E' stato il maggiordomo
Titolo: È stato il maggiordomo
Personaggi e Pairing: Stiles/Derek (Teen Wolf)
Genere: Commedia, Mistero
Rating: Verde
Avvertimenti: What if? (tendenzialmente una canon!AU)
Introduzione:
Una vecchia signora con qualche segreto viene uccisa e Stiles indaga
con Derek per incastrare l'assassino. Perché, si sa, in questi
casi il colpevole è sempre il maggiordomo.
Note dell'Autore:
- 2° classificata a “Il contest
delle 48 ore – Non vedo, non sento, non parlo, scrivo!”
indetto sul forum di EFP da Shizue Asahi e vincitrice del premio speciale "Lumachina";
- N. parole: 2766;
- Prompt della tabella che ho utilizzato: “sviluppo di cliché” e “iniziare una storia dalla fine”
- Mi sono cercata una lista di
cliché e quando ho visto quello su cui ho basato la storia
(indica convulsamente il titolo), mi sono detta che non sarei stata
contenta finché non ci avessi scritto sopra. Tecnicamente
è un cliché in senso generico, più che fandomico,
ma spero vada bene lo stesso. Per rincarare la dose ho aggiunto anche
il cliché “tutti pensano che stiano insieme, tranne i
diretti interessati” e anche due o tre cosette sparse qui e
là.
- La storia non è ambientata
proprio in un momento preciso, ma è sicuramente una post!season
2 (ma Derek è comunque diventato Beta e Scott Alpha), anzi,
è praticamente una canon!AU, in cui tutti sono vivi e il branco
è sostanzialmente in armonia (cadaveri che vengono ritrovati a
parte).
- Il punto di vista è tutto
di Stiles, il primo pezzo è un flashforward al presente, il
resto della storia è al passato.
È stato il maggiordomo
Stiles
vorrebbe saltellare e mettersi a urlare al mondo che aveva ragione,
perché è stato fin da quando ha sentito parlare di questo
caso che afferma che è stato il maggiordomo, ma non può,
perché tra le altre cose ha scoperto che il suddetto maggiordomo
è anche un lupo mannaro, il quale si trova ora ad appena tre
metri da lui.
Arretra, pentendosi di non essersi portato dietro la sua mazza da
baseball, né aver avvertito nessuno di dove stava andando. Era
solo alla ricerca di qualche indizio, non credeva che avrebbe visto per
caso il maggiordomo con i lineamenti trasformati mentre cercava di
seppellire un altro cadavere in giardino.
Non è colpa sua se tutto complotta contro di lui, compreso
il branco, anche se questa è un'altra storia.
Con la testa che vortica per la paura, cerca di allontanarsi
lentamente e senza attirare l'attenzione; la sua jeep è
così vicina, solo qualche metro.
Il lupo mannaro si volta verso di lui – lo immaginava che
sarebbe successo, ma la speranza è l'ultima a morire, si sa.
«Stiles!» urla una voce.
Oh, grazie al cielo, pensa. È arrivata la cavalleria.
Improvvisamente, perde l'equilibrio, a causa di una malaugurata
pietra che non ha visto cercando di camminare all'indietro come un
gambero, e crolla a terra prima di poterlo impedire, con un tonfo che
pare quasi l'urlo di un megafono. Forse esagera un pochino, ma è
la paura ad alterare le sue percezioni.
Anche la sua testa colpisce il terreno malamente e Stiles perde i sensi.
***
Da
principio, era un semplice caso di omicidio. Differiva da quelli che
Stiles era abituato ad adocchiare sul tavolo della cucina, sbirciando
tra la documentazione di suo padre, solo per il fatto che il cadavere
era quello di una vecchia signora molto ricca trasferitasi a Beacon
Hills da poco – non c'erano molte persone ricche in città.
Benestanti, magari, ma chi si sarebbe trasferito in un posto dove il
tasso di mortalità era il più alto mai registrato?
Soprattutto se avesse potuto scegliere ben altre migliori
possibilità – e che sembrava essere stato commesso da una
persona comune, visto che la vittima era morta per un colpo in testa.
Niente segni di morsi, un semplice umano che aveva commesso l'omicidio.
Forse un ladro il cui furto era finito male, pareva l'ipotesi
più probabile.
Omicidio sovrannaturale o meno, Stiles non aveva potuto fare a meno di spulciare tra le carte di suo padre.
Era solo curioso, non faceva nulla di male.
E, ehm...
sbirciando, aveva scoperto che il reato era avvenuto un giovedì
pomeriggio, all'ora del tè, la vittima si chiamava Agatha Smith,
aveva ottantasei anni, era sola in casa, non aveva parenti prossimi ed
era morta per un singolo colpo in testa... che le aveva sfondato il
cranio; le foto del cadavere non erano molto belle a vedersi e Stiles
ormai poteva dirsi abituato a cose particolarmente schifose. L'unica
persona vicina alla vittima era il suo maggiordomo James, che lavorava
per la signora Agatha da anni, il quale aveva però un alibi,
visto che era uscito a fare la spesa, al momento del delitto. La casa
era stata trovata sottosopra e alcuni gioielli di famiglia erano stati
rubati – almeno a detta del maggiordomo –, per questo il
furto era la possibilità più ovvia.
Particolare
interessante: la vittima era completamente sorda da alcuni anni, quindi
non era chiaro se davvero avesse solo scoperto il ladro per caso o
fosse stata uccisa volontariamente. D'altronde, chi avrebbe ucciso una
povera vecchietta indifesa?
Era stato il
maggiordomo. Oh, sì, doveva essere proprio così. E al
diavolo che fosse un grande cliché, il suo istinto non sbagliava.
«Stiles!» urlò suo padre e lui
sussultò, colto di sorpresa e colpevole. «Che cosa stai
facendo?»
Stiles sorrise
innocente e scrollo le spalle. «Nulla, mettevo un po'
d'ordine» disse, scostando un contenitore di un paio di
centimetri. Scostò la manica dal polso e lo fissò come se
stesse guardando un orologio immaginario. «Oh, com'è
tardi. Avevo promesso a Scott che avremo studiato insieme per il
compito di chimica.»
Suo padre sollevò gli occhi al cielo.
«Tornerò per cena. Ciao, papà.»
***
Okay, forse non era un semplice caso di omicidio.
«La vecchietta era un Alpha rimasta senza branco?!»
Stiles non
sapeva nemmeno perché si sorprendeva, quando mai avevano avuto a
che fare con qualcosa di anche solo lontanamente normale? Mai, appunto.
«Ma era sorda e chi l'ha uccisa ha usato un semplice attizzatoio!» tentò di ribattere.
Derek
inarcò le sopracciglia e si piegò in avanti verso il
tavolino, indicando l'albero genealogico che aveva tirato fuori da un
vecchio libro polveroso. Secondo Stiles, quando Derek Hale avrebbe
scoperto l'uso di internet, sarebbe stato troppo tardi.
I due si
trovavano a casa di Derek, nella vecchia villa degli Hale sistemata e
finalmente priva di continui rischi di crollo, organizzata in modo che
il branco potesse utilizzarla per ogni eventuale necessità.
Scott era un buon Alpha, soprattutto con l'aiuto di un Derek che aveva
mostrato molto più talento come mentore che come capo. Ogni
tanto avevano qualche guaio – Stiles non era sicuro di cosa
attirasse il soprannaturale a Beacon Hills, ma accadeva continuamente
–, però finora erano sempre riusciti a cavarsela. Anzi,
trovava già buono che non si fossero uccisi e vicenda.
Okay, okay, non
era proprio così, forse lui e Derek avevano mostrato più
affinità di quanto chiunque avrebbe mai potuto immaginare, non
che l'avrebbe ammesso ad alta voce.
Con la punta
dell'indice, Derek aveva indicato il punto in cui era segnato il nome
di Agatha Smith. «Questa è lei.» Il ramo si
concludeva con il suo nome: non si era mai sposata, né aveva
avuto figli, ma questo Stiles lo sapeva già.
«Allora la conoscevi?»
«Sì.» Poi fece una smorfia e voltò la
faccia da un'altra parte. La mente investigativa di Stiles aveva
un'altra domanda pronta per lui, ma Derek anticipò la sua
risposta. «Sono stato io a portarla qui.»
I tempi
cambiavano, era evidente. Una volta una rivelazione del genere gli
avrebbe fatto inserire Derek al primo posto nella lista dei sospettati,
ora... al massimo all'ultimo.
«Perché?» Stiles si spinse in avanti fino a
trovarsi sull'orlo di un divano già rovinato dopo pochi mesi.
Una massa di adolescenti senza controllo? Quello era il risultato.
«Per
Scott. Credevo che potesse aiutarlo più di me, vista
l'esperienza.» Un modo carino per non dire
“l'età”, pensò Stiles. «Era una
conoscente della mia famiglia, sapevo che l'ultimo del suo branco era
morto ucciso da dei cacciatori e che era rimasta sola, così l'ho
contattata.» Lo sguardo di Derek si oscurò ancora di
più, mentre il senso di colpa aveva la meglio su di lui.
Prima di poterci
pensare sul serio, Stiles si sporse lungo al tavolino posizionato in
mezzo a loro e appoggiò la mano sulla sua.
Derek fissò prima lui, poi le mani unite. Sembrò voler dire qualcosa, ma rinunciò.
«Non
è colpa tua, non l'hai certo uccisa tu.» Ci fu una pausa.
«Giusto?» chiese, strascicando un po' le sillabe.
L'altro
piegò la testa da un lato, fissandolo con le sopracciglia
alzate, ma contraendo le labbra in quello che con un lente
d'ingrandimento sarebbe stato visto come un quasi sorriso.
Scott e Isaac
entrarono in quel momento, chiacchierando amichevolmente. Quando
portarono l'attenzione su di loro, si bloccarono e fecero dietro-front.
«Scusate» disse il primo.
Ecco, questa era
un'altra delle cose che ormai succedevano continuamente ed era quasi
più fastidiosa degli omicidi, dei rituali folli e di qualsiasi
altra cosa sovrannaturale con cui avevano a che fare.
Quasi, eh, perché Stiles aveva ancora delle priorità.
Per esempio, mai
mettersi contro Lydia, la ragazza sapeva essere vendicativa. E anche se
Stiles non era ancora certo di cosa avesse fatto per indispettirla,
né tanto meno che dietro al fatto che il branco ormai si fosse
convinto che lui aveva una relazione segreta con Derek ci fosse lei,
non gli venivano candidati più probabili per come fossero
arrivati a questo. Il top era stato quando un giorno Scott gli aveva
messo una mano sulla spalla e gli aveva detto che lo avrebbe sostenuto
qualsiasi decisione avrebbe mai preso.
Un vero amico, vero?
Stiles a quel
punto aveva fatto leva sul proprio sarcasmo e aveva stordito Scott con
i dettagli più sordidi che gli erano venuti in mente. Non era
sicuro che l'amico avesse capito che il suo era un modo per negare
qualsiasi cosa tutti – tranne Boyd, lui sembrava essere troppo
superiore a queste cose – stessero implicando, ma dal modo in cui
lui e Isaac si erano affrettati a lasciarsi soli temeva che la risposta
fosse un sonoro no.
Sollevando gli
occhi al cielo, guardò Derek. «Voglio andare a dare
un'occhiata alla casa. Sicuramente sarà chiusa agli estrani, ma
possiamo entrare di soppiatto. Vieni con me?»
Perché Derek ora lo stava guardando con quella faccia da schiaffi che aveva ogni tanto?
«Sì, sempre che tu abbia intenzione di restituirmi la mano.»
Stiles piego la
testa verso il basso, vide le loro mani ancora unite e ritirò la
sua come se si fosse scottato.
Si immusonì. Ecco perché.
***
Dopo un breve
discussione su come fosse meglio agire, in cui Stiles aveva detto una
cosa, Derek un'altra e alla fine era stato Stiles ad avere la meglio
– le sottili minacce riguardo il suo povero collo non facevano
più lo stesso effetto dopo un po', se non erano mai state
attuate sul serio –, i due avevano deciso di seguire la pista del
maggiordomo.
Il supermercato
in cui quest'ultimo aveva fatto la spesa, era anche lo stesso che
Stiles frequentava abitualmente. Visto che c'era...
«Che stai facendo?!» chiese Derek, vedendolo prendere un carrello.
Erano lì
per chiedere alla cassiera che aveva servito il maggiordomo come fosse
andata. Stiles aveva visto una sua foto durante la sbirciatina alle carte del padre e sapeva che confermava la storia, ma Derek era piuttosto bravo a fiutare le bugie.
«Cibo, hai
presente? A casa hai solo roba genuina, tranne quegli stupidi ciccioli
che mangi solo tu. Come fai a sopravvivere?» Buttò nel
carrello alcuni pacchetti di patatine alla paprika.
Allungò
la mano verso le bibite gassate, ma Derek lo prese per la collottola e
lo trascinò via. «Andiamo!» ringhiò.
Ehi, lui cercava solo di essere d'aiuto.
Andarono in
direzione delle casse. Stiles riconobbe la cassiera della foto e la
indicò a Derek. Da quel momento iniziò l'interrogatorio e
il tentativo di sfoderare il proprio fascino di Derek, con Stiles che
ascoltava poco lontano e fingeva di essere interessato ai dolciumi
esposti sugli scaffali.
All'inizio,
Jenny – o Ginny? Non riusciva a leggere bene il nome segnato sul
cartellino – sembrò sospettosa, ma tempo qualche minuto e
il suo sguardo si addolcì, finendo anche per scoppiare a ridere.
Stiles s'imbronciò e quasi stritolò una barretta ai
cereali.
Se gli avesse
dato anche il numero di telefono lo avrebbe strangolato. Chi era quello
a distrarsi durante la missione?
Comunque, la
conversazione stava dando buoni frutti. Cioè, non proprio,
perché Jenny confermava l'alibi del maggiordomo. Eppure...
«Stiles!» lo chiamò Derek alle spalle. Lui
sussultò e alcuni pacchetti di marshmallow caddero sul
pavimento; le persone avrebbe dovuto smetterla di arrivare alle sue
spalle in quel modo, voleva riuscire ad arrivare ai diciotto anni senza
infarti.
«Diceva la verità» disse Derek, riferendosi a Jenny.
Stiles sbuffò. «Non è stato un furto, potrei scommetterci.»
Derek incrociò le braccia al petto. «Andiamo alla casa.»
«Sì, ma prima fammi pagare questi» disse, indicando il carrello mezzo pieno.
«Stiles!»
***
Il
maggiordomo era molto diverso da come Stiles se l'era immaginato. Tanto
per cominciare, aveva una ventina d'anni in meno ed era appena sulla
quarantina, i capelli erano scuri anziché brizzolati. Era alto e
dinoccolato come pensava, ma piuttosto sciatto. Aveva perso il lavoro e
non aspettava visite nella dépendance della casa della signora
che occupava al momento, ma jeans stracciati, maglietta scolorita e
barba di un giorno avevano ucciso le sue aspettative.
Lo avevano
incontrato per caso nel giardino della villa e Derek si era presentato
come un amico di famiglia – cosa vera, tra l'altro – e
aveva usato questa cosa per attaccare bottone.
O, almeno, ci aveva provato.
Il maggiordomo
aveva uno sguardo omicida peggiore di Derek e li cacciò via in
malo modo, sostenendo di aver di meglio da fare. Rientrò nella
piccola abitazione in legno e sbatté loro la porta in faccia.
Stiles avrebbe
voluto mettersi a bussare fino a buttare giù la porta, se
necessario – o lo avrebbe fatto fare al lupo mannaro che si era
portato dietro –, in fondo volevano scambiare solo qualche
parola, ma Derek lo bloccò per un braccio. «Fermati.»
«Che c'è?»
Uh-uh. L'espressione seria di Derek non prometteva nulla di buono. «C'è odore di sangue.»
«Dove? Qui?» chiese Stiles guardandosi intorno, alla ricerca di macchie rosse.
Derek gli diede un colpetto dietro la nuca. «Nella casa, idiota.»
A Stiles quasi
venne da sorridere, perché l'aveva detto lui che il maggiordomo
c'entrava! Sfuggì alla presa di Derek e si mise a guardare
attraverso le finestre della casa, peccato che non si vedesse molto con
le tapparelle abbassate. Perché le tapparelle erano abbassate in
pieno giorno?
«Dovremo
entrare comunque, che ne dici, Derek?» Non ottenne risposta.
«Derek?» Si girò e vide suo padre, il quale sembrava
anche piuttosto arrabbiato.
«Ehi, papà!»
Suo padre si
coprì il volto con una mano, esasperato. «Stiles, per la
milionesima volta, non devi ficcare il naso nelle mie indagini,
è chiaro?»
«Ma...
quell'uomo ha qualcosa di strano, papà.» Cercò
Derek con lo sguardo per avere sostegno e notò che si era
già allontanato di parecchio, il traditore. Da quando l'avevano
arrestato due volte, l'anno precedente, tendeva a stare lontano dalla
polizia. Evitò di soffermarsi sul fatto di avere qualche
responsabilità in quegli arresti.
Suo padre lo
ignorò e di certo lui non poteva dirgli che un lupo mannaro
aveva sentito odore di sangue nella casa del maggiordomo.
«Papà, ascoltami!»
«Vai a casa Stiles, non voglio trovarti qui a gironzolare di nuovo.»
Stiles
sbuffò, ma si avviò verso la propria macchina. Tanto
sarebbe tornato, era sicuro che in casa ci fosse qualche indizio, ora
che aveva un presunto colpevole.
«Credevo dovessi vederti con Scott» aggiunse suo padre alle spalle.
«Già, ehm... non stava bene, per cui...»
«Stiles.»
«Sì.»
«Stai attento» dice, lanciando uno sguardo sospettoso a Derek.
Oh, perfetto, ora la sua vita era completa.
***
La
situazione, poi, non si era risolta proprio come pensava, ma anche i
migliori piani potevano incontrare qualche ostacolo lungo la strada.
Per esempio, lui era tornato alla villa di sera tardi, quando le
volanti della polizia se erano andate da ore, e il suo intento era solo
trovare una prova, non di cogliere il colpevole con le mani nel sacco.
Per sfortuna il maggiordomo era anch'esso un lupo mannaro e Stiles era da solo, ma per fortuna
Derek lo conosceva abbastanza da aver predetto cosa avrebbe fatto.
Doveva aver dedotto qualcosa dai borbottii che aveva emesso contro suo
padre durante la strada del ritorno, quel pomeriggio.
Quando rinvenne,
Stiles scoprì di essere sdraiato sul terreno, con Derek
inginocchiato di fianco a lui e una delle sue mani avvolte intorno al
braccio.
«Stiles, stai bene?» gli chiese.
Un lupo mannaro
era stato molto vicino a prendersela con lui, povero umano indifeso il
cui sarcasmo non poteva essere un'arma sufficiente per un combattimento
fisico.
Certo che stava bene.
Annuì con
la testa e un attimo dopo si ritrovò le labbra di Derek premute
contro le proprie, per un lasso di tempo fin troppo bene. Quando si
separarono, si sentiva ancora così stordito che quella
sembrò essere stata solo un'allucinazione.
«Avevo
ragione, hai visto? È stato il maggiordomo» disse, mentre
Derek lo aiutava a mettersi seduto.
«Veramente no.»
Stiles
spalancò la bocca, sorpreso. Non si sentiva più nemmeno
stordito dal colpo che aveva preso. «Cosa? Ma...?»
«Il vero
maggiordomo, cioè James Grant, era umano e ora giace morto nella
buca, mentre il fratello gemello, un Omega, ha ucciso lui e Agatha. Non
so perché, vendetta penso.»
Oh. Non se l'aspettava. «E ora lui dov'è?»
«Legato. Ho già chiamato tuo padre.»
Sprofondò
il silenzio tra di loro. Ora suo padre sarebbe arrivato, si sarebbe
arrabbiato perché lui aveva disubbidito, ma avrebbe avuto un
colpevole da arrestare. Si alzò in piedi e scalciò una
pietra immaginaria. «Grazie di avermi salvato. Finire in quella
buca insieme al maggiordomo non rientra tra le mie massime
ambizioni.»
Si fissarono di
nuovo, poi Stiles fece un sorrisetto. «Almeno daremo ai nostri
amici qualcosa di vero di cui parlare.» Derek alzò gli
occhi al cielo prima che le loro labbra s'incontrassero di nuovo.
Spazio Autrice: Non pubblico
qualcosa da fin troppo tempo, ma questo contest ha risvegliato
l'ispirazione, quindi m'inchino alla giudiciA, comunque vada.
Una storiella senza pretese, che spero vi abbia strappato un sorriso di tanto in tanto.
In realtà la storia dei due gemelli e Agatha, per come l'avevo
pensata, era un po' più complicata, ma non c'è stata
l'occasione di tirarla tutta fuori (per esempio, era il gemello ad
essere responsabile della morte di alcuni dei membri del branco di
Agatha e la vendetta c'entrava con la madre Alpha a cui Agatha aveva
rubato il potere).
Grazie di essere arrivati fino a qui.
Alla prossima!
Ilaria
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