Mezzanotte e altre storie

di KaterinaHxH
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MEZZANOTTE
Il pavimento emise uno scricchiolio. Maya era sparita immersa nell’oscurità di quella vecchia casa diroccata, e ora, appena  varcata la soglia, il suo cuore stava già battendo all’impazzata. Le sue mani erano sudate e lei le teneva stette al petto. Aveva paura ad ogni passo che faceva. Le assi vecchie del pavimento scricchiolavano sotto ogni suo passo e ogni tanto un forte tuono illuminava l’interno della casa. Era tutto polveroso, sporco, abbandonato e dall’aria malandata. In quel momento le uniche cose che si sentivano erano il respiro irregolare della ragazza e le gocce di pioggia che picchiettavano sul tetto. All’improvviso ci fu una folata di vento. Qualcosa sbatté. Era una vecchia finestra cigolante, che face sussultare il cuore di Maya. Lei si sentì un groppo in gola. Si sentiva osservata. Si guardò in giro, ma in quelle tenebre non vedeva assolutamente nulla. Era arrivata a metà della sala principale, ma davanti a lei si estendeva un’enorme scalinata. Poi c’era una grande vetrata attraverso la quale si intravedevano le ombre della notte.

Lei aveva sempre più paura. Poco a poco, iniziò a tremare completamente. Era così fragile, sola e indifesa di fronte a quella gigantesca, macabra e imponente casa. I suoi boccoli neri ondeggiavano, scossi da ondate improvvise di vento provenienti da finestre aperte. I suoi occhi dal colore della notte riflettevano i lampi che ogni tanto spezzavano il grande e imponente silenzio. Lei non voleva proseguire, ma doveva farlo, doveva ritrovare il suo amico a tutti i costi. Ma quella sensazione di essere osservata non svanì, neanche quando lei iniziò a salire, gradino dopo gradino, sempre più vicina a quella che poi sarebbe stata la sua fine.
Con molta fatica, riuscì ad arrivare a metà, di fronte alla vetrata, lì dove la scala si divideva in due. La sua fronte era imperlata di sudore freddo e le sue mani erano ghiacciate. Ogni tanto un brivido le percorreva la schiena per poi arrivare alla nuca. All’improvviso un grosso tuono rombò nel cielo distogliendo l’attenzione della ragazza e attirandola verso la vetrata. Alcuni vetri in quel momento esplosero in mille frammenti a causa di quella saetta era sfrecciata nel cielo. I pezzi di cristallo la finirono per graffiare. Lei alzò le mani come per coprirsi, ma ormai aveva un grosso graffio lungo la guancia sinistra, dal quale uscì una limpidissima goccia rosso sangue che si calò fino ad arrivarle sul vestito.
“Ti stavo aspettando”
Si sentirono dei passi che fecero fare  al cuore della ragazza un altro sussulto. La ragazza, che si trovava di fronte alla grande finestra, lì dove la scalinata si divideva in due, una parte a destra e una sinistra, proprio in cima a tutto, sul lato destro, si stava lentamente avvicinando una figura scura. Maya si voltò di colpo. All’inizio non capiva chi fosse, ma quella voce… quella voce le suonava familiare. Era quella di Robert, il suo amico. Era entrato nella casa perché avevano fatto una scommessa, ma non era ritornato.
“Robert… sei veramente tu?” tese la mano tremante verso di lui. Poi ecco che tuonò di nuovo e sotto quella fioca luce bluastra si riuscì a intravedere, sotto la sua frangia coloro castano, i suoi folli occhi verdi e il suo altrettanto folle e macabro largo sorriso.
“Ti stavo aspettando” ripeté. Scese un gradino in tutta calma, ma con la sua inquietante espressione che fece raggelare Maya.
“Vieni”
Anche la sua voce era cupa e fredda, per niente rassicurante. La ragazza era pietrificata dalla paura. Fece un passo indietro, cadendo dalla rampa di scale. Iniziò a rotolare, fino a sbattere contro le vecchie assi del pavimento. Faticò ad alzarsi, ma riuscì a intravedere la lenta e macabra avanzata del ragazzo, il quale aveva un coltello in mano, luccicante e che rifletteva la pallida luce della luna soffocata dalle nuvole e dalla pioggia. Quando riuscì a rimettersi in piedi, la sua guancia era interamente ricoperta di sangue.
Ecco che tuonò. E di nuovo. Lei si rialzò giusto in tempo per vedere Robert, con la sua inquietante espressione illuminata dalla luce di un fulmine. Il tonfo rimbombò per tutta la casa e anche all’interno della sua testa. Ormai i due erano separati solo sulla rampa di scale, cigolante a ogni passo.
“Maya…” pronunciò in maniera cupa il suo nome, come una cantilena.
“Maya…..” continuò, facendola rabbrividire ancora di più.

Lei era così terrorizzata che la voce le rimase in gola, l’unica  cosa che riuscì a pronunciare era un acuto gridolino “Aiuto…!” ma nessuno poteva sentirla, nessuno poteva aiutarla. Nonostante le gambe doloranti a causa della caduta, ma iniziò a correre verso la porta principale. La sua mano era tesa in avanti, mancavano ormai pochi metri alla sua libertà, pochi metri e ce l’avrebbe fatta. Proprio davanti a lei la porta sbatté con violenza, lasciando fuggire tutte le sue speranze. Rimase così, con gli occhi spalancati e la mano tesa verso la porta ormai sigillata. Cadde in ginocchio ne si voltò.
Robert era quasi arrivato in fondo alle scale. Lui le tese la mano sinistra come cenno di avvicinarsi, mentre nella destra continuava a tenere il coltello ancora lucido, nel quale per qualche istante Maya riuscì a specchiarsi.
Iniziò disperatamente a gridare e a graffiare contro la porta, senza però ottenere alcun risultato.
Il ragazzo le afferrò la spalla con la mano, che poi lentamente spostò verso la guancia e gliela accarezzò. L’ultima cosa che si sentì fu un forte grido, il suo ultimo grido.
E lei rimase così, con gli occhi spalancati e luccicanti, le labbra rosse e sottili, la candida pelle bianca e i lunghi boccoli neri, che si calavano fino al coltello che aveva lì, conficcato nel lato sinistro del petto. E fu sempre così che rimase, in quella grande pozza di sangue di sangue, ancora caldo, con l’espressione piena di paura e di disperazione, morta durante un’agonia silenziosa, durante la quale l’ultima cosa che sentì fu la folle risata del ragazzo accompagnata dai tuoni e dai lampi di luce, che la guardava con il suo macabro volto macchiato del suo sangue.  

In quel momento si sentì provenire da un pendolo un suono. Era mezzanotte. Fuori la pioggia picchiettava in quella notte dell’orrore.
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*ANGOLO DELL'AUTRICE*
Salve, mi presento. Io sono Katerina, o Kate. Questa è la mia prima pubblicazione horror e quindi sono un po' insicura. Vi prego di recensire perchè vorrei sapere cosa ne pensate delle mie storie e se vale la pena aggiornare. Io mi impegerò comunque a realizzare storie sempre più "macabre". Grazie in anticipo a tutti colore che come me sono appassionati di storie horror e hanno letto/recensito/seguito la mia raccolta.
Ciao a tutti. Alla prossima (Spero che ci sarà una prossima volta).
Baci
_vostra Kate




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