Kiss on the bachata beat html
Consiglo
l'ascolto delle seguenti canzoni: Diamonds versione baciata e Wrecking
ball di Katanah. Sono le canzoni che ho ascoltato mentre scrivevo e
sono anche quelle che ballano i protagonisti (anche se Diamonds non
viene nominata nella mia testa stanno ballando quella XD) Buona
lettura, ci vediamo alla fine!
Kiss on the bachata beat
-Davvero non te ne accorgi?- disse sconcertata mia sorella Katia alla mia risposta.
Io la guardai altrettanto perplesso -Sì, Katia non mi accorgo di
comportarmi come un fidanzato con il mio migliore amico.- sospirai.
-Non è possibile...insomma siete così...ovvi!- insistette per l'ennesima volta.
Era da circa trenta minuti che andavamo avanti così.
-Gli sguardi complici che vi scambiate, il modo in cui cercate sempre
il contatto fisico e...dai all'ultima maratona X-men eravate
praticamente abbracciati sul divano!-
Non avevo idea di come fossimo arrivati a quello. Era Venerdì
pomeriggio e stavamo facendo entrambi i compiti in cucina, io risolvevo
qualche stupido esercizio di fisica e lei studiava la teoria di uno
psicologo dal nome impronunciabile, tutto normale.
Poi dal nulla aveva tirato fuori l'argomento Edoardo Fiorini
chiedendomi se io e lui ci fossimo fidanzati e non glielo avessimo
detto.
- Per non parlare del fatto che lui ti tiene sempre il braccio intorno alle spalle, ti abbraccia, ti cerca con lo sguardo e...-
Katia andava avanti ad elencare tutte le sue prove, e dannazione erano davvero tante, una montagna.
La fermai -Kat, non sono gay okay?-
-Ma ti comporti così solo con lui, davvero nessuna di queste cose ti sembra strana per due ragazzi che sono solo amici?-
-Lui non è solo un amico- mi giustificai -E' praticamente un
fratello ci conosciamo da quando avevamo il pannolino è normale
che con lui mi comporti in modo speciale.- perché adesso le mie
stesse parole mi suonavano strane? Mi prese un nodo alla gola.
Non le stavo dicendo una balla, allora perché avevo addosso la
stessa sensazione di quando dicevo alla prof che avevo fatto i compiti
ma li avevo dimenticati a casa?
I miei genitori e quelli di Edo si conoscevano da prima che noi
nascessimo, uscivano in compagnia assieme dai tempi del liceo. I miei
si erano conosciuti grazie ad Elisa, la mamma di Edoardo, che aveva
spinto, letteralmente, mia mamma addosso a mio padre per obbligarla a
parlare con la cotta di una vita. A ventiquattro anni erano rimaste
incinta a distanza di pochi mesi, io ero più piccolo di lui di
due mesi e sei giorni, e si erano aiutate. Elisa e Giovanni erano
praticamente degli zii acquisiti.
Era ovvio che per me Edoardo fosse speciale.
Era ovvio che a volte ci completassimo le frasi a vicenda.
Era ovvio che ci leggessimo dentro con un solo sguardo.
Era ovvio che non ci facessimo fisime mentali per qualche tocco
spontaneo tanto per dire "hey sono qui vicino a te"...era normale no?
-Sarà come dici te, ma facci caso.- mi disse Catia alzandosi -Io
adesso vado mi vedo con Sara.- prese la borsa e se ne andò,
lasciandomi da solo in cucina come uno stupido.
E con stupidi pensieri.
*************
-Ciao ragazzi!- salutai tutti buttando lo zaino per terra insieme a quelli degli altri.
-Sei in ritardo Ema.- mi disse Luca facendo palleggiare la palla da basket.
-Scusa ma mia mamma mi ha fermato per aiutarla a portare in casa la spesa.- mi giustificai.
-Ma adesso sono qui e possiamo incominciare.- aggiunsi passandomi una
mano tra la zazzera nera e disordinata tirandomi indietro i capelli
dalla fronte bianca.
Luca fermò la palla -Io, Emanuele e Marco in una squadra. Edoardo, Samu e Ale un altra.- ci divise.
Poi iniziammo a giocare.
Luca mi passò quasi subito la palla, nei tiri facevo
pietà ma ero più veloce di tutti nella corsa, arrivato
sotto canestro l'avrei ri-passata a lui o a Marco.
Superata la metà campo, con una falcata più lunga Edo mi
raggiunse iniziando a cercare di rubarmi la palla. Accelerai, ma lui
era veloce quanto me; in barba a chi diceva che i calciatori erano
veloci anni di ballo da sala ci avevano allenato i muscoli più
di correre dietro un pallone.
Con uno guizzo veloce mi rubò la palla dalle mani, altrettanto
velocemente si girò per correre verso la parte opposta del
campo, passò prima che potessi restituirgli il favore.
Qualche minuto dopo eravamo sotto il nostro canestro, fermi in attesa
che Samuele decidesse se passare o provare un tiro da tre punti, io
marcavo Edo un rivolo di sudore gli scendeva dalla fornte, si
passò un braccio tonico sugli occhi verdi, poi mi lanciò
un occhiata eloquente. Non feci in tempo a reagire, mi
scartò dandomi una spallata, prese palla e fece punto.
Un ora dopo ci fermammo per fare una pausa dal nostro tre contro tre,
mentre tornavamo agli zaini Edo mi si avvicinò passandomi un
braccio intorno alle spalle, era più alto di me di qualche
centimetro -Ricordati che questa sera andiamo a ballare, alle nove
davanti al Bailando.-
-Guarda che me lo ricordavo.- anche perché andavamo a ballare
tutti i Sabato sera, era un appuntamento fisso. Strinse la mia spalla
per una frazione di secondo, adesso ci facevo fin troppo caso a quei
piccoli gesti, per poi staccarsi da me e salutare le ragazze che erano
arrivate al campo: Margherita una nostra compagna di classe, Stefania
sua sorella minore e Eleonora una biondina della classe a fianco.
Quest'ultima salutò me e Edo con entusiasmo, no salutò
Edo con entusiasmo, lui contraccambiò con un cordiale "ciao", io
non le risposi nemmeno limitandomi a fare un cenno con la testa.
Noi ragazzi ci sedemmo per terra, le ragazze sulla panchina. Eleonora
aveva preso a parlare con Edoardo, in realtà parlava solo lei ma
la cosa mi dava comunque fastidio. Non riuscivo a farmela stare
simpatica, mi irritava il suo tono di voce troppo acuto e il suo modo
di atteggiarsi da modella e questo non centrava niente con il fatto che
ci provasse con il mio migliore amico dall'inizio della seconda, no
perché lui era appunto il mio migliore amico, nulla di più....
incontrai per un attimo gli occhi verdi di Edo, mi sentii arrossire e
maledii mia sorella minore per avermi messo in testa certi pensieri.
*************
-Cos'avevi prima?- mi chiese ad un tratto mentre camminavamo fianco a fianco verso casa.
Decisi di giocarmi la carta dello scemo del villaggio -Nulla, perchè?-
Edo scrollò le spalle -E' che hai fatto una faccia strana e poi sei arrossito, poco ma sei arrossito.-
-Ahh...ehh..uhm...- adesso cosa gli dicevo? - Non ci ho fatto caso, forse stavo pensado a qualcosa.-
-Stavi guardando verso di noi, per caso ti piace Eleonora?
Perché se vuoi vedo di intercedere.- mi bloccai di colpo
guardandolo scandalizzato, si fermò anche lui inarcando un
sopracciglio castano dovevo avere una qualche espressione insolita -A me
non piace Eleonora!- esclamai -Anzi, la detesto.- mi lasciai sfuggire
scocciato.
-Okay, okay non ti piace ti credo non c'è bisogno di
incazzarsi...davvero la detesti? Non è antipatica.- riprese a
camminare, strinsi la spallina del mio zaino e lo segui, un nodo alla
gola mi impediva di deglutire, perché diavolo avevo tirato fuori
quel discorso?
-Lo so che non è così antipatica.- probabilmente non lo
era affatto -E' che...- ci prova con te e per questo merita il mio odio, Kat quando ti prendo ti uccido -... a pelle non riesco a reggerla, non lo so perchè.- mi resi conto di mentire.
Cosa diavolo mi stava succedendo?
Emanuele ricordatelo i ragazzi etero non fanno certi pensieri.
*************
Feci sedere mia mamma, spostandole la sedia -Oh il mio piccolo gentil uomo.- mi sorrise sedendosi.
Le voce del dj della balera annunciò la bachata.
Guardai mia mamma, che scosse la testa, i capelli neri le accarezzarono
il collo -No tesoro, dopo questo merengue ho bisogno di una pausa.-
-Edoardo non fare gli occhi da cucciolo sto qua con Cinzia.- stava dicendo Elisa al figlio.
Mi girai verso mia sorella -No.- la risposta secca.
Sbuffai, nessuna dama da far ballare, fantastico. Mi girai guardando
Edoardo che si stava tirando su le maniche della camicia bianca, mi
fece l'occhiolino con quel suo sorriso furbo che non annunciava mai
nulla di buono, poi allungò una mano e mi prese il polso coperto
di braccialetti tirandomi verso la pista da ballo.
Con la coda dell'occhio vidi mia sorella fare un cuore con le mani sorridendo. La fulminai con lo sguardo.
Ci fermammo al centro della pista insieme alle altre coppie.
-Tu fai la donna.- mi avvisò Edo, lo guardai storto -Che
c'è?! A te viene meglio.- si giustificò con un mezzo
sorriso, uno dei suoi furbi e un po' sbilenchi.
-Grazie questo è davvero un complimento per la mia
virilità.- gli feci notare con un tono sarcastico, lui rise
prendendomi la mano e passandomi il braccio destro sotto l'ascella,
poggiò delicatamente la mano sotto la scapola.
La musica stava iniziando.
-E' che sei un ballerino migliore di me, io non riesco a fare bene tutti e due i ruoli.- sbuffai ma non ribattei.
La canzone iniziò, era lenta non potevamo partire con il passo
base, lui fece quello che avrei fatto normalmente anche io.
Alzò il braccio facendo scorrere la sua mano sul mio
avambraccio scoperto dalla maglia a maniche corte, io sfiorai il suo
volto con le dita, eravamo vicinissimi qualche centimetro e i nostri
nasi si sarebbero sfiorati. Puntò il piede destro facendo
passare il ginocchio fra le mie gambe disegnando dei semicerchi, ne
segui il movimento con i fianchi, lui mi dava il tempo con la mano
sinistra sul fianco, una pressione leggera che mi guidava.
Il cuore iniziò a battermi forte al centro del petto, come a
voler uscire dallo sterno, batteva a ritmo di musica. Non era la prima
volta che ballavamo insieme, ma dopo tutto quel casino con Katia non
riuscivo a non prenderla in modo diverso dal solito.
Eravamo così dannatamente appiccicati.
Feci una esse con il petto e con il fianco, ci staccammo per fare una
figura, mi tendeva per il polso destro, puntammo tutti e due il piede
sinistro facendo fare un piccolo sobbalzo al fianco. Finimmo la figura e
mi riportò vicino a lui, con un movimento della mano posta in
mezzo alle scapole mi diede il via per un serpente di petto, anche lui
creò una piccola onda. Dopo qualche passo così vicini mi
fece girare e incrociare le braccia davanti al petto, riprendemmo a fare
la base, lui dietro di me, i nostri bacini vicini si toccavano.
Era la prima volta che percepivo tutta la sensualità che quel
ballo provocava, non mi ero mai concentrato; quando ballavamo insieme;
sull'alchimia che si creava la perfetta coordinazione, l'intesa.
Aprimmo le braccia, mi posò il palmo destro aperto sul costato,
poi mi allontanò, girammo entrambi su noi stessi per tornare di
nuovo vicini.
Avevo fatto ballare tante ragazze nei miei 17 anni ma non avevo mai
provato nulla di simile, pensai che quello che provavo in quel momento
con lui forse l'avevo sempre provato senza farci caso, con quella
naturalezza che caratterizzava ogni gesto fra di noi.
E mentre scendevamo creando quelle piccole onde con il bacino, pensai
che sarebbe stato bello baciarlo, lì in mezzo alla pista nella
complicità della musica.
*************
-Ma che barvi che siete stati!- una signora sui sessant'anni si avvicinò a noi sorridendo.
-Grazie.- le risposimo in assieme. Edo era alle mie spalle girato di tre
quarti per salutare dei nostri amici seduti al tavolo li vicino, mi
teneva un braccio mollemente avvolto intorno alla vita.
-Siete meravigliosi, mio figlio non ha il coraggio di ballare con il suo
ragazzo, dovrebbe prendere esempio da voi!- arrossii di botto
sobbalzando, non mi aspettavo un' uscita del genere.
-No signora noi non siamo..- cercai di spiegarle.
-Oh ma non c'è bisogno di giustificarsi, non c'è nulla di
male in quello che siete e nemmeno del mostrarlo senza vergogna...-
continuò lei.
-No... guardi che ...ha capito male!- esclamai con più convinzione ma quella non mi ascoltava.
Edoardo intervenne, la sua mano esercitava una leggera pressione sul
mio addome -Signora, non siamo fidanzati mancavano solo delle
ballerine.- la sua voce era calma ma ferma.
Lei rimase sorpresa, smettendo di parlare -Davvero?...sono mortificata
per aver frainteso, è che guardandovi ballare ho pensato
che..hahaha che sciocca! Buona serata ragazzi.- si allontanò
imbarazzata.
Mi voltai verso Edoardo, era divertito e rideva fra i denti. Ci risi sopra anche io, ma non leggero come lui.
*************
Due giorni dopo eravamo a casa sua, stesi sul letto l'uno vicino
all'altro, Edoardo era seduto con le spalle contro la testiera, il
libro di storia sulle gambe, io invece ero sdraiato con i piedi
che penzolavano, puntellato sui gomiti appoggiavo la testa sui
palmi, il libro aperto davanti.
Il giorno dopo avevamo la verifica e lui mia aveva obbligato ad andare
a studiare a casa sua, lo faceva ogni volta, diceva che se c'ero io
riusciva tenere la testa sul libro per più di trenta
minuti, vedermi concentrato lo aiutava a concentrarsi. Non avevo il
coraggio di dirgli che anche io dopo meno di un'ora fissavo la pagina
con il cervello spento.
Nessuno dei due parlava, Edo mordicchiava ogni tanto l'evidenziatore ma
non emetteva alcun suono concentrato sulla lettura com'era. Beato lui
io fissavo da dieci minuti buoni la scritta "La risposta della chiesa:
La controriforma", in realtà fissavo il titolo e sbirciavo
lui.
Da sabato mi ero ritrovato a guardarlo molto spesso, durante i momenti
di noia nelle lezioni il mio sguardo scivolava su di lui, ogni tanto i
nostri occhi si incrociavano e io facevo finta di nulla continuando a
far vagare lo sguardo o buttando lì il mimo di qualche battuta.
Lui rideva, anche se le mie battute spesso facevano schifo, scopriva i
denti bianchi, socchiudeva gli occhi verdi e io ridacchiavo di
riflesso piegando gli angoli della bocca.
-Basta non ce la faccio più!- mugugnò accasciandosi sul mio libro.
-Giochiamo ai videogiochi?- mi propose.
-Dobbiamo studiare.- dissi piatto spostandogli il libro a sotto la testa bruna e sedendomi a gambe incrociate.
-Abbiamo iniziato alle tre, sono le quattro e mezza una partitina alla playstation non ci ucciderà.-
Lo guardai dall'alto al basso.
-Una partitina?- dissi sarcastico.
-Una.-
-Ripetuta quante volte?- chiesi, questa scena l'avevo già vista mille volte.
Lui rise.
-Quel tanto che basta perché diventi troppo tardi per studiare....daiii.- miagolò.
Sbuffai leggermente, poi chiusi il libro e mi alzai borbottando un
-Solo una però.- il suo sorriso si allargò. Mi rassegnai
al fatto di dover studiare tutta la notte.
Come volevasi dimostrare quando spegnemmo la play erano le sei, il mio
"coprifuoco" erano le sette e mezza, mio padre quella sera staccava
tardi dall'officina e non avremmo cenato prima delle otto e mezza. Mi
voltai verso Edoardo, che stava sdraiato con me sul divano, le nostre
gambe si incrociavano al centro.
-I tuoi fanno la chiusura?- gli chiesi.
-Si hanno dato la serata libera ad Arianna, doveva accompagnare sua figlia da qualche parte.-
-Vuoi venire a mangiare da noi?- gli propsi.
Lui scosse la testa, allungò un po' di più le gambe e
tutti i miei nervi si concentrarono sui punti dove i nostri polpacci
si toccavano. Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, lui aveva chiuso
gli occhi e potevo fissarlo indisturbato, dalla posizione in cui era
potevo ammirare la linea morbida del suo collo, il pomo d'Adamo che si
alzava e abbassava regolare, presi a torturarmi le dita.
Parlai ancor prima di aver pensato di aprire bocca -Ho parlato con
Katia Venerdì scorso...- iniziai, ma non andai avanti lui aveva
aperto gli occhi e mi guardava, dicevano "ma dai? Emanuele è tua
sorella vivete sotto lo stesso tetto" . Presi un respiro profondo.
Vaffanculo come va và.
-Mi ha detto delle cose...su di noi.- l'aria iniziava a farsi pensate nei polmoni -Sul nostro rapporto.- simisi di giuardarlo.
La sua voce mi raggiunse -In che senso?-
-Nel senso che sembriamo gay.- soffiai.
-Noi due sembriamo gay?- ripeté con una faccia abbastanza da ebete.
-Si.- se ne è accorta pure una vecchietta, pensai alla signora al locale.
-E tu?- chiese.
-E io cosa?-
La sua voce si alzò impercettibilmente -E tu cosa le hai
risposto?- il mio sguardo era fisso sul pavimento, ma conoscendolo come
me stesso potevo vederlo inarcare un sopracciglio confuso.
-Che non siamo un coppia.- era la verità, poi aggiunsi -Vorrei
che le fossimo.- lo avevo appena sospirato ma lui aveva sentito
benissimo.
Scattò sul divano, un urlo mezzo trattenuto, tornai a guardalo sobbalzando, avevamo entrambi ritirato le gambe.
-Che...cosa?- era sconvolto.
Iniziai a balbettare -...Ecc-co, m-i p-pia-ci.- sentii il sangue
affluirmi alle guance, ora dovevano essere rosse come la mia felpa.
-Dimmi che è uno scherzo, noi non siamo gay!- esclamò piantandomi addosso uno sguardo freddo e sconvolto.
-Dio, non...non può essere noi siamo amici, migliori amici
io...non....tu come...Ema io...dimmi che è un cazzo di scherzo.-
Ci guardammo negli occhi per infiniti secondi, poi non ce la feci più a reggere il suo sguardo, faceva troppo male.
-Non lo è, io...mi spiace averti messo a disagio.- mi infilai le
scarpe, lui si alzò -Dimenticati tutto. - presi la cartella e
scappai senza lasciargli il tempo di dire nulla.
************
Per il resto della settimana non andai a scuola, mi chiusi in camera
mia nel buio più completo. Mi scese qualche lacrima, più
che altro per la frustrazione. Perché ero stato così
stupido da dire certe cose? Pensavo davvero che mi avrebbe detto "Anche
tu mi piaci" come se niente fosse?
"Noi non siamo gay!"
Uscii solo per mangiare e rimasi in un religioso silenzio, mia mamma
chiamò Elisa per sapere se fosse successo qualcosa, la sentii
parlare al telefono nell'altra stanza; da quello che capii non le seppe
dire niente. Giovedì venne da me piangendo, chiedendomi di
parlare e sfogarmi, perché qualsiasi cosa fosse successo io
potevo dirglielo, perché lei era mia mamma e sarebbe sempre
stata dalla mia parte.
Anche mio padre provò a tirarmi sù: venne in camera mia,
non disse nulla semplicemente mi abbracciò e mi
scompigliò i capelli come aveva fatto tante volte, quando ancora
andavo alle elementari e piangevo perché ero più minuto e
delicato dei miei compagni e questi mi prendevano in giro.
Il cellulare squillò qualcosa come un centinaio di volte prima
di scaricarsi e smettere di tormentarmi. Il suo nome aveva brillato
sullo schermo per tutto il tempo.
*************
"Emanuele rispondi al telefono ti devo parlare."
"Ema sul serio rispondi ho bisogno di parlarti."
"...Mi diaspiace, ho reagito male lo so richiamami e parliamone con calma."
"Cazzo, vuoi rispondere a questo dannato telefono?! Se non mi rispondi come faccio a spiegarti?"
"........Ti scongiuro.....mi stai facendo preoccupare tua mamma a chiamato mia madre, dice che non esci da camera tua."
"Rispondimi e dimmi che posso venire da te.....permettimi di spiegarmi...ti prego."
"Emanuele sono stato un coglione ok?! Ma adesso richiamami."
"Vieni a scuola, tienimi il muso, ingormai, tirami un pungo ma esci da quella camera."
"E' venuta tua sorella. Si sente in colpa, ha pianto... vai da lei e dille anche tu che è tutta colpa mia."
"Emanuele, Lunedì ho
detto delle cose che non pensavo, perdonami non volevo ferirti, lo so
devo imparare a pensare prima di parlare ma ero scioccato...e tu sei
scappato via prima che potessi fare nulla. Richiamami."
"Ahh...non..so come dirlo...dannazione tutto questo è davvero stupido......Mi piaci anche tu."
"Emanuele hai sentito il messaggio?! Mi PIACI! Voglio essere il tuo stupido fidanzato!"
*************
Solo Sabato mia sorella entrò in camera, si sedette sulla sponda del letto.
-Emanuele Michelini vai immediatamente a farti una doccia e infilarti qualche vestito decente.- mi disse autoritaria.
La guardai storto tirando la testa fuori dalle coperte.
-Perché dovrei?- le chiesi.
-E' Sabato, si va a ballare.- disse tranquilla.
-Non ci penso nemmeno.- mi ributtai sotto il mio rifugio ma lei accese
la luce e mi strappò via le coperte con tutta la delicatezza di
cui era capace.
-Che cosa cazzo stai facendo Kat?!- mi lamentai. Lei aveva uno sguardo
impassibile, notai che era vestita di tutto punto, aveva i capelli
raccolti in una treccia e portava un vestito bianco con la stampa di un
fiore sulla parte bassa.
-Che cazzo stai facendo tu?!- mi puntò contro un dito -Alza il
culo e preparati, si va a ballare. Niente se e niente ma o giuro che ti
picchio, stupido fratello!-
-Ok..ok.- mi alzai e mi buttai in doccia, quando usicii mi aveva
già preparato i vestiti sul letto: una t-shirt bianca, una
camicia blu e un pantalone di jeans scuro.
-Hai cinque minuti e poi entro con il mattarello!- mi urlò Katia
da dietro la porta, la conoscevo abbastanza per sapere che non
scherzava.
Sopiriai e iniziai a vestirmi.
*************
Quando arrivammo tutta la compagnia era già al
tavolo. Vidi mia mamma sfrecciare veloce verso il DJ, non ci badai
molto ero troppo concentrato nel guardare lui che si alzava, nei sui
jeans neri ed una camicia a mezze maniche beige, e si avvicinava a me.
Provai l'impulso di indietreggiare ma Katia mi spinse verso di lui,
che mi intrappolò per un polso; mugugnai qualche protesta ma lui
strinse più forte e mi portò in mezzo alla pista.
Iniziava una bachata, wreacking ball, la versione cantata da Katanah la mia bachata preferita, intuii lo zampino di mia madre.
Edo mi strinse al suo petto iniziando a muoversi sulle note.
-Mollami.- mormorai.
-No.- la risposta secca.
Inizziammo a fare la base, distanti, non come l'ultima volta,
provò a farmi girare ma non ci riuscì avevo le braccia
troppo rigide.
-Rilassati.- mi ordinò e anche se non volevo i miei muscoli obbedirono.
Mi fece girare, avvicinandomi a lui e posò le sue labbra sulle
mie a tradimento, rimasi talmete sorpreso che non riuscii a dire o fare
nulla.
-Scusa.- mi disse.
Mi fece avvolgere su me stesso, facendo formare alle nostre braccia un
otto -Sono un idiota.- mi liberò dalla figura.
Ero arrabbiato con lui, ma il mio corpo sembrava non riuscisse a non assecondare ogni suo gesto, facendosi portare docilmente.
Mi strinse a sè, il suo ginocchio in mezzo alle mie gambe a
darmi il tempo, mi baciò la mascella, mi scostai a quel tocco,
come fosse fuoco, la prima volta mi ero fatto prendere alla sprovvista
ma non gli avrei permesso di baciarmi di nuovo.
-Ho reagito male...nel modo più sbagliato che potesse esserci.-
Girammo entrambi, non mi lasciò mai la mano.
-Perché mi baci?- piantai i miei occhi nocciola nei suoi.
-Davvero me lo stai chiedendo?- ora pareva davvero sorpreso.
-L'ultima volta che ti ho visto eri abbastanza disgustato dall'idea di
essere gay.- gli dissi duro, i suoi occhi si fecero due pozze verdi
ancora più scure, altro pentimento si aggiunse al senso di colpa.
-Capiscimi, il mio migliore amico mi si era appena dichiarato...è stato abbastanza scioccante.- si giustificò.
Fece una pausa, con un movimento veloce del polso mi fece girare, un doppio giro, non mi diede il tempo di appoggiare i piedi.
-Ti ho lasciato un milione di messaggi, non li hai sentiti?-
-No volevo stare da solo, non volevo sentirti.-
-Allora quando torni a casa salta direttamente agli ultimi due, quelli
dove mi dichiaro come uno stupido alla segreteria.- lo disse con un
tono fintamente scocciato, mescolato a una nota di sarcasmo.
Mi bloccai di colpo in mezzo alla pista da ballo, lui fu costretto a
fare lo stesso. Ci guardammo, presi a mordermi il labbro inferiore.
-Lo hai fatto sul serio?- sussurrai.
Lui svuotò i polmoni, si guardò le scarpe poi alzò
lo sguardo incrociando i miei occhi, i suoi erano di una serietà
mortale.
-Sì, mi sono dichiarato ad una segreteria ed stato... molto
patetico...ma tu non mi hai richiamato e allora ho organizzato tutto
questo casino con tua sorella. Dio...ho persino spiegato da solo tutta
la situazione ai tuoi genitori prima che tua madre allagasse casa
nostra a furia di piangere e disperarsi.-
-Lo sia che ti sei comportato da stronzo vero? Lo sia che quelle parole
sono state delle pugnalate?- lo ferii avevo bisogno che lo sapesse, la
mia voce era spezzata, lo stesso tono della sua quando mi rispose, era
sul punto di piangere gli occhi erano lucidi.
-Lo so e voglio farmi perdonare, ma più che organizzare tutto questo, scusarmi, baciarti e dirti che mi piaci...che...-
La musica fece una pausa.
-...ti amo...-
La cantante riprese a cantare con più forza di prima.
-Io non so che fare...ti prego, perdonami.-
Ci misi due tempi di musica per registrare quelle parole, quella
parola, in un tempo colmai la distanza fra di noi e lo baciai, ma
questa volta per davvero, un bacio umido, lento e dolce la sua lingua
che accarezzava la mia. Mi prese il viso tra le mani, io mi attaccai al
suo collo facendo scorrere le dita fra i suoi capelli. Assaporai ogni
secondo di quel bacio, così come il sapore della sua bocca.
Un applauso si spanse per la sala, ma era solo un rumore di fondo,
dietro il martellare del suo cuore contro il mio petto, era il
più bel suono che avessi mai sentito.
!Note Autrice!
Questa fanfiction partecipa allo Shonen-Ai Contest indetto sul forum di efp da Red_Angel :3
E'
il mio primo contest, sono davvero emozionata! Spero di aver fatto un
buon lavoro e che vi sia piaciuta. L'idea per questa mi è venuta
mentre ero a ballare (indovinate che cosa?) e ho visto un mio amico che
insegnava a fare la base al suo ragazzo, il giorno dopo girando per il
forum mi sono accorta di questo contest e ho detto: perché no?
Posso provarci!<----- Questo non interessava a nessuno ma dovevo
raccontarlo perchè erano troppo bellini!
Per una volta posso ritenermi soddisfatta del risutato finale,
indipendentemente da quale sarà il risultato del contest, mi
sono divertita a scrivere - ho anche avuto modo di provare uno
stile/genere un po' diverso dal mio solito - nonostante mi abbia dato
qualche problema in fase di stesuratipoilcoputerchesiimpallaecancellalastoria; ringrazio _AnotherWorld_ che ascolta i miei scleri con pazienza e mi sostiene nei momenti di sconforto.
Detto ciò saluto voi lettori che siete arrivati a leggere fin
qui e ringrazio anche Red_Angel :3 che ha sempre risposto gentilemente
alle mie domande e che ha ideato questo contest!
Le recensioni, positive o negative che siano, sono sempre bene accette, quindi se vi va lasciate un commentino :3
Bye, Bye
Blyth
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