A World That Will Not Turn to Ash

di eugeal
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La freccia passò a pochi centimetri dal viso di Guy e si piantò nella testata del letto, dove rimase a vibrare. Gisborne aprì gli occhi e la fissò.
- È arrivato? - Sussurrò debolmente.

Robin attese nascosto tra gli alberi, poi, quando sentì lo scalpitio degli zoccoli lungo il sentiero, fece muovere il proprio cavallo e aspettò che quello di Gisborne si affiancasse al suo.
Guy stringeva in mano la freccia che Robin aveva scagliato poco prima attraverso la finestra di Locksley e la sollevò per mostrargliela.
- Davvero, Hood, devi trovare un altro modo per contattarmi, prima o poi finirai per colpirmi.
Robin si sfiorò una guancia, nello stesso punto in cui Guy aveva ancora la cicatrice sottile della freccia di Robin che lo aveva salvato.
- Sono Robin Hood, non ho sbagliato nemmeno tiri molto più difficili.
- Continuerai a ricordarmelo, vero?
Robin gli sorrise.
- Sempre.
Guy scosse la testa, ridendo, poi sbadigliò.
- Cosa succede, Hood? Stavo dormendo.
- Ti lamenti tanto, ma quando ti chiamo accorri sempre. Ho l'impressione che non ti dispiaccia poi così tanto.
Gisborne non lo smentì e si limitò ad alzare le spalle.
- Prima o poi Marian se ne accorgerà e allora saranno guai sia per me che per te. - Disse in tono tetro, ma Robin vedeva benissimo che in realtà era divertito.
- Perché, hai paura che scopra che il costume da Guardiano Notturno sta meglio a te che non a lei?
Guy sorrise e si coprì il viso con la maschera che un tempo era appartenuta alla ragazza.
- Allora, cosa faremo questa notte?
- Consegne. Abbiamo svuotato uno dei depositi di provviste destinate agli uomini dello sceriffo, adesso dobbiamo distribuirle alle famiglie più povere. Ah, quasi me ne scordavo, tieni! - Robin gli lanciò un oggetto e Guy lo prese al volo. Fissò la piastrina di legno attaccata a un cordoncino e Robin sorrise nel vedere il suo stupore.
- Will l'ha fatta per te, ormai sei uno di noi.
Guy lo guardò per un attimo, poi annuì, si infilò la piastrina al collo senza dire nulla e spronò il cavallo per accelerare l'andatura, ma Robin sapeva che Gisborne stava solo cercando di nascondere la commozione.
Gli concesse qualche secondo, poi lo raggiunse e per un po' cavalcarono in silenzio.
Quando gli aveva salvato la vita, quasi un anno prima, Robin aveva pensato di non voler avere più niente a che fare con Guy di Gisborne. Il pensiero che Marian lo avesse preferito a lui lo aveva ferito e Robin avrebbe preferito relegarlo in un angolo della mente e non pensare più a nessuno dei due.
Era stato Gisborne a venirlo a cercare nella foresta, un paio di giorni dopo lo scontro con Barret. Il cavaliere nero era ancora talmente malconcio da faticare a restare in sella, ma si era inoltrato da solo nella foresta per incontrare lui, prima ancora di raggiungere Marian all'abbazia di Kirklees dove la ragazza si era rifugiata insieme al padre.
Quella volta Gisborne aveva messo completamente da parte il proprio orgoglio e gli aveva espresso la propria gratitudine in modo talmente sincero e commosso che Robin non era più riuscito a portargli rancore per via di Marian. Nessuno dei due parlava mai di quel giorno, ma entrambi sapevano che quello era il momento in cui avevano smesso di essere nemici e rivali e avevano seppellito definitivamente l'odio passato.
Col tempo, la scelta della ragazza aveva smesso di fargli male e sorprendentemente Robin si era ritrovato ad apprezzare la compagnia di Gisborne che, pur non potendo appoggiare i fuorilegge alla luce del sole, aveva insistito per collaborare con loro nei panni del Guardiano Notturno.
- Lo pensi davvero? - Chiese Guy, dopo un po' che cavalcavano senza parlare e Robin annuì.
- Fai parte della famiglia, anche se non credo che Little John lo ammetterà mai.
- Io parlavo del costume da Guardiano Notturno, Hood. Davvero sta meglio a me?
Robin scoppiò a ridere.
- Certo, almeno non sono costretto a guardarti in faccia.
Guy sogghignò.
- Ieri ho parlato con Tuck, mi ha dato le ricette di parecchie medicine che potrebbero interessare a Djaq. Le ha copiate da uno dei testi della biblioteca dell'abbazia appositamente per lei. A proposito, come sta? Ormai non dovrebbe mancare molto.
- Il bambino nascerà a giorni. - Disse Robin, sorridendo. - Più tardi potrai darle di persona la lettera di Tuck, adesso lei e Will vivono vicino a Clun, quando consegneremo il cibo passeremo anche da loro.
- Mi fa piacere. - Disse Guy, ripensando alla gioia dei due giovani quando Robin li aveva sposati nella foresta. Aveva i suoi dubbi sul fatto che quel matrimonio potesse essere davvero legale visto che Robin era un fuorilegge, ma era stato anche il migliore a cui avesse partecipato. Non che avesse molta esperienza in fatto di matrimoni, ma le altre due volte era stato preso a pugni da Marian e quasi ucciso da Barret, quindi non aveva dubbi su quale scegliere come matrimonio preferito.
- E tu? - Chiese Robin, indovinando i suoi pensieri. - Non le hai ancora chiesto di sposarti?
Guy scosse la testa. Era strano parlare di Marian proprio con Robin, ma era anche bello sapere che la ragazza non gettava più un'ombra sulla sulla loro amicizia e che poteva fidarsi di Robin come di un vero fratello.
- Non ancora.
- Perché no?
- Devo prima finire quello che sto facendo. Ormai non manca molto, ci sto lavorando senza sosta da mesi, lo sai. Ed è anche per questo che dovresti lasciarmi dormire un po' di più di notte, sono sfinito.
- E sei riuscito a tenerle nascosto quello che fai per tutto questo tempo? Sparisci per tutto il giorno e lei non viene a cercarti?
- Ufficialmente sono molto impegnato ad amministrare le mie terre per riuscire a pagare le tasse imposte dallo sceriffo. E in effetti è vero, faccio anche quello. Allan e Sir Edward mi stanno aiutando a tenere nascosto il resto.
Robin scoppiò a ridere.
- Non mi sorprende che tu sia stanco! Credo proprio che nei prossimi giorni non avremo bisogno del Guardiano Notturno e penso che verremo anche noi a dare una mano coi lavori.
- Davvero? Te ne sono grato.
- Risparmiati i ringraziamenti, lo faccio per puro spirito di sopravvivenza. Se Marian dovesse scoprire che potevamo velocizzare le cose e non lo abbiamo fatto, siamo tutti morti. E ora vogliamo iniziare con il giro delle consegne?
Guy gli sorrise.
- Quando vuoi, fratello mio.

Marian guardò fuori dalla finestra, di malumore.
Ancora una volta Guy era uscito molto presto alla mattina e non era ancora tornato.
La ragazza aveva espresso il suo malcontento al padre e Sir Edward le aveva spiegato che probabilmente Guy si comportava in quel modo per non alimentare le maldicenze della gente.
Già era poco conveniente che non avendo una casa sua Guy fosse costretto ad abitare a Locksley sotto lo stesso tetto di Marian, se le fosse rimasto accanto tutto il giorno, gli abitanti del villaggio lo avrebbero considerato uno scandalo.
Ormai pensano già che sia la sua amante, che differenza farebbe?
Marian non espresse i suoi pensieri al padre, non avrebbe capito, e rimase a guardare fuori dalla finestra, inquieta.
Era preoccupata per il comportamento di Guy. Quando era con lei, le cose andavano bene e la guardava con tanto amore da far dissolvere ogni suo dubbio, ma dopo un anno non era cambiato nulla tra loro.
Quando Gisborne era andato a prenderla a Kirklees per riportare a Locksley lei e suo padre, Marian aveva immaginato che si sarebbero sposati presto, che Guy non avrebbe voluto perdere nemmeno un attimo per diventare suo marito e aveva iniziato ad aspettare la sua proposta di matrimonio.
Stavolta gli avrebbe detto di sì senza esitare, con entusiasmo e sorrideva immaginando l'attimo in cui avrebbe visto la gioia negli occhi di Guy dopo la sua risposta.
Ma i giorni erano diventati settimane e poi mesi senza che Guy chiedesse la sua mano.
Forse aveva cambiato idea e non voleva più sposarla? Oppure temeva che lei potesse rifiutarlo di nuovo, lasciandolo ancora all'altare?
Una volta o due aveva tentato timidamente di introdurre l'argomento, ma Guy non aveva capito oppure aveva fatto finta di non capire e aveva cambiato discorso.
La ragazza sospirò e prese una spazzola, iniziando a districare energicamente i riccioli scuri. I capelli le erano ricresciuti anche se non erano ancora tornati alla lunghezza di prima, ma le era rimasta sul viso la cicatrice lasciata dal pugnale di Barret e Marian odiava quel piccolo segno sullo zigomo. La faceva sentire brutta e a volte si chiedeva se l'esitazione di Guy dipendesse da quel motivo.
Non le veniva in mente che anche Gisborne aveva il corpo e il viso segnato da molte cicatrici e che non l'avrebbe mai considerata meno bella solo per quel motivo.
Sistemò una ciocca di capelli in modo che le cadesse sul volto per nascondere quella imperfezione e sospirò .
Si avvicinò alla porta della stanza di Guy e la socchiuse per sbirciare all'interno, anche se sapeva che lui non era in casa.
A volte faceva la stessa cosa in piena notte per guardarlo dormire.
Da quando era tornato dal castello dopo aver affrontato lo sceriffo, il sonno di Guy non era più agitato come un tempo. A volte tornava a casa così stanco che andava a letto quasi subito e poi sprofondava in un sonno pesante e privo di sogni.
Marian si chiedeva perché fosse sempre tanto esausto, ma, se glielo chiedeva, Guy si limitava a rispondere che riuscire a far fruttare le terre che gli erano state assegnate dallo sceriffo era più faticoso di quanto pensasse.
Anche quello era un altro mistero che preoccupava la ragazza: Guy le aveva detto che lo sceriffo aveva accettato di concedergli dei terreni, ma non le aveva mai detto altro in proposito, né si era mai offerto di mostrarle la sua proprietà.
Marian aveva immaginato che lo sceriffo doveva avergli dato delle terre orribili e improduttive e che Guy non voleva farle vedere a nessuno per evitare di mostrare l'ennesima umiliazione subita per colpa di Vaisey.
Un paio di volte le era capitato di affacciarsi alla porta della camera di Guy in piena notte e di trovare il letto vuoto.
In quelle occasioni non era più riuscita a riaddormentarsi ed era rimasta a rimuginare fino all'alba, tormentata dalla gelosia.
Guy la rispettava e con lei non si era mai spinto più in là di qualche bacio rubato, ma come poteva essere certa che in quelle occasioni in cui spariva in piena notte, lui non vedesse qualche altra donna?
Loro due non erano né sposati né fidanzati e non sarebbe stato così strano per un uomo libero concedersi certe distrazioni. Succedeva in continuazione e Marian non era tanto ingenua da non saperlo.
Eppure il solo pensiero che Guy potesse guardare un'altra la faceva stare male.
Anche se sapeva di non averne il diritto, entrò nella stanza di Guy, cercando con lo sguardo la presenza di qualche indizio che potesse confermare o smentire i suoi dubbi.
Non trovò nulla, la stanza di Gisborne era arredata sin troppo sobriamente e non c'era nulla che potesse rivelare qualcosa di insolito. L'unico dettaglio strano era una serie di buchi e scalfitture sul legno della testata del letto a una quarantina di centimetri di altezza rispetto al materasso. Marian si chiese da cosa fossero stati causati, senza riuscire a trovare una spiegazione plausibile.
Sentì i passi di un cavallo al galoppo lungo la strada e sbirciò dalla finestra, stupita di vedere Guy che stava tornando a Locksley a tutta velocità.
Uscì subito dalla stanza di Guy e scese le scale, preoccupata. Quello era un orario insolito per vederlo arrivare, troppo tardi per il pranzo e decisamente troppo presto rispetto all'orario in cui rientrava alla sera.
Il fatto che avesse tanta fretta era ancora più preoccupante e una serie di ipotesi catastrofiche attraversò la mente della ragazza: re Riccardo era tornato in Inghilterra e Guy doveva fuggire per non essere accusato di tradimento, lo sceriffo aveva deciso di vendicarsi nonostante tutto, nuovi nemici stavano attaccando i villaggi?

Allan era impegnato a corteggiare una delle ragazze delle cucine quando vide arrivare Gisborne al galoppo. Salutò la giovane con un sorriso impertinente, promettendo di riprendere il discorso e andò incontro all'amico.
- Ehi, che succede Giz?
Guy smontò da cavallo e lanciò le redini ad Allan.
- È finita, Allan, finalmente è finita! - Disse Guy e Allan pensò che raramente aveva visto tanto entusiasmo in lui. Il suo viso si distese in un sorriso allegro.
- Davvero? Ora non dovrai più aspettare.
- Già! Tieni il cavallo, per favore. - Disse Guy, poi corse verso la casa. - Marian!
La ragazza uscì sulla soglia, preoccupata, e Gisborne la raggiunse in un attimo. La prese tra le braccia e la sollevò da terra, stringendola a sè, poi la guardò negli occhi, senza metterla giù.
- Vieni con me, devo mostrarti una cosa. - Le sussurrò ansiosamente, poi la portò in braccio verso il cavallo, la mise in sella e montò dietro di lei. Riprese le redini dalle mani di Allan e spronò l'animale.
- Dove stiamo andando, Guy? È successo qualcosa? - Chiese Marian, cercando di girarsi a guardarlo.
- Lo vedrai. - Disse Guy, poi ci ripensò e tirò le redini per fermare il cavallo. - Anzi, no. Sarà una sorpresa.
Prese un fazzoletto dalla bisaccia da sella e lo usò per bendare gli occhi della ragazza, poi ripartì al galoppo.

Marian si chiese cosa fosse successo e dove stessero andando, ma dopo un po' si rilassò: non poteva vedere nulla, ma le braccia di Guy erano strette intorno a lei e ciò era sufficiente per farla sentire al sicuro.
Si fidava di lui.
Ora che erano così vicini tutti i dubbi e i misteri che l'avevano tormentata in sua assenza sembravano impallidire.
Gisborne fermò il cavallo e la aiutò a scendere, poi le tolse la benda.
- Sai dove siamo? - Le chiese sorridendo e la ragazza annuì, un po' perplessa.
Quello che vedeva davanti a sè era il panorama che aveva visto sin dall'infanzia ogni volta che si affacciava dalla finestra di Knighton Hall.
Le rovine bruciate della sua casa dovevano essere esattamente alle sue spalle, pensò Marian malinconicamente.
Si chiese perché Guy avesse voluto portarla lì, nel luogo in cui in passato era riuscito a farle più male. Lei voleva solo dimenticare il giorno in cui lui aveva dato alle fiamme la sua casa, mettere da parte i ricordi peggiori.
- Perché siamo qui?
- Girati. - Le disse con dolcezza e Marian obbedÌ, riluttante. Non voleva vedere quelle rovine bruciate.
Non le vide.
Al loro posto c'era di nuovo una casa, molto simile, ma non identica, alla vecchia Knighton Hall.
La ragazza pensò di essersi ingannata, di aver visto una specie di miraggio, ma non poteva aver sognato un'intera casa.
Si voltò di scatto a guardare Gisborne.
- Era questo che stavo facendo. So che te lo stavi chiedendo, credi che non me ne sia accorto?
- Hai ricostruito Knighton Hall? Da solo?
Guy sorrise e scosse la testa.
- No, mi hanno aiutato in tanti, da solo non ci sarei mai riuscito. Per tutta la mia vita non ho fatto altro che distruggere tutto quello che mi stava intorno, che lo volessi o no. Pensavo che non ci fosse un altro modo, che fosse quello il mio destino, finché tutto il mio mondo è andato in cenere. Ed è stato allora che ho scoperto che anche da quella cenere poteva nascere qualcosa di nuovo, che potevo ricostruire il mio mondo e renderlo diverso. Come Knighton Hall.
Guy si inginocchiò ai piedi della ragazza e le prese una mano.
- Marian, ti chiedo di costruire questo mondo insieme a me. Vuoi sposarmi?
La ragazza cadde in ginocchio insieme a lui e lo abbracciò stretto.
- Sì, Guy di Gisborne, voglio sposarti! E giuro che questa volta non scapperò.
Guy sorrise.
- Stavolta sceglierò un anello più piccolo. È più prudente. - Disse Guy, prendendola in giro, poi zittÌ la protesta della ragazza con un bacio e la tenne stretta.
Il loro nuovo mondo iniziava da lì.





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