: odio, stupore e anche una nuova sensazione a cui la dea non sapeva dare un nome. Ne era affascinata e rapita.
Rapita da quel mortale che irradiava una gioia e un calore che lei non era più in grado di provare.
Il pensiero di quel giovane fu un chiodo fisso nella sua mente per tutti i mesi successivi.

Quella mattina Chione passò accanto ad un lago risparmiato dal ghiaccio. Distesa sulla riva, bella come un diamante nella neve, allungo un braccio fino a incresparne l’acqua. Subito si formò su essa un lieve velo. Su di esso evocò la sua magia.

Mostrami Leo Valdez ordinò la regina delle nevi.

Era così che negli ultimi mesi, i più lunghi della sua vita immortale, aveva seguito ogni mossa di quel ragazzo. Lo aveva visto ridere, combattere, cadere, rialzarsi, perdere, vincere.
In quel momento era a Roma, impegnato a cercare l’Athena Parthenos.
Lo vide risolvere l’enigma e salvare i suoi amici. Sentì un moto di apprensione quando le sfere per poco non lo uccisero, sorprendendo se stessa, e uno strano brivido quando aprì il biglietto. 

Ci mise del tempo a capire perché. Si chiedeva il motivo di quel gesto, perché aveva accettato un sacrificio pur di garantire la vita ai suoi compagni.
Quando ne comprese il vero significato, l’amore che il generoso Leo era capace di provare e di diffondere le lasciò un senso di amarezza e desiderio. Desiderio di provarlo e amarezza di non poterlo conoscere.

Osservò, oltre il velo del lago, il volto del figlio d’Efesto sorridere di sollievo.




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