Attraverso le porte scorrevoli

di lapoetastra
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Vedo le porte che si chiudono, separandomi dagli zombie, rendendomi libero.
Potrei correre, scappare, perché sono salvo, sono vivo.
Ma rimango immobile.
Noah è rimasto intrappolato dentro, con i non morti, che gli sono addosso in un secondo come avvoltoi.
Lo guardo attraverso i vetri della porta scorrevole mentre viene assalito come una preda ferita da quella schiera ferina ed affamata di corpi senz’anima.
Lo sommergono, ma non del tutto perché io non veda i loro denti marci affondare come coltelli affilati nella sua morbida carne, lacerandola e strappandola.
Urla, Noah, ed il suo grido agonizzante di terrore mi perfora i timpani, facendomi tremare incontrollabilmente, quasi che sia io ad essere sbranato vivo.
Fremo, e mi tappo le orecchie con le mani, per non sentire, per non udire.
Per non morire io stesso.
Tutto finisce, di colpo come è iniziato.
Noah tace.
Guardo.
Noah è morto.
Di quel ragazzo dalla pelle scura ed il sorriso brillante non rimane altro che un ammasso sanguinolento ed informe di ossa e carne, che gli zombie non cessano di spolpare con voracità.
Gemo, perché voglio sentire il suono della mia voce.
Voglio capire se sono in grado di udire qualcosa di diverso dalle sue grida disperate.
Non mi sono accorto di aver iniziato a piangere, in silenzio.
Quando ne prendo piena consapevolezza mi lascio andare all’angoscia che quella tragica situazione mi ha generato dentro.
Urlo.
Fino ad avere la gola scorticata.
Non ci faccio caso, e strillo ancora più forte.
E piango, fino ad esaurire le lacrime.
Piango per lui, che era poco più di un ragazzino, che era mio amico, e che ora se n’è andato per sempre.
Piango per me, che ho assistito a questo orrore indicibile, che non riesco ad alzarmi e tornare ad Alexandria.
Che quasi desidero di essere morto con lui.




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