Al
mio raggio di sole personale,
ai
miei due occhi azzurri preferiti.
(Ma
meglio che lui non lo sappia,
non
sono un tipo romantico.)
Vi
consiglio di sentire questa
mentre leggete.
Fuori
piove
Fuori
piove, e Kyoya non ha mai creduto nell'amore.
L'unico
suono udibile, oltre allo scrosciare rumoroso della pioggia al di
là
delle finestre di casa Ootori, è il respiro tranquillo di
Tamaki al
suo fianco. Il cielo è scuro.
Il
nuovo anno scolastico -quello che vedrà nascere l'Host
Club-
inizierà fra solo poche settimane, e Tamaki praticamente vive
a casa sua adducendo come scusa il fatto che poi non avranno
più
tanto tempo da passare insieme. Kyoya non ha ancora capito
perché
sopporta la presenza chiassosa ed esuberante dell'amico senza
protestare quanto dovrebbe.
Il
suo accento francese è insopportabile; i suoi capelli biondi
sono
una macchia di colore troppo vivace, che fa a pugni con le pareti
chiare di casa sua; gli occhi viola sono talmente particolari da fare
spavento. Non sa proprio cosa le ragazze trovino di
tanto
bello in lui.
Onestamente,
Tamaki non ha tutto quel fascino di cui si vanta. È
particolare,
certo, ha dei tratti delicati e occidentali capaci di attirare
l'attenzione, caratteristiche inusuali e...
È
carino, insomma. Nella norma,
ecco.
“Sapevo
che sarebbe tornato.”
Kyoya
si riscuote dai suoi pensieri, tornando a focalizzare la sua
attenzione sugli occhi cangianti di Tamaki. “Cosa?”
domanda,
aggrottando la fronte.
Tamaki
gli punta un dito accusatorio contro. “Lo sguardo da ragazzo
cattivo” spiega. “Stavi pensando ancora male di me,
non è vero?”
“Esattamente”
replica Kyoya, senza la minima esitazione. Tamaki scoppia a ridere
-probabilmente non dovrebbe, perché Kyoya odia la sua risata.
È
così rumorosa e sincera. Dovrebbe cercare
di controllarsi un
minimo, sul serio.
“Non
sarai mai un valido uomo di affari” commenta, seguendo il
corso dei
suoi pensieri.
Tamaki
scuote la testa, tranquillo. “Con il viso che mi ritrovo?
Vuoi
scherzare?”
Kyoya
sospira. “Non avrai la fortuna di trovare alleati gay, mi
dispiace.”
Tamaki
ride ancora, portandosi le braccia dietro la testa con fare
noncurante. “Allora farò affari solo con
donne.”
Kyoya
sorride delle sue parole, tirando su solo un angolo della bocca.
L'altro sorride di riflesso, senza nemmeno accorgersene.
“Sei
allegro” constata poi, con tono felice.
Kyoya
nasconde velocemente la propria sorpresa. “Come?”
“Sì,
intendo” mormora Tamaki, abbassando lo sguardo,
“ormai ti
conosco. Di solito sei sempre di malumore, oggi sei contento.”
L'amico
si muove minaccioso verso di lui, che scoppia a ridere intuendo lo
scherzo. “Non dire cavolate.”
“Kyoya, quando sorridi non sei
più affascinante!” lo prende in giro il biondo,
parandosi il viso
con un cuscino raccolto alla cieca. “Sembri sogghignare in
modo
inquietante!”
Kyoya, per un istante, è tentato di prendere
anche lui un cuscino e lanciarglielo addosso. Di divertirsi anche
lui, per una volta; di dimenticare ogni formalità e
lasciarsi
andare.
Ma
si limita a ridacchiare tra sé e sé, tornando a
sedersi composto
per terra. “Vorrà dire che non fonderemo l'Host
Club” replica
con indifferenza.
Tamaki
lancia il cuscino all'indietro -quello cade di nuovo a terra- e gli
rivolge uno sguardo sconsolato. “Che?”
Kyoya
beve il proprio tè, senza rispondergli. Sta per divertirsi.
“Nee,
Kyoya- Kyoya! Dobbiamo fondare
l'Host Club! Voglio
rendere felici tutte le ragazze dell'Ouran!” esclama il
biondo.
L'amico
si sistema gli occhiali sul ponte del naso, fingendo un sospiro.
“Se
proprio dobbiamo...”
*
Oggi
Tamaki gli è praticamente finito fra le braccia.
Mitsukuni
stava correndo nell'aula, seguito da alcune clienti, sprizzando
vivacità da tutti i pori; era urtato per sbaglio contro
Tamaki,
intento a vezzeggiare alcune ragazze, che aveva perso l'equilibrio.
Anche
Honey era caduto all'indietro, e Mori l'aveva afferrato prontamente.
A pochi passi da Tamaki c'era solo lui, e l'aveva preso appena in
tempo da impedirgli una rovinosa caduta.
Le
mani di Tamaki stringevano saldamente le sue spalle, ad imitare
quelle di Kyoya che però lo avevano afferrato dai fianchi,
bloccandone i movimenti. Un coro di gridolini estatici aveva
raggiunto le loro orecchie non appena si erano guardati negli occhi.
Accidenti,
non se li ricordava così viola.
Spostò
velocemente lo sguardo, incontrando quelli annoiati dei gemelli
Itachiin. Certo che Tamaki pensasse la stessa cosa, rafforzò
la
presa sui suoi fianchi e gli rivolse un sorriso furbo.
Tamaki
intuì all'istante le intenzioni di Kyoya, e
rilassò le braccia per
incrociarle intorno al collo del ragazzo. Anche le sue labbra si
distesero in un sorriso vagamente malizioso.
“Ehi,
appena in tempo.”
Bastò
quella frase per mandare le clienti in un brodo di giuggiole; sapeva
come usare il proprio tono di voce, quando serviva. Lo stesso Tamaki
ne rimase sorpreso, scostandosi un secondo dopo dal suo corpo con una
risata.
Ne
riparlano dopo aver chiuso le porte dell'Aula di Musica numero 3,
quando tutte le clienti se ne sono andate e anche tutti gli altri
membri dell'Host Club hanno varcato la soglia. Kyoya sta controllando
alcuni dati sul proprio portatile, quando voltandosi scopre che
Tamaki lo sta aspettando.
“Non
finirò prima di un'ora” lo informa,
“è meglio che tu torni a
casa.”
Tamaki
lo ignora deliberatamente, rivolgendogli un pollice in su e un
occhiolino. “Bella trovata!” esclama. “Le
ho viste sciogliersi
così solo durante le scene incestuose dei gemelli. Siamo
andati alla
grande!”
Kyoya
ride silenziosamente. “Sai che non è stata affatto
una mia idea.
Mi sei caduto addosso, Tamaki. Il Re dell'Host Club
che fa
certe figure...”
Il
ragazzo gonfia le guance, offeso. “Taci!” ordina.
“Ed è stata
colpa di Honey-senpai” aggiunge, imbronciandosi.
Kyoya,
invece di rispondergli, torna al suo lavoro. Ma un lampo squarcia il
cielo, interrompendo casualmente il corso dei suoi pensieri.
“Kyoya”
mormora Tamaki, con tono distratto, “secondo te
cos'è che vogliono
davvero, le nostre clienti? Preferirebbero l'amore, alle
ricchezze?”
La
domanda coglie Kyoya alla sprovvista, che però maschera la
sua
sorpresa con uno sbuffo poco interessato. “E se anche fosse?
Si
accorgeranno presto che l'amore non esiste.”
Pioggia
e grandine bussano furiose alla finestra dell'aula; fuori piove, e
Kyoya non ha mai creduto nell'amore.
Tamaki
gli sorride; con aria così dolce, così
sincera e così
sicura, che Kyoya si sente arrossire per un solo istante.
“Ti
sbagli” lo contraddice, senza distogliere lo sguardo.
“L'amore
esiste eccome.”
*
Non
sa come sono arrivati a questo punto.
I
suoi occhi sono pieni di lacrime che non verserà,
nell'orgoglio gli
brucia ancora la ferita del rimprovero di suo padre. Gli ha detto di
vederlo distratto, ultimamente; e la colpa
è solo sua.
Tamaki
si trovava già nella sua camera, quando Kyoya è
tornato dalla
cucina a mani vuote. Sceso al piano di sotto di casa sua per portare
in stanza qualcosa da bere mentre studiava con Tamaki, tornato con la
rabbia che gli esplodeva sottopelle e la voce contrariata di suo
padre nelle orecchie.
La
sua intera famiglia -Fuyumi compresa, ma almeno lei sembrava
dispiaciuta- è uscita di casa solo pochi istanti dopo,
volgendogli
le spalle come se non contasse nulla.
Kyoya
si chiede dove diavolo siano andati, con il temporale che infuria
fuori. Se si sforzasse, ricorderebbe l'importante convegno fissato in
quella data a cui suo padre voleva partecipare; ma al momento non
può
venirgli in mente, perché è distratto.
Sbatte
con forza Tamaki contro il pavimento, e lo osserva mentre borbotta
imprecazioni che nemmeno lui stesso sente.
I
suoi capelli d'oro, la sua carnagione chiara, le sue labbra
dall'aspetto soffice.
I
suoi stranissimi occhi viola, i suoi lineamenti delicati e
l'espressione sorpresa del suo viso.
“Ti
odio” gli sussurra rabbioso, ad un soffio dalle sue labbra.
Non
lo bacia. Tamaki chiude gli occhi, come la distanza gli suggerisce,
ma Kyoya non elimina lo spazio fra i loro volti.
Piuttosto,
si allontana di poco e gli sbottona in fretta la camicia; è
arrabbiato, ferito, umiliato e sull'orlo delle lacrime. Tamaki, in
qualche modo, lo capisce.
Posa
con delicatezza le proprie mani sulle sue, fermandole. Kyoya gli
lancia uno sguardo colmo di rabbia, ma Tamaki non si lascia
intimorire.
“Puoi
piangere, se vuoi.”
È
solo un sussurro, un dolce mormorio che Kyoya si rifiuta di
ascoltare. No, non piangerà -non verserà nemmeno
una lacrima.
E,
forse, Tamaki capisce anche quello. Si lascia spogliare, toccare,
mordere, senza dire una parola.
È
preoccupato, spaventato, ma si lascia manovrare
come una
bambola. Kyoya riesce a ritrovare la lucidità prima di
spingersi
troppo più in là.
Fuori
piove, Tamaki è sotto di lui e lo guarda preoccupato, Kyoya
si
lascia scappare una singola lacrima solitaria e non ha mai creduto
nell'amore.
*
Dopo
quell'avvenimento imbarazzante, Kyoya è stato ben attento a
rivolgere la parola a Tamaki solo in casi di assoluta
necessità.
Il
morso ancora visibile sul collo dell'amico, di un violaceo in
procinto di svanire, sembra fissarlo e giudicarlo. Il colletto della
camicia non basta a nasconderlo, e se Kyoya resta a guardarlo per
più
di qualche secondo riesce a sentire di nuovo la pelle morbida in cui
ha affondato i denti.
Ricorda
i posti di ogni singolo livido; ed è buffo,
perché quella sembra
essere l'unica cosa di cui ha piena consapevolezza. Ha morso la sua
pelle chiara sulla clavicola, nell'interno di un braccio, su una
spalla e sotto una costola, vicino a un fianco. È tornato in
sé non
appena un gemito di Tamaki gli è arrivato all'orecchio -si
è
accorto di stargli veramente facendo male solo quando ha avvertito
quel lamento.
Non
sa cosa gli sia preso. Gli piacerebbe poter dire che era arrabbiato,
furioso, e che voleva solo sfogare la sua rabbia su
qualcuno,
ma-
Il
livido lo sta fissando di nuovo. Kyoya sbuffa fra sé e
sé.
C'è
rumore. Mitsukuni sta parlando a vanvera come al solito, e Tamaki lo
ascolta attento -starà blaterando di qualcosa di abbastanza
stupido
da attirare l'attenzione del ragazzo. Il bambino si arrampica su
Takashi, che ne ascolta le parole e poi apre un ombrello.
Si
allontanano salutandoli, e Hikaru e Kaoru li guardano con sufficienza
prima di imitarli. Tamaki allunga un braccio verso di loro,
pregandoli di non lasciarlo lì ad aspettare che la pioggia
cessi di
cadere e di ospitarlo sotto uno dei loro ombrelli, e soltanto adesso
Kyoya si rende conto di essere di nuovo solo con Tamaki.
Merda.
Il
ragazzo volta lentamente il viso verso di lui, come spaventato di
vedere la sua espressione. Ma Kyoya è sempre stato bravo a
controllare le proprie emozioni, e lascia che gli occhiali spessi
impediscano all'amico di leggere il suo sguardo.
“Uhm...”
Tamaki si fa coraggio, grattandosi la nuca, “piove.”
Kyoya
si lascia scappare una mezza risata prima di potersi fermare, e sulle
labbra di Tamaki si fa spazio un sorriso esitante.
Si
trovano in un gazebo nel giardino dell'Ouran, e lo scroscio della
pioggia è l'unico rumore udibile. Non c'è anima
viva in giro, e
gli ombrelli dei loro amici si fanno sempre meno visibili in
lontananza. Haruhi è stata la prima ad andarsene, e a
pensarci ora
avrebbe davvero dovuto accettare l'ombrello di scorta che gli aveva
offerto.
“Sai,
pensavo...” Tamaki riprende la parola, incerto. Non appena
Kyoya
incontra i suoi occhi, lui abbassa i propri. Comincia scioccamente a
giocherellare con le proprie dita in modo nervoso, e sorride come se
stesse per prendere in giro sé stesso.
“...Pensavo
proprio che mi avresti baciato, l'altro giorno.”
Tipico
di Tamaki.
Kyoya
non risponde, e Tamaki non dice nient'altro. Alza timidamente gli
occhi, ma incontra solo il riflesso degli occhiali del ragazzo.
Torna
a guardare il cielo grigio; il livido scuro sul suo collo è
in bella
mostra e Kyoya si sente bruciare di rabbia. Forse verso Tamaki, forse
verso sé stesso.
Fuori
piove, e Kyoya non ha mai creduto nell'amore.
*
L'Host
Club sta per aprire le sue porte; è davvero il momento meno
adatto,
quando Haruhi decide di fargli la predica.
“Siete
proprio due stupidi, tu e Tamaki-senpai.”
Kyoya
si volta verso di lei, che dal basso lo guarda pensierosa. Non ha
ancora indossato il suo costume da indiano -un'altra delle trovate
del King-, ma sa già che rimproverarla sarebbe inutile.
“Non
so a cosa ti riferisci” replica noncurante, tornando a
scribacchiare sulla sua agenda.
Haruhi
si abbandona ad un sorriso sconsolato. “Ah, che ci provo a
fare?
Sapevo che avresti risposto così” sospira.
“Beh” continua, con
aria di sufficienza, “potreste almeno cercare di non essere
così
palesi.”
Kyoya
aggrotta le sopracciglia, sinceramente confuso. “Che
intendi?”
Haruhi
sorride, i suoi grandi occhi scuri gli stanno leggendo dentro, e
Kyoya è onestamente preoccupato del loro giudizio.
“Tu e il senpai
non fate altro che fissarvi. E non negarlo, perché
è tutto il
giorno che lo segui con lo sguardo- secondo me ha deciso di fare Toro
Seduto solo per indossare quella sottospecie di gonna.”
In
effetti, Tamaki è decisamente ridicolo. Sui capelli biondi
porta
fieramente un copricapo pieno di piume, è vestito di una
stoffa
troppo simile a pelle di toro e si aggira senza pudore con quelli che
sembrano pantaloni troppo stretti sotto alla veste da indiano.
Gli
fasciano le gambe e Kyoya non è umanamente in grado di
distogliere
lo sguardo troppo a lungo.
“Per
non parlare del succhiotto che gli hai fatto, Kyoya-senpai”
insiste
Haruhi, irrispettosa. “Non ti facevo un tipo
possessivo.”
Kyoya
prega di non arrossire. Vorrebbe replicare e raccontarle della rabbia
di qualche pomeriggio fa, ma ha l'impressione che peggiorerebbe solo
le cose e resta in silenzio.
Haruhi
solleva gli occhi nei suoi e sorride. “Non c'è
niente di male ad
essere innamorati” commenta con tranquillità.
“E sareste una
bella coppia.”
Stavolta,
Kyoya è assolutamente certo di
arrossire. Si sistema gli
occhiali sugli occhi sperando di nasconderlo, e Haruhi scoppia a
ridere.
Lancia
poi uno sguardo alla finestra. “Oh” mormora.
“Fuori piove.”
Kyoya
ride, ironico. “Non ho mai creduto nell'amore”
risponde,
ignorando le sue parole.
“Io,
uhm...” Haruhi sembra distratta. “Mi dispiace,
sarebbe meglio che
io tornassi a casa.”
Fa
già per allontanarsi, ma si volta verso Kyoya un'ultima
volta,
puntandogli un dito contro.
“Vedi
quello che devi fare!” esclama poi, con tono severo.
“Fra lacrime
e moccio, Tamaki-senpai è inguardabile e non sarò
io a consolarlo.”
Gira
i tacchi una volta per tutte, e Kyoya nasconde un sorriso divertito
mentre alza gli occhi al soffitto.
Dall'altra
parte della sala, Tamaki sta per lanciarsi all'inseguimento di
Haruhi; sa che i temporali la spaventano e, come promesso, vuole
sempre essere al suo fianco nei suoi momenti di panico.
È
la bambina sua e di Kyoya; non possono fare i genitori snaturati!
Chiama
il suo nome in tono lamentoso e preoccupato, ma i gemelli lo
trattengono e lo mettono seduto con la forza. Gli trafiggono il corpo
con due sguardi sospettosi e identici.
“Lord”
esordiscono, trascinando l'ultima vocale, “sei diventato
stancante.”
Tamaki
sgrana gli occhi, offeso. “Come osate!” esclama.
“Trattare così
il vostro Re!”
I
gemelli sventolano le mani con aria noncurante. “Il punto
è”
spiegano all'unisono, “non ne possiamo più di
vederti giocare al
gatto e al cane con Kyoya.”
Tamaki
arrossisce fino alle dita dei piedi. “Cosa dite?!”
replica,
allarmato.
“Vi
siete baciati?” domanda Hikaru con un ghigno.
“Avete fatto
cosacce?” aggiunge Kaoru, con tono divertito.
Tamaki
si agita sulla sedia, tentando di sfuggire alle prese di acciaio dei
gemelli sulle proprie spalle. “Lasciatemi andare,
demoni!”
Kyoya
li guarda da lontano, ma è troppo occupato a chiedersi come
mai
nessuna cliente si sia ancora fatta viva per preoccuparsi di cosa
stiano dicendo. Staranno sicuramente facendo tanto casino per nulla,
come al solito.
Mitsukuni,
a pochi passi da lui, si sta facendo sistemare una bandana di piume
sui capelli da Takashi. Quando Kyoya si volta a guardarli, scopre che
il bambino lo sta già fissando.
Solleva
un pollice verso di lui, e l'amico lo imita di conseguenza. Inclina
il viso in un'espressione adorabile, mentre fiorellini fluttuano
intorno alla sua testa.
“Sono
felice che tu e Tama-chan siate innamorati!” afferma
genuinamente.
Oh,
Haruhi la pagherà cara. Le aveva tolto un quarto del debito?
Gliene
aggiungerà il doppio. È sicuramente lei la mente
diabolica dietro
tutto questo.
“Honey-senpai,
non ho idea di cosa tu stia parlando” replica, cercando di
tenere
il suo tono di voce sotto controllo. Il ragazzo lo ignora bellamente.
“Era
ora che ve ne accorgeste!” continua, candido. “Noi
tutti lo
sapevamo da un pezzo. Haruhi l'ha capito per prima!”
Kyoya
sospira.
Il
doppio, ha detto? Intendeva il triplo.
*
Fuyumi
si prende il viso fra le mani, osservando il cielo nero fuori dalla
finestra. Non riusciva a dormire, e scendendo in cucina ha trovato
anche Kyoya in piedi, intento a prepararsi un tè.
“Ne
è rimasto?” domanda, voltandosi verso di lui.
Kyoya scuote la
testa, ma si alza lasciando la propria tazza ancora piena sul tavolo.
“Te
ne preparo” risponde, raggiungendo senza
difficoltà un contenitore
su una mensola in alto. Ne estrae una bustina di tè verde,
mettendo
poi l'acqua a riscaldare.
Fuyumi
si siede, sorridendogli affezionata. “Sei sempre
così educato,
Kyoya-kun.”
“È
perché i nostri genitori ci hanno cresciuto così,
Fuyumi-neesan”
replica Kyoya. Fuyumi scoppia a ridere, divertita come sempre del
tono duro del fratello minore.
“Che
ci fai alzato a quest'ora?” chiede, incuriosita. Kyoya esita
prima
di rispondere.
“Non
avevo sonno.”
“Domani
ti alzerai di malumore...”
“Anche
tu soffri di pressione bassa. E tu perché sei ancora
sveglia,
Fuyumi-neesan?”
La
ragazza si porta una mano sotto al mento con aria sognante.
“Lo
sai, a chi pensavo.”
Kyoya
alza gli occhi al cielo. “Prima facevi tante
storie...papà ti ha
trovato un marito perfetto.”
“Non
me l'ha trovato lui! Ci conoscevamo già! È stato
il destino a farci
incontrare così spesso!” replica lei, gonfiando le
guance. Kyoya
ride.
“Sai
che non credo nel destino, Fuyumi-neesan. E neanche
nell'amore.”
Fuyumi
sospira, annoiata. Lancia un nuovo sguardo alla finestra.
“Fuori
piove” mormora, quasi tra sé e sé.
Kyoya le posa la tazza di tè
appena preparata davanti, sedendosi poi di fronte a lei.
Bevono
un sorso di tè quasi in contemporanea. Ma Fuyumi posa di
nuovo la
tazza sul tavolo prima che Kyoya faccia lo stesso e domanda, con tono
indifferente, “come sta Tamaki-kun?”
Kyoya
abbassa la tazza all'improvviso, tossendo furiosamente. Si batte un
pugno sul petto, cercando possibilmente di non morire affogato.
Fuyumi
nasconde una risata consapevole dietro la tazza di tè,
segretamente
divertita.
“Sì,
già, me lo aspettavo.”
*
La
settimana tutti contro Kyoya sta per finire. Deve
finire.
Persino
il livido sul collo di Tamaki è ormai quasi del tutto
scomparso;
dev'essere un segno divino.
Il
punto è, Kyoya non è sicuro di volere che
sparisca.
Gli
piace vedere le clienti notarlo, e fare a Tamaki domande su domande;
Tamaki inventa sempre qualche scusa poco credibile, e a vederlo
arrossire e agitare nervosamente e mani Kyoya sente una scintilla di
orgoglio accendersi dentro di sé.
Haruhi
continua a guardarlo dall'alto verso il basso, come a suggerirgli di
continuo di darsi una mossa. Diavolo d'una ragazzina, dovrebbe
imparare a farsi gli affari suoi.
I
gemelli sono ancora più pestiferi del solito, Mitsukuni e
Takashi
gli girano intorno più del normale, e persino sua sorella
Fuyumi
tira sempre in ballo qualche domanda sconveniente.
È
stufo. E i suoi stessi pensieri non gli danno tregua.
Come
se non bastasse, non appena arriva al posto deciso per l'incontro con
gli altri membri dell'Host Club, si accorge che Tamaki è il
solo
presente; sta parlando animatamente con qualcuno al telefono,
strillando proteste a destra e a manca e accusando chiunque ci sia
all'altro capo del telefono di essere persone orribili.
Ah,
quindi sta parlando con i demoni Itachiin.
Anche
il suo telefono squilla in quel momento. Legge il messaggio appena
arrivato, da parte di Mitsukuni; lo informa che lui e Takashi non
saranno presenti.
Grande.
Tamaki
conserva il proprio cellulare nella tasca della felpa, lanciandogli
uno sguardo intimidito.
Kyoya
lo conosce meglio di chiunque altro. Può quasi sentire gli
ingranaggi nella sua testa lavorare senza sosta, e precede di un
istante il momento in cui aprirà bocca per dire
chissà quali
cavolate.
“Honey-senpai
e Mori-senpai non verranno” annuncia.
“Oh”
esala Tamaki. “Nemmeno Hikaru e Kaoru.”
“Notizie
di Haruhi?”
“Nessuna.
Potrebbe anche degnarsi di dirci cos'ha intenzione di fare, visto che
adesso ha un telefono...”
Kyoya
alza gli occhi al cielo nuvoloso; per fortuna sono sotto ad una
tettoia, e stavolta ha un ombrello con sé. Sta sicuramente
per
piovere.
Nota
Tamaki arrossire con la coda dell'occhio. Pessimo segno.
Si
volta di scatto verso di lui, e il ragazzo, colto alla sprovvista, si
spaventa. Kyoya sospira.
“Mi
leggi nella mente?” domanda Tamaki, allarmato.
“No”
risponde Kyoya, paziente.
“Peccato”
borbotta il biondo, “perché se lo facessi mi
toglieresti un
pensiero non da poco.”
Ride
nervosamente un istante dopo. “Mi toglieresti un pensiero...”
ripete, scioccamente divertito. “Cade a pennello,
eh?”
Kyoya
alza un sopracciglio, per niente dilettato. Tamaki si tossisce in un
pugno nel tentativo di riacquistare un certo contegno.
“Kyoya,
ci conosciamo da tre anni” comincia, cercando inutilmente di
sembrare solenne. “Sei il mio migliore amico,
nonché la prima
persona a cui mi sono affezionato quando sono arrivato qui in
Giappone. Abbiamo trascorso insieme momenti indimenticabili. Ti ho
sempre considerato una specie di fratellone crudele e tediante,
ma-”
Kyoya
lo interrompe bruscamente. “Io sarei
quello tediante?”
esclama.
“No,
no!” corre ai ripari l'altro, agitando le mani come se stesse
affogando e chiedesse disperatamente aiuto. “Intendevo
affascinante! Kyoya, sei davvero affascinante, non lo
sapevi?!”
Kyoya
incrocia le braccia al petto, infastidito e adesso impaziente. Tamaki
sta per riprendere la parola, ma il suo cellulare squilla.
Lieto
di rimandare la sua dichiarazione -Kyoya è fornito di un
cervello a
dir poco geniale, e ovviamente ha capito cos'ha in mente-, Tamaki
risponde dopo appena uno squillo.
“Haruhi!”
esclama, troppo nervoso per risultare sinceramente allegro.
“Eh?
Sì, siamo io e Kyoya, perché?”
Kyoya sta per perdere
completamente la pazienza, e ne è più che
consapevole. Se questa
conversazione non finisce tra un minuto, giura
che...
“No,
non ci sono nemmeno Honey-senpai e Mori-senpai. Cosa?! Hikaru e Kaoru
sono a casa tua?! Non ti staranno mica mettendo in imbarazzo in
qualche modo spregevole, non è vero? Tranquilla, Haruhi, il
tuo papà
sta per-”
Il
telefono di Tamaki finisce dritto in una pozzanghera.
I
suoi polsi sono stretti tra le mani di Kyoya, contro la vetrina del
bar vuoto dietro di loro. I suoi occhi sono spalancati, mentre la
consapevolezza delle labbra di Kyoya sulle sue si fa spazio dentro di
lui.
Kyoya
lo bacia all'improvviso, in maniera quasi rude, ma il bacio si
ingentilisce un istante dopo. La sua bocca è delicata su
quella di
Tamaki; appena una dolce pressione sulle sue labbra, che nulla esige,
ma tutto vuole. E Tamaki risponde al bacio, e abbassa le palpebre e
si lascia andare alle sensazioni che prova; si libera dalla presa
leggera delle mani di Kyoya sui propri polsi, e incrocia le braccia
sulle sue spalle.
Kyoya
gli stringe i fianchi con delicatezza, e per un attimo ha un
flash-back di qualche giorno prima all'Host Club, ma non ci pensa per
più di qualche istante. Le labbra di Tamaki sono calde,
soffici,
appena umide; un vero paradiso. Chiede l'accesso alla sua bocca, il
ragazzo schiude le labbra senza esitazioni. Tutto ciò che
Kyoya
sente, tutto ciò che Kyoya vede- tutto
è Tamaki.
L'amico
inclina la testa, sospira leggero contro la sua bocca prima che Kyoya
si riappropri della sua. Non lo lascerà andare tanto
facilmente.
A
pochi passi da loro, nascosti dietro un furgone, Mitsukuni sorride
dolcemente e Takashi gli accarezza la testa, lodandolo con il gesto.
L'idea è stata sua.
Haruhi
ha fatto la sua parte, anche se non è potuta essere
presente,
spronando Tamaki a dichiararsi.
Hikaru
e Kaoru spuntano da dietro un angolo, avvicinandosi ai due amici che
nemmeno si accorgono di loro; con un gesto buffo si schiariscono la
voce.
“Adesso
non mettetevi a pomiciare pesantemente!” esclamano
all'unisono.
Kyoya si scosta da Tamaki, voltandosi nella direzione del suono.
I
gemelli sogghignano soddisfatti, ma Kyoya li vede solo sfocati.
Impiega qualche istante a rendersi conto di avere gli occhiali
inclinati e appannati, e quando lo capisce tenta di non arrossire e
li toglie, pulendoli con un lembo della maglietta.
La
prima cosa che vede, quando li indossa nuovamente, sono i capelli
biondi di Tamaki in disordine e il rossore sulle sue guance. Le sue
labbra sono gonfie di baci -dei suoi baci- e i suoi
occhi sono
sgranati, incorniciati dalle ciglia lunghe e scure.
Kyoya
pensa involontariamente che sia bellissimo. Tamaki sembra
così
pacifico, quando è sorpreso e senza parole, come un giovane
angelo.
Ovviamente,
tale versione di Tamaki dura meno di un istante.
“Baka!”
esclama, imbarazzato, tornando a strillare e ad agitarsi come sempre.
“Ci avete seguiti? L'ho detto, siete dei pessimi
amici!”
Anche
Mitsukuni, sorridente e allegro più del solito, spunta dal
suo
nascondiglio sulle spalle di Takashi. I due mostrano loro un pollice
in su, soddisfatti.
Se
Haruhi fosse lì, sicuramente li guarderebbe compiaciuta.
“Honey-senpai,
Mori-senpai, anche voi!” urla Tamaki, puntando contro di loro
un
indice accusatorio. “Non posso credere che vi siate
comportati
così!”
“Nee,
Lord” replicano Hikaru e Kaoru, “di solito sei tu a
pedinare gli
altri, quindi stai un po' zitto.”
Kyoya
cerca invano di trattenere una risata, attirando cinque paia di occhi
sorpresi su di sé. Non riesce davvero a fermarsi, e dopo un
attimo
di stupore anche Tamaki si unisce alla sua risata -semplicemente
perché è felice, e se Kyoya ride, allora lo
è ancora di più.
Hikaru
e Kaoru si lanciano uno sguardo annoiato. “Non è
che vi potreste
fare più in là, invece di ridere come due
bambini?” domanda il
primogenito. “Fuori piove” aggiunge l'altro.
Kyoya
riacquista vagamente un contegno, facendosi da parte per permettere
anche agli altri di stare sotto la tettoia. Si sente stupidamente,
tremendamente felice.
Ehi,
non che questo cambi qualcosa; comunque, Kyoya non ha mai creduto
nell'amore.
*
Tamaki
chiude dietro di sé le porte dell'Aula di Musica numero 3, e
Kyoya
sospira stanco. Oggi è stata una giornata estenuante.
Il
suo ragazzo ha avuto l'idea geniale di baciarlo nel
bel mezzo
del cortile dell'Ouran, e di scatenare di conseguenza la fine del
mondo. Una delle loro clienti ha lanciato un urlo, le sue amiche le
si sono radunate intorno, le amiche delle amiche anche, le amiche
delle amiche delle amiche pure, e- al diavolo, ci
sono davvero
troppe ragazze all'Ouran.
Insomma,
la voce si è sparsa molto velocemente. E Tamaki non ha
nemmeno
provato a negare l'evidenza; non appena
glien'è stata data la
possibilità, ha iniziato a blaterare sull'amore vero e sul
destino
senza sosta, parlando di Kyoya come se fossero sposati e si fossero
giurati amore eterno.
Inutile
dire che gli ha distrutto per sempre la reputazione.
Per
fortuna, si è messo a piovere poco dopo e tutti sono corsi
in
classe. Niente più di una pioggerellina leggera, ma non
sia mai
che i figli dei ricchi si bagnino, ha commentato Haruhi con
un
sospiro.
Tamaki
gli ha addirittura preso la mano, trascinandolo a lezione. Non sa
proprio cosa sia il rispetto per le istituzioni scolastiche.
Ma
Kyoya gliel'ha lasciato fare comunque. Solo perché fuori
piove.
E
forse, forse, inizia un po' a
credere nell'amore.
Angolo
Autore
Come
dicevo la
scorsa volta, mi sto
rammollendo. Che gioia
Questa
è una storia molto personale, che in realtà sono
un po' restio a
pubblicare. Ma la mia migliore amica -che si ritroverà
facilmente in
uno di questi personaggi- ha intenzione di leggerla, per cui...ciao,
Sis ♥
Non
somiglio quasi per nulla a Kyoya, se non forse per l'atteggiamento
gentile anche quando sono scocciato. In questa storia, però
condividiamo ogni pensiero.
E
beh, una certa persona è l'esatto
ritratto di Tamaki, quindi
ho scritto questa OS di getto; facile come respirare.
Spero
che vi sia piaciuta. Se vi va, lasciate un commento! ♥
Mars
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