Omnia vincit amor

di pierres
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1.





Era ha un vestito fatto di piume di pavone che sussurrano laide ai suoi seni e alle sue ginocchia, e cambiano colore ad ogni impercettibile movimento - ogni caviglia ruotata, ogni pugno serrato, ogni sospiro trattenuto e soffocato in fondo allo stomaco.

Quando corre sui pavimenti di marmo - quando cammina, senza perdere il contengo - frusciano plumbee e violacee dietro di lei - non sa cosa le dicano, quali bisbigli irosi, se siano suoi o delle piume o delle Erinni, ma non importa.

Zeus ha la barba curata. Nera, come le nuvole cariche di pioggia, come un frutto marcescente, il putridume - pazienza, virtù incrollabile, lui sorride freddamente quando la guarda e sa che pensa: pazienza, quale donna e di quale pazienza!, racimolata nei secoli da ogni poro della sua pelle di marmo. Siede accanto a lei, così vicino che potrebbe semplicemente allungare una mano e graffiargli il collo e il volto, fargli male - ma non abbastanza.

Le strisce rosa lasciate dalle sue unghie sono solo nella sua testa (si guarda il grembo per non urlare, e conta le piume di pavone che le strusciano sulle cosce come le mani di un amante).

Ogni cosa ha il suo tempo, ogni vendetta aspetta nel suo stomaco, buttata a fondo come i sospiri ma mai dimenticata, mai. E questa volta - pazienza!, sacra virtù, Zeus ha pensieri così cacofonici e volgari che riesce quasi a sentirli anche se non apre bocca - questa volta la punizione di Eco non è stata abbastanza. Pensa che i provvedimenti da prendere debbano essere più drastici (le piume frusciano e bisbigliano la loro approvazione). 
E ripensa a quella sgualdrina con cui si è intrattenuto, quella volgare sguattera - non vale una virgola di lei, Era lo sa perfettamente, lei è la regina, ma sente la bocca ricolma di fiele quando pensa alle mani si suo marito sotto le sottane di un'altra.

Tiene lo sguardo puntato sulla gonna. Zeus parla e sbocconcella ambrosia da un vassoio dorato - ma lei quella stessa voce la distorce e la rigira, la sente sussurrare all’orecchio dell’altra, dirle quello che sicuramente ripete ad ogni povera cagna, paragonarla a lei e spergiurarle che non c'è confronto, che la sua bocca è cento volte più morbida e la sua pelle mille volte più profumata di quella della moglie.

Era non è impulsiva - sacra pazienza di una brava moglie - e si guarda le ginocchia: tra le piume cangianti vede volti che ghignano e il fuoco che divora qualsiasi cosa, gli occhi verdi di Poseidone, i baci del tradimento, le dita della congiura sul collo - nessun tocco è mai stato così dolce.

Non sa come fa, le viene da vomitare, ma sorride - appoggia la sua mano su quella di Zeus, e spera non si accorga di quanto è gelida.















































Note: la storia è in revisione :DD
I capitoli sono stati leggermente modificati, alcuni ripubblicati. Immagino che nessuno si aspettasse un aggiornamento dopo così tanto tempo, ma le sparizioni e le apparizioni ormai sono il mio forte!
Baci a tutti voi che ancora seguite, e a chi arriva ora ora <3
















 





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