Dedicato a Teresa

di sweetstronglady
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Ieri sera se n’è andata una mia amica.

Da tempo lottava contro una malattia che non perdona, infatti ha vinto su di lei questa notte.

Io non ho pianto, non ho reagito, sono rimasta immobile come un sasso, pietrificata appunto.

Ho solo sentito prima un calore insopportabile arrivarmi fino ai capelli dalle viscere, subito seguito da un gran freddo dentro.

Freddo nell’anima.

Mi aveva cercato.

Non l’ho chiamata.

Tanto, mi dicevo, “lo farò domani”.

Perché sta bene, sono sicura che sta bene, lei è forte, è sempre stata forte, ne ha passate tante, passerà anche questa.

E ora non c’è più e io quella telefonata non l’ho fatta.

Per quelli come me, dovrebbe esistere un apposito girone all’inferno, quello dei superficiali.

Io che tanto decanto buoni sentimenti, lungimiranza del “far-bene”, sono stata io per prima una merda.

No..non è solo senso di colpa, non solo almeno, è la consapevolezza di un’occasione perduta, di una sciatteria sentimentale, di una io che non sono io, cioè, non sarei io, non dovrei essere io..

E’ il famoso treno perso che non torna più e, come diceva lei, è un treno che prima o poi passa per tutti.

Anche stasera me ne tornerò a casa, mi stordirò con parole scritte da altri su un voluminoso tomo di carta finchè non mi addormenterò e domani ricomincerò il solito bailamme che, ormai, va avanti da solo da quanto è rutilante e turbinoso.

Perché io vivo così.

Sono anni, ormai, che vivo così.

E forse, in tutto questo turbinio di esistenza/sopravvivenza, ho dimenticato come si fa a vivere.

Dedicato a Teresa: anche se non te l’ho dimostrato, ti ho voluto bene.





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