NdA: Allora, queste
storie sono state veramente un parto, ma diciamo che per la maggior parte ne
sono soddisfatta.
È la prima volta che mi cimento in una cosa simile,
quindi penso di essere andata anche parecchio male; considerando poi che il
genere comico non è il mio stile, ma sono venute così, non ci posso fare nulla
ù_ù
Ho adorato Neji Hyuuga e Shino in queste storie e
anche parecchio Kiba e Sasuke, ognuno per motivi diversi.
Umh, che dire? Ah, Mikki, la flash del Cenone è
tutta per te! XD
La narrazione la maggior parte delle volte avviene
dal punto di vista di Sakura, ma cambia a seconda di come si è svolta la storia
*no spoiler*.
Il corsivo sono i ricordi - tranne nell’ultima
storia che serve per enfatizzare la frase e per creare un “effetto ricordo” -
e, ah sì ecco, la storia sesta e settima (regali e parenti), sono strettamente
collegate.
Penso che sia veramente tutto, male che vada mi farò
sentire poi XD
Ah, no! Una cosa manca: il contatore di word darà
più o meno parole di 500 a causa dei trattini e degli apostrofo. I primi
vengono considerati parole, i secondi invece no; assicuro che sono comunque 500
(dopo tre controlli di flash a botta spero di non aver sbagliato =_=)
Ecco, ora è veramente tutto. ù_ù
Note ultime:
Arrivata seconda per mezzo punto… dannato Uchiha mi hai battuto! >O<
Ok, scleri a parte, sono contenta del risultato, non
mi aspettavo nemmeno di arrivare al podio XD
Ad ogni flashfic, c’è una dedica per una persona che
ha contribuito a rendermi quella che sono, quindi, iniziamo subito con questa.
Dediche:
Tutte
le flashfic sono dedicate a rekichan - che mi ha fregato il primo posto per un
solo dannatissimo mezzo punto.
Questo capitolo, però, lo dedico in
special modo alla Sakura yaoi fan che ha potuto fangirleggiare in diretta
qualche sera fa. XD
Venia, tutta per te XD anche se ti conosco da poco,
spero tu possa apprezzare questo piccolo regalino >*<
Foto
ricordo
*Neve*
La neve cadeva lenta, mentre una donna dai capelli rosa
raccolti in una crocchia, percorreva velocemente la via principale di Konoha.
I vispi occhi verdi fissarono con malcelata
ostinazione i fiocchi nivei che le si posavano sul cappotto, portandola più
volte a scuotere le spalle per farli cadere.
Le mani, occupate a stringere le pesanti buste della
spesa, erano infreddolite e sicuramente rossastre, nonostante i guanti rossi.
Con uno sbuffo impaziente, percorse i pochi metri
che le mancavano per arrivare all’insolita destinazione: il Quartiere Uchiha.
Nel percorrere il viale spoglio, intravide dei
bambini che tentavano di creare un pupazzo di neve.
Fermandosi ad osservarli, sorrise nel vedere quello
più piccolo - di circa cinque anni -, ostinarsi nel voler mettere al grande
pupazzo il suo cappello di lana, asserendo ad un altro bambino più grande, che
avrebbe potuto avere freddo visto che stava di fuori.
Iniziò a ridere, richiamando così l’attenzione dei
bambini che, per tutta risposta, la guardarono male pensando che li stava
prendendo in giro.
Non smise di ridere quando li vide andarsene.
Assurdamente, le avevano ricordato una scena simile
avvenuta qualche anno addietro.
«No! Il cappello è mio e decido io se
metterglielo o meno! Capito, dannatissimo Teme?»
Un ragazzino biondo e con i grandi occhi
azzurri, brandiva minaccioso il capo di lana arancione che, fino a pochi attimi
prima, portava in testa.
La lite era scattata facilmente, stranamente
non a causa di una missione: si discuteva se mettere o meno il berretto ad un pupazzo
di neve.
«Tsk, muori congelato. Usuratonkachi.»
A rispondere in maniera abbastanza
seccata, era stato un ragazzino moro dai penetranti occhi neri.
Al contrario dell’altro, che portava una
misera sciarpetta e la solita tuta arancione, era coperto da cima a fondo con:
guanti, sciarpa, cappello, paraorecchi e calzini; tutti blu.
«Naruto-kun, Sasuke-kun ha ragione a
darti dell’idiota. Un pupazzo di neve non può avere freddo, è finto.»
Ma la ragazza che aveva parlato, i
lunghi capelli rosa lasciati sciolti in balia del freddo vento invernale, si
pentì di aver risposto in quella maniera brusca.
Vide gli occhi azzurri farsi bassi,
mentre le labbra si arricciavano in un chiaro segno di malcontento.
Ciò che la stupì, fu però la risposta
data con un’ingenuità che raramente un tredicenne possiede.
«Sakura-chan, Sasuke… Anche se dite che
lui non prova nulla, che è finto, questo non significa che fare qualcosa per
lui equivalga ad essere stupidi… no? Forse a voi non importa, ma per me, lui è
importante...»
Le restanti parole che quel giorno non
vennero pronunciate, vennero lo stesso capite:
«…Perché
è la testimonianza che ho degli amici.»
E quando la sera ripassarono per andare
a festeggiare in Villa Uchiha, il pupazzo di neve aveva ancora quel buffo
berretto di lana arancione, unito ad una splendida sciarpa blu.
Entrò in casa con un sorrisino malinconico sulle
labbra coperte dalla bella sciarpa rossa.
Posò la spesa, decidendo che, per una volta, poteva anche
mettersi a sfogliare quell’album.
Il suo più prezioso cimelio.