Ho notato che non riesco a
scrivere se
sono felice, allora mi interrogo.
Non è che non
abbia problemi, tutti ne
hanno, solo, probabilmente, ne descrivo principalmente peggiori. Come
la storia di Angelica che, vista e rivista, è sempre la
stessa, o la
storia del ragazzo trasparente che si liquefaceva sul pavimento in
pietra, o ancora di quel ragazzo che fumava, o i due miei amici
piromani.
I ricordi rimangono.
I miei due amici piromani,
il serpente
che ruba le borse ed il dragone no.
Non c'è
più spazio per loro? Nella
mia mente dico.
Beh nella mia mente non ci
sono tante
cose, ad esempio non mi ricordo mai se una funzione si dica
trascendente o trascendentale e la differenza tra concavo e convesso,
la seconda ha provato a spiegarmela il ragazzo con il cervello pieno
di fumo, ma già non me la ricordo.
A volte penso che tutto
vortichi nella
mia testa, un po' come cadere in una buca inseguendo un coniglio
bianco con panciotto ed orologio da taschino.
Come quando mi impongo di
stare a dieta
e non mi rispetto, cosa capita quando ciò accade?
Perché succede?
Ma soprattutto: mi piace davvero mangiare gallette schifose di
cartone spacciandole per buone?
Beh quello che mi passa per
la testa è
vario, sto pensando ad esempio che non scrivevo da tanto tempo e che
vorrei imparare il latino ed il giusto verso in cui mettere gli
accenti, che mi piacerebbe mangiare giapponese anche se ho mal di
stomaco e devo studiare perché ho paura di misurarmi con gli
esami.
Gli inizi sono complicati,
ho cercato
di iniziare di nuovo a parlare con Angelica Opportunista, è
un po'
come Roma per Byron, come il coro dell'Adone. Si avverte qualcosa che
manca.
In lei mancano gli occhi
che brillano
quando mi guardano senz'altro, ma in realtà non mi manca,
è palese
che mi manchino tante cose, come un abbraccio dal dragone sputafumo
che ha esaurito il fuoco e non è più sul piede di
guerra.
E Dio! Quanto mi manca solo
io lo so!
Darei l'animo per riaverlo indietro.
Lui e l'uomo degli
scaldacollo. Che tra
l'altro sono amici.
Mi mancano come l'aria.
Mi mancano che davvero mi
sento morire.
E Angelica può
aspettare, è troppo
poco per competere.
Pensate che persino Orlando
e Medoro me
l'hanno risputata, poi l'hanno riafferrata, come se non l'avessero
digerita bene e l'hanno di nuovo assorbita nella sua
integrità.
Non so perché,
ma con Angelica sono
tutti così: prima la vogliono, poi non più, ma
alla fine la mano
gliela porgono sempre.
Anche a me hanno porto
tante mani,
davvero, come agganci. “Dai, tirati su, sei ancora in tempo
per non
morire!”, ma non ne ho accettata nemmeno una.
“Sapete
è una questione d'orgoglio”,
declinavo educatamente in silenzio.
Ed io aspettavo e ancora
aspetto i suoi
artigli da arpia, perché preferisco che lei mi sfregi il
viso e mi
tiri via gli occhi all'aiuto di chiunque.
Sono abbandonata
lì, sul dirupo, mi
tengo su con una mano e penso alle mie ossa vetrose, a quanto siano
stanche di sopportare anche quello e a quanto ci abbiano messo a
soffiarle tutte a mano una per una e anche in quanto andrebbero tutte
in frantumi.
A volte le sento sfregare
ed il rumore
mi dà il voltastomaco, sapete, come le unghie sulla lavagna,
mi si
accappona la pelle e vorrei scappare lontana da me.
Il ragazzo della
liquefazione se n'è
andato perché era il suo ultimo anno, ed è stato
giusto così,
perché ho trovato felicità altrove, ed
è chiusa questa breve
parentesi.
Sto davvero cercando di
mettere un
punto decisivo per schedare la fase della mia vita che racchiude
tutte queste brutte cose, ma non ce la faccio, le unghie lunghissime
della creatura mitologica di cui sopra, continuano a scucire
l'involucro legato con cura e maestria.
Il ragazzo che aveva finto
la propria
morte, questa volta è sparito per davvero, e non ho
più avuto sue
notizie, abitava nella via con il nome della piazza dove c'è
il
capolinea del pullman qui dove vivo io. Ogni volta che suonavo al
campanello ci metteva una manciata di minuti per rispondere e io
volevo sparire perché lo odiavo, ma lo amavo, come Catullo.
Avrei
scritto una fiaba e mille poesie per lui, ma io ero Saffo e non ho
più avuto speranze quando l'incantesimo si è
spezzato, beh
l'incantesimo ed il mio cuore si sono spezzati. Poi nessuna notizia.
E oh Angelica quanto ti
dedicherei un
racconto rosa in cui io e te ci incontriamo e c'è il lieto
fine, ti
porterei ai Campi Elisi e ti leggerei la nostra storia tutta d'un
fiato, poi ti porterei sulla Tour Eiffel e ti chiederei di sposarmi;
sono una vedutista ed osservo il mondo attraverso una camera ottica,
per ampliare il mio cono visivo, ma tu non ci sei comunque.
Disegno paesaggi giorno e
notte per
raccontare fiabe, ma soprattutto romanzi cavallereschi. Per
raccontare di quando scegliesti Medoro e non Orlando e ingannasti
tutti gli altri, ma soprattutto per ricordare di quando ti chiesi la
mano a Parigi circondate da luci abbaglianti, amore e profumo di
croissant, mi rispondesti di sì ed annusasti il profumo di
Provenza
che c'era nella tua borsa, il giorno dopo mi svegliai, sola, con un
mazzo di lavanda sul cuscino.
Il mazzo color indaco
è su una
mensola, vicino ad un ricordo, tu sei lontana ed io non ti penso
più.
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