CHASTANTINE
Chas
era l'unica persona a cui John osasse voler bene davvero.
Nonostante
la statura esagerata – due metri netti che obbligavano John a
subire dolori cervicali perenni, dal momento che doveva guardare per
aria tutte le volte che si parlavano, - era una delle persone più
miti che John conoscesse. Non lo aveva mai visto arrabbiarsi – mai
sul serio – e, quelle rare volte in cui avevano discusso, Chas non
aveva mai perso la calma. Le cose che irritavano Chas avevano quasi
sempre a che fare con la coglionaggine di John, e con la tendenza che
questi aveva a mettersi nei guai o farsi del male. Quindi,
in ultima analisi, anche quando Chas alzava la voce lo faceva
soltanto perché era preoccupato per lui. E nessuno aveva mai tenuto
a John Constantine in un modo tanto spericolato.
L'espressione
tipica di Chas era preoccupazione mista a scocciatura, con un lieve
velo di rimprovero per le stramberie in cui John inevitabilmente lo
coinvolgeva; ma nei suoi occhi e nei suoi modi si leggeva anche un
affetto sconfinato e sincero. Era l'unico di cui John si fidasse
ciecamente.
La
bontà di Chas non consisteva soltanto nel farsi uccidere
ripetutamente dagli abomini soprannaturali che a giorni alterni
risorgevano dall'inferno per fare la pelle a John, sebbene già
soltanto questo costituisse una prova indiscutibile della profondità
di ciò che li legava.
Chas
era dalla parte di John anche quando quell'esorcista stronzissimo e
presuntuoso faceva terra bruciata intorno a sé. Non aveva mai fatto
un passo indietro, non lo aveva mai lasciato solo, neanche quando
John glielo aveva chiesto – o urlato contro, o tentato di indurlo a
farlo.
E John
sapeva benissimo di quanto, almeno per questo, fosse fortunato.
Chas
era la cosa più simile a una famiglia che avesse mai avuto. Se
“famiglia” significava sostegno, calore e fiducia assoluta,
allora Chas era la sua famiglia. Senza quel gigante taciturno, che
molto spesso si esprimeva a monosillabi quando non addirittura a
grugniti, la sua vita sarebbe stata uno schifo.
Avrebbe
voluto dirglielo. Avrebbe voluto dirgli che gli voleva bene più che
ad ogni altro, che si sentiva attratto da lui nonostante fosse goffo
e ingombrante e le maniche delle camicie gli andassero sempre troppo
corte, costringendolo a rigirarle fino ai gomiti. Avrebbe voluto
dirgli che senza di lui la sua vita sarebbe stata un orrore, che
sarebbe stata breve e priva di colore; avrebbe voluto ringraziarlo
perché Chas c'era sempre, coi suoi modi grezzi ma pieni di premure,
attenzioni vere e sincere per lui che invece era un coglione e
trattava tutti male e non meritava niente.
Avrebbe
voluto dirgli un sacco di cose, ma forse il silenzio era la scelta
migliore.
Negli
ultimi tempi, le manifestazioni d'affetto di John nei confronti di
Chas erano aumentate – non faceva che mettergli le mani addosso,
non appena ne aveva l'occasione, - ma qualcosa gli impediva di
spingersi oltre un bacetto ogni tanto. L'ultimo in ordine di tempo
glielo aveva dato come si deve, ma erano tutti e due mezzi ubriachi e
non sapeva neanche se Chas se lo ricordasse, perché non ne avevano
più parlato.
Ricordava
il sapore dello scotch e l'odore di Chas, tutto barba ruvida che
pizzicava sulla pelle. John, ubriaco fino al midollo, era stato
lucido abbastanza da attendere pazientemente che l'altro si sedesse,
per poterlo fare, perché altrimenti avrebbe dovuto prendere una
corda e scalarlo – e, considerato lo stordimento generale che lo
annebbiava, avrebbe rischiato come minimo di cadere nel tentativo,
procurandosi un trauma cranico. Era stato un bel bacio: per metà
consapevole e per metà no, un bel bacio morbido e senza spigoli, un
bacio senza confini netti, un bacio che riscaldava.
John
avrebbe davvero voluto di più, a volte, ma non ce la faceva.
Chas
era l'unica persona a cui non avrebbe mai voluto fare del male, e non
poteva rischiare la loro amicizia. L'unico dato incoraggiante,
tuttavia, era che Chas non si era mai rifiutato: e questo era già
qualcosa. Tutti i baci che John gli aveva dato, sobrio oppure no,
Chas li aveva accettati di buon grado - ricambiando, anche, con una
certa spontaneità. Cosa diavolo erano, a quel punto? Amici
particolarmente affettuosi?
Non
lo sapeva più neanche lui. Di sicuro, almeno dal suo
punto di vista, le cose erano cambiate. Forse erano cambiate già
vent'anni prima, quando si erano conosciuti – John ricordava
benissimo l'improvviso senso di abbandono e solitudine che lo avevano
indotto a sbronzarsi, all'indomani della notizia che Chas stava per
sposarsi, e inizialmente non ci aveva dato molto peso. Ma presto
aveva dovuto ammettere che era gelosia, e questo comunque non lo
aveva fatto stare meglio. John era stato, indirettamente, anche la
causa del fallimento di quel matrimonio. Perché Chas sembrava
essersene pentito, in un certo senso, e passava più tempo con John
che con la propria moglie. Dopo i primi tempi, le cose tra loro erano
tornate come prima: erano di nuovo loro due, soli, a ricacciare
indietro le schifezze che l'inferno aveva rigurgitato fuori.
John
era stato egoisticamente sollevato nel riavere di nuovo Chas con sé.
Non avrebbe mai saputo cosa fare della propria vita, senza di lui. La
verità era che John non era capace neanche di badare a sé stesso, e
– fra le altre cose, - Chas si preoccupava anche che non morisse di
stenti o per la privazione del sonno o per qualche iniziativa
irresponsabile - tipica, per uno con un carattere merdoso e
incostante come il suo.
Era
Chas che gli toglieva la bottiglia di mano quando stava esagerando;
era Chas che gli lavava via il sangue di dosso dopo una notte di
esorcismi; era Chas che lo prendeva di peso e lo obbligava a sedersi
a tavola e lo minacciava con le posate per obbligarlo a mangiare
quando non ne aveva voglia. Ed era ancora Chas che gli nascondeva le
sigarette per non fargli sputare i polmoni, era Chas che lo portava
in braccio a letto quando qualche demone lo riduceva talmente male da
non riuscire a camminare, era Chas che gli restava vicino per farlo
dormire ed era ancora Chas che sopportava tutti i suoi sbalzi d'umore
e i suoi capricci e gli faceva letteralmente da scudo tutte le volte
che qualcuno attentava alla sua vita. Era molto più di quello che
avrebbe fatto un amico, John se ne rendeva conto, ma ora la domanda
era un'altra. La lancetta interna di Chas era orientata molto più in
là della tacca dell'amicizia, ma quanto era vicina a quella di...
Be', qualcosa di più?
Avrebbe
voluto saperlo. Cristo, quanto avrebbe voluto saperlo.
Per
Chas, occuparsi di John era la cosa più naturale del mondo.
C'erano
almeno un milione di motivi per cui avrebbe fatto meglio a tenersi
lontano da uno come lui: ma ognuno di questi motivi perdeva
importanza, di fronte alle poche ma spiccate qualità che gli avevano
fatto scegliere di restare al fianco di John.
John
era una mina vagante. Era volubile, capriccioso, infantile, a volte;
ma era anche intelligente e acuto e aveva una visione della realtà
lucida e obiettiva, nonostante a volte fosse lui stesso il primo a
dimenticarsene e mettere in dubbio le proprie capacità. Era un misto
irresistibile di genialità e bisogni insoddisfatti, in una misura
tale da far leva sull'istinto protettivo di Chas senza neanche
rendersene conto.
L'ammirazione
che Chas provava per John – per il modo in cui conduceva
un'esistenza al limite della schizofrenia, circondato da creature di
cui le altre persone non sospettavano minimamente la presenza, e per
lo spirito irriverente e sfrontato con cui la affrontava – era
compensata da un senso di tenerezza verso tutte quelle cose che John
invece non riusciva a gestire. Poteva portare a termine cinque
esorcismi in una notte ma, quando si trattava di faccende della vita
quotidiana, normale, John
era completamente perso.
La sua vita era sempre stata un
casino, fin dai primi anni, ed era cresciuto solo e confuso ed
essenzialmente abbandonato a sé stesso. Chas aveva raccolto le sue
confidenze in centinaia di sere, centinaia di bicchieri, centinaia di
chiacchierate a bassa voce, con le mani tremanti e gli occhi
arrossati.
Per quanto John si sforzasse di apparire stronzo –
riuscendoci quasi sempre, - Chas lo conosceva abbastanza da non farsi
ingannare, e gli piaceva sempre di più. Sapeva che John aveva
cominciato a farsi coinvolgere in tutto quel macello esoterico per
soddisfare il desiderio di poter parlare con la madre, che non aveva
mai conosciuto – e per la morte della quale, forse, si sentiva
responsabile, complici anche le continue vessazioni del padre
bastardo, - e lo trovava nobile. Perché era esattamente così che
vedeva John, dietro le battute acide e il fumo spesso di Silk Cut e
l'impermeabile che aveva sempre: nobile.
Tenerlo in vita – salvandolo da
sé stesso, - era la sua priorità. Chas era sempre al suo fianco,
sempre, non importava quanto la situazione in cui si trovavano fosse
brutta o spaventosa. John aveva la precedenza su tutto, anche sulla
paura. Chas era diventato una persona coraggiosa appositamente per
proteggerlo. Proteggerlo dai demoni, proteggerlo dal male che veniva
dall'esterno. E proteggerlo dal dolore, dal male che veniva da
dentro, quel dolore di cui John non parlava mai ma che c'era, come un
fastidioso fischio ad infrasuoni inciso su una bella canzone.
Chas vedeva John esattamente per
quello che era. Forte e fragile, determinato ma allo stesso tempo
insicuro. Non aveva la minima idea di cosa desiderare dalla vita,
eppure la affrontava con una temerarietà esemplare.
E Chas voleva esserci. Nel bene e nel male, voleva stare al suo fianco.
Era una delle poche certezze della sua vita. Una di queste era che,
tutte le volte che sarebbe morto, avrebbe riaperto gli occhi soltanto
per tornare da lui. Perché
John era l'unica persona che tenesse veramente a lui.
John
lo aveva reso parzialmente immortale solo perché aveva paura che si
schiantasse contro un albero guidando ubriaco. John, John il cinico,
si era preoccupato di farlo uscire da quel locale con almeno un mezzo
centinaio di vite di riserva. John il cinico non era così cinico
come voleva far credere.
Chas sapeva di voler bene a John
in un modo vagamente morboso. Avrebbero dovuto esserci dei confini,
dei paletti da non superare, ma sapeva benissimo di averli abbattuti
da tempo.
NOTE:
Questa ff nasce dopo
aver cominciato a vedere l'adattamento della NBC di Constantine –
che, notizia dell'ultimo minuto, forse non è del tutto spacciato e
quindi potremo avere una seconda stagione ^^ - ed essere caduta
inevitabilmente nel baratro della bromance tra lui e Chas :3 Li trovo
piuttosto atipici e buffi, come pairing, ma proprio per questo anche
adorabili :)
Ho notato con
disappunto che qui la serie non è
molto seguita (non ha neanche una sezione), ma volevo lo stesso
condividere con voi questa storia - che sto buttando giù più come
sfogo tra una simulazione d'esame e l'altra che per puro interesse
narrativo >.<
A breve arriverà il
prossimo capitolo!
In attesa di
pareri/commenti/critiche,
la vostra Ambarabà
^^
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