Piangere è un lusso che non posso permettermi, perché piangere prevede una consolazione, che adesso non ho ancora incontrato. Le lacrime non debbono offuscarmi la vista quando contemplo mia madre, curva sull’ennesimo abito che sta cucendo, con il brusio della televisione tenuta accesa di notte per tenersi sveglia. Voglio vedere: voglio vedere bene e non dimenticare mai quella schiena curva.

Che colore ha la disperazione?

Questo non lo voglio sapere, anche se la immagino più nera del baratro dove sono sprofondato, nonostante il bianco accecante del sudario che custodiva un corpo. Il suo.

Che suono ha la solitudine?

È forse ovattato come le voci delle persone intorno a me, che mi si stringono vicine parlando a voce bassa, per non disturbare i morti?
Oppure è acuto e dissonante, come i pianti dei miei fratellini, in cerca di un padre che non c’è più?

Qual è il gusto dell’umiliazione?

E’ forse amaro come fiele, tutte le volte che debbo deglutire, aspettando in risposta un sì oppure un no, quando busso a diverse porte per chiedere un lavoro?

Com’è il tatto, quando ti manca la stretta affettuosa di braccia forti, che ti sollevano in alto e ti fanno sentire il Re del mondo?

Infine, che odore ha la paura?

E' forse uguale a quello delle pietanze di seconda scelta, acquistate a credito da un droghiere compiacente, quando si deve apparecchiare una tavola?

Questi sono i sensi.

Almeno: questi sono i miei sensi.

Solo i miei.

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Il suesteso breve componimento è stato da me redatto senza scopi di lucro, nel pieno rispetto del diritto di autore e della proprietà intellettuale. Il personaggio di Kojiro Hyuga è di esclusiva proprietà di Mr. Yoichi Takahashi.