IL RISVEGLIO
Chris non si
ricordava molto bene del suo periodo di follia. Si ricordava del prima,
e curiosamente si ricordava anche del momento in cui era impazzito. Si
pensa sempre che sia una cosa graduale, che si scivoli nella follia
così come si scivola nel sonno, e magari di solito
è così, invece lui si ricordava di aver avvertito
il momento in cui la sua mente si spezzava. Aveva fatto crack, proprio come quando
si spezza un osso. Non che fino al momento prima stesse bene, aveva
visto cose che, lo sapeva, si sarebbe sognato la notte per un bel
po’, non dormiva da giorni ed era terrorizzato. Poi
c’era stato quel fantasma, e aveva sentito crack.
Da quel punto
in poi era tutta una specie di nebbia da cui ogni tanto emergeva
qualcosa di orribile, una specie di tentacolo di Cthulhu mentale, su
cui non voleva soffermarsi troppo perché altrimenti, lo
sapeva, la sua mente avrebbe fatto crack un’altra
volta. Fino al momento in cui aveva sentito una voce che diceva:
-Adesso dovresti essere a posto, Clint Ramirez.
E la mente era
di nuovo a posto. Era nell’infermeria del Campo, e doveva
esserci stata una battaglia, perché sentiva che
l’infermeria era piena. Però lui era in un letto
isolato, separato dall’ambiente comune da una tenda.
C’era odore di fragole e la cosa più strana era
che mr. D indossava un completo elegante.
-Chris
Rodriguez. Io mi chiamo Chris Rodriguez.
Gli
sembrò di impararlo di nuovo nel momento in cui lo diceva.
Come completare un puzzle di un milione di pezzi con l’ultima
tessera, e vedere il disegno completo: lui era Chris Rodriguez.
Mr. D sorrise,
e Chris ebbe l’impressione che quella volta sbagliare il suo
nome fosse l’ultima parte dell’incantesimo,
perché fosse lui a nominare se stesso e riappropriarsi della
sua identità.
Il problema
era che la sua identità, in quel momento, era quella di un
traditore.
Fissò
il preside in attesa di essere trasformato in delfino, o cose del
genere. Non successe.
-Beh?
-Ho tradito il
Campo, signore. Ho tradito l’Olimpo, mio padre, e mi sono
unito a Crono.
-Non mi dire!
Ma davvero?
-Pensavo…
Mi avevano fatto delle promesse. Mentre mio padre, lui… Non
mi ha mai nemmeno riconosciuto. Non gli importa nulla di me. Ho creduto
che agli altri potesse importare.
Dioniso
sbuffò. Il pensiero “ancora
adolescenti in crisi, che epica rottura di palle” sembrava passargli in
fronte come le scritte dei cartelloni di Time Square.
-Non posso
sapere le ragioni di tuo padre, Gonzalez, né stare qui a
spiegarti cosa comporta essere genitori divini. Ma una cosa te la posso
dire: il padre è solo un uomo, e gli uomini sono tanti.
Scegli quello da cui pensi di poter imparare qualcosa, e impara da lui.
A Chris venne
in mente suo zio Dom. Si era occupato di lui e di sua madre, gli aveva
insegnato ad andare in bicicletta e a giocare a basket, lo sgridava
quando faceva le cazzate e si era fatto il culo per tutta la famiglia.
Gli aveva insegnato che un uomo non è quello più
forte o più temuto, ma è quello che sa cosa si
deve proteggere e quando si deve mettere da parte l’orgoglio.
Mentre lui guardava al cielo sperando in un segno da suo padre, era tìo Dom che lo guidava
sulla terra e non lo faceva inciampare.
-Sono stato un
coglione, signor preside. Accetto la punizione che merito.
-Mi rallegro
che tu abbia preso coscienza di te stesso, ma non ho voglia di punire
nessuno, oggi. Magari più avanti. Adesso, è il
caso che vai a cercare quella ragazza e la ringrazi, con tutto quello
che ha fatto per te.
Chris lo
fissò perplesso. –Quale ragazza?
-Come, non te
la ricordi? Eppure per riuscire a uscire dal Labirinto hai pensato a
lei.
Chris
scattò e fece per afferrarlo per la giacca, ma lo sguardo di
mr. D lo trattenne. –Per favore! Non mi ricordo!
-Magari ti
verrà in mente, Fernandez. O magari no, e allora significa
che non era niente di importante. Adesso ho da fare, ti ho prestato
abbastanza attenzione per oggi. Eroi, vogliono sempre essere i
protagonisti.
-No, aspetti
un attimo…!
Niente da
fare, mr.D se n’era andato. Chris si prese la testa tra le
mani. L’ultima cosa che voleva era ripensare al Labirinto,
però…
La tenda che
lo separava dagli altri letti si scostò. Era Clarisse La Rue.
Chris la
fissò, senza sapere bene cosa dire. Era ammaccata, e aveva i
capelli più corti dell’ultima volta che
l’aveva vista, prima di…
-Ti ha
guarito? Stai bene?
Lui non sapeva
bene cosa dirle. Non sapeva bene nemmeno perché lei fosse
lì. Per ammazzarlo mentre era cosciente, forse.
Sospirò.
-Ciao,
Clarisse. Mi ha guarito, sì. Sulla parte dello stare
bene…
-Un giorno mi
farai il favore di spiegarmi perché cazzo l’hai
fatto, Chris. Ma quel giorno non è oggi.
-Quindi non
sei venuta per ammazzarmi o cose del genere?
Lei lo
guardò un po’perplessa, le sopracciglia aggrottate.
-Ma ti pare
che avrei fatto tutta quella fatica se… Uh, niente, lascia
stare. No, per ora non ti ammazzo.
-Sei la
seconda che mi grazia, oggi. È il mio giorno fortunato-,
sospirò Chris. La cosa lo faceva sentire quasi peggio.
Poi un
pensiero gli attraversò la mente. Una cosa che gli aveva
detto mr.D: quella
ragazza, con tutto quello che ha fatto per te.
-Aspetta…
in che senso hai fatto tutta quella fatica? Cosa intendevi?
Clarisse
arrossì. Incrociò le braccia e girò la
testa di lato, verso il muro dell’infermeria.
-Ah…
niente. Niente di che, davvero. Sai, entrare nel Labirinto, qualche
missione dopo che ti ho ritrovato, cose così.
Chris si
sentì girare la testa. –Dopo che mi hai ritrovato?
Lei si strinse
nelle spalle. –Eri nel deserto vicino a casa mia. Quindi sono
andata a cercare l’entrata del Labirinto, e ho tentato di
chiuderla ma non ci sono riuscita, e poi…
A Chris
vennero in mente dei ricordi, come lampi di pensiero. Luke che gli
diceva “Il Labirinto ti legge nella mente”. Lui che
era riuscito a pensarci, nella sua folle disperazione. Se
mi leggi nella mente, portami al sicuro. Portami da chi non
cederà mai. Portami da una roccia. Portami da lei.
La
fissò. Era lì. L’aveva trovato. Era
entrata nel Labirinto. Era una di quelle che, quando Luke diceva
“la porteremo dalla nostra parte”, a Chris, che era
bravo a riconoscere le menzogne, il suo tono strideva come gesso sulla
lavagna. Perché lo sapevano benissimo tutti e due, Clarisse
non avrebbe mai tradito, mai, per tutte le ricompense del mondo. Chris
aveva sentito la voce di Crono, e aveva tremato. Clarisse gli avrebbe
sputato in faccia.
-Perché
mi stai fissando? Ha ricominciato a sanguinarmi il naso? Will!
Clarisse
alzò la testa e si premette una mano sul naso. A Chris venne
da ridere.
-No, non ti
sanguina il naso. Senti, io…
La tenda si
scostò di nuovo. Will Solace, che aveva un’aria
stanca e molto triste. –Clarisse, mi hai chiamato?
È Chris che…
-Ehi, Will.
-Ehi, Chris.
Bentornato in questa valle di lacrime. Cosa c’è
che non va?
Si
girò verso Clarisse. –No, scusa, Will, ti ho
chiamato ma è stato un falso allarme. Pensavo
che… lascia stare.
-Beh,
già che sono qui, me lo fai visitare? O hai intenzione di
rimanergli appiccicata anche… Ahia, cazzo, ma sei
deficiente?
Chris era
rimasto a bocca aperta. Clarisse era arrossita di nuovo e aveva mollato
un cazzotto a Will che l’aveva mandato a sbattere contro il
muro dell’infermeria.
-Non hai del
lavoro più urgente da fare, Will? Fila via. Qui va tutto
bene.
Lui le rivolse
un’imprecazione e uscì, massaggiandosi il braccio.
-Che cosa
è appena successo?
-Will non sta
molto bene. C’è stata una battaglia, Luke ha
trovato l’ingresso al campo. Li abbiamo ricacciati indietro,
ma Lee… Insomma, Lee non ce l’ha fatta.
Chris venne
come travolto da un’ondata di sconforto e senso di colpa.
Strinse i pugni, si sentì le lacrime salire agli occhi.
Magari era meglio rimanere folle. O morire nel Labirinto.
-Ehi-.
Clarisse si era seduta sul letto. Gli aveva passato una mano tra i
capelli. Era una carezza incredibilmente tenera; Chris non avrebbe mai
pensato che lei potesse avere un tocco così delicato.
-Non
è stata colpa tua. Luke e i suoi hanno continuato a
esplorare il Labirinto, hanno trovato il Filo, sarebbero arrivati
comunque. Non voglio dirti che non hai fatto una cazzata, ma alle
cazzate si può sempre rimediare: adesso sei qui, ti rimetti
in forze, e quando Crono arriva, gli apriamo il culo. Cosa te ne pare?
Chris si
asciugò gli occhi. Tentò un sorriso.
-È più probabile che lui lo apra a me, ma anche
se fosse, va bene. Ve lo devo. E non vedo l’ora.
-Bravo. Ti
porto qualcosa da mangiare, così poi ti alzi e andiamo al
falò. Che ne dici?
-Mi sei stata
sempre appiccicata?
Clarisse si
alzò di colpo dal letto. Chris maledisse la sua lingua
lunga. Si era accorto che stava bene, con lei seduta vicino.
–Non ascoltare tutte le cazzate di Will. Mi informavo su come
stavi, figurati. Cosa vuoi da mangiare?
-Senti…
lascia stare. Non mi va di venire al falò. Non so se
è il caso, dopo sai… quello che ho fatto.
Lei
aggrottò le sopracciglia. –Non puoi mica scappare
per sempre. E poi guarda che tutti saranno contenti di vederti. Se
preferisci, ce ne stiamo un po’in disparte, ti tengo
compagnia. Se ti va. Altrimenti, dico a Connor che…
-No. No, va
bene, hai ragione, tanto devo affrontarli. Vengo al falò. Mi
va che tu mi tenga compagnia. Se ti va.
-Sì
che mi va, te l’ho chiesto io. Se va bene a te.
Chris
scoppiò a ridere. Che bella sensazione, pensò.
-Ci stiamo
incartando, con questa conversazione.
-Infatti. Ti
porto qualcosa che ti dia un po’di energia.
-Palle di
minotauro.
Rise anche
lei. Aveva una bella risata, forte e piena. A Chris venne voglia di
farla ridere ancora.
-Ricordami che
devo raccontarti una barzelletta bellissima, quando siamo al
falò.
Note: Prima o poi
scriverò anche qualcosa che non sia una Chris/Clarisse.
Forse.
Intanto, missing
moment del quarto libro, in cui Percy li vede al falò, con
lui finalmente guarito, che le racconta una barzelletta. Il fantasma
che fa impazzire Chris è Minosse, e il fatto che Clarisse
gli stia sempre appiccicata è canonissimo. <3
E ora, passo ai
ringraziamenti:
Si ringrazia Mr.D, al
secolo Dioniso, che come i migliori personaggi si scrive da solo. E se
non ranta almeno un pochettino contro gli eroi non è
contento.
Si ringraziano le mie
Beta Loro Malgrado, che non sanno una mazza del fandom ma le tengo lo
stesso perché sono sexy: vannagio e OttoNoveTre.
Si ringrazia Jo
Lupo che
fanghèrla con me nella Vita Vera, anche se lei Clarisse, in
realtà, la shippava con Perso.
Si ringraziano quelle
che fanghèrlano con me su facciabbuco, che il
fanghèrlamento è l’anima del
divertimento.
E si ringraziano tutti
quelli che hanno letto fino a qui, e un po’di più
quelli a cui la storia è anche piaciuta!
Alla prossima!
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