Appunti da Cactus

di GirlsInFables
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Scomposta, annoiata e con delle violacee occhiaie, stava seduta al suo posto. La sua poltroncina a rotelle; aveva insistito con tutta la sua forza da rivoluzionaria per ottenerla. La carriera da segretaria andava a gonfie vele, ma aveva sempre sostenuto di avere una carriera da rompi scatole (non si possono dire parolacce con un rating giallo, avanti, birbantelli, non le otterrete da questo raccontino).

Sulla scrivania, l'unico essere vivente che sopportava: Mario, il cactus.

Lo aveva comprato quando realizzò in un nano-secondo, dal momento in cui aveva messo piede in ufficio, di odiare tutti e fu così che incominciò a credere vivamente nella misantropia (non guardatemi così! Non è una parolaccia, giuro. 'gnoranti, mangiatevi un vocabolario in lingua italica).

 

I suoi compiti giornalieri consistevano nel leggere le email, etichettarle come spam, contraffare la firma del pigro capo e mettere in ordine scartoffie. Pile di scartoffie, castelli di scartoffie; ma che dico, castelli? Fortezze di scartoffie! Clichè!

 

Sonia, così si chiama la tapina qui, era circondata da ingegneri, che non facevano mai nulla perché, si sa, niente è di loro competenza.

Lo scazzo*; ecco cosa le facevano provare, oltre al ribrezzo ovvio.

Ma ecco, eccolo lì, l'unico su cui poteva contare: Mario il cactus; il quale, a differenza della svogliata ragazza, notò l'arrivo di una nuova email e la lesse. La legga Mario, la regia ci fa cenno di dar vita ai suoi pensieri, prego, signor cactus Mario.

 

Oh, una spam. Leggiamo: "La Graziella dice di non lasciare niente in ufficio." Tutto normale, insomma. Stupidi umani.

 

Oh, ehi! Oh! Un aereo si schianta sul palazzo e tutti muoiono.

Tranne Mario che ha conquistato così il Qatar.

Fine.

 

 

*nota di Coco: ragazzi, la parola "scazzo" non è una parolaccia che urta i sentimenti dei piagnucoloni. No, non mi scuso. Godetevi il racconto.





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