L’odio
è un espediente per amare.
(1,427
parole)
Sirius lo
guardò senza proferire parola.
Remus,
appena dimesso dall’infermeria dopo
l’ennesima luna piena, sostava sul ciglio della porta del
loro dormitorio.
Nuove cicatrici gli solcavano il viso e pareva più
malaticcio del solito.
A
giudicare dall’espressione che aveva in
volto già sapeva.
E
infatti…
«È
vero quello che mi hanno raccontato
James e Peter?»
domandò. «L’hai
fatto sul serio?»
Dietro
quegli occhi si celava uno sguardo di puro rimprovero. Sguardo che gli
fece
provare un improvviso moto di vergogna.
Davvero era
stato capace di arrivare
a tanto?
Annuì,
senza riuscire ad aprire bocca.
«Perché?»
Sirius
giurò di aver sentito l’amico soffocare, in modo
pessimo, un singhiozzo.
Cosa aveva
combinato?
«Sempre
a ficcare il naso in faccende che non lo riguardano, quel
Mocciosus» sì giustificò, la
voce roca.
Un
nanosecondo dopo, prese a scaricargli addosso tutta la sua frustrazione.
«Ti
rendi conto?» urlò, ma il tono tremolante lo
tradì. «Ti rendi conto che avrei
potuto aggredire Piton, o peggio, ucciderlo? Ti rendi conto che avrei
potuto
morderlo e renderlo… come me?»
Sirius
sapeva i suoi peggiori timori. Sapeva come l’avrebbe fatto
sentire avere un
lupo mannaro o un morto sulla coscienza. Non se lo sarebbe mai
perdonato,
avrebbe vissuto per sempre con quel terribile rimorso.
E,
sebbene lo sapesse, aveva attutato comunque quell’ignobile
piano. Piano che
comprendeva lui e la sua licantropia.
«Ti
rendi conto di aver tradito la fiducia di James e
Peter? La stessa fiducia che io
riponevo in te? La stessa fiducia per cui non hai avuto un briciolo di
scrupolo?»
«Scusa»
sussurrò, abbassando lo sguardo. Non riusciva
più a guardarlo negli occhi senza provare un fortissimo
imbarazzo.
Scusa. Mai parola fu
così inadatta.
Davvero
pensava di poter aggiustare tutto con cinque
misere lettere?
Davvero
pensava di sanare lo splendido rapporto che li
legava in quella maniera?
Qualcosa
si era rotto, quel giorno, e non c’era modo
di ripararlo in alcun modo. Niente sarebbe stato lo stesso. E lo
sapeva, e lo
sapevano entrambi.
Anche
Remus ora guardava verso il pavimento, cercando
di nascondere gli occhi lucidi e umidi. Un secondo singhiozzo era
uscito dalla
sua bocca, stavolta non l’aveva soffocato.
“Scusa”,
gli aveva detto.
“Ipocrita”,
aveva pensato.
Non era
pentito, per niente. Era stata una parola vuota,
buttata nel mezzo della conversazione per riempire il vuoto. O almeno
così gli
era parso.
Davvero pensava
che sarebbe bastato, quella volta?
Si
sbagliava di grosso. Non avrebbe accettato quello
scarno “scusa”. Non era abbastanza.
«Piton
spiffererà il mio segreto a tutti, dovrò
lasciare Hogwarts. Nessuno vorrà come compagno un lupo
mannaro» continuò,
rivolto più che altro a se stesso. «Sono
troppo pericoloso».
A questo
Sirius non aveva pensato. Sentì un brivido
percorrergli la schiena.
Con
tutta probabilità, Mocciosus non avrebbe perso un
secondo per dimostrare all’intera scuola che le sue teorie
non erano più tali,
che Remus nascondeva davvero qualcosa di profondamente oscuro.
Avrebbe
voluto dirgli di non preoccuparsi, che sarebbe
lui stesso andato a cercare Piton e l’avrebbe persuaso a non
raccontare nulla,
anche a costo di affatturarlo per bene o di spedirlo in infermeria con
qualche
grave lesione.
Avrebbe
voluto, ma dalla sua bocca non uscì un suono.
Sei solo uno
stupido, lo riprese una
vocetta nella sua mente. Vocetta che, non poté fare almeno
di notare, assomigliava dolorosamente alla sua.
«Ti
odio» mormorò, arricciando le labbra.
Avrebbe
dovuto essere un semplice sussurro, ma risultò
dannatamente percettibile nella stanza vuota.
Quelle
due semplici parole colpirono Sirius in pieno
petto. Un’insopportabile morsa gli strinse lo stomaco e
sentì una leggera fitta
di dolore nel ventre.
Remus si
rese conto di aver pronunciato l’ultima frase
a voce fin troppo alta.
«Io…
non volevo…» disse con voce rotta, senza riuscire
a concludere il suo pensiero.
In quel
momento notò che i suoi occhi ambrati erano
pieni zeppi di lacrime e le gote umide. Fu invaso da un’altra
fitta.
Scosse
la testa e alzò una mano, incitandolo a non
aggiungere altro.
E poi
calò il silenzio.
All’improvviso
si rese conto dell’enorme stupidaggine
che aveva commesso: li aveva davvero traditi, tutti quanti. Li aveva
pugnalati
alle spalle per una vendetta idiota.
Aveva
tradito James, il suo migliore amico e il
fratello che non aveva mai posseduto. Colui che era tutto
quello che non aveva mai potuto avere e che aveva sempre
desiderato.
Aveva
tradito Peter, il ragazzino minuto ed
impacciato. Colui con il quale era sempre un piacere sgraffignare dalle
cucine
di Hogwarts.
E infine
aveva tradito Remus. Remus.
Non
capiva perché, ma con lui aveva un rapporto
speciale, diverso da quello che condivideva con gli altri due. Quando
erano
soli si sentiva al sicuro e liberissimo di mostrare anche il suo lato
più
fragile, non provava nessun tipo di imbarazzo.
E fu nel
momento in cui i loro sguardi s’incrociarono
di nuovo e scorse una lacrima solitaria scorrere lenta, si rese conto
di quanto
la cosa lo facesse star male.
L’aveva
fatto soffrire. E mai se lo sarebbe perdonato.
Per la prima
volta Sirius Black si sentì invadere da un fastidioso e
bruciante senso di
colpa.
«Mi
odi, Remus?» domandò con una risata simile ad un
latrato. «Be’, non ti biasimo, ma ti chiedo di
dimostrarmelo».
«Come?»
Non
smise di sorridere.
«Feriscimi»
disse asciutto. «Riempimi di pugni e calci
fino a farmi sanguinare o, meglio ancora, a perdere i sensi. Usa la
magia, se
preferisci. Sì, Schiantami con tutta la forza che hai. Ma,
ti prego, fammi del
male».
Di certo
avrebbe preferito il dolore fisico, piuttosto che vederlo di nuovo
piangere per
colpa sua, per l’emerito bastardo qual era.
Rimase
lì, immobile, le mani strette a pugno lungo i
fianchi. Non sembrava minimamente intenzionato ad agire.
«Oh,
insomma! Ho mostrato a Piton la tua natura,
questa è un’occasione più che adeguata
per farmela pagare».
Allargò
le braccia, pronto ad incassare colpi a
ripetizione. Ma Remus non reagì, non si mosse e
respirò profondamente.
«Non
dicevi di odiarmi?»
Come la
goccia che fa traboccare il vaso colmo, colto
da un moto di rabbia improvviso, si avventò contro Sirius e
prese a tirare
pugni con grande ferocia su ogni centimetro di pelle che riusciva a
colpire.
Aveva un
innato bisogno di sfogarsi, di riempirlo di
botte, di fargli provare più male possibile. Non sarebbe
stato in pace finché
non l’avrebbe visto raggomitolato a terra, pieno di sangue e
ammaccature -
magari con qualche costola rotta, sì -, mentre implorava
pietà gemendo.
«Bravo,
continua così!» lo incitò, senza
minimamente
lamentarsi per le percosse. Anzi, nonostante queste, il ghigno gli
rimase
impresso nel volto.
Alla
fine, completamente sfinito, Remus si bloccò per
riprendere fiato, i pugni ancora a mezz’aria; Sirius
sputò un po’ di sangue sul
pavimento, poi lo fissò.
«Be’,
tutto qui quello che hai da mostrarmi?»
Infatti, tutto
qui? Credi che sia sufficiente dopo tutto quello che ha commesso? In
fondo, lo
odi.
“Già,
lo odio” pensò.
No, non
era vero.
Sebbene
avesse parlato a Piton della Stamberga
Strillante e lo avesse condotto lì, rischiando di ammazzarlo
- usando la sua
licantropia, per giunta -, non riusciva ad odiarlo.
“Lo
odio”.
No, non
era vero.
Sebbene
l’avesse profondamente ingannato, travisando e
compromettendo la loro amicizia, non riusciva ad odiarlo.
“Lo
odio”.
No, non
era vero.
Sebbene
rischiasse di essere espulso da Hogwarts per
colpa della sua bravata, non riusciva ad odiarlo.
“Lo
odio”.
No, non
era vero.
La
verità era che non riusciva ad odiarlo, nemmeno un
poco.
La
verità era che da un po’ di tempo aveva capito di
amarlo incondizionatamente. E non poteva farci nulla, non poteva
impedirlo.
Dopotutto, aveva sentito
dire, l’odio non è altro
che un
espediente per amare.
Un
sospiro, silenzioso ed echeggiante allo stesso
tempo.
Remus
afferrò la bacchetta da sotto le vesti e la
puntò contro il naso dell’altro.
«Tergeo»
ordinò e in un attimo aspirò via tutto il sangue
secco.
Sirius
non smise di fissarlo, con un’espressione
meravigliata e perplessa allo stesso momento.
«Cos’è,
non mi odi più?»
Scosse
la testa: «Mentivo, Felpato. Mentivo
sfacciatamente» rispose. «Sai
cos’è un espediente? Un accorgimento che serve a
superare, almeno provvisoriamente, una difficoltà. Ecco, io
penso proprio di
essere ricorso a questo, ad un espediente, per convincermi di aver
superato
una… chiamiamola condizione… in cui mi trovo da
un po’. Evidentemente mi
sbagliavo, evidentemente non la supererò mai».
«Parla
chiaro, Lunastorta. Non ti capisco quando usi
certi termini complicati» lo interruppe, sghignazzando appena.
Prese un
respiro profondo: «Io… ecco, insomma, questa
mia “condizione”…
credo di… ti amo»
balbettò, arrossendo
istintivamente.
E Sirius si
vestì del sorriso più bello e sincero che vi
avesse scorto, su quel viso
pallido. E a Remus tanto bastò.
{ Solluxy’s
wall }
E,
finalmente, approdo anche in questo fandom.
Allora, be’, è la mia prima fan fiction qui e sono
molto emozionata. Anche un po’ nervosa, oserei dire.
Ho iniziato la saga di Harry Potter relativamente troppo
tardi, eppure me ne sono
innamorata alla follia. Mi chiedo come abbia fatto a vivere senza di
essa per
quattordici anni.
Tra i tanti pairing che shippo, la Wolfstar è
sicuramente tra quelli - ed è anche la mia accoppiata slash
prediletta, al
momento.
Ho abbozzato il finale durante un momento di noia -
molto produttivo - a scuola; l’ho completata al computer,
trovando una
dignitosa parte iniziale - si spera -, nel giro di due giorni - un mio
record
personale.
Oh, un appunto. Come avrete notato, questa one shot è
ambientata in seguito al famosissimo scherzo di Sirius ai danni di
Severus.
Spero che questo piccolo esperimento introspettivo e
sentimentale - i miei generi preferiti, assieme al drammatico - senza
troppe
pretese sia di vostro gradimento e mi auguro di non essere sfociata in
un
lievissimo OOC - soprattutto con Remus.
Siccome li amo, sicuramente scriverò tanto
altro su di loro. E anche sulla
Romione, mio nuovo OTP forevah
(?)…
ma questa è un’altra storia.
Tornerò molto presto probabilmente. Mi piacerebbe
anche pubblicare una long, non appena avrò un’idea
brillante.
With love,
Solluxy ♥
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