aph heta zombi
Ciao a tutti, cari lettori!
^__^
L'estate sta arrivando! Siete contenti? Un tempo per me la
cosa significava tanto tempo libero e tanta scrittura. Oggi il tempo
libero, nel periodo degli esami, posso pure scordarmelo... XD Quanto
alla scrittura, ho trovato la giusta ispirazione, quindi prendiamo il
via! XD
Il titolo e la descrizione dicono già molto, e, se siete
qui, penso vi stiano facendo morire dalla curiosità... Occhio a non
ingrossare le fila del numeroso esercito di morti viventi che
infesterà in questa fanfic! XD
Non abbiate paura, armatevi di
coraggio, e preparatevi a una spassosa commedia-horror! E occhio ai
morsi... ^__°
PROLOGO
Esistono giornate che partono
come tutte le altre e si trasformano in autentici incubi. Giornate in
cui le nostre più terribili paure prendono forma, consistenza,
realtà. Giornate in cui non credevi di doverti trovare da un momento
all'altro a combattere per la tua sopravvivenza.
Un oscuro male imperversava
tutto intorno: nessuno di loro poteva dirsi preparato, ma avrebbero
fatto bene a diventarlo, e alla svelta!
Non sapevano, quelle sei
nazioni tremanti, sedute a terra, schiacciate contro la parete del
corridoio, quanto ancora quella piccola oasi di pace sarebbe durata.
Quando sarebbero tornati...
Li stavano cercando, le loro
mandibole, in vena di morsi, bramavano le loro carni ancora troppo
fresche per il nuovo tono dell'ambiente lì al Palazzo delle Nazioni:
una discrepanza da correggere quanto prima! Ma la cosa più
terribile, era pensare a quanto familiari erano stati, e sarebbero
stati di lì in avanti, i volti di quei mostri che si erano ritrovati
a combattere.
I sei, candidati eroi della
giornata loro malgrado, ascoltavano in lontananza quei versacci
lugubri che sembravano provenire da ovunque, percepivano lo
strusciare dei loro passi zoppi e trascinati oltre il soffitto sopra
le loro teste, e tenevano i nervi, se non saldi, almeno pronti.
Perché quando il mondo è in
pericolo mai disperare, qualcuno ci sarà sempre: qualcuno a cui
rivolgersi, qualcuno chiamato alla grande prova, il team da sogno in
cui chiunque sognerebbe di trovarsi in corso di un'apocalisse di
fetentissimi zombi, anche solo per usarne i membri come scudi umani
per scamparla e al diavolo il resto del mondo in pericolo!
Percorrendo il muro, il primo
di questo sceltissimo drappello in cui vi sareste imbattuti era
America, l'eroe per antonomasia.
Nel suo fidato giubbotto da
aviatore scaricava la tensione picchiettando sul pavimento la sua
gagliarda e già macchiata di schizzi di sangue mazza di baseball.
“Roba da matti... Non posso
credere che tutto questo stia accadendo davvero... Per tutta la vita
ho sognato di vivere come in uno dei miei film preferiti... e ora che
sta accadendo davvero il film vuole la mia pelle! La nostra pelle,
ragazzi! So che avete una fifa da farvela sotto, ma niente panico, in
quanto leader del gruppo, farò si che portiate tutti a casa la
pellaccia!”
La cosa migliore di quella
situazione erano tutte le frasi strafighe da cinema d'azione che
poteva dire senza che risultassero fuori luogo! Ne aveva compilato
una lista nella propria mente e si augurava sul serio di poterle
usare tutte prima di festeggiare o schiattare!
A rispondergli fu il secondo
membro del team, Inghilterra, la mente razionale del gruppo, perché
come si sa dai film, con soli muscoli ed eroismo e niente cervello
non si va lontano e spesso si fanno anche le fini più cretine e
umilianti!
“Chiudi il becco, e piantala
di prenderla come un gioco!” -gli sibilò contro furioso- “Questa
faccenda è solo colpa tua, America, e non mi stancherò mai di
ripeterlo!”
Il terzo allora, con la testa
racchiusa tra mani e ginocchia si riscosse dai suoi mesti pensieri:
Giappone, il cervello del super-gruppo, intelligente, solerte, e
tormentato dai sensi di colpa.
“Non è vero, Inghilterra...
La responsabilità è solo mia! Sigh! Sono stato io! È colpa mia se
gli altri sono stati... sono stati...”
Alla voce rotta del povero
Giappone corrispose la calda pacca sulla spalla offertagli dal quarto
membro, Germania: perché in mezzo alla devastazione niente di meglio
di qualcuno che sappia mantenere il sangue freddo in ogni
eventualità, e se non ti fidi dei tedeschi in quel campo...
“Non tormentarti, Giappone.
Le tue intenzioni erano buone. Non hai di che rimproverarti, te lo
assicuro.” -lo consolò l'amico- “E poi in fondo è davvero un
po' colpa di America...” -aggiunse poi a bassissima voce...
Accanto a lui, un ammasso
gelatiniforme e gemente che rispondeva al nome di Italia. Tra le mani
sudaticce stringeva la sua unica arma di sopravvivenza: la forchetta
che si era portato dietro per il pranzo di metà riunione. Perché
non c'è gruppo di sopravvissuti che si rispetti senza il pappamolla
di turno!
“Veeee... Ho paura... Ho
tantissima paura! Germania... che ci succederà se arrivano?”
“Li respingeremo come
abbiamo fatto finora! Non ti preoccupare Italia, ti proteggerò io.”
Alla carezza del suo robusto
amico, il piccolo Feliciano si sentì calmare, ma durò solo un breve
istante, finito il quale tornò a stritolare la sua forchetta.
“P-p-potrebbero arrivare in
qualunque momento... Potrebbero spuntare fuori da chissà dove... E
se ci circondano? Spe-speriamo non arrivino!”
Una nuova carezza sulla testa
gli venne allora dall'ultimo membro del gruppo, il colossale,
sorridente Russia.
“Su, su, Italia, non dire
così...” -disse, in apparenza per rincuorarlo, in realtà non
avendone la minima intenzione- “Io spero che arrivino! Non vedo
l'ora!”
Rigirò tra le dita il robusto
tubo di metallo, dal cui rubinetto penzolava un piccolo brandello di
carne...
“Sai, finora non potevo mai
pestare tutti quelli che volevo quando lo volevo, sempre questioni
tecniche a fermarmi, tipo trovare un motivo... Pensavo che alcuni non
avrei mai avuto il piacere di vederli straziati per mano mia...”
-lentamente, la sua ben temuta aura viola inizio a sprizzare- “Adesso
invece posso liberamente spaccare la faccia di tutti quelli che
voglio e vederli contorcersi a terra come ammassi di carne
maciullata, e nessuno mi dice niente, anzi, sono uno dei buoni! È
una meraviglia, un sogno che si avvera! KOLKOLKOLKOLKOLKOL!!!”
Feliciano, dimenticati gli
zombi, si era nascosto sotto la giacca di Germania, troppo spaventato
dal primo piano del gongolare sadico di Russia.
“Bloody hell...” -mormorò
Inghilterra rabbrividendo- “Forse saremmo più sicuri senza di
lui...”
“Non dire così, Inghilterra! Non sai quant'è
rassicurante avere uno psicopatico omicida nel gruppo in casi come
questo! Lo hai visto in azione, no? Credimi, abbiamo bisogno di lui
più che mai!”
“Beh, l'esperto del genere
sei tu...”
“Kolkol...” -spentasi la
modalità sadico omicida, rivolse un altro sorriso gentile ad Italia
e finalmente si decise a staccare quel brandello penzolante...
Mai avventurarsi in un
edificio pieno di zombi senza una macchina da guerra vivente con
problemi mentali!
“Veee... Secondo voi c'è
qualcun altro oltre a noi... di normale?”
“Non saprei,
Italia...” -abbassò gli occhi Inghilterra- “Sono dappertutto...
Sembra siamo rimasti gli unici...”
“Sigh... Romano...”
“Un bel casino...” -annuì
America- “Che facciamo?”
Tutti loro fino a quel momento erano
stati impegnati a riprendere fiato per riflettere seriamente sul da
farsi, ma la realtà era che quel pensiero era tanto angosciante che
tutti cercavano di evitarlo, relegarlo in profondità sotto la
stanchezza, la paura e l'istinto di sopravvivenza.
Non avevano un piano.
Non un'idea, non un obiettivo.
Altro che eroi... Non erano
che un branco di sbandati in attesa di nulla di buono.
L'attesa finì preannunciata
da un ringhio e da un gemito oltre l'angolo del corridoio più
vicino ad America.
“Abbiamo compagnia!”
-disse scattando in piedi, e togliendo così un'altra frase alla sua
lista!
Italia, gemendo puntò la sua
forchetta, Germania però, anche per tenerlo sott'occhio, lo fece
rintanare dietro di sé. Ma quando l'orrore è alle porte, non ce la
fai a distogliere lo sguardo: quanto più non vorresti guardare,
tanto più ti alzi sulle punte e sbirci, anche con un solo occhio e
l'altro chiuso, incapace di resistere al fascino mortale della pura
paura!
Dapprima una mano aveva
artigliato l'angolo, e poi era apparso.
Malfermo sulle ginocchia
scarnificate, con i canini in bella mostra e gli occhi iniettati che
lampeggiavano nel pallore che aveva assunto la sua pelle, il
millenario Cina era irriconoscibile.
“Arrrrrruuuu...” -ringhiò
loro contro.
Poi fu il turno del suo panda,
con un orecchio morsicato e chiazze di pelo perso qui e là, di
mostrare le zanne facendo capolino da dietro le sue spalle!
“Cina!” -ebbe un tuffo al
cuore Giappone.
“Pure il panda!” -gemette
Italia!
“Uh uh, spiacente Cina, sei
un grande, ma io lo sono di più, e non ti permetterò di fare del
male a...”
“Chiudi la bocca una buona
volta e passa all'azione, imbecille!” -lo calciò nel sedere
Inghilterra!
“Ma che diamine! Hai
rovinato il mio momento clou!”
“Allora te la metto in termini
a te comprensibili: se non ti sbrighi o lui ci morde, o Russia ti
frega la scena!”
“Ehi! Non ci provare!” -si
girò di scatto Alfred, raggiungendo Russia che ovviamente non aveva
certo aspettato per farsi avanti a tubo alzato.
“Io mi prendo Cina, tu puoi
avere il panda!”
“Col cavolo! Io sono l'eroe! Prendilo tu il
panda!”
“Ragazzi, voi controllate
non ne vengano altri alle nostre spalle!” -gridò agli altri
Inghilterra, lasciando i bruti a occuparsi del pericolo.
Questo però non era affatto
da sottovalutare!
“AI-YAAAAAAAA!” -anche se
un po' floscio, lo zombi-Cina non aveva dimenticato certo le care
vecchie arti marziali; scansò agilmente la mazzata di Russia e
disarmò America colpendolo al polso con un calcio rotante.
“Cavolo! Uno zombi-kung fu!
Che figata!”
“Smettila di complimentarti
con gli zombi!” -lo rimproverò il sempre impeccabile Arthur!
Lo zombi-Cina però, forse
attratto proprio dall'urlo dell'esasperato inglese, lanciò il suo
famelico panda non-morto oltre i due combattenti, e questo piombò a
un passo da Germania e Giappone.
“Attenti! Non fatevi mordere!”
-urlò Germania, mentre Kiku, rimasto per terra, indietreggiava
spaventato spingendosi coi piedi.
“S-sciò!” -reagì
d'istinto Italia tirandogli la forchetta, ma mancandolo.
Il panda, tanto tenero e
coccoloso da non scampare a fior di carezze ogni volta Cina lo
portava alle riunioni nei bei tempi che furono, ora mordeva a
ripetizione come un molosso infuriato, e a loro non restava che
indietreggiare e saltellare per mettere in salvo le caviglie!
L'animaletto inferocito puntò allora Giappone, più appetibile e
indifeso lì per terra, ma Germania, fulmineo, ne approfittò, e con
un forte calcione fece percorrere al botolo bianco, nero e necrotico
tutto il corridoio fino a farlo schiantare sulla parete, a qualche
centimetro dallo zombi-Cina, sistemato per le feste dal tag-team
America-Russia.
“Bel calcio, Germania!”
-si complimentò Inghilterra.
“Umpf! Ho solo immaginato di
trovarmi in una partita di calcio... contro Italia...”
“Ve?”
Germania si rivolse a
Giappone, impalato con la schiena al muro ad ansimare e guardarsi le
gambe incredulo fossero ancora lì...
“Giappone, stai bene? Su,
ti aiuto a rialzarti...”
Ma Giappone, teso come una
corda, scacciò la sua mano.
Affranto, si scosse la testa
tra le mani: “Com'è potuto accadere? Come?”
I suoi amici gli si strinsero
solidali attorno.
“Non era questo che volevo!
Non era questo!”
Quale terribile concatenazione
di vicissitudini aveva potuto far sì che il Palazzo delle Nazioni
diventasse quel giorno il set di un fin troppo realistico film
horror...
Credo sia proprio ciò che voi
lettori a questo punto vogliate sapere, dico bene?
Un prologo entusiasmante e
pieno di domande, quel che ci vuole per dare il via a questa
raccapricciante avventura! Un pugno di nazioni sono ancora sane e
salve, ma la maggior parte sembra ormai essere stata infettata...
Come è potuto accadere?
E soprattutto, che colpa ha stavolta
America? XD
Nel prossimo capitolo
sveleremo l'antefatto, non perdetelo!
Alla prossima! ^__^
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