Avviso:
io non sono una scrittrice, non ho idea di come funzionino le case
editrici e di quanto tempo ci voglia a stampare e pubblicare un
libro, quindi mi scuso in anticipo per le inevitabili baggianate che
avrò senz'altro scritto.
PRIMA
PARTE
1.
Niente
panico.
Respira,
fai respiri profondi e pensa a cose belle.
Prati
fioriti, cuccioli di labrador, torte di compleanno.
Sono
spacciata. Finita, fregata, fottuta.
No.
Ricomincia da capo. Respiri profondi e pensa a cose belle, prati,
cuccioli, torte.
< <
Ehm, Virginia, hai intenzione di rimanere lì ancora per
molto? >
>
< <
Mmm, no, solo qualche minuto > > dico rivolta alle
décolleté
Prada della mia amica Charlotte.
Sono
trentacinque minuti che sto distesa sotto al letto in posizione
fetale con le ginocchia strette al petto.
E' dove
vengo sempre quando ho un attacco di panico, il mio posto sicuro,
dove so che nessuno viene a disturbarmi.
< <
C'mon, esci così ne parliamo >
> mi dice lei, dallo
scricchiolio deduco che si è seduta sul letto.
Faccio
un altro respiro profondo e striscio fuori.
Mi siedo
sul tappeto con le gambe incrociate e le rivolgo un'occhiata
sconsolata.
< <
Sono spacciata vero? > >
< <
Ma no! Vedrai che ce li riprenderemo quei soldi! > >
afferma
lei convinta.
Forse è
il caso di fare un passo indietro e raccontarvi cosa mi ha portata
sotto quel letto.
Sono una
scrittrice, o meglio ho scritto solo un libro due anni fa, una storia
per bambini intitolato “Capitan Coraggio”, che si
è venduto
piuttosto bene. Ho guadagnato abbastanza per permettermi di vivere
solo scrivendo, non che prima avessi un vero e proprio lavoro,
svolgevo traduzioni via internet da casa. Non devo pagare l'affitto
dato che vivo nell'appartamento lasciatomi da mia nonna e i soldi che
ricavo dalle vendite bastano per coprire le bollette e le spese di
ogni mese.
Visti
gli ottimi risultati mi è stato ordinato un secondo capitolo
(con
l'opzione per un terzo) e io ho trascorso gli ultimi due anni a
scrivere come una matta. La casa editrice mi aveva assicurato che per
il secondo libro avrebbe organizzato un lancio promozionale senza
precedenti, spendendoci un sacco di soldi in modo da assicurarci
più
lettori possibili, ma esattamente quarantasette minuti fa, la mia
migliore amica, nonché auto-elettasi mia agente, mi ha
comunicato
una notizia che mi ha fatta sprofondare nella più profonda
delle
disperazioni.
I soldi
non ci sono più, puf! Andati, spariti.
< <
E come ce li riprendiamo? > > chiedo.
< <
Se tu mi avessi lasciata finire prima, invece di fiondarti sotto
questo letto, avrei potuto spiegarti bene la situazione >
>
dice lei afferrando uno dei miei cuscini.
< <
E qual è la situazione? > >
< <
I soldi ci sono > > a queste parole il mio viso si
illumina <
< Solo che non li vogliono più dare a te >
> il mio viso è
di nuovo una maschera di terrore.
< <
Come sarebbe? Lo avevano promesso! > >
< <
Si, due anni fa. Poi tu sei sparita e ti sei rintanata in questa tua
casa senza mai far sapere niente a nessuno > > mi
rimprovera
Charlotte.
< <
Non è vero! > > protesto < < Li
ho sempre tenuti
aggiornati, ti mando ogni tre mesi alla casa editrice con i nuovi
capitoli come previsto! > >
< <
Ginny, nessuno ti ha mai vista lì, mai, neanche una volta.
Hai
sempre mandato me, anche ai tempi di “Capitan
Coraggio”, hanno
sempre visto solo la mia faccia. Non vogliono investire soldi su un
fantasma > >
< <
Ma… > > tento di ribattere io, ma so che ha
ragione.
Credo di
avere uno di quei disturbi che i medici chiamano “Ansia da
stress”
o “Ansia da panico”.
Sono
cinque anni che non metto piede fuori casa, solo il pensiero di
uscire in strada mi terrorizza, per questo mi trovai un lavoro facile
da fare a domicilio. Dopo l'università e la laurea in
lingue, dove
ho conosciuto Charlotte, non sono più uscita. Le persone mi
mandavano i loro testi da tradurre e io li traducevo, nel frattempo
scrivevo “Capitan Coraggio”. Ci ho messo quasi tre
anni a
terminarlo, una volta finito sapevo di aver scritto qualcosa di
valido, e Charlotte, all'epoca stagista nella redazione di un
quotidiano di fronte alla casa editrice, lo fece leggere.
Fu
difficile far credere agli editori che esistevo per davvero, ho
sempre parlato con loro esclusivamente per telefono, e il contratto
l'ho firmato tramite Charlotte, che me lo portò a casa.
L'idea
di una scrittrice misteriosa però piacque molto.
< <
Ma non hanno avuto problemi la prima volta sul fatto che rimanessi
nell'ombra! >
< <
Si, ma era prima di vedere tutto il successo che hai ottenuto. I
ragazzini vogliono conoscerti > > mi spiega lei.
< <
E a chi lo vogliono dare il budget per la campagna promozionale?
>
> chiedo tanto per farmi del male.
< <
Ehm, I don't know, non me l'hanno detto >
> dice lei
vaga col suo accento inglese.
< <
Charlotte? > > le chiedo io sapendo benissimo che lo sa.
< <
Ok, si fa chiamare Skyler Jones > > mi dice facendo
un'espressione disgustata.
< <
Come? > >
< <
E' un nome d'arte, of course, in realtà
si chiama Giuseppa
Qualcosa, l'ho incrociata solo una volta. > >
< <
E cosa scrive con un alias del genere? Romanzi fantasy? >
>
< <
No > > dice lei con la faccia scura < <
Romanzi soft
porno. > >
Ho
voglia di tornare sotto al letto.
I miei
soldi, il mio budget, verranno destinati a una che scrive libri
porno? Voglio morire.
< <
Il fatto è che lei li ha conquistati tutti > >
< <
E lo faresti anche tu se solo ti decidessi a mettere il muso fuori di
casa > > aggiunge severa.
< <
Charlie, per favore, puoi andare adesso? > > chiedo
sconsolata.
Lei mi
rivolge un sospiro, mi bacia sulla testa ed uscendo mi dice <
<
Non tornare sotto quel letto! > >
Io
aspetto di sentire la porta sbattere e me ne torno nel mio angolo
sicuro.
Rimango
qui un po', poi decido di uscire, devo controllare una cosa.
Accendo
il mio vecchio portatile toshiba pieno di adesivi, e su google
digito “Skyler Jones”.
Mi si
apre una pagina piena di foto, ha un profilo facebook, un blog
personale e una pagina LinkedIn dove annovera svariati romanzi.
Guardo
le foto: è una stangona magrissima con una zazzera di
capelli neri
ricci e un sorriso chiaramente rifatto, ha i denti che si illuminano
al buio da quanto sono bianchi.
Sfoglio
il suo profilo facebook, non ha scritto l'anno di nascita, ma a
occhio avrà un paio di anni più di me, 30-31
anni, o forse è solo
lei che si atteggia da donna matura, non saprei. Ha 4897 amici, un
sacco di foto scattate a feste in discoteca con i drink in mano e
l'espressione che Charlie chiama “duck face”.
Sul suo
blog, “SOS Skyler”, da consigli sul sesso e sulla
cura della
persona, un sacco di donne le scrivono per chiederle aiuto e lei
termina ogni risposta con lo smile “<3”, che
suppongo sia un
cuoricino.
La odio
solo a vederla in foto, se poi penso che userà il mio budget
per
vendere quei romanzi per casalinghe annoiate ho voglia di lanciare il
computer dalla finestra.
Sento la
serratura della porta e so che è Charlie.
< <
Hey there! Ti ho portato la cena > >
< <
Non devi portarmi da mangiare, so provvedere a me stessa >
>
dico per la milionesima volta, le ripeto la stessa cosa ogni sera.
< <
Lo sai che non voglio mangiare da sola > > dice tirando
fuori
dalle buste di carta le vaschette del take away cinese <
< For
God Sake Ginny cosa fai? > > chiede lanciando
uno sguardo
allo schermo del mio portatile lasciato acceso.
< <
Volevo vedere > > mi difendo io.
< <
Non devi, così ti fai solo del male > > dice
chiudendo il
computer con un colpo.
< <
Scrive porno > > sottolineo.
Non sono
una pudica, ma se proprio devo farmi soffiare il budget da sotto il
naso allora preferirei che fosse da una nuova J.K. Rowling e non da
una che scrive soft porno.
< <
Lo so, e ti ho già detto che quei soldi ce li riprendiamo
> >
dice decisa.
< <
E come? > >
< <
Ancora non lo so > > risponde con la bocca piena di
ravioli al
vapore.
< <
Magari non mi serve la campagna promozionale, la prima volta ho
venduto bene senza>> dico dopo un po'.
< <
Ginny, la prima volta hai avuto, come dite voi? Culo. Non
succederà di nuovo. Sono passati due anni, nel frattempo
sono usciti
miliardi di altri libri per ragazzi, nessuno si ricorda più
di te
ormai. Quando hai venduto l'ultimo libro? > >
Guardo
il piatto. Non voglio ricordare. Sono mesi che non guadagno
più
niente dalla vendita dei libri, sto sopravvivendo grazie ai risparmi,
ho bisogno di ottenere quel budget.
< <
Ok > > mi limito a dire.
< <
Troveremo un modo > > mi dice spezzando il suo biscotto
della
fortuna.
La
imito, il mio dice:
Goditi
una pausa e rilassati.
Allibita
lo strappo e lo butto via.
Nota
dell'autrice: Ecco il mio terzo racconto! Per una volta
infrangerò la mia regola di pubblicare solo racconti finiti,
questo
lo sto ancora scrivendo, ma “Brace yourself”, ha
tipo mille
capitoli, quindi lo finirò man mano che pubblico i capitoli
già
pronti, così da non far passare troppo tempo tra un
aggiornamento e
l'altro, come piace a me!
Nel
frattempo ringrazio tutti i lettori e chi vorrà lasciare una
recensione!
|