~Niente
di più bello al mondo.
“Diventerai
padre, Gohan.”
Quelle tre semplici parole risuonarono nella testa di Son Gohan per un
tempo che a quest’ultimo sembrò quasi infinito.
In quella mite sera d’estate nella radura dei Monti Paoz,
luogo in cui molto tempo prima i due giovani sposi si erano accorti di
amarsi, sua moglie Videl, in occasione del loro secondo anniversario di
matrimonio, gli aveva appena dato una delle notizie più
entusiasmanti che potesse ricevere e quasi stentò a credere
se ciò fosse veritiero o meno.
I due avevano infatti cercato da tanto tempo di avere un bambino e
all’idea di avere nell’immediato futuro un piccolo
Son in giro per casa il mezzo saiyan sentì un fremito. Le
emozioni da lui provate in quel momento erano indescrivibili. Gioia,
commozione, felicità, fibrillazione ed entusiasmo erano
ciò che in quel momento albergava il suo animo.
Istintivamente guardò la moglie negli occhi e non ci fu
alcun bisogno di dire qualcosa perché il suo sguardo era in
grado di comunicare molto più di quanto le parole potessero
fare in quel momento.
Sorrise, le si avvicinò e la abbracciò forte,
cercando però di trattenere appositamente la sua forza in
modo da non farle male. Poi, gettando al vento ogni tipo di inibizione
e la tipica goffaggine verso il mondo femminile che l’aveva
sempre un po’ contraddistinto anche ora che si era sposato,
la baciò con grande impeto. Videl fu presa alla sprovvista
perché, anche se Gohan era suo marito ormai da due anni,
erano poche le occasioni in cui si lasciava totalmente andare al suo
istinto virile.
“E’ la notizia più bella che mi potessi
dare.” Le sussurrò dolcemente
all’orecchio.
A quella frase Videl non poté trattenere più a
lungo le sue emozioni e si gettò letteralmente con le
braccia al collo del marito.
Gohan a sua volta non si aspettava una reazione del genere, perse
l’equilibrio e trascinò con sé la
moglie nell’inevitabile caduta.
Per evitare che si facesse male però, fece in modo che Videl
cadesse su di lui. Il saiyan non sentì il minimo dolore data
la sua struttura fisica, ma nonostante Videl stesse ridendo di buon
gusto con occhi pieni di felicità e avesse evitato
l’impatto con il suolo grazie alla prontezza dei riflessi del
marito, questi dopo averla aiutata a rialzarsi non esitò a
chiederle immediatamente come stesse o se si fosse fatta male in
qualche modo.
“Come al solito esageri, Gohan. Non mi sono fatta niente,
vedi?” Disse Videl, sfoggiando un sorriso a trentadue denti e
cercando di tranquillizzare il marito.
Sapeva perfettamente che, soprattutto dopo avergli dato una notizia del
genere, convincerlo sarebbe stata un’impresa ardua.
“Devi stare attenta più che mai adesso o il
piccolo ne risentirà…”
“O la piccola!” Ci tenne a precisare Videl,
guardandolo di sottecchi.
La ragazza invitò poi Gohan a rientrare in casa dalla loro
passeggiata serale.
Anche se era estate l’aria aveva cominciato a farsi
più fresca e non era il caso di prendere
l’influenza né per Videl nelle sue condizioni
né per Gohan, che aveva da poco cominciato a lavorare come
ricercatore presso l’università di Satan City, uno
dei suoi più grandi sogni da quando era bambino.
Guardandola allontanarsi per rientrare in casa, Gohan pensò
che non aveva visto un sorriso più bello di quello che Videl
stava sfoggiando in quel momento.
A detta sua, non c’era niente di simile al mondo, o
almeno questo era quello che aveva pensato fino a quando non
aveva posato per la prima volta gli occhi sulla sua piccola Pan.
Non avrebbe mai e poi mai dimenticato il momento in cui, dopo averla
vista nascere, la bambina aveva teso le sue piccole mani verso i
genitori, come a cercare di stabilire con loro un primo contatto.
Gohan non ricordava di essere stato così felice da tanto
tempo.
L’emozione di diventare padre aveva superato di gran lunga la
felicità che aveva provato tanti anni prima per la nascita
di Goten, il suo fratello minore. Non si trattava di preferenza,
né di una qualche forma di egoismo, bensì del
sentimento più normale che esista al mondo,
l’amore di un padre verso la figlia.
~ Fu
solo dopo la nascita di Pan che Gohan capì molte cose.
Prima fra tutte che i figli vanno protetti da qualsiasi forma di
pericolo e che i genitori devono essere sempre a loro disposizione, in
ogni momento.
Fu dunque naturale per lui, una volta diventato genitore, ripensare
alla sua infanzia e a suo padre Goku.
Gohan amava suo padre e lo stimava per quello che aveva fatto e che
sapeva avrebbe fatto anche in futuro per il bene di tutti, ma dentro di
sé albergava l’amara consapevolezza che dietro la
fama di cui godeva il leggendario Son Goku c’era
un’enorme sofferenza da parte sua e della sua famiglia.
Goku non era mai stato l’esempio del marito e del padre
ideale.
Anche se non con cattive intenzioni, aveva infatti abbandonato
più di una volta moglie e figli per soddisfare il suo
personale interesse di allenarsi e sfidare i più potenti
combattenti dell’universo. Gohan non poteva certo dimenticare
il momento in cui, dopo aver sconfitto Cell e aver radunato le sfere
del drago per riportarlo in vita, Goku aveva intimato i suoi amici di
non esprimere il desiderio poiché, a detta sua, sarebbe
stato pericoloso dato che la gran parte delle minacce che avevano fino
a quel momento colpito la Terra erano state dovute a causa sua, quasi
dimenticando però di avere una moglie, un figlio ancora
undicenne bisognoso della figura paterna e un altro allora in arrivo.
“Il mio Gohan è grande, io non avrei
più nulla da insegnargli.”
“No, non è vero. Ho ancora bisogno di
te.”
Quei cinque lunghi anni di assenza per Gohan e per l’allora
piccolo Goten erano stati molto sofferti.
Quest’ultimo non aveva mai conosciuto il padre da quando era
nato, se non il giorno in cui decise di tornare sulla Terra per sole
ventiquattro ore in occasione del Torneo Tenkaichi e anche quella volta
le cose non poterono andare come previsto vista l’inaspettata
minaccia da parte di Majin Bu.
Dopo la generosa decisione di Kaioshin il sommo che aveva offerto la
sua vita a Goku per permettergli di fronteggiare l’ennesima
minaccia che gravava sulla Terra e la relativa sconfitta del mostro
rosa, suo padre era definitivamente tornato a vivere con loro.
Gohan non poté essere che felice di questo, riavere suo
padre accanto era ciò che aveva a lungo desiderato, anche se
aveva sempre il timore che qualcosa glielo potesse portare via
un’altra volta.
Fu ripensando a questo e ai turbolenti episodi della sua infanzia come
il rapimento da parte dello zio Radish o gli allenamenti in vista di
sfide impegnative contro i Saiyan, Freezer e Cell che un bambino della
sua età, impegnato in tutt’altre
attività, all’epoca poteva solo fantasticare che
Gohan, già incitato dalla sua natura non decisamente incline
al combattimento, accantonò sempre di più
l’idea di continuare ad allenarsi per poter dare a sua figlia
ciò che lui da bambino non aveva avuto.
Un’infanzia serena e spensierata.
~ Gohan
si ritrovò una notte a pensare a tutti quegli avvenimenti,
quasi avvertendo uno spropositato battito cardiaco.
Pan non prendeva sonno, si agitava in continuazione e il suo pianto
preoccupava Videl, ancora nuova a queste situazioni.
Come se fosse stata la cosa più semplice e naturale del
mondo, il giovane saiyan si era alzato dal letto, si era diretto verso
la culla di quello che amava definire il suo tesoro più
grande e aveva preso in braccio la sua bambina.
“Allora, che dobbiamo fare, signorina?”
Chiese sorridente sfiorandole delicatamente il nasino.
Fu a quel punto che Pan, come d’incanto, smise di piangere
sentendosi al sicuro tra le braccia del suo papà.
Era come se, sebbene ancora molto piccola, avesse avvertito la sua
ferma volontà di proteggerla e di esserle sempre accanto.
Gohan fu raggiunto a quel punto dalla moglie che lo
abbracciò da dietro e quando il saiyan vide il sorriso
stampato sul volto della bambina si rese conto che la vita continuava a
sorprenderlo perché, ancora una volta, pensò che
non ci fosse niente di più bello al mondo.
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