Diana stava ridendo per l' ennesima volta per
la sua battuta sul
sole.
"Diana, spiegami bene: Come fanno a camminare
NEL sole? Al
massimo camminano SUL sole, e comunque é impossibile
camminarci sopra."
Leona davvero non capiva: Perché
Diana continuava a ripetere
quella battuta? Non faceva ridere e lo sapeva bene, ma probabilmente
non le
importava.
Ogni volta che si incontravano lei gliela
raccontava. Leona si
avvicinò a Diana, posando lo scudo sul pavimento, mentre l'
altra continuava a
ridere a crepapelle.
"Diana."
Questa cessò di ridere all'
improvviso, guardando l' altra nei
profondi occhi chiari.
"Sai perché sono qui."
"Leona..."
"Ti prego, proviamoci ancora una volta,
funzionerá, ne sono
certa."
"Ti stai facendo solo del male inutile, e io
non voglio che
tu soffra per colpa mia."
"Ma..."
"Ti prego, non costringermi a farti del male."
Leona non ascoltó le parole di Diana
e alzó una mano verso di lei,
tremando.
Si avvicinó fino a sfiorare le sue
guancie, quelle guancie che
tanto amava e quelle labbra che avrebbe voluto baciare.
Sfiorò tutto il suo
viso, sentendo il dolore passargli accanto, lontano.
Con l' altra mano cercava quella della donna
che le stava accanto,
la sfiorava, ma non riusciva a toccarla, sapeva che farlo le avrebbe
portato un
grande dolore che niente poteva eliminare.
Il sole e la luna non possono convivere nello
stesso cielo.
Leona si portó a pochi centimetri da
Diana, i loro nasi si
sfioravano e i loro respiri si mescolavano tra loro, creando delle
piccole
nuvole di condensa che sparivano in fretta.
Sapeva cosa la aspettava. Un dolore enorme, la
natura che si
ribella dentro ogni parte del loro corpo a contatto, un eclissi solare
addosso.
Come se ogni sua parte si gelasse, diventasse grigia e fredda.
D' altra parte, Diana sapeva che si sarebbe
sentita bruciare come
se fosse stata baciata dal sole.
Diana si sporse in avanti, posò le
sue labbra su quelle di Leona e
il fuoco si prese ogni sua parte del corpo mentre la stringeva a se.
Dopo pochi secondi l' abbraccio si sciolse, e
le due donne
ripresero a guardarsi negli occhi.
"Non avrei mai dovuto ." Disse Diana.
Silenzio.
"Rifallo ancora."
"Leona, non ti faró soffrire ancora
in quel modo."
"Ma io..."
"Ho detto di no."
Rimasero a perdersi negli occhi dell' altra per
parecchio tempo,
non sembravano mai abbastanza, non finivano mai di scoprirne nuove
bellezze e
di ammirarli.
C' era un intero firmamento dentro quegli
occhi: Dalle stelle al
mare e dal tramonto alle montagne.
Brillavano di luce propria, e se fossero state
al buio, avrebbero
esattamente saputo dove mettere i piedi, perché gli occhi
dell' altra gli
avrebbero fatto strada.
Le donne, sconvolte ed esauste, si
allontanarono poi in silenzio
in direzioni opposte.
Quel dolore atroce, e tutto quel silenzio era
tutto ció che in
qualche modo le univa in qualcosa di più grande di loro e
del loro mondo.
Quel dolore atroce che la natura ha creato per
tenere lontane
quelle creature opposte che mai avrebbero dovuto toccarsi, mai nell'
universo,
Leona e Diana, sole e luna, sarebbero dovuti venire a contatto.
Ma dopo il loro primo casuale incontro,
qualcosa le aveva
imbrigliate e costrette ad andare contro le regole della natura: L'
amore le
aveva legate con un filo invisibile e doloroso e ancor più
doloroso era il non
potersi accarezzare, toccare, imparare a memoria le forme l' una dell'
altra, e
il dolore che provavano nel provare a farlo non ostante fossero
consapevole
della follia che stavano compiendo.