Ci rivedremo, Petyr, nei Sette Inferi

di Adeia Di Elferas
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 E così non l'aveva mai amata. Aveva addirittura preferito quell'insipida Sansa a lei, solo perchè aveva qualcosa, solo un vago retrogusto di quella che era stata sua madre, l'allegra e lieve ragazza di Delta delle Acque.

Lysa ancora non capiva. Era come se il tempo si stesse dilatando, come se la fine fosse destinata a non arrivare mai.

Vedeva tutto così distintamente, ogni mattone, ogni filo di muschio, ogni minima crepa nella roccia, ogni riflesso della neve...

Il suo urlo, che le stava bruciando la gola, mentre precipitava nel nulla, copriva ogni altro rumore, isolandola dalla realtà, sempre di più, sempre di più...

E così Petyr, il suo Petyr... Mai, non l'aveva mai...

Avrebbe pianto, se solo ce l'avesse fatta. Era troppo impeganata a capire che stava accadendo e perchè ci metteva così tanto a toccare terra. Avrebbe voluto toccare il suolo in quel preciso istante, senza dover attendere ancora. Aveva già passato tutta la vita ad aspettare. Ad aspettare lui, il suo dolce Petyr...

Mentre lui aveva sempre amato un'altra. Non un'altra qualsiasi, non una donna che stava al suo servizio o una bellissima lady incontrata in qualche corte straniera. No. Lui aveva sempre amato solo una donna. Una donna che negli anni era cambiata. Non era più la Catelyn di Delta delle Acque. No, era diventata la glaciale e inflessibile Catelyn di Grande Inverno.

Eppure Petyr... Oh, lui l'amava sempre e comunque. Tanto da preferire quell'insopportabile Sansa a lei, a Lysa, alla sorella di Catelyn.

Non era meglio lei, rispetto a quella piagnucolona senza spina dorsale, a quella figlia del nord, a quella maledetta...

Il vento, o meglio, l'aria immobile che pareva vento, dalla violenza con cui lei la fendeva, le tappò le orecchie e finalmente capì che il suolo stava per arrivare.

Gridava ancora, ma non si sentiva più, adesso. C'era solo il suo cuore che batteva con forza e delle lacrime che uscivano dagli occhi con la disperata speranza di poter risalire fino a baciare lui, a baciare il suo assassino...

Ebbe il tempo di ripensare un solo momento a Petyr, a come l'aveva amato e a come lui l'aveva tradita.

In un lampo, sentì in lei crescere una fugace speranza, quella che, alla fine, Petyr avrebbe capito il suo errore e si sarebbe pentito a tal punto da buttarsi da quella stessa follia chiamata Nido Dell'Aquila, per poterla raggiungere nei Sette Inferi.

“Sì – pensò – ci rivedremo, Petyr, nei Sette Inferi...”

Quell'esile speranza, che riluceva nei suoi occhi, si specchiò in un po' di neve disciolta, come una lama di luce che chiedeva un momento, una spiegazione, una promessa o anche solo uno sguardo un po' distratto che, almeno una volta nella vita, le dicesse: quanto sei bella...

E fu allora che, prima di impattare contro il terreno duro e roccioso, perse i sensi, cullata da quella speranza, una speranza che la fece sentire così folle e così esile da renderla sicura che perfino gli Dei ne avrebbero avuto pietà.  





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