Non crucciarti, Apollo

di alix katlice
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#VictorHugosirivoltanellatomba e Enjolras e Grantaire non mi appartengono,
buona lettura!

 

 

IV
Non crucciarti, Apollo

 





 

prima

 

Per i primi tempi Grantaire si era limitato a fare ciò che si era prefissato: venerare il suo Apollo da lontano, discretamente e in silenzio. Poi, dopo qualche settimana, quando aveva cominciato nuovamente a bere, aveva cominciato anche a farsi più intraprendente, e il Musain allora era stato spettatore di tanti battibecchi o veri e propri litigi che avevano coinvolto lui e il suo maledetto Enjolras. Una sola bottiglia di birra e si sentiva più sicuro di sé, tanto sicuro di sé da riuscire a cominciare a rispondere e a metterlo in difficoltà.
 

Enjolras.
Uno dei primi ad occupare il proprio liceo durante il caso Leonarda, la quindicenne rom ricacciata nel proprio paese per non aver avuto documenti in regola, prelevata durante una gita scolastica. In prima fila durante le manifestazioni per l'omicidio di Remi Fraisse dopo, ambientalista morto per una granata della polizia durante una manifestazione contro la costruzione della diga a Sivens. Primo fra tutti in piazza, per manifestare contro un regime del terrore, per Charlie Hebdo, perché la libertà di espressione è tutto.


Ma è cambiato qualcosa, Apollo?
Gli uomini ancora muoiono schiavi, presi a bastonate, obbligati a tacere.
E tu sei ancora un Dio,
ed io ancora un disperato
che non ha nulla se non la fede in te.


La situazione era peggiorata ancora quando i sogni di Grantaire non comprendevano più solo il volto di Enjolras e i suoi discorsi infuocati. Comprendevano i suoi ricci biondi, le sua mani dalle dita allungate, il suo petto, le sue gambe, il suo corpo, la sua voce.
Ed erano sempre sogni terribili, perché mai Enjolras lo avrebbe guardato nel modo in cui lo guardava di notte, nella sua mente, e mai l'avrebbe toccato come faceva, mai l'avrebbe supplicato in quel modo, mai avrebbe invocato il suo nome con quel tono di voce.
La sola idea di poter macchiare la pelle marmorea di Enjolras con le sue sudice mani faceva rabbrividire Grantaire di ribrezzo, ma i sogni, quelli non poteva arginarli e cancellarli. Le immagini, quelle erano vivide e vere. Il suo Apollo nella sua mente non era più un intoccabile, una figura eterea e traballante alla luce di una candela. Era un corpo vivo e una voce forte, un paio d'occhi di ghiaccio, mani pesanti pesanti.
Si svegliava sudato e accaldato, distoglieva lo sguardo ogni qualvolta lui entrasse al Musain con i capelli scompigliati e con il fiato corto per la corsa compiuta per non arrivare in ritardo.
I battibecchi continuavano, ma erano di diverso spessore. Se prima ad essere attaccati erano sempre stati gli ideali di Enjolras, ora Grantaire aveva preso di mira lui. E lo sfidava, lo stuzzicava apertamente e non, anche se ogni gesto ed ogni tocco erano un passo più profondo verso il buio. Lo sfiorava e lo accarezzava con lo sguardo, lo provocava. E prendeva un sospiro di sollievo ogni qualvolta lui lo guardasse con disprezzo e pietà, ogni qualvolta semplicemente lasciasse cadere il discorso.
E lo ringraziava, perché il suo Apollo tornava a volare e lui tornava a strisciare ancora un po' più a fondo della volta precedente.





 


Nulla da dire. Spero vi sia piaciuto il capitolo e un bacio a tutti <3




 
 




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