Come ci si sente quando la protagonista della tua storia ti insulta

di AG_Valdez
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COME CI SI SENTE QUANDO LA PROTAGONISTA DELLA TUA STORIA TI INSULTA

 

 

 

 

“Allora? Chi è?”

“Ehm, Emilena e...”
E ora cosa dico a mia madre? Non le posso dire che è un personaggio creato da me e che ha preso vita improvvisamente. Non posso neanche dire che fa parte di un programma di studio come ho detto a Sophie. In entrambi i casi non mi crederebbe.

“E' una mia amica, non ha i genitori e viveva con gli zii fino a quando non la hanno abbandonata. Ha bisogno di una casa, ti prego, mamma, può restare con noi?”

Mi sorpresi di come mi fosse venuta bene la bugia. Per colpa di Emilena stavo perdendo tutte le mie priorità morali, a cominciare dall'onestà.
“Oh, mi dispiace. Ti troveremo una casa subito. E dimmi come si chiamano i tuoi zii, così li denuncio.”

“No, mamma, no! Lei ha solo me, ha solo la mia età e non può vivere da sola!”dissi guardando Emilena e notando un sorrisetto ironico spuntare sulle sue labbra.

“Va bene, per adesso può restare qui, poi si vedrà” disse mia madre.

Si rivolse a Emilena: “Io sono Marina Costa. Dato che per un po' starai qui dovrai rispettare le regole della casa e dare una mano con le pulizie.”

Aveva parlato con tono severo, ma il suo sguardo era pieno di compassione e, dopo un momento di silenzio, prese la mia “amica” per il braccio e la trascinò in cucina. Sapevo cosa la aspettava: un the con biscotti e una chiacchierata con mia madre.

 

Infatti tornò nella mia camera dopo una bella mezz'ora, in cui mi godetti la sua assenza e il piacevole silenzio della mia stanza.

“La prossima volta mi invento qualcosa io! Mi hai fatto passare per una barbona sfigata, senza un cane che la voglia! E grazie a te mi sono sorbita l'interrogatorio e i “mi dispiace” di tua madre, oltre a un the disgustoso.”

“Così impari a irrompere nella mia vita all'improvviso!” risposi.

“Be', se non mi volevi bastava che mi lasciavi trasferire in un'altra casa o in un orfanotrofio.”
“Non voglio!”
“Quindi mi vuoi bene?” chiese Emilena. Fece una faccia simile a quella di Bambi il cerbiatto ed era fin troppo evidente che mi stava prendendo in giro.

“No, non voglio soltanto che combini guai e rovini la vita di altre persone.”

“Certo, ammettilo che sei gelosa di me e che non vuoi lasciarmi libera di farmi il quadruplo dei tuoi amici! A scuola in cinque minuti mi sono fatta più amici di quanti tu te ne sia fatta in un anno!”

“Non è vero! Vai via, se vuoi, basta che la finisci.”
“Va bene!” urlò uscendo dalla mia stanza sbattendo la porta.

Forse aveva un po' di ragione, ma solo pochissima, e io ero leggermente gelosa di lei, non del suo carattere, ma del suo aspetto e della sua popolarità.

Così mi diressi verso la finestra guardai fuori. Emilena era seduta sulla panchina nel giardino di casa mia. Sapevo che non si sarebbe veramente allontanata molto, non aveva un posto dove andare, oltre a casa mia e la notte si stava avvicinando, con il suo freddo e con l'oscurità.

Diceva di avere molti amici, ma le uniche disposte a darle una mano eravamo io e mia mamma.   





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