Quando cominciamo?

di Sara_3210
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Il cielo è così vicino che lo potrei toccare. Mi spingo ancora di più, mentre la mia milza protesta e le mie mani bruciano per il troppo tempo passato a stringere la catena arrugginita dell’altalena. Ma a me non importa. Voglio arrivare in alto, voglio toccare il cielo. Non c’è nessuno a parte me, eppure questo parchetto non è chiuso. In teoria lo dovrebbe essere, ma il lucchetto è rotto ed il cancello semiscardinato, passarci in mezzo è facile. Si trova nella viuzza dietr casa mia, quella che i Pacificatori usano per addestrare gli iniziati. Ma durante il giorno non c’è nessuno. Ed io posso benissimo starci a bighellonare, sempre meglio di sentire le lamentele di mio padre su questo o quello.
Un sassolino mi colpisce sulla gamba, quasi cado dall’altalena per la sorpresa, striscio i piedi sul terreno e guardo il ragazzino biondo e magro che ha appena lanciato. – E tu chi saresti? – gli chiedo scocciata, anche se non mi interessa. Ha interrotto il mio gioco, questo mi basta per far si che la mia opinione su di lui non sia gran chè. – Cato Frays. E tu? – lo sguardo da capo a piedi, prima di rispondere. – Sei il figlio del Tenente Frays, allora. – suo padre è uno dei capi dei Pacificatori, ora mi piace ancora di meno. Però è carino. – Non hai risposto alla mia domanda. Comunque, sì. Sono suo figlio, qualche problema? – scuto la testa, stringendo le catene per reggere il suo sguardo. Ha due splendidi occhi azzurro chiaro, sembrano fatti di ghiaccio. – Clove. Clove Feu Brûlant. – si avvicina di più, odio quando qualche estraneo lo fa, ma non mi allontano. Voglio fargli capire che non ho paura di lui. – Quanti anni hai, Clove Feu Brûlant? – chiede, - Ne ho sette. -  rispondo, lui fa una smorfia. – E vai in giro da sola a sette anni? Non sai che potrebbe essere pericoloso? – sembra mia mamma, cerco di non scoppiare a ridergli in faccia. – E tu quanti anni hai? – sospira. – Nove. –
– E vai in giro da solo a nove anni? Non sai che potrebbe essere pericoloso? – gli chiedo scimmiottandolo, scoppia a ridere. – Mi piaci, Clove. – dice dopo un po’. Resto scioccata. Io  non sono bella. Sono magra, esile, coi capelli scuri che non ne vogliono sapere di stare al loro posto. Non sono bella. Forse lui intendeva che gli piace il mio carattere. Dev’essere così, mi convinco. Perché io non sono bella. – Sai usare una spada? – continua lui, non accorgendosi della mia espressione. Annuisco. A sei anni ci fanno entrare nel centro di addestramento, mio fratello mi ha iscritto al corso di scherma e qualcosina l’ho imparato. – Ti sfido. – mi dice – A che cosa? Vuoi combattere coi legnetti? – dico io indicando i due rami di media lunghezza che ha in mano. – Puoi anche rifiutare, se hai paura. – sogghigna, balzo in piedi. – Io non ho paura di nulla. Quando cominciamo? –
   




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