Capitolo 20
CAPITOLO 20
Lina tornò a farsi viva dopo poco.
Dopo l’inaspettata fuga, era tornata da Teresa tutta mogia, e
l’aveva abbracciata senza dirle nulla, ma solo dopo un po’ aveva trovato il
coraggio di parlarle.
‘’Scusami, ho fatto male ad arrabbiarmi, prima. Non volevo,
sul serio. Tanto, ho sempre saputo che te ne saresti dovuta andare’’, disse la
donna, la voce disturbata da una vena triste.
‘’Non dire così, Lina. In ogni caso, io questo mese trascorso
qui non lo dimenticherò mai, e vedrai che tornerò. A breve, tornerò’’, disse
Teresa all’amica, per rassicurarla.
‘’Ne sei poi così certa? E poi ti avevo detto di non sognare,
e di non innamorarti di Zvàn. Ora, soffrirai inutilmente’’.
‘’Non soffrirò inutilmente, perché noi ci amiamo, e vogliamo
vivere insieme. Questo, mio padre dovrà accettarlo in ogni modo. Gli parlerò, e
qualcosa riuscirò a risolvere, se non troverò nessun altra soluzione’’,
continuò la ragazza con fare sicuro.
‘’Teresa, non risolverai nulla, so come finiscono certe cose,
fidati di me. Sei solo una ragazzina, e là, a Roma, un uomo ti aspetta per
condurti all’altare, giusto?’’, chiese Lina, triste. Teresa annuì.
‘’E allora non hai già più nessuna via di fuga. Il tuo
destino è già segnato, e di questa avventura ti resterà solo un ricordo
sbiadito nella tua mente. Non appena tornerai da tuo padre, e non appena
arriverai a Ravenna, questa parte della tua vita sarà irrimediabilmente chiusa
e conclusa’’, continuò Lina, senza pietà.
‘’Non sarà così, perché ora che ho imparato a vivere, ed ora
che so cos’è l’amore, non ho più intenzione di vivere chiusa in casa, o di
tenere certi comportamenti. Ora sono libera’’, sibilò Teresa, arrabbiata.
‘’Oh sì, sei libera, ma solo per ora. Non appena i tuoi piedi
toccheranno la terra sabbiosa di Ravenna, tu tornerai ad essere la contessina
spaurita in procinto di sposarsi. Dai retta a me’’, continuò Lina, sempre più
spietata.
Teresa era allibita. Poi, comprese il perché di quelle
parole; l’amica era in gran apprensione per lei, e la stava solo stuzzicando,
cercando di farla riflettere meglio.
‘’Lina, perché tutte le volte devi comportarti così e
parlarmi in questo modo? Ho detto che una soluzione la troverò, costi quel che
costi. La contessina che faceva solo quello che le imponevano ormai è
irrimediabilmente morta’’, disse la ragazza, calmandosi improvvisamente. Lina
scosse la testa.
‘’Vedremo. Ma vogliamo passare l’ultimo giorno insieme a
discutere?’’, chiese la donna, dopo poco.
‘’No’’, disse Teresa, mordendosi un labbro.
‘’Allora andiamo a fare una passeggiata. Ti va?’’, propose
Lina.
‘’Certo!’’.
Teresa accettò subito l’invito, e dopo poco le due amiche si
trovarono a camminare al sole, immerse nella natura, lasciando da parte la
discussione di poco prima.
Lina la portò a vedere il suo orto, che ormai era ridotto ad
uno spiazzo di terra brulla e rovinata dal gelo. Di ortaggi c’erano solo alcuni
cavoli, che tra l’altro avevano le foglie giallastre a causa del freddo, mentre
ai margini del piccolo appezzamento vangato c’era una pianta di rosmarino parecchio
rinsecchita.
Teresa aveva scoperto solo ora l’orto, non per il fatto che
non fosse a conoscenza della sua esistenza ma semplicemente perché non aveva
mai avuto interesse a vederlo.
Eppure, quel giorno ogni cosa aveva un aspetto nuovo, un
aspetto unico, e la ragazza voleva assaporare ogni cosa che la circondava.
Anche il chiasso degli uccellini, che si azzuffavano tra i rami spogli e che
erano sempre alla ricerca di cibo, non risultava in alcun modo fastidioso,
anzi, dava allegria alle due amiche.
Così, tra chiacchiere e passeggiate, si fece in fretta
pomeriggio, e a Teresa vennero le lacrime agli occhi. Vedendo il sole
abbassarsi, pronto a sparire e a nascondere una volta per tutte quel fantastico
mondo, le venne da pensare a dove sarebbe stata l’indomani a quell’ora.
Molto probabilmente, a parlare con suo padre, mentre
Giovanni, Lina e l’Appennino sarebbero rimasti solo ricordi. Anche Lina pian
piano iniziò a perdere zelo, e più e ore passavano, più le due amiche
diventavano tristi.
Quella sera, Teresa non trovò neppure le forze per mangiare,
e si trovò a fissare il suo piatto, insieme all’amica. In quel momento, le
parole si erano fatte talmente tanto pesanti da non riuscire più ad uscire
dalle loro bocche.
Però, fu Lina a trovare la forza per rompere quel silenzio
assordante che era sceso tra loro. Come sempre, lei era ancora la più forte.
‘’Ecco, ormai ti dovrò riaccompagnare alla tua abitazione.
Non vorrei lasciarti partire con il groppo in gola, e senza averti
adeguatamente salutato’’, trovò il coraggio di dire la donna.
‘’Non ce n’è bisogno. Se partirò, prima di un batter d’occhio
sarò di nuovo qui con voi. Giovanni mi ha detto che ha un piano’’, rispose
Teresa, atona.
Lina la guardò con aria di sufficienza; non le credeva. O
almeno, non del tutto.
‘’Lo spero’’, disse Lina, senza contraddirla, e continuando
il suo discorso, ‘’però non mi sarei mai aspettata che tra noi sarebbe nato un
rapporto così intenso. Teresa, tu sei l’unica amica che io abbia mai avuto’’.
A quel punto del discorso, la donna sembrava seria e forte,
dietro quella maschera di sicurezza che indossava spesso, per difendersi dagli
urti della realtà.
‘’Anche tu sei l’unica vera amica che io abbia mai avuto’’,
riconobbe Teresa, cercando di mantenere la calma.
‘’Ecco, questo… dovrebbe essere un saluto’’, disse Lina, che
a quel punto non riuscì più a nascondere i propri sentimenti. Abbracciò forte
la ragazza, che ricambiò con calore.
‘’No, questo non è un saluto. È solo un congedo momentaneo.
Anzi, è solo l’inizio. La mia nuova vita sarà confermata domani’’, disse
Teresa, cercando di mantenere una certa sicurezza in ciò che diceva. Ma in realtà
non ne era affatto sicura.
‘’E’ ora che ti accompagni al tuo letto’’, disse la donna,
sciogliendo l’abbraccio.
‘’Sì, certo’’, dovette dire Teresa, quasi forzatamente. Non
voleva separarsi dall’amica, ma d’altronde doveva andare ad aspettare Giovanni,
che a breve sarebbe arrivato per spiegarle il suo piano d’azione.
La ragazza si coprì bene, poi, insieme con l’amica, andò al
suo casolare. Teresa non disse nulla durante quel percorso, così come non disse
nulla Lina, che procedeva spedita a suo fianco.
La tensione dentro lei la faceva quasi star male, eppure a
tratti riusciva a perdersi nel paesaggio arrossato dalla luce del tramonto, chiedendosi
quando avrebbe potuto rivederlo nuovamente da quel luogo. In preda
all’incertezza, si ritrovò di fronte alla sua porta, già spalancata dalla sua
fedele accompagnatrice.
Teresa la guardò con fare incerto, puntando gli occhi in
quelli dell’amica, che erano così profondi che non permettevano quasi mai a
qualcuno di poterci rovistare dentro. Eppure, quella sera esprimevano dolore e
dispiacere.
‘’Ci vediamo domattina. Verrò a darti un ultimo saluto, prima
che tu parta’’, disse Lina, trovando il coraggio di parlare.
‘’Sì, grazie’’, rispose Teresa, incapace di dire altro. Aveva
un magone in gola che quasi la strozzava. Da quel momento in poi, per quella
sera non voleva rivedere di nuovo l’amica, per non mostrarsi eccessivamente
sofferente.
‘’Quanto è strana la vita, Teresa? Sei arrivata qui da
prigioniera, e te ne vai piangendo di dispiacere’’, riconobbe la donna, mentre
la ragazza si accingeva ad entrare in casa.
‘’Hai ragione. È molto strana’’, rispose Teresa, non potendo
far altro che riconoscere la veridicità della frase dell’amica.
‘’Ti saluto, Teresa. Questa mattina mi sono permessa di fare
un salto qui e lasciarti un mio regalo, lo troverai dentro all’armadio. Ti
chiedo solo una cosa; mi farebbe più piacere se lo guardassi domattina, prima
di partire… occhio quindi ad aprire il mobile. Per il resto, beh, non so che
altro dire. Ciao, per ora’’, disse infine la donna, congedandosi ed evitando
possibili lacrime.
‘’Ciao, Lina, e buonanotte. Ci vediamo domattina, e grazie di
tutto. Il regalo lo guarderò domattina, ma non ce n’era alcun bisogno di
prepararmene uno’’, disse Teresa, lanciando un fugace sorriso all’amica, che
alzò le mani, come per dire che le aveva fatto piacere, per poi allontanarsi e
sparire velocemente nella penombra.
Teresa chiuse la porta, e andò a sedersi sul letto,
fantasticando sul regalo che l’amica le aveva lasciato dentro all’armadio.
Il periodo d’attesa, così, passò più velocemente del
previsto.
Teresa era ancora persa a fantasticare sul regalo di Lina
quando si accorse che Giovanni tardava ad arrivare.
Non appena se ne accorse, in lei nacque un senso d’ansia
insopportabile, che la portò a pensare che il brigante non avesse voluto farsi
vedere per il semplice fatto che non aveva un piano.
Però, quando ormai sembrava tardissimo, e la casa era
illuminata solo da un tenue lume di candela, Giovanni arrivò.
Entrò cautamente, e salutò la ragazza con un semplice cenno
del capo e un grande sorriso. Uno di quei sorrisi che facevano tanto impazzire
Teresa.
‘’Alla buon ora. Iniziavo a pensar male di te’’, disse la
ragazza, andandogli incontro.
‘’Perchè? Ero solo indaffarato. Ma ora sono qui, no?’’,
rispose il brigante, continuando a sorridere.
‘’Non c’è nulla da sorridere. Non ti dispiace neanche un po’
che domani riprenderemo le nostre vite, l’uno lontano dall’altra?’’, chiese
Teresa, indispettita.
‘’Oh, no, perché sarà solo per un brave periodo, al massimo
una settimana. Poi, torneremo a vivere insieme, e formeremo una famiglia,
finalmente’’, disse Giovanni, mostrando sicurezza.
Quell’atteggiamento tranquillizzò Teresa per un attimo. Ma
per un attimo solo.
‘’Giovanni, se mi porterai da mio padre sarà molto difficile
per noi rincontrarci. E questo lo sai bene’’, rispose la ragazza, ricadendo nei
soliti dubbi.
‘’Ho un piano, ti ho detto. Lasciamelo spiegare, poi mi dirai
cosa ne pensi. Va bene?’’.
‘’Va bene’’, disse Teresa, accondiscendente.
‘’Perfetto. Noi faremo così; domani ti riporterò da tuo
padre, e tutto si svolgerà così come era stato pattuito. Però, non finirà qui
la vicenda, perché tu continuerai a mantenerti in contatto con Marco, una mia
fedele spia che informerò di tutto domani stesso, e che mi riferirà dove vivi
con tuo padre. Così potrai scegliere il giorno in cui fuggire di casa, e io ti
aspetterò alle porte di Ravenna, oppure potrò anche tentare di entrare in città
senza dare nell’occhio, poi fuggiremo insieme. È molto semplice, come vedi’’,
spiegò il brigante.
‘’Uhm, non è poi così semplice. E se quel Marco si rifiutasse
di aiutarci? E se incontrassi qualche intoppo, e non riuscissi a fuggire?’’,
disse Teresa, esponendo i suoi dubbi.
‘’Tranquilla, in ogni caso non sarà un problema. In un modo o
nel’altro, utilizzando e corrompendo la servitù, riuscirai sempre a far sapere
qualcosa a Marco, che vive presso la corte arcivescovile. Con la scusa di
scrivere messaggi a qualche uomo di Chiesa, potrai sempre mantenerti in
contatto con me, poiché Marco mi invierà oralmente i tuoi messaggi con urgenza
tramite persone fidate. Riguardo al mio informatore, lui mi deve dei favori e
farà tutto ciò che gli dirò di fare. Quindi, mi sembra tutto a posto’’.
‘’La fai facile. Però spero proprio che tutto vada bene. Non
ho più alcuna intenzione di stare chiusa in casa e di andare in sposa a quel
mostro del mio promesso’’, disse Teresa, dubbiosa.
‘’Andrà tutto bene, non temere. Prenderò molte precauzioni. Farò
anche in modo che Marco ti mandi a casa un servo fidato, in modo che possa sempre
consegnare i messaggi nella più totale sicurezza. Tuo padre non si insospettirà
del servo, sarà mandato a nome dell’arcivescovo per servirvi, visto che siete
suoi ospiti importanti. Poi, dopo questa piccola separazione, potremo vivere le
nostre vite in tutta tranquillità qui, sui monti che hanno visto nascere il
nostro amore.
Lo hai capito il motivo per cui domani ti devo riportare
obbligatoriamente da tuo padre, vero?’’, cercò di accertarsi nuovamente il
brigante, alla fine del suo lungo discorso.
‘’Sì. D’altronde, ti devo dare ragione, non c’è altro modo
d’agire, a parte seguire questo piano’’, concluse Teresa.
‘’Purtroppo sì. Potremmo anche fuggire, e stare insieme, ma
andremo alla malora entrambi. Non riusciremo neppure a passare un paio di mesi
insieme, poiché, senza casa né cibo, e in pieno inverno, moriremo lungo una
strada, denutriti e assiderati. Inoltre, tutti qui saranno in pericolo,
compreso Lina. Non possiamo permetterci di giocare con la vita degli altri’’.
‘’Hai ragione. Questo l’avevo capito. E poi, l’ammetto;
vorrei rivedere mio padre’’.
Giovanni sorrise a quell’ammissione della ragazza.
‘’Lo immaginavo. E poi, è giusto così’’, disse il brigante,
riprendendo a sorridere.
‘’Mi ha cresciuta da solo, non mi ha mai fatto mancare nulla
e mi vuole bene. Se sparissi così, gli spezzerei il cuore, e non se lo
merita’’, riconobbe la ragazza, in preda ai sensi di colpa.
‘’E’ così un buon uomo tuo padre?’’, chiese Giovanni,
curioso.
‘’Oh, certo che lo è. Farebbe di tutto per me, se glielo
chiedessi’’.
‘’Allora chiedigli il permesso di stare assieme a me’’, disse
il brigante, ironico.
‘’Questo è qualcosa che va al di fuori dell’ordinario, e lo
sai anche tu. Lui non ti conosce, pensa solo che tu sia un essere senza cuore, uno
straccione senza un soldo che tra poco verrà impiccato pubblicamente. Quindi,
per lui è una follia, e se riuscisse a scoprire una cosa del genere mi
riporterebbe subito a Roma’’, disse Teresa, seria. Il brigante parve colpito da
quelle parole.
‘’Ah’’, disse, senza aggiungere altro.
‘’Ehi, non te la prendere. È solo che non ti conosce, e non
sa quanto sei buono, in realtà’’, disse Teresa, avvicinandosi a lui e
posandogli una mano sulla spalla.
‘’E io sarei così buono, in fondo?’’.
‘’Oh, sì che lo sei. Sei buonissimo’’, disse la ragazza, che
poi si alzò il punta di piedi e lo baciò con lentezza.
Anche quel bacio fu magico, e ben presto i due innamorati si
trovarono trascinati in un crescendo di sensazioni uniche.
‘’Non preoccuparti del domani. Voglio cacciar via ogni dubbio
dalla tua mente; farò in modo che Marco ti faccia arrivare un servo di fiducia,
in modo che possa sempre portare messaggi, come ti ho già detto. E poi, la
nostra separazione durerà pochissimo, poi vivremo per sempre insieme. Inoltre,
sai cosa faremo? Non appena ti avrò riportato qui, e in quel momento avremo
definitivamente chiuso con in nostro passato, lascerò il comando della banda a
Mario, e con i soldi del riscatto, se vorrai, potremmo comprarci una bella
abitazione e vivere una vita dignitosa. Oppure, potresti rispedirli a tuo
padre, e noi magari cercheremo di organizzarci in altro modo e potremmo
continuare a vivere qui, in questa cascina. Ti piacerebbe fare così?’’, disse
Giovanni, dopo poco, inebriato dalla bellezza della ragazza. Non gli piaceva
mettersi nelle mani di quel suo infido informatore, ma non poteva fare in altro
modo. L’indomani avrebbe concordato tutto al meglio, e gli avrebbe promesso una
consistente cifra, pur di riuscire ad attuare quel rischioso piano.
‘’Io so solo che non posso più vivere senza di te. Ti amo
troppo, amore mio’’, disse Teresa, che afferrò i vestiti di Giovanni e fece per
svestirlo.
‘’No!’’, disse il brigante a quel punto, capendo quello che
voleva fare la ragazza. Il suo tono era duro e risoluto, contrariamente a
quello utilizzato poco prima.
‘’Perché no?’’, chiese Teresa, ingenuamente. Non riusciva
proprio a capire il perché di quei rifiuti continui, tanto ne era certa che
anche lui provasse quell’attrazione selvaggia nei suoi confronti. Eppure, non
voleva darle corda.
‘’Perché non è ancora il momento, Teresa. Nel caso che… no,
lascia perdere. Quando torneremo insieme, faremo questo passo avanti, che ci
legherà per sempre. Te lo giuro, e sai che i giuramenti io li mantengo sempre’’,
disse il brigante, guardandola fissa con quei suoi occhi profondi. Teresa non
riuscì a prendersela per quell’ennesimo rifiuto.
‘’Ho capito. Ma nel caso di cosa?’’, continuò la ragazza,
riprendendo la parte di discorso lasciata in sospeso da Giovanni.
‘’Nel caso di niente, te l’ho detto mille volte, andrà tutto
bene e torneremo insieme’’.
‘’Non sei convincente, mio caro. Tu hai dei dubbi’’,
riconobbe Teresa, allontanandosi da lui per un momento.
‘’Anche tu ne hai parecchi, mi sembra di capire’’, disse il
brigante, e Teresa non poté far altro che fare un cenno affermativo con il
capo. Dopodiché, scese un silenzio pesante tra i due.
‘’Sono molto stanco, Teresa. Andiamo a letto? Anche perché
ormai è tardissimo, e domattina dobbiamo alzarci presto’’, disse il brigante,
dopo un po’.
‘’Hai ragione. Andiamo’’, acconsentì Teresa, che dopo alcuni
minuti si trovò distesa al fianco dell’uomo che amava. Il brigante si
addormentò subito, cadendo in un sonno pesante, mentre Teresa rimase sola, al
buio a pensare all’indomani.
Dopo un po’, si trovò ad alzarsi dal letto, e ad andare verso
la finestra.
Guardò fuori. Tutto era illuminato dal chiarore della luna
piena, che era talmente tanto luminosa da nascondere numerose stelle. Il prato
di un verde intenso durante il giorno, ora era nero e grigio, e alla ragazza
parve magnifico.
Improvvisamente, i suoi occhi andarono a soffermarsi su una
macchia scura, che pareva si fosse mossa. E, infatti, quella massa era il corpo
di un lupo. Il suo lupo, quello che aveva salvato dalla pistola di Giovanni,
era lì, e la stava fissando al di là del vetro.
L’animale parve vederla, e i suoi occhi gialli si fissarono
su di lei. Poi, fece qualche passo avanti, e si mostrò in tutta la sua
magnificenza al chiarore della luna.
Teresa restò a guardare la scena come se fosse pietrificata,
totalmente presa dalla magra creatura, che nel frattempo si era seduta per un
attimo, non togliendole gli occhi di dosso.
Nonostante il vetro ed alcuni metri di terreno la separassero
dall’animale, la ragazza poteva sentire su di sé tutto il peso di quello
sguardo fiero e selvaggio. Uno sguardo consapevole.
Poi, il lupo alzò la testa ed ululò forte.
Il suo verso distrusse il silenzio della notte, spaventando
Teresa, che guardò subito verso Giovanni. Il brigante non si era svegliato.
Quando la ragazza tornò a guardare fuori, il lupo si stava allontanando.
Prima di sparire tra i cespugli spogli, gettò un ultima
occhiata a Teresa, poi scomparve definitivamente.
Con il cuore che batteva forte, la ragazza tornò a letto. Andò
a raggomitolarsi tra le braccia del brigante, che emise un lieve grugnito.
Eppure, continuò a dormire, e continuò a farlo anche quando lei gli accarezzò
dolcemente il volto, per dargli poi un bacio sulle labbra.
Dopodiché, Teresa non riuscì a prendere sonno subito, e
rimase vigile per un periodo di tempo indeterminato, sempre attenta ad ogni
possibile rumore proveniente da fuori. Eppure, il lupo non ululò più.
Ogni tanto, il canto ritmico di una civetta risuonava
ovunque, e fu proprio quel canto ad accompagnare la ragazza fino alle porte del
sonno.
La giovane finalmente si addormentò, scivolando in un sonno
pesante e pieno di incubi. Un sonno pieno di paure per il futuro.
NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti e grazie per aver letto anche questo capitolo e
per continuare a seguire la storia J
Ormai, la separazione momentanea dei nostri due protagonisti
sembra confermata e certa. D’altronde, non possono fare molto altro. Lina è
piuttosto nervosa, e questo si nota, ma anche Teresa e Giovanni lo sono.
Nel prossimo capitolo capiremo meglio come proseguirà il
racconto.
Vi informo che la storia non è in procinto di concludersi,
anzi, il progetto è ancora piuttosto lungo.
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro
gradimento J
Grazie a tutti J a lunedì prossimo J
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