Niente,
ho guardato l'OVA e per qualche motivo la cosa mi ha ispirata a
scrivere su questi due patati. Buona lettura!
Sugar
and Salt
Gou
non era del tutto sicura del perché si trovasse
lì, davanti al
cancello d'entrata della Samezuka, con le farfalle nello stomaco.
Sapeva però che suo fratello non sarebbe mai stato contento
di
quello che stava facendo.
Oh,
al diavolo Rin, sai bene che il motivo per cui sei nervosa non
è
lui.
Se
ne stava lì, con una scatola di biscotti e due bento in
borsa,
camminando nervosamente avanti e indietro.
“Vado
a salutare Momo-kun e poi ti raggiungo!” le
aveva scritto, ma nonostante questo si stava decisamente facendo
attendere. Beh, per una volta non sarebbe stata la ragazza a fare
tardi....
Aveva
dato una scusa ad Haru e gli altri per non venire con loro, e
più
tempo avesse trascorso
ad aspettare, maggiore sarebbe stata la possibilità di
imbattersi
nell'intera squadra dell'Iwatobi in visita. Loro erano convinti che
si trovasse a vedere la gara di muscoli, ma naturalmente non si
trovava lì... per una volta, bicipiti e deltoidi non
rientravano nei
suoi programmi. Forse.
-
Ehi, Gou-kun!
Seijuuro
era arrivato. Indossava una maglia senza maniche e dei jeans. La
stava salutando, agitando una mano, mentre con l'altra reggeva un
fiore. Lo sguardo di Gou si soffermò particolarmente sulle
braccia
del ragazzo.
Ok,
non si tratta di una gara
di
muscoli, però....
Gou
arrossì. - È Kou, non Gou. E niente -kun! -
disse, ridendo.
-
Gou-kun suona meglio! - disse lui, allegro. Poi abbassò lo
sguardo
sulle sue mani e le porse il fiore, un bellissimo girasole.
Sorrideva, un po' nervoso. - Oh, questo è per te!
-
Grazie – disse lei, sorridendo come un'idiota. Quel fiore
sembrava
così grande, nella sua mano....
Un
po' le ricordava lui.
Tutto
era cominciato quando, prima di partire per l'università,
Seijuuro
le aveva chiesto il numero di cellulare. Gou pensava che il suo
numero sarebbe stato uno dei tanti che, pur essendo salvati nella
memoria del telefono, non venivano mai utilizzati; il numero di un
vecchio amico di suo fratello che l'avrebbe chiamata soltanto per
sapere di Rin, nel remoto caso in cui non fosse riuscito a
rintracciarlo in altro modo.
Niente
di più sbagliato, perché un giorno Seijuuro aveva
iniziato a
scriverle, ed il motivo sembrava essere la pura e semplice voglia di
sentirla. Lui le scriveva, lei aveva deciso di rispondergli.
All'inizio
si trattava soltanto di messaggi casuali, giusto per sapere come
andassero le loro vite; poi, piano piano, avevano iniziato a sentirsi
tutti i giorni.
Si
raccontavano le proprie giornate: Seijuuro era preso da lezioni ed
allenamenti, lei invece gli parlava della scuola e dei progressi
della squadra di nuoto. Lui le mandava foto del tramonto visto dalla
sua camera, lei gli ricordava come fosse il mare di casa. I loro
scambi di mail erano diventati una costante nella vita di Gou, una
costante a cui, anche se specie all'inizio avrebbe fatto di tutto per
non ammetterlo, non avrebbe mai voluto rinunciare.
Da
qualche mese avevano iniziato a sentirsi tutte le sere. Era sempre
bello sentire la voce calda e allegra del ragazzo: era come un
briciolo d'estate nel freddo dell'inverno.
Gou
si era ritrovata spesso ad addormentarsi con la voce di Seijuuro in
mente, a sentirla anche nei suoi sogni, pensando a quanto sarebbe
stato bello averlo lì, accanto a sé....
Così,
quando lui le aveva detto che sarebbe tornato a casa per il festival
della Samezuka e le aveva chiesto di uscire assieme, lei aveva
accettato.
Durante
tutto il tragitto da casa all'accademia aveva cercato di convincersi
che stava soltanto uscendo con quello che, in quei mesi, era
diventato un suo caro amico, e nulla di più.
Beh,
a giudicare dal modo in cui il suo cuore stava battendo, aveva
fallito miseramente.
Sai
bene perché sei qua, non mentire. Sai bene in cosa speri.
Gou
mise il fiore nella sua borsa, stando attenta a non rovinarlo.
-
Beh, dove vorresti andare, ora? - domandò lui, mentre
camminavano
lungo il viale principale della scuola.
-
Allora... non al maid café, tu ci sei appena stato e non
credo che
mio fratello sarebbe contento di vederci assieme... che ne dici della
casa stregata? Pare che i ragazzi del club di teatro si siano
impegnati molto, quest'anno!
Gou
notò che un po' di colore era scomparso dal volto del
ragazzo, ma il
suo sorriso era rimasto sempre lo stesso.
-
Va bene! Allora andiamo, Gou-kun! - fece lui, alzando un pugno in
aria.
È
Kou, non Gou, avrebbe
voluto
ricordargli per l'ennesima volta, ma non disse nulla. La cosa aveva
smesso di darle fastidio, forse. Ogni volta che lui pronunciava il
suo nome Gou poteva avvertire una sfumatura d'affetto che, col tempo,
aveva contribuito a farglielo odiare di meno.
Si
incamminarono dentro la scuola. Gou non poteva fare a meno di
guardarsi intorno, come se suo fratello potesse sbucare fuori da un
momento all'altro.
Rilassati,
pensò.
È così
impegnato col suo maid café che non si renderà
conto di nulla. E
poi, non state facendo nulla di particolare, no? Solo due amici che
fanno un giro per il festival scolastico, no? Solo quello, vero?
Seijuuro
intanto camminava in silenzio, salutando ogni tanto qualche amico.
-
Tutto bene? - gli domandò Gou, mentre la presenza di
ragnatele e
fantasmi di carta indicava il loro obiettivo.
-
S-sì, Gou-kun – rispose lui, ma la sua voce era
priva della solita
spavalderia.
Ha
paura della casa stregata? pensò
Gou, mentre un
ragazzo vestito
da zombie li conduceva dentro la classe.
Naturalmente,
era tutto buio.
-
Se hai paura, puoi sempre stringermi il braccio – disse
Seijuuro.
-
Non credo che servirà a proteggermi dagli spiriti... - fece
Gou,
andando avanti.
L'unico
modo che avevano per orientarsi era il seguire delle lucine soffuse
sul pavimento. L'aula era immersa nel silenzio, rotto soltanto da un
continuo gocciolare.
-
Ehi, Gou-kun... sei sicura che sia acqua?
-
Cosa?
-
Le gocce.
Seijuuro
era praticamente attaccato a lei, come se avesse paura che potesse
scappare.
Gou
ridacchiò. - Beh, magari sono gocce di sangue, e-
Varie
cose accaddero in quel momento. Una mano bianca spuntò fuori
dalla
parete del corridoio che stavano attraversando; Seijuuro
lanciò un
ben poco virile urlo spaventato, mentre Gou sobbalzò,
sentendo un
paio di forti braccia circondarla completamente, stringendola.
Gou
iniziò a sentire caldo. Molto caldo.
Aveva spesso fantasticato sull'essere abbracciata in quel modo da
Seijuuro, ma non aveva mai pensato che sarebbe successo così
improvvisamente.
Il
calore del suo corpo... i suoi muscoli contro la sua schiena....
Gou
ringraziò il buio, perché doveva essere diventata
un pomodoro.
-
S-seijuuro-kun? - fece Gou.
Il
ragazzo la lasciò subito andare. - Oh, scusa. Io-
-
Ti sei spaventato, vero? - disse lei, ridacchiando.
-
N-no... cioè... insomma! È lo scopo di queste
cose, no? Ottimo
lavoro! - fece Seijuuro, come se i ragazzi che avevano organizzato
tutto fossero stati i suoi atleti della squadra di nuoto.
-
E poi, stavo solo cercando di proteggere Gou-kun!
-
Grazie – fece la ragazza. - Ora però continuiamo!
Seijuuro
continuava a starle vicino, Gou sospettava più per sentirsi lui
al sicuro che
non per proteggere
lei.
Come
se avessi bisogno di essere protetta da quattro ragazzini con del
trucco di scena, pensò
lei,
sorridendo.
Ad
un certo punto iniziarono a sentire dei passi, come di qualcuno che
camminava a piedi nudi sul pavimento. Poi arrivarono i sussurri,
inquietanti bisbiglii provenienti da tutte le parti. Gou si
voltò.
-
Laggiù! - esclamò.
Una
figura vestita di bianco e con lunghi capelli neri davanti al volto
si stava avvicinando inesorabilmente a loro.
-
Cosa... cosa fai lì, ferma? Scappiamo! - strillò
Seijuuro.
E
così corsero via, mentre chiunque li stesse inseguendo
accelerava il
passo.
Altre
figure spettrali e altre mani cadaveriche iniziarono a spuntare
fuori; Gou rideva ogni volta che sentiva le urla spaventate di
Seijuuro.
Quando
uscirono dall'aula Gou era senza fiato, con le lacrime agli occhi per
il troppo ridere. Anche Seijuuro stava ridendo, ora. La sua risata
era come un balsamo per il cuore, forte e spensierata.
-
Cuor di leone! - esclamò Gou, senza riuscire a smettere di
ridere.
-
Ehi! Anche tu ti sei spaventata! - rispose il ragazzo. Il suo sorriso
avrebbe potuto illuminare l'intera scuola.
-
Torniamo fuori! - esclamò Gou, tornando indietro nel
corridoio.
Dovette però bloccarsi, perché qualcosa le stava
impedendo di
andare avanti, e quel qualcosa era
la mano di Seijuuro, le dita intrecciate con le sue.
Era
una posizione così naturale, la loro... quasi come se le
loro mani
fossero state create per restare unite. Era tanto naturale che lei
nemmeno se n'era accorta.
Vide
Seijuuro arrossire. - Oh, scusami – fece, ritirando la mano.
Non
aveva assolutamente nulla di cui scusarsi, perché Gou
sarebbe stata
ben contenta di restare così ancora per un bel po'.
Non
ti illudere. E poi, lui se ne andrà di nuovo. Continuerete a
sentirvi, forse, ma non funzionerà.
-
Dicevo...
torniamo fuori? Ho
portato dei bento, così possiamo pranzare all'aperto!
-
Bene! Sto iniziando a sentire un certo languorino....
Seijuuro
sembrava entusiasta. Fin troppo entusiasta.
Gou, d'altro canto, non riusciva a smettere di sorridere, nemmeno
quando, mentre cercavano di sistemare la tovaglia per il loro piccolo
picnic, il vento stava rischiando di mandare tutto a monte.
Finalmente
riuscirono a sedersi, e cominciarono a mangiare.
-
È delizioso! - esclamò Seijuuro. La guardava con
gli occhi che
brillavano. Era per il cibo, o per qualche altro motivo?
Gou
continuava a guardarsi intorno nervosamente. Suo fratello non avrebbe
mai deciso di prendersi una pausa e fare una passeggiata per il
parco, vero?
-
Ftai
tranquilla –
disse Seijuuro, con la bocca piena. Si fermò un secondo per
deglutire. - Se Matsuoka dovesse vederci, gli spiegherò la
situazione. Gli dirò che siamo diventati... - si
fermò per un
momento - … amici.
Amici.
Ecco, giusto.
-
È un biglietto di sola andata per l'oltretomba, lo sai?
Seijuuro
scosse la testa. - Affronterò la situazione come un vero
uomo! -
disse, gesticolando ampiamente per enfatizzare le sue parole.
Gou
annuì, sorridendo. Sentirlo parlare così era
divertente e, in un
certo senso, la faceva sentire più sicura.
Hai
quasi diciassette anni, Gou. Vivi la tua vita.
La
ragazza tirò fuori la scatola dei biscotti e la mise in mano
al
ragazzo.
-
Per te – disse Gou. - Un po' di energie, prima che mio
fratello ti
uccida.
Non
era sicura di come quei biscotti fossero venuti, ma le bastò
l'espressione estatica del ragazzo per capire che erano perfetti.
-
Gou-kun! Tu sei... da sposare! - esclamò il ragazzo. Gou per
poco
non si strozzò con l'acqua che stava bevendo.
Che
scelta di parole....
Si
immaginò per un secondo a camminare per la navata di una
chiesa, in
abito bianco, con Seijuuro che la aspettava davanti all'altare,
sorridendo raggiante.
No,
no. Calma. Non viaggiare troppo con la fantasia.
Intanto
il ragazzo si era sdraiato sull'erba, continuando a mangiare i suoi
biscotti. Aveva tirato fuori un lettore mp3 e delle cuffie.
-
Vieni qua – le disse, battendo con la mano accanto a lui. Lei
si
avvicinò e si sdraiò sull'erba. Chiuse gli occhi.
Poteva sentire la
presenza di Seijuuro accanto a lei: era come se irradiasse calore, e
potesse raggiungerla anche senza toccarla.
Ad
un tratto sentì una mano calda sfiorarle il volto, e
iniziò a
sentire della musica....
Aprì
gli occhi. Seijuuro le aveva messo una cuffietta nell'orecchio,
facendole ascoltare la canzone che lui stava ascoltando.
Il
ragazzo si era voltato verso di lei. La stava guardando con i suoi
occhi così pieni di vita. Il cuore di Gou iniziò
a battere con
velocità allarmante.
Una
voce profonda stava cantando nel suo orecchio destro, ma subito Gou
si rese conto che un'altra voce, diversa ma non per questo meno
piacevole, si era unita ad essa.
-
I wanna feel you love, fukinukeru
Sono
shirabe doko e yuku?
I
wanna feel your love, dakishimetainda
Yume
no naka demo, but you were mine.... *
Era
Seijuuro. Cantava mentre la guardava... intensamente.
Oh,
no. Cioè, oh, sì.
Quella
canzone sembrava così romantica... e lui gliela stava
cantando.
Ad
un certo punto, però, il ragazzo smise di cantare, e Gou
capì
subito il perché.
Seijuuro
le prese la mano e ne baciò dolcemente il dorso. Era
così carino
che, se il suo corpo avesse seguito il suo cuore, si sarebbe potuta
sciogliere lì, all'istante.
La
sua mente si era trasformata in un'ingarbugliata trama di pensieri,
domande ed emozioni. Aveva bisogno di una boccata d'aria, ma i suoi
polmoni si rifiutavano di lavorare come dovevano.
-
Gou-kun....
La
voce del ragazzo si era fatta più bassa e più
profonda... era solo
una sua impressione o si stava anche avvicinando sempre di
più?
-
Oh! Devo assolutamente andare a vedere lo stand delle magliette! -
esclamò Gou, saltando su in piedi. - A tra poco!
Quasi
corse via.
Stupida,
stupida, stupida!
La
sua testa stava per esplodere e i suoi polmoni avevano estremo
bisogno di aria.
Aveva
appena rovinato un momento perfetto, tutto a causa della sua
dilagante idiozia.
Lo
vuoi. Lo sai che lo vuoi, pensò, camminando lungo
il viale
principale.
Ma
certo. Quante volte ci aveva fantasticato su? Un bacio col tramonto
come sfondo, Seijuuro che la stringeva tanto da non farle sentire
altro che lui, le sue mani....
Ogni
volta che ci pensava sentiva una sensazione di calore diffondersi in
tutto il corpo, a partire dal cuore. Sorrideva, convinta per un
attimo che qualsiasi cosa lei desiderasse fosse possibile... poi,
puntualmente, arrivava una secchiata d'acqua gelida a riportarla alla
realtà.
Il
fatto era che, insomma, non abitavano più vicini. Lui era
all'università, sicuramente un sacco di ragazze sarebbero
volute
uscire con lui, dunque non era giusto che lei diventasse una zavorra,
impedendogli di vivere la sua vita.
Non
sembra che ti consideri così, anzi. Il suo
sorriso nel vederla
diceva più di mille parole.
Magari
l'avrebbe soltanto usata, le avrebbe detto due parole carine per
farla capitolare ai suoi piedi, poi si sarebbe scordato di lei il
semestre dopo.
Non
sembra il tipo da fare cose del genere.
Inoltre,
una relazione a distanza sarebbe stata difficile da mantenere. Lei
forse ci sarebbe riuscita, ma lui?
È
un ex capitano. È abituato a considerare tutti i risvolti di
una
situazione... e l'avrà fatto anche ora.
Gou
cercò di sorridere. Sarai felice, pensò.
Aveva
raggiunto lo stand delle magliette. Visto che c'era avrebbe potuto
darci un'occhiata; dopodiché sarebbe tornata da Seijuuro e
avrebbe
cercato di risolvere il disastro che aveva combinato. Nello stand
c'erano anche delle magliette da uomo. Beh, magari ne avrebbe potuto
prendere una per lui, per farsi perdonare....
-
Gou-saaaaaaan!
La
ragazza si voltò. Con passo allegro, un ragazzo dai capelli
arancioni le si stava avvicinando.
Il
fratello di Seijuuro... ma come si chiamava?
Seijuuro
non parlava troppo di suo fratello, forse perché abitava
ormai
lontano da lui. Gou lo conosceva soltanto perché era nella
squadra
di Rin ed era un bravo dorsista, ma a livello personale non sapeva
molto altro.
-
Kinta... no, Momotarou-kun!
Lo
sguardo del ragazzo si accese, gli occhi improvvisamente pieni di
lacrime.
Certo
che è proprio strano.
-
Cosa succede? - domandò la ragazza.
-
Tu... mi hai chiamato per la prima volta per nome! - esclamò
Momotarou.
Gou
non ebbe nemmeno il tempo di rispondergli: riuscì soltanto
ad
individuare qualcuno alle spalle di Momotarou che, nascosto dietro ad
una sagoma di cartone, reggeva una pistola ad acqua....
Nitori-kun?
L'attimo
dopo, era completamente zuppa. Davanti a lei, Momotarou stava
iperventilando, paonazzo in volto. Questa non ci voleva....
Intanto
Nitori si era avvicinato e, approfittando dell'evidente distrazione
del piccolo Mikoshiba, lo aveva colpito con la pistola ad acqua,
lanciando un gridolino di vittoria.
Naturalmente,
questo gli aveva impedito di rendersi conto di Sousuke, sempre armato
di pistola ad acqua, che era comparso dietro di lui.
-
Cos'hai fatto a Gou? - fece il ragazzo, e ben presto anche Nitori si
ritrovò coi vestiti bagnati.
-
Tieni, indossala – fece Sousuke, posandole la giacca
dell'uniforme
sulle spalle.
-
Oh... grazie – disse lei, ancora un po' scioccata per quello
che
era appena successo. - Ora... ora devo andare –
continuò lei.
-
Anche io – rispose lui, correndo verso l'ingresso della
scuola.
Gou
percorse di nuovo il viale, stringendosi nella giacca di Sousuke. Era
stato davvero gentile.
Seijuuro
era ancora seduto sull'erba, un'espressione triste in volto.
Ho
proprio combinato un disastro....
Il
ragazzo alzò lo sguardo verso di lei, e la sua espressione
tornò
allegra come prima, o quasi.
Finge
per non farmi preoccupare.
-
Com'è andata con- oh, cos'è successo?
-
Ho... incontrato tuo fratello e Nitori-kun. Credo stessero facendo
una battaglia con delle pistole ad acqua, e ci sono finita in mezzo.
Seijuuro
fece una piccola risata.
Almeno
questa sembra sincera.
-
Sousuke-kun mi ha prestato la sua giacca –
continuò Gou.
La
risata morì sulla bocca di Seijuuro.
-
Sousuke-kun? - domandò, un po' corrucciato.
È
geloso!
-
Sì... è stato molto gentile. Dopo
dovrò chiedere a Rin di
restituirgliela... è lui quello che lo vede di
più, visto che è il
suo migliore amico.
-
Ah – fece il ragazzo, e sembrò rilassarsi. -
Momo-kun indossava
ancora l'uniforme da maid? - domandò.
Gou
scosse la testa.
-
Oh, non l'ha tenuta – fece lui. - È un rito. Tutti
i ragazzi del
secondo anno del club di nuoto, per il festival, si vestono da maid.
Dunque
anche lui c'era passato, pensò Gou, divertita. Magari
Rin ha
qualche foto....
-
Seijuuro-kun, per quanto riguarda prima....
-
Oh, non era importante – fece lui, cercando di sorridere. -
Ti va
di andare a vedere che giochi ci sono? Non vedo l'ora di vincere
tanti peluche per te, Gou-kun!
Seijuuro
sembrava essere tornato quello di sempre, ma Gou sapeva che si
trattava solo di una facciata per non rendere la situazione
più
imbarazzante di quanto già non fosse.
-
Va... va bene.
Non
poteva parlargli così, nel bel mezzo del festival... avrebbe
aspettato finché non si fossero trovati in un luogo
più tranquillo.
Così,
Gou seguì il ragazzo per le bancarelle. Di sicuro i giochi
non
mancavano, e Seijuuro volle assolutamente provarli tutti.
Sembra
che si sia allenato solo per questo, pensò Gou,
mentre il
ragazzo pescava l'ennesimo pesce col retino di carta.
-
Ecco qua, Gou-kun! Tutto per te, con cinque pesci! - esclamò
Seijuuro, mettendole tra le mani un orsacchiotto.
Il
loro giro continuò, tra tirassegno e giochi di lancio degli
anelli;
a fine pomeriggio si ritrovarono seduti su una panchina a mangiare
dello zucchero filato, due buste piene di pupazzi ai piedi di Gou.
-
Sei stato... bravo – disse Gou, indicando i peluche.
-
Oh, non è stato nulla – fece Seijuuro. Il suo
sguardo era strano,
un po' spento. Gou avrebbe voluto baciarlo seduta stante, giusto per
poter rivedere nei suoi occhi la scintilla gioiosa che lo
contraddistingueva.
È
arrivato il momento di rimediare.
-
Si è fatto tardi – disse Gou, alzandosi in piedi.
- Forse è
meglio che cominci a tornare a casa.
-
Ti accompagno io – fece lui, alzandosi a sua volta.
La
ragazza sentì quasi il cuore spezzarsi. Lo aveva
praticamente
rifiutato (ok, solo perché si era fatta prendere dal panico,
ma la
sostanza non cambiava), eppure lui continuava a trattarla come se
nulla fosse successo.
Camminavano
fianco a fianco, Seijuuro che reggeva una delle sue buste, le loro
mani che dondolavano fianco a fianco, sfiorandosi.
Gou
intrecciò le sue dita con quelle del ragazzo, il quale si
fermò per
un attimo, sorpreso.
Continuarono
ad andare avanti, in silenzio, come se una sola parola avesse potuto
rovinare tutto. Dietro di loro, il sole stava tramontando sul mare.
Quando
arrivarono davanti a casa Matsuoka, Seijuuro le lasciò
andare la
mano.
-
Ecco... i tuoi pupazzi – disse, dandole la busta.
-
Quanto tempo resterai? - domandò Gou.
-
Ho il treno domani sera. Toccata e fuga, giusto per... per il
festival.
Gou
fece un bel respiro profondo. È giunto il momento.
-
Seijuuro-kun, prima-
-
Stai tranquilla, Gou-kun. Non era niente, davvero.
Seijuuro
rideva, come se lei, lasciandolo solo su quel prato, non gli avesse
fatto del male.
È
incredibile.
-
No, non è vero. Lo so che non è vero. Io...
volevo chiederti scusa.
Sono scappata senza darti una spiegazione, sicuramente ci sarai
rimasto male....
Seijuuro
scosse la testa. - Non importa, davvero. Possiamo restare amici,
Gou-kun. È andata bene fino ad adesso, no?
-
Forse, fino ad adesso – rispose lei. - Prima sono scappata
perché
ero spaventata dai miei stessi sentimenti. Ora... ora non
più. Non
così tanto, almeno.
È
ora di prendere in mano la situazione.
Poggiò
le buste per terra, poi fece un passo verso il ragazzo, annullando la
distanza tra di loro. Infine, si sollevò sulle punte dei
piedi,
chiudendo gli occhi....
È
alto. Troppo alto.
Avrebbe
voluto raggiungere le sue labbra, ma non ci sarebbe mai riuscita, a
meno di non saltellare come una cretina.
Lo
sentì ridere. - Sei troppo bassa, Gou-kun – le
disse, divertito,
poi si abbassò su di lei e la baciò.
Le
braccia del ragazzo la circondarono la vita, mentre le sue labbra si
muovevano lentamente su quelle di Gou, senza alcuna fretta, come se
avesse voluto rendere quel bacio qualcosa di eterno. Gou gli prese il
volto tra le mani, quasi come a volergli dire di non fermarsi.
Seijuuro
le faceva pensare al sole, e il calore che Gou sentiva irradiarsi dal
suo petto era quasi come il tepore sulla schiena quando, al mare, si
sdraiava per abbronzarsi; quel tepore che la avvolgeva, ma senza
soffocarla.
Seijuuro
si fermò, la fronte che toccava quella di Gou.
Lei
non voleva aprire gli occhi, come se farlo avesse potuto spezzare
quell'incantesimo tra di loro. Del resto, non aveva bisogno di
guardarlo per capire che Seijuuro era felice. Lo sentiva dal modo in
cui la stringeva, come se lei fosse stata la cosa più
preziosa del
mondo.
-
Quando tornerai? - domandò Gou.
-
Quest'estate. Avremo molto più tempo di adesso... non vedo
l'ora –
rispose il ragazzo, in un sussurro.
Estate.
Ancora tre mesi. Troppo tempo.
Gou
si allontanò leggermente, riaprendo gli occhi. Vide
l'espressione
felice di Seijuuro, che sembrava quasi brillare di luce propria.
Forse quei mesi sarebbero stati insignificanti, se alla fine
dell'attesa avesse rivisto quel sorriso.
Lui
non sembrava avere paura. Nemmeno lei avrebbe dovuto averne, allora.
Avvicinò
di nuovo il suo volto a quello di Seijuuro, e riprese a baciarlo....
Sentirono
dei passi che si avvicinavano sempre più velocemente, ed una
voce
che Gou conosceva fin troppo bene.
-
Che cazzo stai facendo con mia sorella?
Rin.
Oops! pensò Gou, separandosi da Seijuuro e
voltandosi verso il
fratello.
-
Ehi! - esclamò lei, ma il ragazzo non le prestò
attenzione: era
abbastanza impegnato a fissare Seijuuro con uno sguardo di fuoco che
non lasciava presagire nulla di buono.
Gou
sospirò. Quella sarebbe stata una lunga serata....
Note:
*
“Voglio sentire il tuo amore, questa melodia che
suona dove
andrà?
Voglio
sentire il tuo amore, voglio abbracciarti
Anche
solo in sogno, però eri mia”
La canzone è "Sugar and Salt", cantata da Sho Sakurai, ed
ovviamente il titolo viene da lì... grazie a tutti quelli
che hanno letto, alla prossima storia!
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