Boccioli spassionati e candidi, in attesa.
Questa
flashfiction (500 parole esatte) è ambientata post episodio 13
di Digimon Adventure 02, l'episodio in cui Hikari viene portata nel
mondo dell'Oceano Oscuro di Dragomon. Questo è un finale che ho
immaginato tra Hikari e Takeru, forse farneticante, ma spero ne
coglierete i veri intenti tra le righe.
Boccioli
spassionati e candidi, in attesa.
- Le
cadde addosso, debole, pallida, provata.
- Takeru la prese, la
sostenne e poi la strinse in un abbraccio quando lei le chiese scusa.
- Erano lontani dal mondo di Dragomon, non avevano più l'acqua
alle caviglie, ma l'oscurità poteva essere dietro l'angolo, anche se
quel vivido incubo era finito.
- Takeru avrebbe pianto dopo una
tale esperienza, ma Hikari no, nonostante fosse debole al punto di
cedere al suo peso, non lasciava vincere la bambina che avrebbe
voluto piangere.
- Takeru ammirava Hikari anche per questo e –
anche per questo – osò essere più dolce del solito: affondò una
mano tra i capelli di lei e le accarezzò la nuca, ad un ritmo
cadenzato e lento.
- “Ho avuto paura Hikari-chan, mi hai
spaventato tanto” osò ancora.
- “Mi spiace Takeru-kun, mi
spiace tanto” fece debole, strusciando affettuosamente la testa
contro la spalla di Takeru.
- Il tempo aveva nutrito i loro
sentimenti, scandendo emozioni tra parole, sguardi, sorrisi ed anche
silenzi. Nei silenzi il tempo aveva lasciato che ciò che aveva
seminato fiorisse, ma tutto quello che era cresciuto erano boccioli
spassionati e candidi, in attesa.
- Però Hikari, nel
terrore, aveva fatto il nome di Takeru e ciò cambiava quasi tutto.
Quasi.
- Era un momento perfetto per pronunciare le parole giuste.
- “...Hikari-chan?”.
- “Sì?”
- Takeru avrebbe voluto
dire molte cose, era bravo con le parole, era bravo a dare loro la
forma giusta, Hikari-chan avrebbe capito.
- “Nulla, volevo
solo... sapere se eri ancora con me”.
- “Sono con te, sì”.
- Qualcuno
dei due si sarebbe prima o poi stancato di attendere, o forse
avrebbero lasciato che quello che il tempo aveva loro donato
appassisse?
- Takeru non avrebbe voluto trovarsi a scrivere in
futuro parole che non aveva avuto il coraggio di dire, nella forma di
romanzo sarebbero state perfette, il contenuto adeguato al contesto,
ma sarebbero state per tutti eccetto che per Hikari.
- “E un
domani?”.
- “...un domani?”.
- “Niente, scusa, lascia
stare”.
- Era complicato, forse il tempo era giusto, ma il mondo
– al momento – ingiusto.
- “Takeru-kun, un domani credo che
avrò ancora bisogno di te. E ti chiamerò e ti disturberò e... mi
spiace, ti chiedo scusa da adesso” e lo guardò negli occhi,
alzando il capo, svelando il volto pallido, con profonde occhiaie, ma
sempre bellissimo.
- “Tu potrai chiamarmi sempre, Hikari-chan.
E non mi disturberai, mai”.
- “Ti piacciono forse i problemi
Takeru-kun?” scherzò lei, ma lui rispose serio: “no, sono
altre le cose che mi piacciono” ma erano altre le parole che gli
sarebbe piaciuto dire, altre le cose che gli sarebbe piaciuto fare.
“Tipo... la cioccolata”.
- “La cioccolata?” fu alquanto
sorpresa e confusa Hikari. E il sorriso di Takeru non aiutò a chiarire le
cose.
- “Se ti dispiace tanto per me, visto che Febbraio è
vicino, potrebbe tornarti utile”.
- Hikari cercò di far forza
sulle sue gambe, le braccia di Takeru la lasciarono, mentre lei –
con una mano – mise una spanna di distanza tra loro. La giusta
distanza.
- “Al latte?”.
- “Al latte”.
- Dopotutto era
ancora un bambino.
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