Dopo tre minuti circa, dopo quel tragico incidente mi scortarono due uomini della polizia locale in tribunale uno era molto grasso con dei baffi alla Charlie Chaplin, un sigaro cubano e il volto deturpato da diverse cicatrici; un’ infanzia difficile pensai, poi c’era una donna giovane e bella con dei castani, lunghi capelli; perché era diventata una poliziotta? Pensai.La mia ipotesi era che avesse subito un trauma, si ero proprio sicuro deve essere accaduto qualcosa di devastante a una persona cui teneva.Indossava una camicia maschile bianca e azzurra che sembrava piuttosto vecchia, questo mi fece intuire che la persona di cui si trattava era il padre, probabilmente il suo omicidio non era mai stato risolto e lei per cercare di saldare il conto con il criminale e di riempire il vuoto causato dall’assenza di una figura paterna nella sua vita l’aveva spinta a diventare una poliziotta.
Purtroppo avevo pensato a voce alta e con uno sguardo cupo e una debole e stridula voce lei provò a negare tutto ma alla fine sfociò in un incontrollabile ed isterico pianto.
A un tratto l’auto si ferma davanti a un grosso palazzo bianco la ragazza rimane in macchina mentre il suo collega ed io scendiamo ed egli mi porta al cospetto del giudice e all’orecchio gli sussurra aggiungi alle accuse offesa a pubblico ufficiale.
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