Riflessi Su Riflessi

di tixit
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Disclaimer: Lady Oscar non mi appartiene e soldi non ne faccio.

Note: questa è una riflessione di André, povera anima, che vive sulla sua pelle la famosa lenta e lunga agonia di cui parlano Oscar e Fersen, ma avendo la decenza, almeno, di starsene sobriamente zitto e lucidarle pure gli stivali...

Nata sempre per il disegno di SabrinaSala: Istanti  e per le tre storie collegate (Pamina71, MGrandier e SabrinaSala) su un istante ed un riflesso.
E' ispirata, e quindi per correttezza lo dico, ma in realtà non "partecipa al gioco" neanche un po' perché è intrecciata con le mie storielline che non sono molto canon, per cui... ha senso solo in questo contesto qui - più o meno.

Nata anche per una reviewer senza nome, ma con un numero (28011981) che mi ha fatto giustamente notre che le storie (non solo le mie) si parlano.

Mi dispiaceva un po' non aver prodotto scritti sentimentali, anche se Danielle alla sorella, è chiaro, vuole molto bene e in modo molto concreto (altro che ma perché Dio vi ha fatto donna? ma passa dal coro della Cappella Sistina, va, e poi ritorna...)
Nota (ne metto una anche io!): nella cappella sistina il coro era composto da giovani castrati.
Così, per questo esperimento unico, mi sono fatta aiutare da André, che, a quanto pare, tiene un diario segreto... e scrive riflessioni d'amore, ridicole come tutte le lettere d'amore (questo lo dice Pessoa, così metto pure la citazione colta, che stempera l'atmosfera... e pure Vasco Rossi).
 


Riflessi Su Riflessi

La prima volta t'ho vista riflessa nel vetro della finestra,
Nonnina mi trascinava verso l'ingresso posteriore per presentarmi  a tuo padre,
tu spiavi sospettosa nel riflesso del vetro.
Riflesso dentro riflesso.

Solo dopo ho capito che mi vedevi solo come l'ennesimo riflesso,
sempre della stessa persona,
venuto ad abitare in questa casa apparentemente tua,
che di fatto non ti apparteneva.
Chi possiede cosa?

Non ti sono piaciuto.
Non mi sei piaciuta.


La seconda volta che t'ho vista eri riflessa nello specchio della tua stanza.
Pretendevi una storia, che non ti piaceva.  
Secondo te i cattivi della favola si meritavano quanto era capitato.
Non capivi che capita:
esser buoni non riesce sempre bene

Solo dopo ho capito che non sapevi come fare a perdonare, mentre io si, questo lo avevo già imparato.

Non mi sei piaciuta.
Ti sono piaciuto. 


La terza volta era il riflesso di un scodella di metallo, olio sulle vesciche della mano. Colpa mia.
Non te lo sapevo dire
avevo davvero imparato a perdonare?
Ma a te non importava - mi avevi aperto un credito al tuo banco privato, come un prestatore,
ma non avevi intenzione di riscuotere. 
Moneta corrente: la fiducia.

Non mi sono piaciuto.
Mi sei piaciuta.



La quarta volta era il riflesso di tutta la tua rabbia dentro l'amaro di una tisana.
Non l'hai capito, ma mi sei piaciuta.
L'ho capito: tu non ti sei piaciuta.
Meglio così, non credi?


Questa volta è un riflesso dentro una fontana.
Anche stavolta non ti sei piaciuta.
Forse dovresti smettere di guardare nei riflessi, non so se ti sei accorta, ma fa un pochino male. 
Guarda dentro i miei occhi.


Mi sei sempre piaciuta.





 
 

PS: Fersen è un cornuto. 





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