Chapter
18: Doni.
Hermione
sentì il materasso muoversi, sul suo lato sinistro. Rimase
immobile più che
potè, fingendo di essere ancora addormentata, mentre Draco
usciva dalla stanza,
chiudendosi la porta alle spalle.
La
carezza lieve e spaventosa del freddo che seguì,
tornò ancora una volta a
riempire lo spazio vuoto lasciato da Draco, portando disappunto e
confusione
nella mente di Hermione. Ormai questa situazione andava avanti da
giorni, ma
non si azzardava a parlarne con il suo compagno per il momento.
Dopotutto, conosceva
bene le sue reazioni. Draco era stato molto chiaro sul fatto che non
avesse
alcuna intenzione di discutere riguardo il
‘problema’ della bizzarra relazione
che si stava creando tra loro, perciò i due ragazzi si erano
limitati a
scivolare in una pseudo-routine che andava avanti dal Lunedì
precedente.
Ogni
giornata cominciava nello stesso modo; Draco si alzava, la abbandonava
in mezzo
ai ricordi e alle lenzuola ancora umide e se ne andava, rintanandosi
nella sua
stanza. Dopodichè, Hermione gli lasciava il solito pasto
quotidiano sul tavolo
della cucina e si dirigeva in Biblioteca, oppure nell’ufficio
della McGranitt
per aiutarla nell’estenuante compito di portare tutti a casa
sani e salvi. I
pomeriggi erano carichi di speranza, ma non accadeva mai nulla, a parte
le
frequenti occhiate imbarazzate, che Hermione personalmente detestava.
Sapeva
che si trattava soltanto di un’inevitabile conseguenza, e che
sarebbe servito
loro del tempo per adattarsi alla situazione. Tuttavia, erano entrambi
due
caratteri forti e testardi ed Hermione si chiese spesso quanto tempo
sarebbe
passato prima che ritornassero i loro piccoli litigi quotidiani, pieni
di
arguzia e sarcasmo.
Sentiva
che tutto questo prima poi li avrebbe raggiunti; probabilmente non
appena le
sue insicurezze e il suo nervosismo si fossero assopiti, e Draco avesse
accettato il fatto di essere attratto da una Mezzosangue.
Quando
il pomeriggio tramutava nella notte, Hermione era solita alzarsi e
dirigersi
verso la sua stanza senza chiudere la porta a chiave, con la speranza
di
ricevere compagnia. Nonostante la loro attuale routine, Draco non si
presentò
per un paio di volte, probabilmente perché il suo orgoglio
era stranamente
riuscito ad assopire il desiderio che provava verso di lei. Per i
muscoli di
Hermione questo fatto si era rivelato un vantaggio, così da
poter ottenere un
po’ di riposo, ma il fatto era che lei lo desiderava anche
solo per dormire con lui, per
scacciare lontano
le gelide notti solitarie.
Ma
non
accadeva mai.
Entrava
nella stanza, la baciava come se volesse rimepire ogni secondo scandito
rumorosamente dalla sua sveglia sul comodino, la spogliava e soddisfava
entrambi, insistendo sempre per assicurarsi che Hermione lo fosse
completamente, anche se a volte erano necessarie ore per riuscirci.
Dalle
chiacchierate sul sesso origliate da Padma e Lavanda, Hermione aveva
compreso
che a volte era difficile per le donne raggiungere quel momento di
beata
liberazione, ma Draco lavorava risolutamente sui punti giusti
finchè lei non si
lasciava cadere sul materasso con un tremolio finale, lasciandoli
entrambi
esausti.
Eppure
lui non la teneva mai stretta a se dopo.
Non
le
offriva mai nemmeno il minimo sussurro di affetto una volta finito.
Non
rimaneva mai per più di qualche ora.
Hermione
lo sentiva andare via e il suo cuore le si stringeva in petto per un
momento,
prima di tornare alla ragione e pensare che probabilmente, stava ancora
combattendo contro i suoi eterni pregiudizi.
E
a quel
punto la routine ricominciava.
Era
l’ultimo Sabato prima del’arrivo del Natale, ed
Hermione aveva accettato di
andare ad Hogsmeade in compagnia di Ginny, per comprare qualche regalo
dell’ultimo minuto. Ginny sarebbe tornata alla Tana il giorno
dopo e,
nonostante Hermione riconoscesse che la sua amicizia con la giovane
Weasley fosse
stata un po’ spenta nell’ultimo periodo, riconobbe
con malinconia che le
sarebbe mancata comunque.
"Ho
una sorpresa per te," Ginny ridacchiò, mentre si dirigevano
verso una
strada centrale meno infangata di neve di quella in cui erano
attualmente
incastrate. "E penso che forse riuscirebbe a stamparti un bel sorriso
in
faccia."
Hermione
alzò un sopracciglio. "Sono intrigata adesso!"
La
ragazzina si sporse per tirare fuori dalla borsa due regali, facendo
scivolare
dalle spalle la sua massa di capelli rosso fuoco. Lo sguardo confuso di
Hermione vagò dal primo al secondo pacchetto per poi posarsi
sul volto di Ginny
con crescente curiosità.
"Sono
per me?"
"Certo
che sì," Ginny annuì. "Sono da parte di Harry e
Ron."
Hermione
sentì la bocca che si spalancava dallo stupure. "Cosa?
Come—
“Li
avevano spediti alla Mamma già a fine Ottobre,”
spiegò Ginny, spingendo i
regali verso l’amica. “Lei voleva farti una
sorpresa perché sa benissimo quanto
ti mancano i ragazzi.”
“Non
posso credere che ci abbiano pensato così presto,”
mormorò Hermione a se
stessa, strofinando le dita gelate contro la ruvida carta che ricopriva
i
pacchetti. “Grazie.”
“Non
c’è
di che,” disse Ginny. “Quello rosso è
di—
“Ron,”
Hermione finì la frase al posto suo con un sorriso.
“Non riuscirebbe a fare un
pacchetto decente neanche se ne dipendesse la sua vita. Faceva sempre
incartare
a me e ad Harry i regali che comprava per la vostra famiglia.”
“Che
razza
di bradipo,” Ginny roteò gli occhi al cielo.
“Sto morendo dalla voglia di
sapere che cosa ti ha regalato, comunque; mandami un Gufo quando
l’avrai
aperto. La mamma dice che il regalo che ha fatto a me forse era un
po’ troppo scontato.”
“Hai
ricevuto dei regali da loro anche tu?”
"Sì,
stanno alla Tana," rispose l'amica. "Posso tranquillamente scommettere
che il regalo di Ron sia un'altra sciarpa o qualcosa di simile, ma
spero che
quello di Harry sia leggermente più originale."
Un'espressione
pensierosa passò sul volto di Hermione. "Non c'è
un modo per...insomma,
mandargli qualcosa?"
"No,"
Ginny sbuffò, aiutando Hermione a ficcare i regali nella sua
borsa. "La
mamma ha chiesto a Remus, ma lui dice che non sapendo nemmeno dove
siano i
ragazzi, è molto rischioso. Oltretutto, Edvige quando passa
da casa non aspetta
mai e se ne va subito, così è impossibile anche
solo allungarle un bigliettino
sotto la zampa."
"Sarebbe
stato carino poter ricambiare-
"Non
farlo," l'avvertì Ginny a bassa voce. "Questi regali
dovevano tirarti
su di morale, non farti diventare tutta mogia e nostalgica-
"Scusami,"
Hermione sforzò una smorfia passabile come un sorriso.
"Grazie per la
sorpresa, Gin."
"Figurati,
è bello vederti sorridere un po'" commentò lei,
mentre le due ragazze si
incamminavano verso il villaggio. "Bene, adesso dovresti darmi una mano
a
scegliere che cosa regalare a Fred e George."
Le
due
giovani streghe passarono un'ora a vagare tra i negozi, quando alla
fine
Hermione lasciò Ginny a contemplare uno scaffale sul quale
stava esposta una
vasta collezione di orologi magici, come possibile regalo per il signor
Weasley.
Uscendo dal negozio, strofinò i piedi sul sentiero coperto
di neve, guardandosi
attorno e ammirando le vetrine dei negozi, una per una addobbata in
maniera
differente, ma che nell'insieme, suggeriva un perfetto connubio tra
decorazioni
magiche e le classiche atmosfere natalizie Babbane a cui era abituata.
Si
fermò, esitando, davanti ad una vetrina in particolare,
quando una meravigliosa
idea la invase e l'incoraggiò a mettere piede all'interno
del negozio. Si
diresse direttamente in fronte all'oggetto che aveva catturato la sua
attenzione, e pensò a Draco. Stava addirittura
già pensando al discorso che
avrebbe dovuto affrontare con la McGranitt dopo aver fatto
quell'acquisto, ma,
nonostante tutto, Hermione sentiva che fosse il regalo perfetto.
"Posso
esserle utile?" un commesso interruppe i suoi pensieri.
"Sì,"
Hermione annuì con crescente eccitazione. "Vorrei acquistare
questo,
grazie."
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La
preside fissava la giovane seduta di fronte a lei, con uno degli
sguardi più
scettici che lei le avesse mai visto in volto.
"Signorina
Granger-
"So
che le sto chiedendo molto," Hermione la interruppe, cercando di essere
più convincente. "Ma è Natale, e credo che lui ne
abbia bisogno."
"Non
credo di poter-
"Solo
per un'ora," insistette lei, tenace. "La prego, professoressa. Non
c'è nessuno al castello ormai, e le prometto che lui non
tenterà di fare nulla
di rischioso. Penso che ora abbia capito che stiamo tutti cercando di
aiutarlo."
"Non
puoi esserne certa, Hermione," la McGranitt replicò, con
quell'estrema
aura di saggezza che sapeva tirare fuori, in momenti di
necessità. "Cosa
succederebbe se lui-
"Draco
non può usare la bacchetta," ribatté Hermione.
"Non ha dove andare, e
lui sta...meglio adesso."
"Hermione-
"Senta,"
sbottò lei, con crescente disperazione nella voce. "Mi
assicurerò
personalmente che nulla vada per il verso sbagliato, glielo prometto.
Sa
benissimo che ne sono capace."
La
McGranitt inclinò leggermente la testa di lato, con un
pizzico di curiosità
nello sguardo. "Posso sapere perché ci tieni tanto a fargli
questo
favore?"
Hermione
cercò di appiattire i suoi lineamenti per apparire
indifferente. "Penso
soltanto che abbia bisogno di una pausa," rispose "e, come ho
già
detto, è Natale. Sa, tempo di perdono..."
La
Preside sembrò rimuginare quell'ultima frase nella testa un
paio di volte,
prima di rilasciare un lungo e stanco sospiro. "Molto bene."
"Sul
serio?!" Hermione sbattè le palpebre, sconvolta. "Mi da il
permesso??"
"Molto
probabilmente me ne pentirò," sospirò l'anziana
strega, massaggiandosi le
tempie con un tremolio. "Ma sì, farò in modo che
la sua idea possa essere
realizzata con discrezione-
"Oh,
la ringrazio infinitamente, Professores-
"Ma
sia chiaro; qualsiasi cosa dovesse accadere, la
responsabilità sarà solamente
sua, signorina Granger," la avvisò, alzando il tono di voce.
"Deve
assicurarsi che il signor Malfoy non faccia nulla di azzardato-
"Certamente-"
"E
questa cosa non si ripeterà, sarà un'eccezione-"
continuò lei, alzandosi
dalla poltrona. "Deve rendersene conto-"
"Certo,
sicuramente," Hermione annuì obbediente, saltando in piedi e
avvolgendo la
preside in un caloroso abbraccio spontaneo. "Grazie, Professoressa."
Minerva
si scansò imbarazzata, posando la mano sulla spalla della
giovane piena
d'entusiasmo che le stava di fronte. "Passa un buon Natale,
Hermione."
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Draco
imprecò sottovoce, sbattendo nel lavandino il suo terzo
tentativo, guardandolo
scivolare giù per le condutture con un singhiozzo finale.
Gli
era
venuta una voglia irrefrenabile di caffè, ma cercare di
imitare la miscela
impeccabile che preparava sempre la Granger si era rivelato un patetico
fallimento. L'aveva vista farlo milioni di volte, e si era detto che
non sembrava
poi una cosa tanto complicata, ma evidentemente c'era qualcosa che gli
sfuggiva, vista la frustrante difficoltà incontrata perfino
nel dare il giusto
colore alla bevanda.
Stava
per provare di nuovo quando finalmente lei entrò nel
dormitorio, due ore più
tardi rispetto al suo orario abituale. Aveva le guance arrossate dal
freddo e i
capelli impigliati di neve semisciolta.
Si
liberò del macigno che lei chiamava borsa e gettò
il cappotto sul divano, il
tutto mentre lo sguardo di Draco si fissava liberamente su di lei, come
faceva
sempre ormai ogni volta che lei non se ne rendeva conto. Era una delle
sue
nuove irritanti abitudini, quelle abitudini che si era ripromesso di
combattere
sin da quando il loro complicato rapporto era iniziato, ma che era
ormai
inutile nascondere, dopo aver già rovinato tutto soccombendo
al suo desiderio
più impronunciabile.
Hermion
doveva aver sentito il rumore della caffettiera che bolliva al suo
quarto
tentativo, e i suoi occhi si spostarono verso di lui, che la
guardò imbronciato.
“C’è
qualcosa che non va con questa caffettiera del cazzo,” le
disse, puntando il
dito contro l’oggetto che aveva offeso la sua intelligenza.
“Che
vuol dire, Draco?”
“Vuol
dire che ho provato ad usarla, ma proprio non riesce a far saltare
fuori del
caffè decente,” spiegò lui, e la
consapevolezza che quei caffè non avevano lo
stesso sapore di quelli che preparava lei
aleggiò nell’aria per qualche secondo.
“Ho fatto tutta la roba che fai di
solito ma-
“Hai
aggiunto il latte?” chiese Hermione, avvicinandosi.
“Ovviamente.”
“E
due
cucchiai di zucchero?”
“Sì.”
“Allora,
sei sicuro di aver messo il caffè macinato
almeno?” domandò, soffocando una
risatina quando tutto il volto di Draco si contorse in
un’espressione
sconvolta, con il suo ormai famoso sopracciglio alzato.
“E’ nel barattolo blu
in quel cassetto vicino al lavandino-
“Tutto
questo è ridicolo,” grugnì Draco.
“Non mi dovrei nemmeno abbassare a fare
queste cosette idiote da Babbani.”
Draco
oggi era dell’umore perfetto per una sana discussione, come
ai vecchi tempi;
visto e considerato il tempo che oramai passavano soprattutto immersi
sotto le
lenzuola, a fare cose che ancora non aveva trovato il coraggio di
comprendere
appieno, ora lui si sentiva quantomeno in dovere di restabilire un
po’ di
“normalità”, soprattutto per far
ritornare la Granger com’era prima, e non come
la ragazza incerta e riservata che era diventata. Se si fosse trovato
costretto
a selezionare una ragione per la quale sapeva di rispettare la Granger,
sarebbe
stata per il suo carattere, non diverso da quello che lui possedeva. I
minuti
passavano come ore in quella prigione, e l’unica cosa che
rendeva le giornate
quasi sopportabili erano le passionate opinioni della Granger e la sue capacità
di metterlo sempre al tappeto
durante le loro discussioni.
“Non
è
ridicolo, né degradante,” ribattè lei,
donandogli uno sguardo assassino che
attirò l’interesse di Draco.
“E’ questo il modo in cui la gente riesce a fare
tutto senza magia-
“Beh,
allora è una palla colossale!” sbottò.
“E poi cos’è che stavi nascondendo prima
dietro al divano?! Guarda che ti ho vista, Granger!”
“Niente-
“Ti
ho
detto che non volevo nulla! Ti giuro, Granger, se insisti a rendere
tutto più
difficile io-
“Io sto rendendo tutto
difficile?”
rispose offesa. “Oh Merlino, sei un’egoista
insopportabile-
"Ti
ho solo ripetuto che non voglio un bel niente da te-
"Beh
mi dispiace d’accordo?!" Hermione esplose, pugnalandolo con
uno sguardo di
fuoco. “Ta-daan! Sveglia, dovrebbe essere Natale! Le cose
sono già abbastanza
schifose senza che ti ci metti anche tu a rovinare
l’atmosfera-
“Veramente
io-
“Non
ho
finito!” continuò Hermione decisa, alzando la
voce. “Per la miseria, Draco! Perché
devi sempre, sempre complicare
tutto-
"Perchè
non mi trovo esattamente nella posizione adeguata per poterti dare
qualcosa in
cambio!" urlò Draco, passandosi le mani nervose tra i
capelli. "L’ultima
cosa che voglio è avere una lista di debiti con te-
"Ma
io non voglio nulla in cambio," disse Hermione, più calma.
"Non me lo
sono mai aspettato e mai lo faro-
"E
allora perchè prendersi il disturbo?"
"Perchè
è Natale," sbuffò lei, stanca di dover ripetere
per l’ennesima volta un
concetto che comprendeva bontà e buone azioni per lei
così familiare. "Potresti
almeno fidarti di me-
"Non
ho nessuna ragione per fidarmi di te," Draco rispose, notando il
dispiacere nei suoi occhi ambrati. "Non c’è
ragione per cui tu mi debba
regalare qualcosa-
"E’
solo per…per fare qualcosa di carino-
"Qualcosa
di carino," grugnì
Draco, come
se la sola parola gli provocasse un fastidioso prurito in gola. "Voi
Grifondoro siete così patetici-
"Io
non sono patetica," ribattè lei, digrignando i denti. "Non
ti azzardare-
"Allora
piantala di usare queste paroline mielose-
"Lo
sai, non c’è niente di male nel fidarsi delle
persone ed essere carine con loro!"
ribattè ancora, con la rabbia che le montava in petto. "Non
c’è niente di
male se ti importa di altra gente al di fuori di te stesso!”
"Granger-
"Non
c’è niente di male nel non voler seguire la strada
che ha scelto TUO PADRE!"
gridò Hermione, pentendosi quasi all’istante della
scelta delle parole usate.
"Ti
avevo avvisata," sibilò lui. "Non devi mai nominarlo-
"Draco-
"Pensi
che l’aprire le gambe per me ti dia il diritto di tirare in
ballo questi
discorsi e la mia famiglia?” ghignò Draco,
avvicinando il suo volto al suo. “Te
lo ripeto Gr-
“Volevo
solamente che tu ti rendessi conto che fidarti delle persone non ti
rende
patetico!” protestò Hermione, avvicinandosi senza
paura, talmente tanto che il
respiro agitato di Draco le scaldava la fronte. “Non ti rende
debole…o
inferiore-
"Che
cosa vuoi da me, Granger?" domandò, con tono esasperato.
"Vorresti
che mi fidassi di chi? Di te?"
"Sarebbe
un’inizio-
"Per
la miseria," mormorò sottovoce. "Questa discussione
è completamente
irrilevante. Nemmeno tu ti fidi di me."
Hermione
rilasciò un sospiro prima di alzare un dito, che
andò a sfregare dolcemente
contro la sua guancia. “Mi piacerebbe potermi
fidare,” gli disse calma,
sollevata di sentire i suoi muscoli rilassarsi al suo tocco.
"Mi
stavo chiedendo quanto tempo ci avresti messo prima di ritornare
così…agressiva
e decisa," ribattè lui, allontanando il suo volto dalle sue
dolci e
pericolose carinerie, mentre i suoi lineamenti ritornavano duri e
impenetrabili.
"Senti, Granger, mi pareva di aver capito che noi
avessimo…deciso di
ignorare completamente il Natale-
"Beh,
ho cambiato idea," rispose Hermione, provando a non lasciar trapelare
il
suo piano. "Vorrei che il Natale fosse esattamente come il Natale
dovrebbe
essere, e non ho intenzione di rovinarlo! Faremo-
"Non
capisco il motivo di tutto questo!" rilanciò lui, animato
dalla confusione.
"E’ solamente un giorno come un altro-
"Ok,
ora basta!" urlò Hermione, alzando in aria il palmo, decisa
ad
interrompere ogni sua parola. "Abbiamo finito qui-
Draco
si
sporse in avanti e catturò le sue labra con un bacio svelto
e intenso; le prese
il volto tra le mani e manovrò i loro corpi avvicinandosi ai
divani del salotto
con maldestra urgenza. Quando la schiena di Hermione sbattè
contro il poggia
braccio, si separarono e, mentre Draco osservava i suoi piccoli
occhietti
ambrati che lo fissavano con stupore, riusciva a sentire la sporgenza
dei suoi
seni che premeva contro la sua camicia leggerissima. Maledicendosi, per
essersi
lasciato trasportare di nuovo in quel modo, Draco aumentò la
distanza tra loro
e ricompose il suo volto in una maschera indifferente.
"D’accordo,
Granger," mormorò. "Fa quello che vuoi-
"Voglio
soltanto avere un Natale normale," rispose con tristezza, sfiorando con
leggere spirali il colletto del maglione di Draco, provocandogli
brividi in
tutto il corpo.
"E vorrei che prendessi parte anche tu in tutto questo."
Draco
aggrottò
le sopracciglia e chiuse gli occhi per un istante. "Perchè?"
"Perchè
penso che tu ne abbia bisogno, almeno quanto ne ho bisogno io."
Durante
la settimana che precedeva il Natale, i giorni e le notti sembravano
non
distanziarsi tra loro, e i tramonti e le albe si erano trasformate
soltanto in
veloci sfumature del cielo. Hogwarts si ergeva silenziosa, in mezzo
alla neve,
donando un tiepido ma quieto rifugio alle ormai pochissime persone che
camminavano tra i corridoi del castello. La neve non aveva mai smesso
di
cadere, ed Hermione si era impegnata quasi ogni giorno a cercare la sua
amica
Luna per una passeggiata tra le colline innevate, ma non era mai
riuscita a
rintracciarla.
Hermione
fu svegliata dal solito tentativo di Draco di lasciare la stanza prima
che il
sole spuntasse dalla finestra, e fu solamente un’ora
più tardi (quando l’occhio
le cadde sul consunto calendario pieno di scarabocchi) che si accorse
della
data: 25 Dicembre.
Hermione
si abbandonò ad un sorriso gioioso prima di alzarsi da letto
e coprirsi con una
morbida vestaglia, dirigendosi verso il salotto. Diede uno sguardo
incerto alla
porta della stanza di Draco, ma decise di non disturbarlo per il
momento; non
aveva piani specifici per lui, almeno non per quella parte della
giornata. Le
cose erano diventate più tranquille tra di loro negli ultimi
giorni; la loro
natura burrascosa era stata utile per ripristinare la situazione ed
eliminare
l’imbarazzo, anche se Draco si rifiutava ancora di essere
coinvolto più del
necessario nell’atmosfera festiva.
Si
avvicinò all’albero di Natale e osservò
il piccolo gruppetto di regali
accatastati sul pavimento; quelli da parte di Harry e Ron, Ginny, la
McGranitt,
Neville e un pacchettino di soldi dai suoi genitori. Il regalo della
Preside
era un libro sulla Trasfigurazione avanzata, quello di Ginny era
un’esotica
selezione di profumi e quello di Neville era una particolare pianta
decorativa.
Harry
le
aveva mandato una fotografia che ritraeva loro tre felici e sorridenti;
un’immagine
risalente allo scorso Natale, quando ancora le vacanze sembravano tali.
A
quel
punto passò al pacco di Ron, osservando con incertezza
l’oggetto che spuntò
fuori dalla carta stropicciata. Era un bellissimo medaglione; argentato
e a
forma di cuore, incastonato di gemme arancioni che luccicavano alla
luce del
sole. Era stupendamente elegante e femminile e
così…non da lei.
Continuò a studiarlo con la colpevolezza che le saliva
in gola, quando una voce familiare la fece saltare sul posto.
"Quel
coso è da parte di Weasley vero?" Draco domandò
asciutto. "Pensavo
che voi due foste solamente amici-
"Infatti
lo siamo," lo interruppe lei.
I
suoi
occhi gelosi si spostarono sull’oggetto che offendeva la sua
vista. "Quel
medaglione dice un’altra cosa-
"Le
persone si fanno regali per Natale-
"Anche
i fidanzati-
"Draco-
"Senti,
Granger," grugnì, facendo un passo verso di lei. "Io non
sono
abituato a condividere-
"Oh,
questo è ridicolo," sbottò lei, scansandolo e
attraversando la stanza. "Non
ascolterò una sola parola-
"Dove
stai andando?"
"A
fare una doccia!" rispose, sbattendosi la porta alle spalle e
interrompendo la conversazione.
Draco
sbuffò, ormai solo nella stanza, e strinse i pugni
finchè le sue dita non sentirono
più la circolazione del sangue. Che diavolo si aspettava da
lui? Una cosa era
cercare di comprendere e di abituarsi alla complessa situazione che si
era
creata tra di loro, un’altra era comprendere la
possibilità che la Granger
potesse aver avuto una vita al di fuori di quel dormitorio, con altre persone.
Comunque,
la sua mancanza di esperienza era stranamente affascinante, e Draco
proprio non
riusciva a contenere il desiderio di fondersi con lei in ogni modo
possibile.
Lei era la sua prima partner con la quale tutto
sembrava…connettere, in un modo
che non gli era mai capitato prima. Non capiva cosa fosse, ma una cosa
era
chiara: non si trattava solo di sesso. I suoi baci, il suo
tocco…la sua stessa
presenza lo faceva reagire e tremare dentro, e non aveva idea di che
cosa
potesse significare.
Sentì
il
getto d’acqua che veniva azionato dall’altra parte
del muro, e un istintivo
senso possessivo si impadronì di lui. Weasley non era mai
stato un problema
all’interno di quel piccolo spazio al di fuori della
realtà, ma ora una parte
di quell’inutile essere era scivolata nel loro
posto e quel cavolo di fottutissimo
medaglione, assieme a chi gliel’aveva regalato, ora era
sicuramente nei
pensieri della Granger. E al momento, era la cosa che Draco detestava
di più.
Chiamatelo
istinto maschile di reclamare ciò che era suo, oppure
qualcosa di più profondo,
fattostà che i suoi piedi lo trascinarono senza ragione
verso il bagno. Si
liberò dal fastidio dei vestiti, gettandoli a casaccio nel
corridoio prima di
entrare.
Come
aveva già fatto una volta, rimase calmo e silenzioso,
scivolando alle sue
spalle e studiandola con reclutante ammirazione. Le rare
oppurtunità in cui
riusciva ad osservarla senza che se ne accorgesse erano sempre molto
preziose
per lui, visto che riusciva finalmente ad assorbirla nella sua
completezza,
lontano dalle mani insicure della Granger, che si copriva sempre al
momento
giusto. Mentre osservava con sguardo quasi maniacale ogni suo singolo
riccio,
cercò ancora una volta una disperata prova della sua
inferiorità…fallendo
miseramente.
"Che
cavolo stai facendo, Draco?" interruppe lei i suoi pensieri,
guardandolo
sconvolta attraverso la cascata di gocce.
"Avevo
bisogno anch’io di una doccia," mentì
tranquillamente, allungando il
braccio per toccarle la spalla con dita gelide e intorpidite.
Hermione
cercò con poca convinzione di allontanarsi dal suo tocco.
"Sono ancora
arrabbiata con te-
"Tu
sei sempre arrabbiata con me-
"Ti
ho mai dato l’impressione che potessi…sai-
"Fottere
qualcuno?" suggerì lui con un’alzata di spalle. "Scopare?”
"Fare
l’amore con qualcuno," lo corresse con imbarazzo. "Davvero ti
do
l’impressione di essere il tipo di persona che lo farebbe con
chiunque? Il tipo
di persona che dormirebbe con qualcuno anche se avesse una relazione?"
Draco
incurvò le labra, in una smorfia colpevole. "No," ammise
infine,
cercando di attenuare il broncio della Granger con delicate carezze ai
lati del
viso. "Ma tutti sanno che tu e il Weasel
avete avuto una storia-
"Io
non ti ho mai chiesto delle tue precedent conquiste-
"Pansy
e Astoria," ricapitolò in fretta lui, con lo stesso tono di
voce con il
quale si legge un elenco di trecento parole. "Ma la tua relazione
è senza
dubbio stata diversa-
"Adesso
basta," concluse Hermione con un sospiro. "In questo momento io e te
siamo…dormendo insieme e questo è quanto. Non
considererei mai l’idea di
aggiungere un’altro amante alla situazione, e spero che tu
abbia lo stesso
livello di rispetto nei miei confronti, anche se non fossi rinchiuso
qui dentro."
Draco
non rispose, ma alzò la mano per spostare dietro le spalle
di Hermione alcuni
dei suoi innumerevoli ricci, sporgendosi verso di lei e lasciandole un
casto
bacio sulle labbra. Era dolce ma deciso; il tipo di bacio che non si
sarebbe
mai sognato di darle prima, e anche se presto si trasformò
in uno di quei
meravigliosi baci accesi di passione, Hermione sapeva che quello era
diverso.
Draco
riusciva ancora a sentire quella vocina nell’orecchio che gli
intimava di
essere possessivo, di ‘marcare’ la Granger in un
modo in cui Weasley nemmeno si
poteva immaginare. Lentamente, lasciò una scia di
bacì sempre più giù, verso il
bacino. Quando si inginocchiò, sentì la Granger
irrigidirsi e capì all’istante
che non aveva mai fatto niente del genere prima d’ora.
"Draco,"
mormorò, con voce tremolante. "Io…non ho mai, mai-
"E’
tutto a posto," la tranquillizzò con la voce più
sicura che riuscisse a
tirare fuori. "Ti piacerà, Granger-
"Ma io-
"Devi
fidarti di me, Hermione," Draco
la
guardò fisso negli occhi, cercando di trasmetterle almeno un
pò di sicurezza.
"Non ti farò del male."
Hermione
si morse le labbra per qualche secondo, colma d’incertezza,
prima di donargli
un nervoso cenno d’assenso. Si appoggiò alla
parete nel tentativo di
rilassarsi.
Draco mosse con attenzione le mani sulle sue coscie, per poi separarle
gentilmente…Il suo respiro si scontrava esattamente sul suo
punto intimo, ed
Hermione trattenne il respiro mentre una nuova e meravigliosa
sensazione si faceva
strada attraverso il suo corpo.
"Consideralo
come il mio regalo," Draco
sussurrò.
Premette la lingua contro di lei, con movimenti lenti, cercando di
tenere a
freno la propria impazienza.
Sarà
sicuramente meglio di quel fottutissimo medaglione.
"Penso
che adesso sia arrivato il momento," Hermione annunciò.
"Per
cosa?"
"Per
darti il regalo."
Draco
grugnì,
alzandosi sui gomiti, ma la sua espressione cambiò in un
istante alla vista
della Granger che stava quasi per cadere dal divano.
Dopo
la
loro doccia durata quasi due ore, si erano spostati nel salotto,
avvolti in un
cumulo di lenzuola umide che profumavano di bagnoschiuma, e la giornata
era
giunta al termine dopo alcune pigre conversazioni -dibattiti e una cena
veloce
a base di panini al tonno- scandite da alcune piacevoli interruzioni.
La notte
aveva coperto tutto prima che se ne potessero accorgere e guardando per
la
prima volta l’orologio, scoprirono che mancavano pochi minuti
alle undici.
Il
Natale appena passato era stato senza alcun dubbio diverso dalla
convenzionale
festività passata in famiglia, ma Draco non si sentiva
dell’umore per
lamentarsi. D’altronde, quale uomo rispettabile avrebbe osato
lamentarsi dopo
un’intera giornata dedicata a quel tipo
di…attività?
Draco
studio
la Granger mentre si stringeva un lembo del lenzuolo al petto e
afferrava un
pacchetto di carta verde lucida da sotto l’albero. Si sedette
reclutante in
posizione eretta, mentre lei posizionava il regalo sul suo grembo e si
sedeva
vicina a lui con sguardo eccitato.
"Vorrei
soltanto precisare, ancora una volta, che tutto questo non è
necessario," bofonchiò,
sciogliendo il fiocco.
"Oh
aprilo e basta," sorrise lei, battendo le mani a ritmo sulle sue
ginocchia, controllando l’ologio. “Non abbiamo molto tempo.”
Draco
scansò l’involucro e rimosse lentamente
l’oggetto al suo interno; la sua fronte
si aggrottò con inaspettato stupore quando sentì
la morbidezza del pregiato
tessuto magico sulle dita. Era un mantello nero elegante, non diverso
da quello
che usava possedere alcuni anni prima: di fattura semplice, ma
evidentemente
costoso vista la qualità del tessuto. Alzò un
sopracciglio scettico e alzò lo
sguardo con l’intenzione di chiederle perché
avesse scelto proprio quello, ma
lei lo interruppe prima che gli fosse possibile pronunciare solo una
parola.
"Questo
è solo metà del tuo regalo," disse, trattenendo
il respiro in attesa della
sua reazione. "Io…sono riuscita a convincere la McGranitt a
farti uscire."
I
suoi
occhi si spalancarono. "Non capisco," disse incredulo.
"Posso…posso
andare?"
"E’
solo per stanotte," lo corresse svelta. "La Preside ha accettato ma
dovrai stare vicino a me tutto il tempo, e non possiamo lasciare il
terreno
attorno al castello. Abbiamo fino a mezzanotte e mezzo, quindi
è un po’ come la
storia di Cenerentola.”
"La
che?"
"Lascia
perdere," Hermione scosse la testa. "Senti, Draco, devo essere sicura
che tu abbia capito: si tratta solo di una eccezione, e se cercherai di
scappare, dovrò fermarti."
Il
biondo Serpeverde non potè far altro che annuire
assentemente, mentre osservava
la giovane strega di fronte a lui con totale incredulità. In
quel momento gli
vennero in mente ricordi e flash di Natali e compleanni passati, tutti
pieno di
oggetti materiali e promesse a vuoto, rivelatesi poi così
vere e pericolose…
Nessuno si era mai preso il tempo o la voglia di considerare
un’idea come
questa. Così…vera. Nemmeno i suoi genitori
avevano mai fatto una cosa così.
Potè
affermare con onestà che il pensiero di scappare non gli era
nemmeno passato
per la mente quando l’aveva detto; sapeva benissimo di non
avere posto dove
andare.
"Non…non
so cosa dire," confessò Draco, con una stranissima
senzazione calda che
gli saliva fino alle guance. Strofinando il suo nuovo mantello, rimase
stupito
dalla capacità che aveva dimostrato la Granger,
nell’indovinare i suoi gusti
con così tanta precisione.
"Tranquillo,
lo posso immaginare," annui sorridente Hermione. "Forza, dovremmo
prepararci," continuò, indicando il suo nuovo mantello. "Copriti
bene. Si gela fuori.”
Hermione
era riuscita ad attraversare i silenziosi corridoi del castello con un
leggero
incantesimo Lumos, ma
scoprì che non
c’era poi bisogno di preoccuparsi tanto, visto che il
castello era praticamente
deserto. Quando finalmente raggiunsero il portone, Draco
sbiriciò dalle
fenditure la vista del paesaggio immacolato che stava per osservare per
la
prima volta. Delicati fiocchi di neve gli baciarono lievemente il viso,
in una
fitta cascata.
Lo
scricchiolio della brina sotto il peso dei suoi stivali gli fece
ricordare
sensazioni che normalmente non avrebbe mai perso tempo ad
apprezzare… Draco
seguì i passi della Granger con cautela, allontanandosi
dalle antiche torri del
castello. Si accorse che lei li stava portando verso il lago, mentre si
avventuravano tra mucchi di fogliame innevato e casuali rami
d’albero che
spuntavano dallo spesso strato bianco. Il vento gelido gli
colpì le guance
calde con improvvisa forza, ma la sensazione non gli dispiaceva;
aprì la bocca
e inspirò il gelo direttamente in gola, preoccupandosi poco
di un raffreddore.
"E’
più freddo di quanto pensassi," Hermione commentò
preoccupata. "Posso
creare un incantesimo scaldante-
"No,"
la fermò lui, con uno strano tono sognante che non gli era
mai appartenuto.
"Mi ero dimenticato che cosa volesse dire sentire il vento freddo sulla
faccia."
"E’
buffo," Hermione mormorò guardando fisso il cielo davanti a
lei. "Ho
preparato la tua ‘fuga’ con meticolosa attenzione,
ma non ho pensato a cosa
avremmo potuto fare una volta fuori.”
"Devi
proprio programmare tutto?" le domandò, con un mezzo sorriso.
"Non
tutto. Ci sono sempre state delle cosec he ho sempre voluto fare ma che
ho
lasciato da parte."
"Tipo?"
Hermione
si voltò, guardando il lago ghiacciato. "Ho sempre voluto
imparare a
pattinare."
"Non
hai mai pattinato sul ghiaccio?" ripetè Draco, osservandola
con stupore.
"Sembri il tipo che se la cava con questo genere di cose."
"Penso
che forse potrei, se mi ci mettessi ," annuì. "Tu sei
capace?"
"Certamente."
Hermione
inghiottì una notevole quantità di saliva dal
nervosismo, e disse. "Ti andrebbe
di insegnarmi?"
"Stai
scherzando, non è vero?" Dracò rise, ma si
bloccò di colpo quando vide che
il suo volto era serio, e anche un po’ imbarazzato. I suoi
occhi ghiacciati la
studiarono intensamente, e le sue labbra si mossero in una smorfia
d’assenso
prima che potesse anche solo alzare gli occhi al cielo e arrendersi
alla sua
richiesta.
“E
va
bene,” disse “Suppongo che sarà
divertente vederti cascare a gambe all’aria. Che
mi dici invece delle creature che vivono dentro al Lago?”
"Si
ibernano quando la temperatura raggiunge questi livelli,"
spiegò,
seguendolo verso il bordo del lago e trasformando le loro scarpe in
pattini.
"Draco, sei sicur…
Si
interruppe quando vide la facilità e la grazia con le quali
Draco aveva mosso
il suo primo passo sul ghiaccio. Sentendosi completamente inadeguata,
posizionò
con incertezza un piede sulla superficie e rabbrividì alla
sensazione di
instabilità che le diede quel minuscolo contatto col
ghiaccio.
"Draco,"
gridò, ritirando il piede sul suolo sicuro. "Ho cambiato
idea-
"Avanti,
Granger," la chiamò lui, avanzando senza sforzo.
"Cos’è successo a
tutte quelle cazzate sul coraggio da Grifondoro?"
"Non
mi piace," ripetè Hermione. "Non mi piace non essere in
controllo dei
miei piedi-
"Ti
ricordo che questa è stata una tua idea," le
ricordò Draco.
"Va
bene, allora potresti venire qui ad aiutarmi? Allunga solo le braccia,
o
qualcosa ecco-
"Se
solo ti mettessi sul ghiaccio almeno”
"Per
favore, Draco," provò di nuovo, cercando i suoi occhi per
fargli capire
che era seria.
"Oddio,
per Merlino," sbuffò, avvicinandosi al bordo e allungando le
mani. "Vieni,
Granger."
"Non
provare a fare l’idiota e a spingermi o cosa,
d’accordo?" lo avvisò lei
con le sopracciglia aggrottate, mentre afferrava le mani di Draco con
una morsa.
Hermione si sbilanciò, e Draco istintivamente
allungò l’altra mano per
afferrarle la spalla. Hermione affondò le unghie fredde
nelle maniche del suo
mantello, pentendosi ancora di più di quella stupida e
pericolosissima idea. “Non ci riesco-
"Sì,
si vede," la prese in giro lui, ridacchiando mentre lei cercava di
riavvicinare
le sue ginocchia, che si erano espanse di almeno un metro
l’una dall’altra.
"Aggrappati, Granger. E’ una cavolata, una volta fatta
l’abitudine-
"Non
è divertente!”
"Usa
i pattini, muovili in senso diagonale," la istruì,
spostandosi all’indietro
e trascinandola con lui. "Ce la farai-
"Ti
giuro, Draco," sibilò, in un tono che doveva essere in
qualche modo
minaccioso. "Se mi lasci andare giuro che-
"Non
ti lascerò," le assicurò, afferrando con
più forza un suo braccio che si stava
sbilanciando. "Santo Salazar, proprio non hai coordinazione. Adesso che
ci
penso, facevi un po’ pena anche sul manico di scopa."
"Oh
per Merlino, non posso nemmeno avere un piccolo handicap,"
replicò, lasciando
che praticamente solo la forza di Draco la trascinasse in giro. "Tutti hanno
una debolezza."
Draco
si
irrigidì a quel commento, ma riuscì a mantenere
entrambi saldamente in piedi
mentre ripensava alle sue parole. Nel suo cervello, si era quasi
aspettato che
la sua influenza su di lui sarebbe diminuita, una volta che sarebbe
uscito dal
loro dormitorio isolato, ma a guardarla adesso; fiocchi di neve sparsi
tra i
suoi capelli, un fiero rossore sulle guance dallo sforzo di stare
dritta, e la
sua totale fiducia nella sua presa che le impediva di cadere a sedere
all’aria…beh,
era tanto attraente quanto lo era al chiuso.
Si
era
aspettato di ritornare istantaneamente ai suoi vecchi ideali,
Di
essere
ri-catapultato nel suo piccolo mondo importante,
Di
odiarla
di nuovo, come avrebbe dovuto,
Ma…
In
qualche modo, lei era la sua debolezza ora.
"Penso
di potercela fare adesso," disse Hermione, concentrata e sicura. "Lascia una
sola mano, proviamo-
"Perdonami,"
Draco scattò senza preavviso, bloccando entrambi i loro
corpi sul posto e
stringendo la presa, per ottenere la sua totale attenzione. Il suo
respiro
divenne più intenso e affaticato, mentre osservava i suoi
occhi ambrati che lo
scrutavano stupiti, in attesa di una risposta, ed ebbe
l’inopportuna tentazione
di baciarla lì, in quell’istante.
“Perdonami,” ripetè, più
cauto stavolta.
Per
tutto ciò che ho fatto, e tutto ciò che
inevitabilmente farò per ferirti in
futuro.
Poteva
dare la colpa di questo sfogo a tante cose; al sentimentalismo
Natalizio che
apparentemente si era preso gioco di lui, o all’accettazione
che questa sua
attrazione nei confronti della Granger stava tutt’ora
esistendo al di fuori
della sua prigione, oppure che addirittura volesse ripagare la Granger
per
avergli fatto ricordare ancora che cosa significasse sentire il vento
sulla
pelle…però la cosa certa era che aveva bisogno di
questo momento di chiarezza,
prima di ritornare al Castello. Lei era l’unica cosa che
nella sua oscura
esistenza si avvicinava a quella parte di vita pura e buona che lui non
aveva
mai avuto il coraggio di affrontare, né
scoprire…e voleva proteggerla, per quanto
poteva, prima che gli orrori della Guerra si abbattessero anche in quel
luogo
lontano dal tempo.
“Penso
di averti già perdonato settimane fa,” gli disse
con un sorriso triste
Hermione, dandogli un bacio gelato dal vento. Sentì le prime
lacrime scenderle
sul volto, mentre interruppe il loro contatto e posò la
fronte su quella di
Draco, chiudendo gli occhi per assorbire tutta
l’autenticità di quel momento.
“Buon
Natale, Draco.”
Just a Perfect Day.
You made me forget myself.
I thought I was someone else.
Someone
good.
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