L’uomo canuto
posò il martello e si sedette. Strinse il
divario tra gli occhi tra indice e pollice, sospirando. Mestiere
ingrato. Maledetto
suo padre che l’aveva cresciuto falegname! Fino a qualche
giorno prima
costruiva giocattoli e slitte per bambini gioiosi… e ora?
Guardò fuori. Se prima
Nome era un tripudio di scintillanti lucciole
rosse palpitanti nel buio, ora man mano nei cuori si spegnevano i
barlumi di
speranza, mentre la città cadeva nella più nera
disperazione.
Sospirò di nuovo,
e sistemò l’oggetto appena completato vicino agli
altri, e si fermò a
osservarli. Le bare occhieggiavano attorno lugubri e tristi, accasciate
al
muro.
Fuori, tra la neve e il buio, solo un
randagio che corre.
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